God`s gonna cut you down

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    Quel giorno Jeremiah era più agitato del solito. Lui e la moglie, Sandra, gestivano quel canile nella campagna inglese da qualche anno ed erano a dirla tutta una coppia di bislacchi babbani che nel corso delle settimane passate in loro compagnia, Tris aveva etichettato come a dir poco sospetti. Parlavano poco con lei, e se non fosse per la loro evidente necessità di un custode, viste le lunghe assenze, probabilmente non avrebbero accettato la presenza della Morgenstern. Un posto sottratto dalla civiltà, in cui, i due sembravano condurre affari ben più loschi del semplice accudire le bestie abbandonate sulle strade delle città limitrofe. Avrebbe dovuto immaginare che qualcosa non andasse quando Jeremiah aveva cominciato a urlare contro la moglie già dalla sera prima. Avevano litigato, e Beatrice aveva guardato quella lite dal proprio capanno accarezzando il manto di Bruce, il bovero del bernese che aveva cominciato a portarsi a caccia semplicemente perché non smetteva di seguirla ovunque. « Cosa significa che li hai persi. Ci ammazzano! Te lo dico ci ammazzano!! Dovevi andare all'appuntamento, non a ubriacarti. MAIALE! » « Sta tranquilla. Nessuno lo saprà. » Sandra aveva cominciato a piangere, colpendo con una certa violenza la figura smunta del marito, mentre quest'ultimo, troppo ubriaco anche solo per accorgersi della violenza subita, se ne stava lì barcollante come un'idiota. « Sei sempre stato un cazzo di irresponsabile. Mi avevi promesso - avevi promesso che avresti messo di giocare! » Ciò di cui i due stavano parlando era la perdita di un'ingente somma di denaro. Qualcosa di talmente catastrofico che Tris non riusciva nemmeno a immaginare. Che fossero sospetti, lo avevano capito, ma che avessero addirittura legami con un giro di droga andava al di là della sua fantasia. Jeremiah e Sandra erano due sempliciotti, troppo stupidi affinché fossero poco più di due tirapiedi. A ripensarci però, ora, il canile è perfetto. Questo posto è praticamente inesistente. Un palcoscenico ideale per scambi di ogni genere. I cani, che erano pochi e malnutriti, per lo più dimenticati dai propri padroni e tutto fuorché accuditi, erano solo una copertura per altro. Una scusa per fare da raccordo tra gli spaccini di quartiere che effettivamente si presentavano abbastanza spesso da quelle parti, e qualcuno ai piani alti. Tris li aveva visti spesso. Si presentavano dando ogni scusa possibile; che poi a dirla tutta, non c'è nemmeno bisogno di una scusa per presentarsi qui. Siamo in mezzo al nullo. La caserma più vicina è a quindici chilometri, così come il primo centro abitato. Non mi è nemmeno chiaro che questo posto esiste per la protezione animali. Se ne sapessero qualcosa probabilmente lo chiuderebbero tempo cinque secondi. E quella, era la stessa ragione per cui Tris aveva scelto proprio quel posto.
    La mattina dopo, la giovane Morgenstern si era svegliata presto come suo solito, facendo un giro delle gabbie. A dicembre inoltrato faceva freddo; provava una forte empatia nei confronti di quelle bestie accovacciate nelle proprie casette di legno senza nulla che potesse riscaldarle. Così, aveva passato più tempo del previsto tra loro, trovando il tempo di trasfigurare un po' di materiali di scarto in coperte di lana all'interno delle quali potessero riscaldarsi quanto meno nelle ore più fredde. Poi lo sparo e l'improvvisa rivolta dei cani che presero ad abbaiare violentemente. « FERMI! FERMI! FERMI CAZZO! » E appresso le urla di Sandra provenienti dal cortile principale del canile, dove Beatrice si precipitò pochi istanti dopo, assicurandosi che le lame celate fossero scattanti e il pugnale che portava nella fondina fosse pronto all'uso qualora fosse necessario. « Eccola! La puttana scozzese! È stata lei! »
