La paura del buio

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    Sarebbe stato erroneo pensare che l'exploit di Sol della sera precedente non avesse avuto conseguenze. Certo, alcuni dei più grandi avevano compreso che si fosse trattato di uno scoppio che altro non era stato che la manifestazione di una frustrazione più che lecita, ma lo stesso non si poteva certamente affermare riguardo nonna Dolores. Il simbolo di casa Delgado non aveva preso molto bene che una delle pronipoti si fosse sostanzialmente dichiarata atea, soprattutto non a seguito della morte di Sal che, questo all'interno della famiglia, era forse uno dei suoi preferiti. Per cui, all'atmosfera già cupa per via di quella perdita, si aggiungeva anche che nonna Dolores continuasse a lanciare a Sol delle occhiate torve. Aveva da ridire su ogni cosa le uscisse di bocca e, per tutta la mattinata, l'aveva chiamata esclusivamente col suo nome di battesimo. "Isabel Soledad fai questo; Isabel Soledad fai quello", in più senza mai realmente guardarla in faccia. Per quanto non si voltasse dall'altro lato, sembrava aver sviluppato la capacità di guardarle attraverso. Sol, dal canto suo, non sembrava particolarmente toccata dal modo di fare di Dolores. Non le aveva certamente risposto per le rime come invece avrebbe voluto fare, ma non le aveva neppure chiesto scusa, né aveva in alcuna maniera manifestato rimorso circa il suo comportamento. La sua posizione era sempre la stessa: c'erano cose ben più importanti a cui pensare che non pregare un Dio che nemmeno sembrava intenzionato a rispondere. E così, oltre al dolore della perdita, in casa Delgado sussisteva anche quella specie di stallo alla messicana: da un lato Dolores che attendeva le sue scuse, possibilmente in ginocchio sui ceci; dall'altro una Sol che non aveva la benché minima intenzione di porgergliele. Forse va bene così. Forse la vecchia ha semplicemente bisogno di qualcuno con cui prendersela. E perché non fare tutto in famiglia e negarle questo piacere, a questo punto? La verità dei fatti era che, per quanto il punto critico fosse sicuramente passato, la più giovane delle Delgado era ancora altrettanto arrabbiata. Era arrabbiata perché quanto accaduto aveva incominciato a diventare spaventosamente concreto, e quindi a pesarle di più.
    Quella mattina, ad esempio, si era risvegliata in un letto sconosciuto, in una casa ed un quartiere che le erano estranei. Ad accoglierla una volta scesa in cucina non c'era stata la calda voce baritonale di Darius, ma il vociare di un parentado che solitamente vedevano soltanto durante le festività. Papà questa gente non la sopportava per più di un'ora. E ora sono fissi qui. Se ne sono mai andati, da ieri sera? Domande alle quali non aveva mai trovato una vera risposta. Ma, più si guardava attorno, in quella cucina a lei estranea, dove non avrebbe nemmeno saputo trovare le posate, e dove l'unica cosa più o meno normale erano le occhiatacce di Dolores, più si rendeva conto che fosse tutto vero. Inverness non c'è più. Harry Potter è morto. Si sono ripresi Hogwarts. Quella stessa Hogwarts alla quale - e questo lo ricordava molto bene - non si erano fatti problemi a distruggere. Non fosse stato per gli warlock, non avrebbero nemmeno avuto qualcosa da riprendersi... E non solo si erano ripresi Hogwarts; avevano anche raso al suolo Inverness. Casa sua. Erano arrivati, e semplicemente avevano abbattuto casa loro. E loro, i lycan, avevano solo che potuto cercare di arginare i danni. E pure qui abbiamo fallito miseramente. Chissà quanto godono, quegli infami miserabili. Quella mattina non riuscì a mettere nulla sotto i denti. Aveva lo stomaco chiuso ed il cuore pesante; non riusciva a smettere di pensare alla sua famiglia. Alle perdite che avevano subito. A quelli di loro che erano finiti ad Azkaban. A zio Sal, che per Inverness aveva dato la vita, e che era stato preso alle spalle, nel più infame dei modi.
