fragile bonds

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +2    
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Creature Magiche
    Posts
    44
    Reputation
    +89

    Status
    Waiting!
    Attico di Nate Douglas
    20 Ottobre 2023, attorno alle 17:00


    Seduta sull’elegante divano di velluto blu nell’attico di Nate Douglas, Freya si sentiva più che mai fuori luogo. Si concesse qualche istante per guardarsi attorno, osservando l'eleganza dell'arredamento e i dettagli curati dell'appartamento.; gli sguardi severi delle opere d'arte appese alle pareti sembravano scrutarla, giudicarla, mentre il profumo avvolgente del tè riempiva l'aria del salotto. A dispetto della sua condizione sociale, non era la prima volta che rivestiva i panni di spettatrice di fronte allo sfoggio di denaro ed eleganza: non di rado, i suoi clienti l’avevano portata a feste ed eventi lussuosi, quasi desiderassero sfoggiarla al pari di una statua particolarmente pregiata; tuttavia, in quel momento, complice il nervosismo latente che si era impossessato di lei, provava la fastidiosa sensazione che tutto in quel luogo – i colori freddi, l’eccessivo minimalismo e persino Nate stesso – fossero in contrasto stridente con la sua vita passata. Cosa ci faccio qui? Quel pensiero venne generato quasi automaticamente, accompagnato da un senso di spaesamento. La risposta fu altrettanto prevedibile. Lo sai benissimo. Non hai altra scelta. Si concesse un respiro un po’ più profondo, intrecciando le mani in grembo per nascondere l’inquietudine. La scadenza delle leggi che costringevano creature e ibridi a vivere nel ghetto di Iron Garden incombeva su di lei come una spada di Damocle. Questa è l’ultima carta che ti è rimasta da giocare e la tua unica opzione è vincere la partita. « Desidera del latte, Miss? » La vocetta dell’elfo domestico la riportò alla realtà e Freya scosse appena il capo, con un piccolo sorriso. « No, grazie. Così è perfetto. » Avrei preferito uno shot di rhum, ma immagino di dovermi accontentare. Afferrò tazza e piattino e, dopo avervi soffiato sopra per qualche tempo, ne prese un piccolo sorso. Il sapore floreale e rinfrescante del thé al gelsomino le invase il palato, insinuandosi prepotentemente nelle narici. In un altro momento lo avrebbe considerato un profumo rassicurante ma ora, complice la morsa che le stringeva lo stomaco, le provocò un vago senso di nausea. La allontanò dal viso con un gesto controllato, sollevando infine lo sguardo chiaro ad incontrare quello cristallino del padrone di casa. « Ti ringrazio per avermi incontrato con così poco preavviso. Immagino che al momento la tua agenda sia piuttosto fitta. » Con tutto quello che è successo, non c’è da stupirsi. Gli rivolse un sorriso, leggero per quanto sincero. Dopotutto, Nate Douglas non aveva alcun reale motivo per concederle quella gentilezza. Se non, forse, un po’ di morbosa curiosità. « Se devo essere sincera, non sono sicura che rivolgermi a te sia una buona idea. Ma al momento mi trovo in una situazione piuttosto precaria, così come le poche persone di cui mi fido, e la mia unica alternativa è… » Esitò per qualche istante, cercando la parola adatta. « impraticabile. » Sono certa che comprenderai il perché, a tempo debito. Appoggiò la tazza sul tavolino da caffè e rovistò nella borsa, estraendone un fascicolo dall’aria anonima. Lo appoggiò sul tavolo di fronte a sè, senza tuttavia spingerlo in direzione di Nate - non ancora. « Quando ho deciso di parlare con gli avvocati di Thomas ho preparato un po’ di informazioni su di me. Per lo più cose di poco conto, ma che avrebbero potuto essere usate contro di me in tribunale, qualche denuncia, le relazioni degli assistenti sociali e poco altro. Volevo essere sicura che non ci fossero sorprese, se fossimo giunti al processo. E, soprattutto, che due persone fossero al sicuro da eventuali conseguenze. » Esitò un istante, puntando lo sguardo in quello di Douglas. « Prima di andare avanti è giusto che tu sappia che sono consapevole che non hai alcun dovere – o motivo, se preferisci – per aiutarmi. Se deciderai di farlo te ne sarò riconoscente – e sono disposta a ricambiare il favore, se e quando sarà necessario. » Non mi aspetto la tua carità, e nemmeno la voglio. Do ut des è più che sensato. « Ma se decidessi di rifiutare, devo chiederti di non rivelare a nessuno la natura di questo incontro. A parte me, solamente un’altra persona è a conoscenza del contenuto di questo fascicolo e, potenzialmente, queste informazioni potrebbero avere ripercussioni sulla vita di altre due. » Si sforzò di mantenere un'apparenza calma, sebbene la sua espressione fosse più tesa del solito. Attese un cenno d’intesa da parte di Douglas, quindi si inumidì le labbra. Sentiva la gola secca, arida. La tensione nell'aria era palpabile, e Freya non potè fare a meno di