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    « DIGLI LA VERITÀ JOY! DOVE HAI NASCOSTO I SOLDI?? » Jeremiah era a terra, si sorreggeva la gamba a cui gli avevano sparato con entrambe le mani. Sandra dal canto suo si gettò ai piedi di uno dei visitatori, scoppiando in lacrime. Dire che la mora fosse sorpresa era poco. Lo stesso stupore era evidente negli occhi di quasi tutti i presenti. Ma che diavolo? Di tutte le situazioni in cui immaginava di trovarsi, quella era decisamente una delle più disparate. « Per favore! Per favore. È stata lei. Stavamo venendo all'appuntamento ma i soldi sono spariti! » Colta evidentemente da un forte senso di panico, Sandra arrivò a baciare le scarpe di Raiden Yagami, mentre gli occhi di Tris guardavano fisso negli occhi scuri di lui saettando ogni tanto verso Jeff e Hiroshi. Solo uno di loro le era completamente sconosciuto, come conosciuti le erano i guai in cui quei tre si erano cacciati. « Una settimana. Dateci una settimana. Ve li daremo con gli interessi. C'è il Capo? Fammici parlare, ti prego. POTETE PRENDERVELA! PRENDETEVI LEI! Neanche ci serve. Ci farete bei soldi. » Una vera e propria bolgia tra l'abbaiare dei cani, l'evidente sconcerto di quasi tutti i presenti e i lamenti di Jeremiah che giaceva in una pozza di sangue. « Adesso basta! » Fu il giovanotto pelle e ossa, l'unico che non conosceva, in quell'allegra compagnia, a spostarsi nella sua direzione. Impugnò la propria pistola puntandola alla testa di Tris premendogliela con una certa violenza contro la tempia. Tris dal canto suo non batté ciglio. Semmai lo osservò con uno sguardo glaciale. « Dicci il vero, dolcezza. Se parli.. » Prima che il ragazzo potesse concludere la propria frase, Beatrice premette la propria tempia contro la pistola. Aveva subito sufficiente violenza da esserne quasi immune, ma al contempo talmente sensibile da non riuscire a tollerare alcun colpo di male. « Non mi toccare. » Pausa, sbattendo la tempia contro la canna della pistola ancora una volta. « Ho detto non mi toccare. » Avrebbe potuto disarcionarlo all'istante, ma a dirla tutta non le era certo in quale tipo di posizione si trovassero gli altri tre. « Possiamo parlarne dentro, da persone civili? » Oppure devo proprio fargli del male? Nel dire quelle parole guardò i tre uno ad uno per poi focalizzarsi su Raiden. Il tipo che gli puntava la pistola contro poteva aver raggiunto la maggior età da qualche mese. La sua impulsività era decisamente dovuta alla sua mancanza di considerazione nei confronti della situazione in cui si trovava. « Non li ho presi io i vostri soldi. Però so che fine hanno fatto. » « BUGIARDA! BUGIARDA!! Sei stata tu! » E considerato il bacano che quella situazione stava creando avrebbe quasi voluto essere lei la ragione di tutto. Almeno avrebbe avuto una ragione di trovarsi tra i suoi ex compagni d'armi che si erano uniti una potenziale banda e i due tirapiedi Jeremiah e Sandra.


     
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    Aveva deciso di impegnarsi di più. Non sapeva se fosse una questione di sopravvivenza o un bisogno di migliorare la propria condizione in virtù di ciò che Mia gli aveva confessato; forse entrambe le cose erano intrinsecamente legate e costituivano a pari merito il motivo di quella scelta. Ma d'altronde che altro poteva mai fare? Le strade erano due: continuare sul filo del rasoio nella speranza che un intervento esterno ribaltasse prima o poi la situazione in cui si trovava, oppure rimboccarsi le maniche e far sì che quel presente così buio gli restituisse almeno qualcosa in cambio. Senza contare che i patti con Mia erano stati chiari: se lei avesse seguito le sue istruzioni, lui avrebbe considerato la possibilità di tornare a vivere insieme. In cuor suo non sapeva cosa sperare. Voleva che lei la smettesse di andare al Pulse, e voleva anche che restasse lontana dai guai in un ambiente relativamente protetto come quello di Iron Garden; tuttavia, se lei lo avesse davvero fatto, Raiden sarebbe stato costretto a dar seguito alla propria promessa - cosa di cui non era del tutto convinto. Che vita poteva dar loro in quelle condizioni? Come poteva trascinare sua moglie, ma soprattutto Haru, in un'esistenza connotata dal doversi sempre guardare le spalle ed essere costantemente pronti a fuggire o lottare? Prendere tempo era la cosa più facile, ma a quel punto non poteva nemmeno permettersi di farlo rimanendo con le mani in mano. Doveva necessariamente prepararsi ad ogni eventualità, anche una possibile presa di posizione di Mia presentata solo a conti fatti - cosa che non poteva essere esclusa, conoscendo il suo temperamento. L'unico modo per far fronte a tutto ciò, e possibilmente evitare che la situazione con il capo peggiorasse, era tentare con tutte le proprie forze di salire nella gerarchia dell'organizzazione. Facile a dirsi. Di certo non poteva presentarsi alla porta di quell'uomo - per giunta dopo ciò che era successo con Honey - e chiedergli una promozione come