    « Ma', io esco. Vado a sentire se qualcuno ha notizie di Mariano. » Aveva detto, affacciandosi nel piccolo e buio salotto. « Vedo anche Mia. Per sentire se sta bene o ha bisogno di qualcosa. » In realtà era quasi certa, a quel punto, che suo fratello fosse rimasto a scuola. Avrebbe chiesto solo perché era testarda, solo per fingere che nei miracoli un po' ci credesse. « Chiamami immediatamente comunque, se dovessi sentirlo. » Conoscendolo, l'avrà perso quel cellulare. Ma dovevano tentare. La madre, che in quel momento stava cercando di dare un senso alle poche cose che erano riusciti a portare via da Inverness annuì distrattamente. Poi, come colta da un'improvvisa illuminazione sollevò lo sguardo ceruleo sulla serpeverde. « Mia, la figlia degli Wallace? Non ha avuto un bambino da poco? » Sol inclinò la testa di lato, confusa. « Vabbè mamma... da poco. Ormai è un po' - » Ma Epifania si era ormai sintonizzata su tutta un'altra frequenza, era evidente. Aveva cominciato a passare in rassegnaa un certo fagotto, poi ne aveva pescato qualcosa e l'aveva letteralmente ficcato in mano alla figlia. « Tieni, portaglielo. Non ti preoccupare, è nuovo. L'ho finito l'altro giorno. » Più dello stress-knitting, mi preoccupa che tu sia riuscita a portartelo dietro e mi chiedo come, ma va bene lo stesso. Non farò domande. E così, Sol Delgado uscì di casa con un fagottino in più rispetto a quanto preventivato.
    « Ciao, Mia. » La salutò, stendendo un sorriso che suo malgrado risultò in egual misura stanco e spento. « Spero di non aver disturbato troppo. Avevo - avevo bisogno di non stare in casa. » Mia aveva un'idea di come fossero fatti i Delgado, conoscendo entrambe le più giovani. « Haru? » Le chiese, a sincerarsi dello stato del piccolo Yagami. « Senti, prima che me ne dimentichi - mia mamma ti manda questo. Se non ti piace o, boh, trovi sia invadente buttalo pure. Mia mamma continua a sfornare cose per bambini e pensava potesse tornare utile. » Forse vuole farmi venire la baby fever, boh. Le allungò comunque il piccolo fagotto contenente il cardigan fatto a mano da Epifania, con un mezzo sorriso imbarazzato. Non tanto perché ci vedesse davvero qualcosa di male, quanto perché era quasi assurdo che, persino in un momento del genere, Epifania fosse riuscita a farsi riconoscere. E portarsi dietro qualcosa di fatto a mano.


    Edited by peccadillo! - 9/10/2023, 22:17
     
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    Aveva uno strano presentimento. Forse era tutta quella moltitudine di informazioni, il fatto che leggesse in maniera quasi ossessiva la Gazzetta del Profeta. Non era certa che le cose sarebbero state così semplici. Ecco perché dobbiamo andare via il prima possibile. Prima della fine del mese se possibile. Spostarsi verso il Giappone la terrorizzava per così tante ragioni, ma restare lì, in Inghilterra, era molto peggio. A una società che la sopportava a stento poteva sopravvivere. A una che invece non la voleva affatto, no. Così, aveva passato la mattina a fare una lista di cose da reperire prima della partenza, spostandosi nel quartiere alla ricerca di qualche cambio pulito e di un pasto che non consistesse in altri tramezzini. Di quelli non ne poteva più. Alla fine, dopo aver attraversato le poche strade che aveva imparato a memoria era tornata a casa con un bottino abbastanza consistente da offrire anche a Delilah, sua vicina di casa gli ingredienti necessari per fare un buon pasto per sé e la sua bambina. Continuava a pensare ai discorsi fatti il giorno prima con Raiden, e all'incontro che aveva avuto con Alena, Otis e Ronnie. Le parole della migliore amica risuonavano nella sua testa in maniera insistente. Abbiamo davvero la pelliccia così dura? Siamo davvero in grado di sopravvivere anche a questo? Non lo sapeva, e ciò che la preoccupava maggiormente era il fatto che Mia, in un certo qual modo se ne