chiedersi se Nate potesse percepire la sua ansia, la sua incertezza, il suo bisogno disperato di aiuto. Apparire disperata era l’ultima cosa che voleva, eppure era consapevole di esserlo. Lo aveva accettato nel momento stesso in cui aveva varcato la soglia dell’attico, ingoiando il suo orgoglio. Per qualcuno come lei – indipendente, abituata a prendersi cura di sé stessa senza alcun aiuto – trovarsi in una simile posizione di svantaggio era incredibilmente umiliante; nonostante ciò, Freya sarebbe stata disposta a implorare, se fosse stato necessario. Aprì il fascicolo ed estrasse una polaroid, allungandola in direzione di Nate senza nemmeno guardarla. Sapeva già cosa vi avrebbe visto: la stessa Freya in compagnia di una bambina bionda dai lineamenti angelici, intenta ad affondare il cucchiaio in una torta a tema unicorno, su cui spiccava una candela rosa con il numero quattro. « Si chiama Mila. Mila Thysen. Ha quattro anni, compiuti ad Agosto. » Gli lasciò qualche istante, certa che non avrebbe impiegato molto tempo a fare due più due. Al Ministero aveva intuito che Thomas dovesse essersi confidato con Douglas, almeno parzialmente e, in un certo senso, Freya quasi ci sperava. Seppur non fosse realmente certa che Thomas fosse il padre di Mila, la probabilità era alta e, in quel momento, non si sarebbe affannata per sostenere il contrario – non se quell’implicita ammissione potesse in qualche modo scalfire Douglas e, di conseguenza, far pendere l’ago della bilancia dalla sua parte. « È nata in un ospedale babbano e non è mai stata registrata all’Ufficio per il controllo delle creature. L’unico documento che attesta la nostra parentela è questo. » Spinse un foglio verso di lui, in cui a chiare lettere spiccava il nome di Mila Charlotte Thysen e, al di sotto, nella casella adibita alla madre, quello di Freya. Il padre era segnato come ignoto. « Al momento si trova al sicuro, lontano da Londra e inesistente per il Mondo Magico. Ma non posso rischiare che qualcuno possa trovarla e ricondurla a me. Non con quello che sta succedendo. » Guardò Nate, cercando di leggere nei suoi occhi. La sua mente era intrappolata in una spirale di domande che si ripresentavano l’una dopo l’altra, ancora e ancora: poteva davvero fidarsi di lui? Era pronta a mettere nelle sue mani la sicurezza di Mila? E, soprattutto, nel caso in cui Douglas avesse rifiutato, a chi altro avrebbe potuto rivolgersi? Thomas. Impiegò qualche secondo di ritardo nel soffocare quel pensiero. No. Il rifiuto percorse ogni millimetro del suo corpo, stringendo la morsa che le attanagliava lo stomaco. Non sapeva se il suo silenzio era una forma di protezione o un atto di codardia, ma il solo pensiero di svelare a Thomas l’esistenza di Mila la atterriva. Non era mai riuscita a comprendere davvero cosa vi fosse tra loro, se quel continuo rimescolarsi di vita, carne e ossa fosse guidato da sentimenti, da qualche tipo di connessione, o se la presenza dell’uno nella vita dell’altra fosse solo necessaria a lenire quel vuoto incolmabile lasciato dal bisogno di calore, sicurezza e protezione. « Ho bisogno di un Custode Segreto, Douglas. » Scosse piano il capo, facendo dondolare i lunghi capelli biondi sulle spalle delicate. In quel momento, in quell’elegante salotto, Freya sapeva che stava giocando con il destino. « Non di uno a caso. Di qualcuno che sia in grado di tenere al sicuro questo certificato e che possa tirare i fili giusti per nascondere la vera identità di Mila. Qualcuno che difficilmente verrebbe associato a me e che, se necessario, possa tenerla al sicuro. » Deglutì a fatica, il cuore che le batteva all’impazzata nella cassa toracica. « Non ti sto chiedendo di dimostrarle affetto o trattarla come se fosse parte della tua famiglia. L’unica cosa che voglio è sapere che non sarà al sicuro – lontano da Iron Garden o da un
    ad3a986e4366c3167395756126db4f5ba1dfa325
    orfanotrofio. »
    Non si era mai considerata una madre esemplare, quanto a malapena passabile: eppure, a dispetto delle sue mancanze, Freya aveva fatto tutto il necessario per assicurarsi che Mila crescesse in un posto che avrebbe potuto chiamare casa. Abbassò lo sguardo sul tavolino per qualche istante, profondamente a disagio. Sentiva le guance bruciare di vergogna, a tal punto che uno schiaffo in pieno viso sarebbe stato meno doloroso. « Ho dei soldi da parte per lei. Abbastanza per coprire le spese per Hogwarts, quando sarà il momento. E mia sorella è disposta a coprire le spese mensili. » Si morse l’interno della guancia, odiandosi per il modo in cui quelle parole erano intrise di disperazione. Si passò le mani pallide sul viso, soffocando una risatina quasi infantile, superficiale, prima di sollevare nuovamente lo sguardo su di lui. « Come ho detto, se avessi un’altra opzione non sarei qui. » Lo giuro, se potessi sistemerei tutto da sola.