se fosse un qualunque altro posto di lavoro. Doveva lavorare, e doveva farlo più duramente del solito. Così aveva iniziato a prendere più turni, a cercare di vendere di più, a prevedere compiti che potevano venirgli chiesti e presentarli già fatti. Non sapeva quanto tempo ci sarebbe voluto prima che quel suo cambio di atteggiamento attirasse l'attenzione del capo, ma i suoi diretti superiori sembrarono farci caso piuttosto alla svelta. Il primo segnale di fiducia gli era stato dato dal nulla, quando il manager gli aveva comunicato la necessità di andare a riscuotere dei soldi che non erano stati presentati loro nei termini stabiliti. Aveva annuito. Piuttosto normale. Di solito per queste cose venivano mandate tre o quattro persone - di più solo se estremamente necessario -: qualche tirapiedi e uno dei manager. Quella volta però era andata diversamente. « Non ho tempo di occuparmene. Pensaci tu e porta chi ti pare, basta che ci sia anche quello nuovo: deve imparare il mestiere. » Kenji aveva proferito quelle parole con estrema noncuranza, come se stesse sbolognando qualcosa di estremamente triviale; e un po' era vero, ma era anche vero che nessuno lì dentro delegava responsabilità con molta scioltezza. Evidentemente doveva essersi guadagnato almeno un granello di fiducia se non solo lo avevano tolto dalla supervisione costante, ma gli avevano addirittura affidato quella di qualcun altro. « Va bene. Ci penso subito. » A radunare la squadra non ci aveva messo molto, anche perché la sua scelta ricadeva su persone piuttosto ovvie - le uniche di cui si fidava lì dentro.
    [..] Il rumore di uno sparo squarciò la relativa pace della campagna. Con quel tipo di persone non si poteva andare per il sottile: capivano solo il linguaggio della violenza e della paura. Non abbassò la pistola quando al colpo seguirono le urla dell'uomo, né tanto meno distolse lo sguardo. « FERMI! FERMI! FERMI CAZZO! » « Puoi porre fine a questa storia molto velocemente. Tira fuori i soldi e ce ne andiamo. » proferì con tono piatto, mantenendo tuttavia gli occhi fermi sulla figura dell'uomo accasciato a terra che si teneva la gamba ferita. Odiava quella gente tanto quanto odiava le persone con cui lavorava. Dei vermi. Rubavano, mentivano, non rispondevano ad alcun codice morale o d'onore. E che Jeremiah stesse mentendo, era chiaro come la luce del sole. Riusciva a sentire la puzza delle sue menzogne con la stessa chiarezza con cui sentiva il suo fetore di alcol e sporco. « Eccola! La puttana scozzese! È stata lei! » Lo sguardo del giapponese deviò solo per seguire il dito puntato verso la nuova arrivata. Beatrice. Decisamente l'ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere quel giorno. Per un istante il suo sguardo mutò, preso in contropiede da quella sorpresa. Che cazzo ci fai tu qui? Probabilmente qualcosa di non molto diverso dalle ragioni che avevano spinto anche lui in quella situazione. Non disse nulla, ricomponendosi presto solo per volgere lo sguardo disgustato alla donna che si era gettata ai suoi piedi. « Per favore! Per favore. È stata lei. Stavamo venendo all'appuntamento ma i soldi sono spariti! » Certo, molto credibile. Scalciò via la presa dalla gamba con un certo fervore. « Può averveli rubati anche Babbo Natale per quel che mi interessa. La responsabilità è comunque vostra e i dettagli della vostra stupidità non cambiano la situazione. » « Una settimana. Dateci una settimana. Ve li daremo con gli interessi. C'è il Capo? Fammici parlare, ti prego. POTETE PRENDERVELA! PRENDETEVI LEI! Neanche ci serve. Ci farete bei soldi. » Aprì bocca, facendo per ribattere. Il protocollo parlava chiaro: nessuno sconto, nessuna posticipazione, non si poteva tornare a mani vuote, i soldi andavano cercati fino a trovarli e se non c'erano bisognava assicurarsi di andarsene con qualcosa di pari valore e la punizione impartita. Tuttavia non riuscì nemmeno ad iniziare la frase che la nuova leva decise di dar sfoggio di chissà cosa. « Adesso basta! » Lo fulminò con lo sguardo. Alle nuove generazioni non insegnano a stare al proprio posto? Decisamente no, visto la spavalderia con cui si avvicinò a Tris, puntandole la pistola alla tempia. « Dicci il vero, dolcezza. Se parli.. » « Torna al tuo posto. » disse piatto, sperando che bastasse. « Non mi toccare. » Il ragazzino non si muoveva, Tris premeva la testa contro la pistola, e i troppi testimoni presenti gli impedivano di fare qualunque cosa di troppo avventato per ristabilire l'ordine. « Possiamo parlarne dentro, da persone civili? » Si scambiò uno sguardo con Tris. Un cenno di assenso appena percettibile, ma che sapeva lei avrebbe colto. « Non li ho presi io i vostri soldi. Però so che fine hanno
