It's not the same as it was

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  1. thursday's child
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    the innocent can never last

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    Corvonero
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    Il silenzio che seguì alle sue parole lo fece immediatamente pentire di essersi avvicinato. Panico. Aveva detto qualcosa di sbagliato? Alena gli avrebbe riso in faccia? Si sentiva completamente privo di basi, come se fosse entrato nella tana del lupo senza sapere nemmeno cosa lo aspettasse. Forse avrei dovuto fare qualche ricerca prima, magari capire tramite altre persone quale fosse il problema. C'è un problema? Sì, quello deve esserci per forza - l'ha detto anche Otis. Ma non sapere cosa, nello specifico, lo tormentava. La fissava in attesa di una risposta, una qualunque, mentre le dita poggiate sulle ginocchia giocherellavano nervosamente tra loro. « Beh, grazie per le scuse, Cornelius. » Annuì, forse un po' troppo velocemente. Era un buon inizio. Almeno le scuse erano state accettate. Perché le hai accettate, vero? « Non ci sono problemi per il messaggio. D'altronde se tu non volevi rispondermi, lo capisco. E lo accetto. » Sgranò gli occhi come un cerbiatto in mezzo alla strada di fronte agli abbaglianti di una macchina che viaggiava a tutta velocità nella sua direzione, e improvvisamente quel movimento d'assenso del capo si tramutò in un più veloce movimento di diniego. « No non è- » cercò di infilare velocemente, senza tuttavia riuscire a completare la frase. « Per il resto... Nessun malumore, davvero. Anzi, probabilmente sono io che devo scusarmi con te - se sono stata troppo insistente alla festa di fine anno, ecco. Non volevo darti fastidio. » La rapidità con cui le espressioni sul suo viso mutavano ad ogni parola proferita da Alena era strabiliante. Prima il panico, poi la negazione, poi la confusione. Aggrottò la fronte, inclinando istintivamente il capo di lato in un'aria disorientata. Non la seguiva, non ci capiva nulla. Cosa aveva fatto alla festa di fine anno? Non ricordava bene le circostanze se non in maniera molto nebulosa. Ricordava di essersi sentito male, quello sì. Di certo non aveva bevuto - non aveva l'età giusta per farlo né le palle per violare le regole -, ma l'ambiente caotico, la convalescenza e il suo stato psicologico avevano creato un mix micidiale che lo aveva mandato in tilt. Delle specifiche aveva ben pochi ricordi. Tutto ciò che riusciva a mettere a fuoco erano per le più sensazioni. Claustrofobia, angoscia, tachicardia. Doveva aver avuto un attacco di panico. Tuttavia non ricordava di aver interagito con qualcuno e in quali termini. C'era andata di mezzo anche Alena? Ecco. Ho fatto una figura di merda. Non mi caga mai; l'unica volta in cui mi caga sto fuori come un terrazzo. « Sei stato comunque molto
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    chiaro con me - sul fatto che non vuoi che ti stia intorno e ti importuni più. Quindi ti prometto che non risuccederà più. Forse, però, avresti potuto essere più delicato. Forse io avrò anche sbagliato ma mi sono sentita trattata veramente male da te, Cornelius. »
    Se fosse stato un film, probabilmente le parole di Alena sarebbero state ripetute un paio di volte al rallentatore, con zoom intermittenti sulle labbra di lei e sugli occhi colmi d'orrore di lui. Di certo, nella testa di Cornelius, la scena fu più o meno così. Nella sua testa si affollavano mille pensieri e domande diversi, troppo velocemente per essere afferrati. Avrebbe voluto dire qualcosa - forse anche troppe cose tutte insieme - ma non riusciva a fare altro se non guardarla con un misto di orrore e confusione, boccheggiando muto. « Poi, scusami se te lo dico, ma mi sembra un po' strano