     
    .
  2.     +2    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Ministero della Magia
    Posts
    482
    Reputation
    +776

    Status
    Waiting!
    « Ti ringrazio per avermi incontrato con così poco preavviso. Immagino che al momento la tua agenda sia piuttosto fitta. » Nate si strinse nelle spalle, mentre portava la tazza di porcellana alle labbra per inumidirle con un rapido sorso di tè. « In realtà sto avendo qualche giorno di pausa. A quanto pare al Ministero stanno avvenendo alcuni rimaneggiamenti. » Un sorriso ironico gli cambiò l'espressione per un istante, prima di tornare al volto sereno di sempre. Non aveva voglia di esprimere ad alta voce quanto le novità di quegli ultimi giorni gli provocassero una sorta di apprensione - per se stesso, prima di tutto, ma anche per i suoi amici. « Comunque, figurati. Dimmi tutto. » Ma sentiamo perché sei qui, Freya. « Se devo essere sincera, non sono sicura che rivolgermi a te sia una buona idea. » L'indice fermo sulle labbra, le braccia conserte e l'espressione assorta nell'ascolto, quelle prime parole lo colsero di sorpresa, tanto da rubargli una leggera risata: non le prese come un'offesa - come avrebbe potuto, d'altronde. Era un dato di fatto razionale e del tutto condivisibile, tanto da farlo annuire leggermente in cenno d'assenso, come a voler dire: capisco che intendi. « Se devo essere sincera, non sono sicura che rivolgermi a te sia una buona idea. Ma al momento mi trovo in una situazione piuttosto precaria, così come le poche persone di cui mi fido, e la mia unica alternativa è… impraticabile. » Aggrottò la fronte, vagamente confuso da quell'affermazione. Era chiara per lui la situazione complicata in cui Freya si trovava: il Ministero (apparentemente all'improvviso alla guida di un morto che camminava, Nate questo doveva ancora ripeterselo più volte nel tentativo di comprenderne il senso) aveva da poco annunciato l'istituzione di Iron Garden, quello che a tutti gli effetti sarebbe stato un ghetto magico per le creature. E Freya, con il suo 50% di DNA Veela, era una di queste. Quando la ragazza tirò fuori un fascicolo dalla borsa, Nate fu incuriosito. Perlustrò con gli occhi quella carpetta chiusa per qualche momento, prima di tornare a Freya, l'aria interrogativa. Ascoltò le sue spiegazioni, che non fecero altro che renderlo ancora più curioso del contenuto di quei documenti. La sua mente, come suo solito, era già partita in quarta, e correva in tutte le direzioni verso le possibili risposte. In questi casi non sapeva proprio essere paziente, Nate, e si trovava a mettere in atto una specie di gara con se stesso, nel tentativo di capire cosa avesse davanti ancor prima che gli si palesasse a pieno. In quel momento, gli indizi che aveva - Freya, una carpetta, gli avvocati - riconducevano tutti a Thomas. L'idea lo colpì come un fulmine, tanto che si ritrovò ad ascoltare i preamboli della ragazza solo con un orecchio, mentre il resto della sua mente costruiva già su quell'illuminazione. Freya era in possesso di documenti che accertavano il coinvolgimento di Thomas nella resurrezione - o come altro la si voleva chiamare - di Eric Donovan. Finalmente si sarebbe spiegato il perché di quella stramba liberazione. Chissà con quali cerchie occulte di Ghermidori dovevano essersi cacciati insieme, lui e Freya, negli Stati Uniti, e questo era il risultato. Quell'ipotesi gli pareva così reale che rimase sinceramente interdetto quando il fascicolo fu aperto sotto i suoi occhi per rivelare la foto di una bambina sorridente, in un giorno di festa. Gli occhi scattarono istantaneamente sulla ragazza. Che significa? « Si chiama Mila. Mila Thysen. Ha quattro anni, compiuti ad Agosto. » Nate aggrottò la fronte, sporgendosi sulla poltrona per recuperare il fascicolo e portarlo sotto i propri occhi. Esaminò rapidamente alcuni dati, poi tornò a guardare Freya. « È tua figlia. » Un'osservazione spicciola, mentre chiudeva la carpetta con un rumore secco, e la riponeva sul tavolino che li separava. « È nata in un ospedale babbano e non è mai stata registrata all’Ufficio per il controllo delle creature. L’unico documento che attesta la nostra parentela è questo. » Andiamo bene. « Al momento si trova al sicuro, lontano da Londra e inesistente per il Mondo Magico. Ma non posso rischiare che qualcuno possa trovarla e ricondurla a me. Non con quello che sta succedendo. » Benissimo. Sospirò. « Quindi la bambina per il Mondo Magico non esiste. » Ripeté, incrociando le braccia al petto. Aveva un'idea di ciò che Freya stava per chiedergli, e sentiva il bisogno di avere il quadro più chiaro possibile nella propria mente. « E i registri babbani? » chiese, istintivamente. « Li hai cancellati? Potrebbe essere riconducibile a te tramite la burocrazia babbana? » Una parte di lui non voleva interessarsi così tanto alla questione - anche perché era già consapevole di quale sarebbe stata la risposta. Non voleva dare a Freya false speranze.