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    fatto. »
    « BUGIARDA! BUGIARDA!! Sei stata tu! » « DICCI DOVE SI TROVANO, ZOCCOLA! » Ok basta. Senza troppi preamboli colmò la breve distanza che lo separava dal ragazzo, assestandogli con precisione chirurgica un colpo alla carotide col calcio della pistola. Cadde subito come un sacco di patate. Buona notte. « Ragazzini. » commentò, più tra sé e sé che altro, prima di voltarsi verso gli altri due. « Tu tieni d'occhio lui. » ordinò a Jeff, passando poi a Hiroshi. « Tu invece falli parlare. » Gli rivolse uno sguardo eloquente. Avevano ricevuto lo stesso addestramento, quindi sapeva che fosse all'altezza del compito nella maniera in cui si aspettava. « Io vedo di cavarle fuori qualcosa. » Indicò Tris con un cenno del capo, abbassandosi poi per far presa sul collo del suo maglione e strattonarla su. « Dentro. Cammina. » Le rivolse una veloce occhiata di scuse quando il loro sguardo si incontrò in un rapido istante, spingendola poi verso l'ingresso della casa. Non appena la porta fu chiusa alle loro spalle, Raiden abbassò immediatamente la pistola, riponendola nella fondina con un sospiro. « Mi dispiace di essere stato brusco. » Non sentì nemmeno il bisogno di spiegarsi, consapevole del fatto che Tris avesse tutti gli strumenti per capire le ragioni di quell'atteggiamento di fronte ai testimoni estranei. « Non ti chiedo nemmeno cosa ci fai qui perché immagino di saperlo già. » Così come tu puoi immaginare anche i motivi che riguardano me. Era triste, avere quella consapevolezza: sapere che nessuno di loro potesse permettersi una vita dignitosa alla luce del sole, e che a differenziarli fossero solo dettagli per lo più insignificanti. « Come stai Tris? Hai bisogno di una mano? » Fece una pausa. « Non so se dicevi sul serio quando hai detto che sai dove si trovano questi soldi, ma a prescindere.. io non posso garantirti che questo posto rimarrà sicuro a lungo - che questa gente ci sarà ancora. Hai un'alternativa? »

     
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    Non era quella la maniera in cui immaginava la sua mattinata, ma d'altronde, non era nemmeno quello il tipo di vita che immaginava avrebbe mai vissuto. Poco più che un'ombra, tra posti lerci e lontani dalla civiltà, sempre intenta a guardarsi le spalle, come se da un momento all'altro potessero arrivare a prenderla. Vedere qualche volto amico, apparve quasi rincuorante. Nonostante dovessero mantenere le apparenze specialmente per Jeremiah e Sandra, era comunque contenta di poter concedersi anche solo per un istante il lusso di trovarsi tra volti amici. Lo erano ancora? A giudicare dall'occhiata che Raiden le rivolse, forse si. Non li avrebbe in ogni caso biasimati se così non fosse. Avrebbe trovato un modo per guadagnarsi un piccolo vantaggio rispetto a loro, per poi sparire di nuovo. A giudicare dalla presenza di Raiden, che di certo era ben più altro nelle priorità del Ministero della Magia. poteva ipotizzare che non fosse così. Che in verità quei ragazzi avevano scelto di restargli accanto e che quindi erano di fiducia tanto quanto lo era il giovane Yagami. Così, eseguì quanto le venne chiesto, finché non si trovarono nell'interno del suo piccolo capanno. Bruce abbaiava senza sosta al loro seguito, tant'è che Beatrice dovette afferrarlo per il collare e tirarlo verso di sé. « A cuccia, Bruce! E' dei nostri. » Diede una veloce carezza sulla testa del cane prima di vederlo sedersi a terra tra lei e il nuovo arrivato. « Mi dispiace di essere stato brusco. » Sei tu a chiedere scusa a me? Dopo tutto ciò che è successo? Tris non aveva fatto pace con quanto era accaduto, né riusciva a smettere di pensare che in realtà la colpa fosse sua. Aveva accettato la sua condizione con sorprendente facilità, ma non riusciva a mantenere la stessa linea di pensiero su tutti gli altri. « Nessun risentimento. » Semmai solo una profonda tristezza. Raiden era sempre stato uno dei migliori che avesse conosciuto. Diligente, fedele ed estremamente preparato. Veder finire proprio quelli come lui in quelle condizioni era una delle parti peggiori. Aveva promesso