stava lavando le mani. La decisione di lasciarsi tutto alle spalle, di evadere lontana da tutto ciò che stava accadendo nel Regno Unito non era semplice. Ma dovevano pensare prima alla loro famiglia, a ciò che avevano costruito. Quando Sol la raggiunse, stava ancora cercando di mettere ordine tra tutti quei pensieri, provando a trovare un po' di pace. Seduta su una panchina al sole, di fronte al palazzo a cui era stata assegnata, tentava di darsi da fare, riordinando i panni che aveva accuratamente lavato e asciugato la sera prima. « Ciao, Mia. Spero di non aver disturbato troppo. Avevo - avevo bisogno di non stare in casa. » La stava aspettando, perciò non si stupì affatto della presenza della giovane. Le stese piuttosto un sorriso, invitandola a prendere posto sulla panchina di fronte mentre metteva da parte la cesta dei panni, sospirando. « Figurati. Mi fa piacere vederti tutta intera. » Una cosa che era tutto fuorché scontata. « Haru? » Era tanto grata di sapere che così tante persone si erano preoccupate per loro. Seppur ognuno aveva le proprie faccende da sistemare, sapere che qualcuno al di fuori della poca famiglia che avevano si stava preoccupando per loro era rincuorante. Le dava ancora un senso di comunità. Qualcosa a cui aggrapparsi. « Sta bene. Si è tranquillizzato dopo averci visto. Non è stato facile fargli prendere sonno ieri sera, però.. » Si strinse nelle spalle. « Alla fine è crollato. » Come sempre. Quando sapeva di trovarsi con i suoi genitori, Haru si tranquillizzava e alla fine quello stato di agitazione che lo pervadeva veniva meno, cullato dalla consapevolezza di essere ancora al sicuro. « Senti, prima che me ne dimentichi - mia mamma ti manda questo. Se non ti piace o, boh, trovi sia invadente buttalo pure. Mia mamma continua a sfornare cose per bambini e pensava potesse tornare utile. » Mia prese tra le mani il piccolo fagottino osservandola piuttosto sorpresa. Non si sarebbe certo aspettata un gesto del genere, specialmente in quelle circostanze. Per un istante restò a osservarlo, stendendolo per bene sulle proprie gambe, sorridendo leggermente commossa. « Spero tu stia scherzando.. » Buttarlo? In quest'economia? Doveva ammettere che i vestiti per bambini molto piccoli scarseggiavano anche nel quartiere. Così, Mia aveva rintracciato qualcosa di vagamente mini e lo aveva rimpicciolito con la magia. Avere però qualcosa su misura era un gesto davvero bellissimo, e col clima che stava peggiorando avrebbe solo fatto comodo. « Grazie, Sol, davvero! E ringrazia anche tua madre - io.. non so cosa dire. » Significava davvero molto per lei, e risultò evidente dal modo in cui si strinse il piccolo indumento al petto per poi riporlo nella cesta assieme ai panni puliti. « I vestiti per Haru non sono così facilmente rintracciabili. Però per adesso non ci serve molto.. io ho portato via l'indispensabile e questo lo terrà tanto caldo. Lo apprezzo molto. » Fece una piccola pausa tempo in cui abbassò lo sguardo. « Vorrei avere qualcosa da mandarle come ringraziamento ma.. » La verità è che Mia e Raiden non avevano proprio nulla. Si strinse nelle spalle. « Oggi farò i muffin, se riesco a rintracciare un po' di cose. Ve ne manderò un po'. » Una decisione che aveva già preso prima che la Delgado potesse protestare. « Come sta la tua famiglia ora? » Il resoconto che Sol le aveva fatto non lasciava ben sperare. « C'è il silenzio stampa tra i nostri da ieri. » Forse era più che naturale, ma da un certo punto di vista, avrebbe preferito sentire la loro rabbia, piuttosto che vivere in quel vuoto completo. « Raiden dice che è fuori discussione tentare di riprenderci Inverness al momento - pare sia saltata tutta la parte operativa. Però ecco.. non mi è chiaro quanto durerà questa situazione. Non si sentono cose rincuoranti nemmeno su altre roccaforti. Praticamente hanno evacuato tutti nei monasteri e in vari quartieri warlock. » È come se avessero compromesso tutto. Ma è davvero possibile? Distruggere completamente il Credo? « Tu e i tuoi cosa farete? Lola come sta? Ho sentito che avete avuto degli scontri turbolenti.. »



     