    « Ho bisogno di un Custode Segreto, Douglas. » « Addirittura. » Si lasciò scappare una specie di risata, che lasciò morire sommessamente. Non voleva essere irrispettoso - al contrario, credeva di comprendere, o quanto meno poter empatizzare con le difficoltà di una madre che vuole mettere al sicuro la propria figlia, e cerca di farlo a tutti i costi. D'altronde, trovava quasi divertente che la Thysen avesse pensato a lui come custode fidato di quel segreto tanto importante. Davvero ti fideresti di me fino a questo punto, Thysen? Ma mi conosci davvero? « Non di uno a caso. Di qualcuno che sia in grado di tenere al sicuro questo certificato e che possa tirare i fili giusti per nascondere la vera identità di Mila. Qualcuno che difficilmente verrebbe associato a me e che, se necessario, possa tenerla al sicuro.Non ti sto chiedendo di dimostrarle affetto o trattarla come se fosse parte della tua famiglia. L’unica cosa che voglio è sapere che non sarà al sicuro – lontano da Iron Garden o da un orfanotrofio. » Sospirò, posando nuovamente lo sguardo sul fascicolo. Gli era parso quasi più sottile, quando Freya l'aveva poggiato per la prima volta lì. « Freya... » cominciò, scuotendo piano il capo. « Ho dei soldi da parte per lei. Abbastanza per coprire le spese per Hogwarts, quando sarà il momento. E mia sorella è disposta a coprire le spese mensili.
    c296b0794429a27759d776e7e6f96b824517d94b
    Come ho detto, se avessi un’altra opzione non sarei qui. »
    A quelle parole le rivolse un sorriso amaro, sinceramente dispiaciuto.
    « Lo sai che non è una questione di soldi » disse, calmo, allungando con cura il fascicolo di nuovo nella sua direzione. « Ti ringrazio per la fiducia, e mi dispiace sinceramente per la tua situazione, ma quello che mi stai chiedendo è davvero troppo. » Si strinse nelle spalle. Non puoi pretendere che mi comprometta fino a questo punto per te. Si lasciò andare ad un sospiro pesante, mentre incrociava le braccia al petto e si accomodava meglio sulla poltrona blu cenere. « Sei una persona intelligente, Freya. Hai capito dove stanno andando le cose ed è per questo che ti stai muovendo con anticipo. Nei prossimi anni le Creature avranno vita difficile con questo governo. E anche se per adesso alla tua bambina non è richiesto di alloggiare ad Iron Garden - è soltanto un quarto veela, ho letto bene? - mi immagino che presto le cose potrebbero cambiare. » Di questo passo, poi, anche molto prima del previsto. « Fai bene a prendere le giuste precauzioni per lei. E io sono pronto ad aiutarti... laddove non diventi un suicidio. » Le rivolse un sorriso mesto, quasi di scuse. « Non è un favore quello che mi stai chiedendo tu, Freya - è come se mi avessi appena portato una pistola e chiesto di spararmi in testa. Cosa dovrei fare io? » Come faccio a dirti di sì? « Non si tratta nemmeno di una situazione limite - hai già commesso una serie di illegalità che non sono opinabili. La Registrazione all'Ufficio Regolazione Creature è tassativa. » E ormai la punizione, una volta scoperti, non è più certo una semplice multa di qualche galeone. « Quindi vorrei poterti aiutare in qualche altro modo, davvero. Hai pensato di portarla fuori dal paese? Il padre non è a conoscenza di lei, giusto? » Mentre parlava, lo sguardo chiaro sembrò assottigliarsi. Padre ignoto. In un impeto di curiosità, senza dire nulla, si allungò di nuovo verso il fascicolo, con lentezza e con fare quasi casuale, come se volesse dare un'ultima occhiata distratta al volto della bambina. Nata ad Agosto 2019. Gli ci volle meno di un istante per ammettere, nella sua testa, una possibilità che non aveva minimamente calcolato fino a qualche secondo prima. Thomas. Terribilmente, le date coincidevano alla perfezione. Diede una seconda occhiata a quel volto angelico, a quei capelli biondi. Oh, merda. Celò tuttavia il suo sussulto interiore con la solita flemma, e richiuse il fascicolo per la seconda volta, apparentemente noncurante. Guardò di nuovo Freya, in attesa di una risposta.
     
    .
  3.     +2    
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Creature Magiche
    Posts
    44
    Reputation
    +89

    Status
    Waiting!