loro una vita stabile, tranquilla. E ora sei costretto a sparare a delinquenti di quartiere per raccogliere soldi sporchi. Perché di questo si trattava. Era evidente. « Non ti chiedo nemmeno cosa ci fai qui perché immagino di saperlo già. » La mora annuì, prima sedersi al tavolo al centro dell'unico ambiente in cui viveva, invitando Raiden a fare altrettanto. Roteò la bacchetta per richiamare a sé la teiera ancora calda, versando in due tazze un po' del liquido ambrato. Poi, con la stessa naturalezza lo rimise sul fuoco, immaginando che anche agli altri avrebbe fatto bene almeno una bevanda calda. Poteva offrire loro poco altro. « Come stai Tris? Hai bisogno di una mano? Non so se dicevi sul serio quando hai detto che sai dove si trovano questi soldi, ma a prescindere.. io non posso garantirti che questo posto rimarrà sicuro a lungo - che questa gente ci sarà ancora. Hai un'alternativa? » A quel punto sospirò avvicinando la propria tazza fumante a sé. « Ieri sera hanno litigato furiosamente quando lui si è presentato qui a mani vuote. Immagino che dovesse prelevare i vostri soldi e portarveli? » Faceva strano parlare di queste cose. « Jeremiah ha il vizio del gioco. C'è solo un posto dove potrebbe aver sperperato tutto - di qualunque somma si tratti. Lungo la statale c'è una sala giochi accanto a una vecchia stazione di servizio. » Si strinse nelle spalle osservando Raiden con un'espressione indifferente. « Non credo siano recuperabili. » A meno che non vogliate prendervela con le slot machine o con i tanti ubriaconi e camionisti con cui potrebbe aver giocato. « Quanto a me, non avevo intenzione di fermarmi. » Quel posto era troppo lontano dalla sua meta. « Beh sì - forse fino alla fine dell'inverno? Ma non era il mio obiettivo. » Si portò la tazza alle labbra per poi inclinare la testa di lato facendo fatica a parlare di quelle cose con naturalezza. Era umiliante e scomodo parlare di sé con la consapevolezza di non avere alcuna rete di salvataggio.
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    « Sto cercando di avvicinarmi a Londra, nel caso in cui qualcuno dovesse farsi sentire. Per qualche settimana sono stata in Armenia. Però - non è che ci riesco più di tanto. » Non riesco a stare lontana. Lì c'è la mia famiglia. E loro lo sanno che sono la mia famiglia. E poi comunque ci eravamo detti che ci saremmo cercati. Che avremmo trovato il modo di ritrovarci. Non posso essere l'ultima a rimettere piede in città. Anzi, dovrei essere la prima. Cazzo, dovrei fare molo di più. Nel volgere lo sguardo fuori dalla finestra si rese conto che Hiroshi stava letteralmente trascinando Sandra per il colletto nel cortile. Un'immagine deplorevole, che tuttavia non le fece alcun effetto. « Fai quello che devi fare. Io.. m'inventerò qualcosa. » Asserì di colpo senza la minima inflessione nel tono della voce. Di quale fine facessero quei miserabili le importava poco e niente. Di certo tornare in strada alla ricerca del prossimo canile o motel dimenticato da dio non le faceva fare i salti di gioia. Capiva, tuttavia, la posizione di quei ragazzi, e il fatto che la coppia si fosse immischiata in affari tutto fuorché puliti significava che sarebbe stato solo questione di tempi prima che qualcun altro bussasse a quei cancelli. La prossima volta non sarebbe stata altrettanto fortunata. « Ti chiederei solo di darmi il tempo di ripulire le mie tracce, e di chiamare la protezione animali per i cani. Vivono in condizioni davvero pietose. » E quelle bestie, non si meritavano il destino a cui Jeremiah e Sandra li avevano sottoposti. Per qualche istante non disse nient'altro, non sentendo il bisogno di riempire quella pausa. Ci pensavano in ogni caso le urla dei due nel cortile del canile. « Dovrei essere io a chiederti se hai bisogno di una mano. » Disse quelle parole con una patina di biasimo e rimprovero verso se stessa. Non riusciva nemmeno a guardarlo in faccia. Dovrei avere un piano. Dovrei avere le forze per combattere. Ma la verità è che non riesco. Forse aveva paura, Beatrice, o forse, nemmeno lei si fidava più di se stessa. « Raiden, so di non avere alcun diritto e se non vuoi non sei obbligato a rispondermi, però, posso chiederti se siete al sicuro? Se questa cosa, quello che fate - vi permette di stare almeno un po' tranquilli? » Si passò le dita tra i capelli per poi distogliere lo sguardo dalla propria tazza di te per riporli in quelli scuri di lui. In cuor suo, quel senso di colpa la dilaniava. « Puoi dirmi dove ti trovi e se sei in contatto con la rete? » Pausa. « Esiste ancora una rete? » Noi, abbiamo ancora qualcosa a cui aggrapparci? « Oppure siamo da soli? »

     