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    Il ragionamento che la più piccola delle Delgado aveva fatto nell'uscire di casa, era stato piuttosto semplice: voleva trovarsi in compagnia di qualcuno che potesse comprendere il suo dolore, ma che non per forza si sentisse in dovere di sistemare le cose. Un qualcosa che sarebbe stato impossibile in quella casa nemmeno loro, che gli warlock avevano tanto gentilmente messo a disposizione. La sua famiglia era molto unita, questo era vero, ma i Delgado erano anche invadenti, forse proprio in virtù di quella vicinanza. Non sapevano semplicemente starsene con le mani in mano. Tendenza, quella, che non sarebbe certamente venuta meno alla morte di Sal ed all'arresto di Manuel e Darius. Una famiglia dilaniata, ecco cos'erano. E proprio per questo, forse, è meglio prendere le giuste distanze quando possibile. Di questo l'ex serpeverde era convinta: erano persone molto diverse tra loro e che, proprio per questo, avevano reazioni diametralmente opposte agli eventi di quell'entità. Laddove lei aveva bisogno dei suoi spazi per non sbottare, altri sembravano cercare per forza la vicinanza, forse per convincersi che le cose potessero ancora andare per il meglio. La realtà dei fatti però è che stavolta io non lo so; non so come andranno le cose. Ci hanno decimati, hanno distrutto Inverness. Io non lo so, che fine faremo. E, per quanto in genere non si facesse problemi di fronte al dire bugie bianche, quella volta in particolare non ce l'avrebbe fatta a far finta di nulla. Era ferita, frustrata e delusa. Ai suoi occhi si trattava soltanto dell'ennesima mancanza di rispetto nei loro confronti, di quel che la Città Santa aveva rappresentato per così tanto tempo. Hanno raso al suolo lo stesso luogo che li ha accolti. Forse faceva bene, la gente che diceva a Tris di non farlo, se questa è stata la loro maniera di ringraziarci. Perché, per quanto potesse sembrare una mossa lecita in guerra, la ragazza si sentiva comunque offesa nel profondo. Noi non abbiamo mai cercato di fare danni. Anche quando li abbiamo fatti, abbiamo sempre ricostruito. Persino quel fottuto Ardemonio l'hanno castato loro. Forse perché in fondo non gliene frega niente di niente; forse pensano davvero di potersi permettere qualsiasi cosa. Che lo pensassero o no importava comunque poco - di certo avevano agito come se fosse così. E a loro, ai lycan, cosa restava? Arrabattarci per non andare a fondo e seppellire i nostri morti. Questo ci resta. « Spero tu stia scherzando.. » Quelle parole di Mia però la fecero sorridere. In effetti non sapeva perché, di preciso, avesse così tanto temuto di essere invadente. Forse aveva inconsciamente proiettato i propri bisogni sulla controparte, forse semplicemente con quelle cose non ci sapeva fare più di tanto, o ancora quello poteva essere stato una sorta di rigurgito nei confronti della troppa premura che Epifanìa Guitierrez in Delgado sembrasse mostrare verso gli altri. Si rese conto tuttavia, a guardare Mia, che la premura non fosse stata fraintesa. Era nel loro DNA in fondo - in mancanza di qualcun altro che lo facesse, i lycan si guardavano sempre le spalle tra loro, anche attraverso gesti apparentemente piccoli come quello. « Grazie, Sol, davvero! E ringrazia anche tua madre - io.. non so cosa dire. I vestiti per Haru non sono così facilmente rintracciabili. Però per adesso non ci serve molto.. io ho portato via l'indispensabile e questo lo terrà tanto caldo. Lo apprezzo molto. Vorrei avere qualcosa da mandarle come ringraziamento ma.. » Ma siamo tutti ugualmente sfollati, lo capisco. Fece quasi per aprire bocca e ribadire a voce stavolta che non ci fosse assolutamente alcun bisogno di ringraziare nessuno, ma la Yagami parve batterla sul tempo. « Oggi farò i muffin, se riesco a rintracciare un po' di cose. Ve ne manderò un po'. » La Delgado annuì, ben sapendo che insistere sul fatto che non fosse necessario non avrebbe portato ad alcun risultato. « Va bene. Alla mamma farà sicuramente piacere. »