    42d8f349efc16c86a25784c020f2257736e1d57e
    Non sapeva esattamente cosa si era aspettata, quando aveva messo piede all’interno del lussuoso attico di Nate Douglas. Dal principio, aveva soffocato qualunque aspettativa, qualunque barlume di speranza silenziato e relegato in un angolo buio e irraggiungibile, conscia che a guidarla non fosse altro che l’istinto – la disperazione, ormai folle e irrazionale, e l’urgenza, primaria e selvaggia, di assicurarsi che Mila rimasse a chilometri di distanza da Iron Garden. Eppure, la sua scelta era stata anche attentamente ponderata, forse persino al limite del maniacale. Aveva vagliato le sue poche opzioni a lungo, forse persino per ore, mentre le iridi chiare si soffermavano sulle macchie di umidità sul soffitto della sua piccola camera da letto, al di sopra della Testa di Porco. Dapprima, Freya aveva eliminato senza alcun tentennamento i suoi genitori: entrambi, per un motivo o per l’altro, erano inadatti a crescere una bambina – lo sporco lavoro che avevano fatto con lei ne era la prova lampante. Subito dopo erano venuti gli amici – quei pochi che aveva e che, effettivamente, poteva considerare tali; per la maggior parte, si trovavano rinchiusi ad Iron Garden insieme a lei o, nei casi peggiori, le loro foto segnaletiche tappezzavano tutti i distretti magici del paese. L’idea di rivolgersi a Thomas aveva fatto capolino nella mente di Freya come un'ombra furtiva; per qualche istante, aveva persino contemplato la sola acerba possibilità, ma quell'idea l'aveva messa così a disagio che l'aveva respinta con veemenza, senza riuscire a cancellare la sensazione di inadeguatezza che l’aveva accompagnata. Infine, esaurita ogni altra possibilità, la scelta era ricaduta su Douglas con una facilità quasi disarmante – perché, se Thomas Montgomery non era un’opzione, chi più gli si avvicinava era proprio Nate Douglas.
    Non le sfuggì il modo in cui gli occhi chiari del Serpeverde si spostarono rapidamente sulla carpetta, né l’espressione vagamente assorta di chi, suo malgrado, stava silenziosamente vagliando ipotesi e probabilità. Non aveva idea di cosa esattamente avesse risvegliato la curiosità di Douglas ma, di qualunque cosa si trattasse, era evidente che, se non altro, Nate non fosse disinteressato – e, per quanto piccola e primitiva, quella era già una piccola vittoria. « È tua figlia. » Dopo qualche istante di silenzio, Freya annuì lentamente. In un altro momento, l’espressione sorpresa sul viso di Douglas le avrebbe persino strappato una risata, ma quell’ammissione le costò più di quanto diede a vedere; pesava quanto un macigno, talmente soffocante da rendere difficoltoso ogni singolo respiro. « E i registri babbani? » Si inumidì leggermente le labbra e scosse piano il capo, facendo dondolare i lunghi capelli biondi. « No. A parte quello in mio possesso, non vi è nessun altro documento che possa confermare un legame di parentela. » Sorrise appena, con una punta di amara ironia. Non poteva rivelare il vero motivo della cancellazione dei documenti senza rischiare di implicarsi ulteriormente – non ancora. Non potevo certo immaginare la situazione attuale, ma si può dire che ho fatto un ottimo lavoro. All’epoca, le ragioni per cui aveva deciso di cancellare i registri erano state molteplici, certa che fosse il modo migliore per tenere Mila al sicuro. Dopotutto, coloro che avevano anche solo la minima probabilità di assumerne la paternità erano per lo più uomini poco adatti a ricoprire una figura genitoriale – talvolta immaturi, egoisti o poco raccomandabili, talvolta con un bagaglio scomodo ad accompagnarli. Nel caso di Thomas – le cui probabilità, per forza di cose, subivano un’impennata notevole – il bagaglio scomodo non risiedeva tanto nella sua personalità, quanto nel suo cognome. Per quanto avesse osservato la nobiltà magica solamente dai margini, senza mai realmente mischiarvisi, Freya aveva compreso ben presto che il mondo magico non era sempre equo, e le influenze delle famiglie potenti potevano determinare le sorti di chiunque si mettesse sul loro cammino. Negli ambienti dove il prestigio, la fama e la discendenza giocavano ancora un ruolo significativo, una figlia illegittima avrebbe generato uno scandalo – soprattutto quando, oltre ad una fedina penale tutt’altro che immacolata, Freya aveva la doppia aggravante di essere spaventosamente povera. Nel migliore dei casi, Mila sarebbe stata considerata uno sbaglio; nel peggiore, sarebbe stato fin troppo semplice per la famiglia Montgomery fare leva sulla sua giovane età e il suo stile di vita discutibile per separarla da Mila ed ottenerne legalmente la custodia. « Addirittura. » Per qualche istante, la risata di Douglas vibrò