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    « Ieri sera hanno litigato furiosamente quando lui si è presentato qui a mani vuote. Immagino che dovesse prelevare i vostri soldi e portarveli? » Annuì, immaginando già dalle premesse che quella storia non avesse un lieto fine per i suoi interessi. « Jeremiah ha il vizio del gioco. C'è solo un posto dove potrebbe aver sperperato tutto - di qualunque somma si tratti. Lungo la statale c'è una sala giochi accanto a una vecchia stazione di servizio. Non credo siano recuperabili. » Ecco, appunto. Un sospiro amareggiato sfuggì dalle labbra del giapponese. Con quel tipo di persone c'era ben poco da fare, e la catena della colpevolezza era particolarmente oliata in organizzazioni come quella di cui Raiden faceva parte: gente come lui aveva tutto l'interesse di trovare una soluzione - qualunque essa fosse - il prima possibile, così da scampare le conseguenze delle azioni altrui. Si passò una mano sul viso, annuendo appena. « Adesso vedo di inventarmi qualcosa. » Perché qualcosa se lo doveva inventare, se non voleva rischiare che tutti i suoi sforzi venissero vanificati e il cartellino giallo penzolante sulla sua testa come una spada di Damocle diventasse rosso. « Quanto a me, non avevo intenzione di fermarmi. Beh sì - forse fino alla fine dell'inverno? Ma non era il mio obiettivo. Sto cercando di avvicinarmi a Londra, nel caso in cui qualcuno dovesse farsi sentire. Per qualche settimana sono stata in Armenia. Però - non è che ci riesco più di tanto. » Nel caso in cui qualcuno dovesse farsi sentire. Forse anche Raiden stava sperando nella stessa cosa. Non era passato molto tempo dall'attacco, ma in cuor suo si era aspettato che nel giro di un paio di settimane qualcuno si sarebbe fatto vivo. Forse era sciocco pretenderlo. Forse tutti gli altri erano nella sua stessa situazione: in condizioni disperate, in attesa che qualcuno se ne uscisse dal nulla con una soluzione o anche solo un piccolo passo in avanti. La stessa Tris, Raiden se la immaginava in un qualche luogo segreto, circondata da lycan ed ex ribelli, intenta a studiare la prossima mossa. Ma immagino ci abbiano messo tutti con le spalle al muro. Dal primo all'ultimo. Il semplice fatto di vederla lì, di sentirle pronunciare quelle parole, era un segnale piuttosto chiaro: non esisteva nulla, là fuori, nessuna scialuppa di salvataggio. Siamo abbandonati a noi stessi. « Fai quello che devi fare. Io.. m'inventerò qualcosa. » « Tris, se i soldi non ci sono c'è davvero poco che io possa fare. Qualcosa devo pur riportare indietro, ma non mi sembrano i tipi che nascondono uova fabergé sotto le assi del pavimento. » No, decisamente no. Dubitava avessero qualche ricchezza nascosta, o quanto meno non dell'entità utile a riparare il danno nelle loro casse. « Ti chiederei solo di darmi il tempo di ripulire le mie tracce, e di chiamare la protezione animali per i cani. Vivono in condizioni davvero pietose. » Annuì, lanciando uno sguardo silenzioso fuori dalla finestra per controllare la situazione. Hiroshi e Jeff sembravano cavarsela. « Dovrei essere io a chiederti se hai bisogno di una mano. Raiden, so di non avere alcun diritto e se non vuoi non sei obbligato a rispondermi, però, posso chiederti se siete al sicuro? Se questa cosa, quello che fate - vi permette di stare almeno un po' tranquilli? » Con un sospiro, il giovane Yagami scansò una sedia dal tavolo, prendendovi posto. Non sapeva se avesse davvero tempo per mettersi comodo, ma non se la sentiva nemmeno di affrontare quella conversazione impalato. Perché sapeva dove sarebbe andata a parare. « Puoi dirmi dove ti trovi e se sei in contatto con la rete? Esiste ancora una rete? Oppure siamo da soli? » Per un istante rimase in silenzio, lo sguardo puntato sull'indice che giocherellava con un piccolo buco nell'incerata. Poi sollevò lo sguardo in quello di Tris, rivolgendole un mezzo sorriso, una linea amara. « Se siamo seduti qui a
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    parlare, penso tu possa risponderti da sola. »