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    Non era certa di essere venuta lì allo scopo di parlare. Da un lato aveva così tante cose da dire da sentirsi quasi esplodere; dall'altro era così satura che nemmeno sapeva da dove cominciare. Sapeva soltanto di sentire quel groviglio indefinito di sentimenti bloccarle un po' tutta la sfera emotiva e, ad essere sincera, aveva paura di esplodere. Magari aveva solo bisogno di una faccia amica in quel momento, qualcuno che non l'avrebbe giudicata se non fosse riuscita a parlarne. O forse la sua speranza era che fosse la stessa Mia a cominciare un discorso qualunque. Non importava dove questo potesse condurle. « Come sta la tua famiglia ora? » Sol non poteva certo dire che quella domanda fosse in qualche maniera inattesa, anzi - era forse la cosa più ovvia che Mia potesse chiederle. A ripensarci, la giovane sospirò pesantemente. « È un delirio. » Le rispose, dopo qualche attimo di silenzio, lo sguardo che andava a cercare quello dell'amica. « Tra morti ed arrestati - e Mariano che a quanto pare non è stato portato qui - la situazione non è delle migliori. Poi c'è Dolores che si è chiusa a fare i rosari. » Sbuffò una risata amara. Quel tratto era stato spesso motivo di umorismo, quando si trattava della matriarca di casa Delgado con un po' tutti quelli che l'avevano incontrata o ne avevano sentito parlare. Era la sua panacea, la soluzione a tutto. « Penso sia la sua maniera di fare i conti con... beh, questa situazione. Però ieri mi ha dato talmente fastidio che non ho potuto fare a meno di dirglielo, che forse c'erano cose più utili da fare. » Strinse le labbra piene in una linea più sottile, scuotendo appena la testa. Sapeva perfettamente di suonare insensibile, come era conscia di aver con ogni probabilità ferito i sentimenti della bisnonna, ma a dirla tutta non le interessava particolarmente la cosa. « E quindi adesso Dolores è incazzata con me ed io sono persona non proprio grata in sua presenza. » Fece schioccare la lingua contro il palato, pensierosa. « Lo preferisco, sinceramente. Anche perché zio Sal era palesemente uno dei suoi preferiti - secondo me ha proprio bisogno di prendersela con qualcuno. » Aveva disteso le labbra in quello che voleva essere un sorriso, ma che mancava di qualsivoglia tipo di sentimento. Non aveva ancora avuto modo di metabolizzare anche quella perdita; ogni volta che ripensava agli avvenimenti di Inverness, le tornava alla mente Darius. Il suo papà. Chissà se lo rivedo più. Le si stringeva il cuore a ripensarci, ed era un dolore totalizzante, interrotto solo dal senso di colpa di aver perso di vista il fratellino. Avrei dovuto insistere perché lo mandassero da qualche altra parte , continuava a pensare. Ma d'altra parte non si sarebbe nemmeno mai aspettata che il futuro riservasse loro proprio questo. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che le cose si sarebbero messe in quel modo. In un giro estremamente contorto però, aver fatto arrabbiare Dolores era stato quasi liberatorio, quasi avesse bisogno di qualcuno che se la prendesse con lei per qualche motivo. Lei sentiva di aver avuto troppe mancanze in quella situazione. Non era riuscita a proteggere la propria famiglia nella misura in cui avrebbe voluto; non era nemmeno riuscita ad accertarsi che suo fratello fosse sano e salvo. E, per quanto malsano quel ragionamento potesse apparire, le pareva soltanto giustificato che qualcuno se la prendesse proprio con lei. « C'è il silenzio stampa tra i nostri da ieri. Raiden dice che è fuori