nell’aria senza che Freya desse alcun segno di averla udita. Difficilmente si sarebbe sentita offesa o derisa, anzi. In realtà, non le importava nemmeno; aveva ingoiato l’orgoglio nel momento stesso in cui si era spinta a chiedergli aiuto e, in ultimo, ciò che Nate pensava non aveva alcun valore per lei, fintanto che – in un modo o nell’altro – potesse esserle d’aiuto. « Lo sai che non è una questione di soldi » Gli occhi chiari di Freya, attraversati da un barlume di frustazione, si sollevarono ad incontrare quelli del Serpeverde, sostenendone lo sguardo con fermezza. No, non si tratta di soldi. Si tratta di tenere una bambina lontana da una vera e propria prigione a cielo aperto. Nella sua testa, il breve silenzio che seguì quelle parole si tramutò in un suono fastidioso, quasi assordante. La rabbia iniziò a farsi sentire, una fiamma che le bruciava nel petto, alimentata dalla consapevolezza di essere impotente, imprigionata in una risposta al contempo così insensibile e banale. Era evidente che Nate non comprendeva veramente – o, più semplicemente, non poteva comprendere – che non si trattava solamente di precauzioni. Era una questione di libertà, di sicurezza – forse, di lì a poco, persino di vita o morte. Il bisogno di proteggere Mila la opprimeva a tal punto da rubarle il fiato, come se tutto l’ossigeno presente nella stanza fosse svanito, consumato da quella prima obiezione. Improvvisamente nervosa, Freya si mosse a disagio sul divanetto, la lingua che corse lungo il labbro superiore raccogliendo un sentore di té al gelsomino, amaro come fiele; era conscia che accettare di aiutarla avrebbe potuto avere gravi consgueneze, eppure non poteva accettare un rifiuto così categorico. Distolse lo sguardo da Douglas e scosse piano il capo, senza realmente rivolgersi ad alcuni interlocutore. Nel mentre, la sua mente lavorava freneticamente, nel tentativo di trovare una scappatoia – un qualunque appiglio a cui aggrapparsi. « L’Ufficio Regolazione Creature! » Sbottò, con una nota isterica nella voce, accompagnata da una breve risata. Mi prendi per il culo, Douglas? « Stiamo parlando di una bambina, non di un fottuto ippogrifo. » Si passò una mano sul viso, nel tentativo di ricomporsi, mentre il cuore le batteva all’impazzata. Da qualche parte dentro di lei, nel profondo della gola, avvertì l’impellente desiderio di urlare. Di schiudere le labbra e dar forma a quella frustrazione, all’opprimente sensazione di impotenza che pervadeva ogni molecola del suo corpo. Voleva liberarsene, lasciarvisi consumare e, al contempo, rovesciarla su Douglas, infettarlo, stringerlo tra le sue spire fino a strappargli il respiro. Voleva che comprendesse – che la distanza tra loro, ricolma belle parole ed artefatta empatia, implodesse su sé stessa. « Quindi vorrei poterti aiutare in qualche altro modo, davvero. Hai pensato di portarla fuori dal paese? Il padre non è a conoscenza di lei, giusto? » Seppur Douglas stesse tentando di aiutarla, Freya dovette trattenersi dal roteare gli occhi al cielo. Le stava suggerendo opzioni a cui aveva già pensato e che, inevitabilmente, era stata costretta a scartare. « Per mandarla dove, di preciso? » Gli domandò, serafica. « Quale luogo pensi che potrebbe essere davvero sicuro? » Se hai qualche suggerimento, ti prego di farti avanti. Aveva iniziato a parlare più velocemente senza nemmeno rendersene conto, il respiro che si era fatto rapido, il tono di voce più alto e vagamente tremante. i movimenti rapidi ed ossessivi. Aveva iniziato a tormentarsi le dita, le unghie che affondavano nella pelle pallida lasciandovi solchi a forma di mezzaluna. « E, ammesso e non concesso che ve ne sia uno, chi dovrebbe prendersene cura? Nel giro di poche ore io sarò ufficialmente rinchiusa ad Iron Garden e tramite mia sorella sarebbe fin troppo semplice ricondurla a me. » Scosse il capo con veemenza. Ognuna di quelle opzioni era impraticabile. « E suo padre, non so nemmen- » S’interruppe all’improvviso, sollevando di scatto lo sguardo su Nate, come se avesse detto qualcosa di troppo. Lo fissò per qualche istante senza realmente vederlo, concentrata su altro, su un dettaglio che, fino a quel momento, aveva ottusamente ignorato – il motivo stesso per cui si era rivolta a Nathaniel Douglas e non a qualcun altro. Che razza di stupida. La soluzione – l’appiglio – era stato davanti ai suoi occhi per tutto il tempo e, pervasa dalla paura, se ne era quasi dimenticata: se per Douglas Mila non era altro che la figlia di una conoscenza, avrebbe dovuto cambiare le carte in tavola e far sì che si sentisse personalmente coinvolto. Deglutì e prese un respiro profondo, raddrizzandosi. Infine, puntò gli occhi in quelli di Nate. « Avrei