    Raiden non voleva darsi troppa importanza, pensando che qualunque mossa di un'ipotetica rete lo avrebbe automaticamente incluso, ma non era uno sciocco: sapeva di aver dimostrato il proprio valore, e sapeva ancor meglio che Tris, in dinamiche del genere, non sarebbe stata certamente bypassata. « Trovarti qui.. non so se mi consola o mi rende più disperato. Perché vuol dire che non sono stato tagliato fuori. Ma significa anche che là fuori non c'è nulla. » Fece una pausa. « Non che io sappia almeno. » Prese un respiro, cercando di scansare quell'amarezza quanto poteva. « Per quanto riguarda il posto in cui ci troviamo.. è a Londra, zona industriale. Noi stiamo in un locale, ma è solo un punto nella costellazione di attività che questa gente gestisce. » Fece un'altra pausa, scoccandole un'occhiata. « Yakuza. » Aggiunse, esplicativo. Non aveva alcun senso nasconderle la natura di ciò che faceva, e di certo Tris doveva già aver capito da sé di cosa si trattasse: le stava solo dando un nome specifico. « Ci tiene lontani dai radar, ci dà un tetto, un lavoro e.. » Rise, trovando già ironico ciò che stava per dire. « ..una normalità. Per quanto normale possa essere fare questa roba. » Dopo tutto ciò che abbiamo passato. Dopo le persone che dicevamo di essere. Prese un lungo sospiro, appoggiando la schiena contro la sedia mentre tamburellava le dita sul tavolo. Un attimo per riflettere. « Senti, odio ritornare sullo stesso punto, ma a me serve davvero qualcosa da portare alla base. Se non sono soldi, deve essere altro di equivalente. E tu non hai un posto dove andare, se ho capito bene. » Le rivolse un'occhiata eloquente, più lunga del normale. « Non te lo proporrei se non fossi certo che te la sapresti cavare. Ma sai combattere e hai il sangue freddo. Se ci inventiamo una buona storia, ai loro occhi potresti diventare un investimento non indifferente. » Inclinò il capo di lato, sollevando e abbassando velocemente le sopracciglia. « Certo, per i primi tempi non vedresti una lira e dovresti arrangiarti per vitto e alloggio. Perché beh.. comunque se perdono soldi ci devono rientrare. Ma in assenza di una rete, almeno potremmo guardarci le spalle a vicenda. »

     
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    « Se siamo seduti qui a parlare, penso tu possa risponderti da sola. » Abbassò lo sguardo annuendo. « Perdonami, è una domanda stupida, hai ragione. » Questo, oppure Tris era vissuta son troppo sotto il fascino della narrazione secondo qui se una resistenza esistesse, l'avrebbero tagliata fuori a prescindere, o forse, se l'avessero coinvolta sarebbe accaduto solo a piani conclusi e accordi già presi. In cuor suo ne sarebbe rimasta profondamente ferita, ma non li avrebbe biasimati. Si incolpava della disfatta delle loro vite sufficientemente da riuscire a immaginare che qualunque decisione gli altri avessero preso, sarebbe stato nell'interesse delle loro rispettive situazioni. Non sono stata un buon leader. Io non credo che le persone si fidano ancora di me. E a dirla tutta, seppur non volesse ammetterlo, Tris in primis non si fidava più di se stessa. « Trovarti qui.. non so se mi consola o mi rende più disperato. Perché vuol dire che non sono stato tagliato fuori. Ma significa anche che là fuori non c'è nulla. Non che io sappia almeno. » La mora sospirò, tornando a osservare il giapponese con filo di amarezza. Non era semplice fargli un sunto di ciò accadeva al di fuori di quella loro costante fuga. Il Credo era diviso, le roccaforti nel caos più totale e, senza un'intelligence e un governo centrale, ognuno prendeva le decisioni migliori per la propria gente. Era sempre andata in quella maniera; si trattava di semplice protocollo. In caso di crisi, ogni comunità aveva le proprie modalità per sopravvivere. « È un po' più complicato. In teoria non siamo soli, né completamente scoperti. In pratica però.. » Si strinse nelle spalle. Dobbiamo stringere i denti. « Per quanto riguarda il posto in cui ci troviamo.. è a Londra, zona industriale. Noi stiamo in un locale, ma è solo un punto nella costellazione di attività che questa gente gestisce. Yakuza. » Non batté ciglio di fronte a quell'informazione. Per quanto sicuramente non in linea con i loro principi, quella di Raiden era stata una mossa molto intelligente. In qualunque modo ci fosse arrivato, era stato veloce e pragmatico nel trovare un canale che lo riportasse a Londra. Non si era mai sbagliata sul suo conto. Era brillante nel trovare soluzioni anche a problemi estremamente complicate, e questo rendeva di lui uno stratega fuoriclasse.