che prima mi ignori completamente, mi aggredisci verbalmente alla festa, e poi vieni a chiedermi scusa dopo mesi? Scusami ma veramente non ti capisco... » Dov'era Travis Coleman? Cosa avrebbe fatto lui al suo posto? Di certo avrebbe saputo dire qualcosa di brillante per ribaltare la situazione. Ma lui non era Travis Coleman: era Cornelius Thorne e non ci sapeva fare con Alena, con le ragazze, o con le persone in generale. Aveva senso dirle che non fosse in sé quella sera? Ci avrebbe creduto? Sarebbe passato come ancora più sfigato di quanto già non fosse? Troppe domande. No, decisamente non ero pronto a fare questa cosa. Dentro di sé maledisse lo psicologo, come se fosse tutta colpa sua per quella Waterloo che si era rivelata la conversazione appena in atto. « Aggredirti verbalmente? » Fu tutto ciò che riuscì a dire, con tono stridulo di tre ottave superiore al normale, mentre percepiva la netta sensazione di una fitta intercostale e un senso di panico. Ecco. Adesso mi prende un infarto. Sono troppo giovane per avere un infarto! « Io-io.. » Balbettava come un idiota. E come un idiota si sentiva. Ma nonostante la sua testa gli stesse urlando in tutti i modi quanto ridicolo fosse, non riusciva comunque a frenarsi o richiamare a sé l'aplomb sufficiente a salvargli la faccia. « ..non volevo. Cioè, non capisco. Mi dispiace, davvero. Non voglio- » Prese un grosso respiro. « -invalidare i tuoi sentimenti. » Lo disse come se stesse ripetendo qualcosa di già studiato. Una frase che aveva sentito più volte dallo psicologo e che trovava particolarmente colta, oltre che calzante. « Però davvero.. mh, non so come spiegarlo. Cioè io non ricordo questa cosa. » Si arrestò, solo per poi affrettarsi a mettere le mani avanti. « Non ti sto dando della bugiarda, eh. Ci credo, davvero. Insomma, sicuramente hai ragione perché non avresti motivo di dirmi una cosa non vera, no? Però ecco, sì, cioè io proprio non lo ricordo. » Si sentiva incredibilmente stupido e non sapeva nemmeno quanto convincente potesse essere quella spiegazione che non spiegava assolutamente nulla. Nervosamente, si sistemò meglio a sedere sulla poltroncina, rigirandosi un paio di volte per trovare una posizione comoda quando il suo disagio era decisamente più interiore che fisico. « Mh.. ho ricordi un po' sfocati di quella sera. Non so. Non mi sentivo bene. Sono stati dei mesi strani e credo di essermi comportato male con diverse persone senza rendermene del tutto conto. So che non ha molto senso, ma - mh.. come dire? - ci sto lavorando, ecco. Quindi sono venuto a chiederti scusa anche per questo, perché voglio rimediare e ci tengo, anche se non abbiamo mai avuto un vero e proprio rapporto. » Le parole uscivano dalle sue labbra a macchinetta, precedendo i suoi stessi pensieri. Un gioco rischioso che non sapeva dove lo avrebbe portato e se gli avrebbe strappato dalla bocca frasi capaci di peggiorare ulteriormente la situazione, ma il panico sembrava aver fatto scattare in lui la modalità diarrea verbale. « Cioè, immagino che a questo punto fosse questo il motivo della tua ostilità. Quindi ecco, grazie per avermelo detto perché almeno ho capito. Però non è vero che non voglio che tu mi stia intorno e mi importuni. Importunami! No! Cioè volevo dire che non disturbi mai, e anzi, mi fa piacere se siamo amici. » Non è vero. Ma un passo alla volta. « Quindi sì, ecco, non posso chiederti di essere comprensiva perché non è che mi devi nulla - specialmente se ti ho trattata male. Però mi dispiace sul serio e se mi dessi l'opportunità di riparare, vorrei davvero farlo. » A quel punto si zittì di colpo, fissandola in religiosa attesa, con sguardo implorante.


     
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3 replies since 16/10/2023, 17:50   151 views
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