preferito non soffermarmi su questo argomento, ma immagino fosse inevitabile. » Accennò ad un sorriso, sincero per quanto infelice. E ho la sensazione che non sarò l’unica. L’idea di mentire non le piaceva, ma la verità poteva essere sfumata, adattata alle esigenze del momento e, date le circostanze, si trattava di un peccato minore; immorale forse, ma non intenzionalmente crudele. « E, in un certo senso, immagino di doverti almeno una spiegazione. » Sospirò, appoggiandosi allo schienale del divano. « Sono stata negli Stati Uniti con Thomas più o meno due mesi. Sono arrivata a fine novembre, ho deciso di andarmene attorno alla metà di gennaio, se ricordo bene. » Sollevò lo sguardo sul Serpeverde per studiarne la reazione. Una parte di lei sospettava che avesse già intuito ciò che stava per dire. « Ho scoperto di essere incinta a inizio febbraio. » All’inizio non vi aveva fatto caso; semplicemente, aveva dato per scontato che il ciclo fosse sballato a causa delle condizioni in cui avevano vissuto, dell’alimentazione poco salutare e dello stress. « A quanto pare, non c’è molto da fare in inverno in Pennsylvania e le brutte abitudini sono dure a morire. » L’ombra di un sorrisetto ironico le passò sulle labbra. Era certa che Nate fosse in grado di comprendere a cosa si riferiva. Sebbene all’epoca di Hogwarts le fosse piaciuto pensare di essere stati discreti nel gestire la loro infatuazione, sia Freya che Thomas avevano mancato di accortezza e l’unico motivo per cui Zip non ne era venuto a conoscenza era stata solo semplice, spicciola fortuna. Così come Sol e Lily erano state testimoni di qualche suo commento indiscreto, immaginava che lo stesso valesse per Douglas – anche solo in nome dell’immaturità e del cameratismo maschile. Si prese qualche istante, alla ricerca delle parole con cui continuare; aveva scelto consapevolmente di giocare quella carta ma, a prescindere dalla situazione, parlarne non era semplice. Il legame tra lei e Thomas era sempre stato incerto, eppure il parlarne apertamente riusciva ancora a farla sentire vulnerabile, a tratti persino inadeguata. « Ho deciso di non dirglielo perché la scelta di tenerla è stata mia. Non era giusto obbligarlo ad assumersene le responsabilità quando non ha avuto alcuna voce in capitolo. » Non era una bugia, eppure non era nemmeno tutta la verità. Ma, volente o nolente, Nate avrebbe dovuto farsela bastare. « Soprattutto dato che non c’è mai stato niente di serio. » Si strinse leggermente nelle spalle, avvertendo lo sguardo di Douglas su di sè. « È per questo che ho scelto un ospedale babbano ed ho cancellato i registri. » Strinse appena le labbra, sollevando le mani e lasciandole poi ricadere in grembo, come a dire che non aveva nient’altro da nascondere – non più. « Ed è per questo che sono qui. Anche se potrebbe aiutarmi, in questo momento non posso trascinare Thomas in tutto questo. Non ora che è appena uscito da Azkaban. » A malapena riesce a prendersi cura di sè stesso. Lo fissò intensamente, certa che, suo malgrado, l’altro non potesse che concordare. Dopo gli anni trascorsi nel carcere di massima sicurezza, non vi era da stupirsi che il giovane Montgomery stesse riscontrando delle difficoltà a ridattarsi alla vita che, un tempo, aveva rappresentato la normalità. Rivelargli l’esistenza di Mila sarebbe stato unicamente un ulteriore sconvolgimento emotivo in un momento di per sé già delicato. « Sei la mia unica opzione. » Replicò, improvvisamente pacata. Non vi era mai stato un legame stretto tra lei e Nate, ma aveva intuito la profondità dell'amicizia che univa i due Serpeverde. Ai suoi occhi, l'affetto di Nate per Thomas era talmente profondo da rappresentare quasi un impegno morale – e lo stesso Thomas glielo aveva assicurato, non solo nelle loro vecchie conversazioni, ma anche ad Azkaban. Ora è tutto nelle tue mani, Douglas.


    Edited by vanitatem - 24/1/2024, 00:05
     
    .
  4.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Ministero della Magia
    Posts
    482
    Reputation
    +776

    Status
    Waiting!
    « L’Ufficio Regolazione Creature! Stiamo parlando di una bambina, non di un fottuto ippogrifo. » « Una bambina che è in parte una creatura » replicò calmo, senza lasciarsi trascinare dall'emotività di lei. « E secondo legge andrebbe registrata. Le cose stanno così. » Non sto dicendo che è logico, o corretto, ma le cose stanno semplicemente così. Non era una constatazione fine a se stessa, per lui: era un modo per ricordarle che, al di là delle belle parole e della vicinanza che lei ricercava, la sua era in ogni caso una richiesta di delinquere, tra l'altro sotto gli occhi di un governo che si era dimostrato assai incline alla repressione.