discussione tentare di riprenderci Inverness al momento - pare sia saltata tutta la parte operativa. Però ecco.. non mi è chiaro quanto durerà questa situazione. Non si sentono cose rincuoranti nemmeno su altre roccaforti. Praticamente hanno evacuato tutti nei monasteri e in vari quartieri warlock. Tu e i tuoi cosa farete? Lola come sta? Ho sentito che avete avuto degli scontri turbolenti.. » A quelle parole della giovane Yagami non potè far altro che annuire mestamente. « Abbiamo cercato di portarli alla Botte - hai presente, no? - ed effettivamente qualcuno c'è rimasto sotto, ma puoi immaginare che non sia servito a molto. Lola comunque sta bene. Nei limiti. » Fece una pausa, gli occhi cerulei che tornavano sul viso di Mia. « Tu invece? » Lo sapeva, avendo un paio di occhi funzionanti, che l'altra fosse tutta intera. Ma in battaglia avevano coperto zone differenti, e voleva accertarsi che stesse bene. Nei limiti, come tutti noi. Perché era evidente che nessuno di loro stesse realmente bene. Non sapeva nemmeno quando ci sarebbero arrivati, a liberarsi del peso che li stava attanagliando. Si massaggiò le tempie, prima di rispondere ai restanti quesiti. « Per il momento non ne abbiamo idea. Bisogna anche vedere quali saranno le ritorsioni di tutta questa storia. » Disse, ora più seria. Non ci aveva ancora realmente pensato, ma affrontare il discorso sembrava costringerla a farlo. Più ci pensava, più la vedeva tragica per loro. « Probaabilmente dovremo separarci, comunque. Soprattutto considerati gli arresti - ci metteranno un attimo a capire che Manuel e Darius Delgado hanno delle figlie. » Questo senza contare che probabilmente sono famosa come quella piromane, tra questa volta e la scorsa. « Penso non sia saggio mettere in pericolo mia madre o Dolores restando con loro, qualsiasi siano i provvedimenti del Ministero. » Sol non era sufficientemente ingenua da credere che lo Stato Magico Inglese gliel'avrebbe fatta passare liscia. Era anzi convinta che l'unica cosa che potessero realmente fare era aspettare di capire l'entità del problema per tentare di contenerlo al meglio. « Voi avete già un'idea di cosa fare? » Indagò quindi. Immaginava che gestire quella situazione per una giovane famiglia come quella di Raiden e Mia, fosse a dir poco difficile. Non avevano soltanto la propria pelle da salvaguardare, ma anche quella del piccolo Haru, che in tutta quella bolgia c'era finito senza avere alcuna colpa. Era questo ciò che più di tutto le faceva ribollire il sangue, di tutta quella storia. Il fatto che una creatura innocente come il piccolo Haru dovesse pagarne indirettamente lo scotto;il fatto che intere famiglie fossero state decimate o separate. Non era soltanto Inverness, il problema. Erano tutte le collaterali di quella situazione. Sull'onda di quel pensiero perciò, si rivolse all'amica in uno stanco: « Mia? » Aveva portato lo sguardo davanti a sé e guardava il paesaggio attorno senza realmente vederlo. « Con chi posso prendermela, secondo te? Finché Inverness ed i lycan gli facevano comodo, non si sono fatti problemi a prendere. Non si sono fatti problemi a pretendere. » La loro protezione, o che Inverness desse loro un posto dove stare. Sono così arrabbiata, Mia... Però in quella rabbia c'era anche un innegabile senso di sconfitta. Ed il tono di voce della bionda ne era il riflesso perfetto, di quella ferita ancora aperta. Vulnerabile. Appena udibile. Come se le stesse confessando il suo più grande segreto. « Lo so che chiedere riconoscenza è troppo, ma... questo. Come hanno potuto? » Scosse la testa, forse nel tentativo di scacciare quella pesantezza, che non sembrava volersene andare da nessuna parte. « Pensi che ci lasceranno mai in pace? » Non ora, ma in generale. Perché mi sembra sempre che l'unica gratitudine a nostra disposizione sia un bel calcio nel culo.
     
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