    « Per mandarla dove, di preciso? Quale luogo pensi che potrebbe essere davvero sicuro? » Sospirò, prendendo un veloce sorso dalla tazzina di tè. « Ho sentito che diversi ribelli stanno scappando nei paesi baltici... » ipotizzò, ma sapeva già che la risposta pronta di Freya avrebbe vanificato ogni sua ipotesi ragionevole. « E, ammesso e non concesso che ve ne sia uno, chi dovrebbe prendersene cura? Nel giro di poche ore io sarò ufficialmente rinchiusa ad Iron Garden e tramite mia sorella sarebbe fin troppo semplice ricondurla a me. E suo padre, non so nemmen- » Assottigliò lo sguardo, Nate, parte del volto celata dalla tazzina, gli occhi chiari attenti a cogliere ogni cambio d'espressione di chi aveva di fronte. La brusca interruzione e l'espressione interdetta di lei furono sufficienti a rendergli più chiaro il quadro delle cose: mater certa, pater numquam. Ed era proprio su quell'elemento che Freya subdolamente avrebbe giocato, ben conscia che soltanto qualcosa come un ricatto emotivo avrebbe potuto smuovere l'animo fin troppo razionale e avverso al rischio del giovane Douglas. Fu con quella consapevolezza, e con la sensazione di essere appena stato incastrato da un'amica fidata di Hogwarts, che Nate ascoltò le parole a seguire, che iniziavano a suonare come una condanna definitiva per lui. Non poteva avere la certezza definitiva che Thomas fosse il padre della bambina (era evidente come Freya per prima non l'avesse), eppure al contempo non poteva ignorare la notevole probabilità che lo fosse, e rischiare di mettere in difficoltà la potenziale figlia del suo migliore amico. Più che un dilemma morale, Freya gli stava porgendo con nonchalance un paio di manette, con tanto di serena chiosa « Sei la mia unica opzione. » No che non lo sono, protestò il ragazzo mentalmente, mentre la mascella s'irrigidiva e si allungava di nuovo sul tavolino, per sfogliare un'ultima volta il fascicolo sulla piccola Mila. Preferisci far finta che sia così per passare a me una matassa che non sai come districare. Con le dita della mano destra si massaggiò le tempie, mentre con un sospiro leggero riempiva il silenzio della stanza. « Cosa vuoi che ti dica, Freya? » disse a voce bassa, con la voce di un condannato a morte che sta stoicamente osservando il pitone che gli ha appena teso una trappola stringersi sempre di più intorno al proprio corpo, fino a spezzargli le ossa e soffocarlo. Allo stesso modo Freya si era presentata in casa sua con quel suo fare amichevole, solo per servirgli su un piatto d'argento una condanna ad Azkaban che, in coscienza, lui non avrebbe potuto rifiutare. Bell'amica.
    Nel silenzio, portò le dita giunte a sfiorargli le labbra, con fare pensieroso. Era evidente ormai come, apprese quelle informazioni - vere o fittizie che fossero - non avrebbe potuto tirarsi fuori da quella situazione, almeno non immediatamente; ciò che poteva fare, tutt'al più, sarebbe stato minimizzare il danno eventuale per se stesso e per Thomas, e il rischio di diventare target delle autorità magiche vigenti. « Non sarò il tuo custode segreto » disse, dopo svariati minuti di silenzio, in cui si era sforzato di elaborare una strategia che potesse funzionare. La richiesta di Freya, così com'era formulata, era evidentemente troppo rischiosa. Diventare il custode segreto di qualcuno che si apprestava a delinquere significava esporsi a potenziali ritorsioni non di poco conto, e ciò che le autorità magiche, insieme a questo fantomatico Messia, sarebbero state capaci di fare ai dissidenti non era ancora del tutto chiaro. « Questo puoi lasciarlo a me. Posso prometterti che lo terrò al sicuro. » Chiuse il fascicolo e lo attirò a sé. Lo avrebbe custodito nella propria cassaforte e mai mostrato ad anima viva, ma Freya avrebbe dovuto semplicemente fidarsi della sua parola su questo. « Per la bambina penserò ad una sistemazione. Ovviamente non può stare qui, non sarebbe al sicuro, penso che questo tu l'abbia già capito. » Ancora una volta, non era disposto a rischiare fino a quel punto, e d'altronde non avrebbe considerato saggia una mossa del genere: avrebbe trovato qualcuno a cui affidarla, magari una famiglia babbana a cui modificare i ricordi ad hoc. « Nei prossimi giorni ti farò avere l'indirizzo in cui portarla. Puoi delegare tua sorella per lo spostamento. » Annuì, mentre parlava, convincendosi che quella sarebbe stata la mossa più razionale. Né lui né Freya sarebbero entrati in contatto con la bambina, e questo avrebbe garantito ad entrambi un maggiore spazio di manovra. « Farò in modo che chi la accoglierà con sé non conosca la sua storia né la tua. Questo è il massimo che posso offrirti. » Si strinse nelle spalle, tamburellando con le dita sul tavolino di fronte a sé. « Una cosa però lasciamela dire, Freya. » Scostò il busto dal tavolo, tornando a rilassare la schiena sulla spalliera del divanetto. « Io mi sono trovato in difficoltà diverse volte nella mia vita. È sempre stata mia abitudine risolvere i problemi con le mie forze, senza mai mettere in mezzo o compromettere altri. » La guardò a lungo, l'espressione eloquente negli occhi verdi. « Vorrei che quanto meno, per il futuro ti fosse ben chiaro il costo del favore che tu mi hai chiesto oggi. »
     
    .
3 replies since 26/11/2023, 23:05   89 views
  Share  
.