« Ci tiene lontani dai radar, ci dà un tetto, un lavoro e.. una normalità. Per quanto normale possa essere fare questa roba. » Beatrice annuì. Poteva percepire quanto poco si trovasse a suo agio in quella condizione. Era passato dal guidare una squadra di donne e uomini addestrati a combattere per la sicurezza di uno stato a fare lo strozzino, senza sicurezza alcuna, né una prospettiva che gli permettesse di vivere serenamente. E così non infierì tornando a fissare la propria tazza fumante con un'espressione neutra. Non approfondire la questione era la più grande forma di gentilezza che potesse concedergli, e in verità, sperava lui potesse concederle lo stesso trattamento, specialmente alla luce del fatto che l'aveva trovato a lavorare in un canile, per due spacciatori alquanto mediocri.« Senti, odio ritornare sullo stesso punto, ma a me serve davvero qualcosa da portare alla base. Se non sono soldi, deve essere altro di equivalente. E tu non hai un posto dove andare, se ho capito bene. Non te lo proporrei se non fossi certo che te la sapresti cavare. Ma sai combattere e hai il sangue freddo. Se ci inventiamo una buona storia, ai loro occhi potresti diventare un investimento non indifferente. » Gli occhi coloro nocciola di Beatrice sembrarono rianimarsi di colpo. Il cuore prese a batterle all'impazzata scosso da un'emozione nuova, diversa dalla solita apatia in cui era crollata. Un barlume di speranza. Aveva continuato a girare in tondo rispetto a Londra tenendosene sempre lontana per ovvie ragioni. Ogni qual volta pensasse di potersi avvicinare, ripercorrerà infinite strategie trovando sempre nuovi difetti nei piani che escogitava. « Certo, per i primi tempi non vedresti una lira e dovresti arrangiarti per vitto e alloggio. Perché beh.. comunque se perdono soldi ci devono rientrare. Ma in assenza di una rete, almeno potremmo guardarci le spalle a vicenda. » Londra. L'idea di trovarsi così vicina ad Iron Garden, alla sua famiglia, ai suoi cari, creò in lei un misto di emozioni incontrollabili. Percy e i bambini le mancavano così tanto da non riuscire quasi a respirare. C'erano stati momenti in cui vivere separati era stato più semplice, forse perché erano loro a sceglierlo, e perchè, in fondo avevano un obiettivo. Adesso invece la viveva davvero male ed ogni giorno le appariva insopportabile. « Ci sto. » Una risposta che diede automaticamente non appena Raiden completò la sua frase. Non ci pensò su neanche per un istante; era evidente stesse cercando una via d'uscita da quel costante girare in tondo senza meta alcuna. « In fondo, forse è la cosa migliore per tutti. » Non sarà una cosa congeniale, ma almeno possiamo guardarci le spalle. E Tris poteva tentare di rimediare quanto meno provando ad aiutare loro. « Per sicurezza guardiamo dentro casa loro. Non credo abbiano molto; vivono in condizioni davvero pietose, però Sandra ha l'abitudine di appropriarsi di cose non sue. » Insomma, ruba un po' dove le capita. Aveva tentato di rovistare anche tra le sue cose, ma oltre a rimanere con l'amaro in bocca vista la scarsità di cose che portava con sé, se l'era passata anche piuttosto male quando Tris l'aveva sorpresa con le mani nel sacco. Letteralmente. « Forse è rimasto qualcosa delle sue refurtive. » Pausa. Scoccò la lingua contro il palato e lo osservò con attenzione. Era evidente che volesse dirgli qualcosa in merito a quanto le aveva appena confessato.
    « Raiden, lo so che ti senti abbandonato. È triste rendersi conto che il mito del Credo è caduto proprio quando ne avevamo più bisogno. Ma.. » Deglutì scuotendo la testa. « ..se non hai sentito nulla dai nostri è perché tutto è nel caos più totale. Ho tentato di mettermi in contatto con alcune delle roccaforti più importanti. Hanno i ponti tagliati. Senza i fuochi fatui non possono anticipare nulla. Alcuni insediamenti si stanno spostando; stanno prendendo accordi con la rete dei monasteri e dei templi - ma questo significa che sono ancora più divisi. Altri sono già stati raggiunti dai maghi. Pur di non ripetere la devastazione di Inverness molti si sono arresi. » Abbassò lo sguardo. « E ancora, senza la Città Santa che faceva da raccordo tra tutti noi, senza la città sotterranea - è come se ci avessero lasciati al buio. » Il contatto ci aiuta. Ma non possiamo reggere la presenza di centinaia di persone contemporaneamente nelle nostre teste. « Io però, so che gli Anziani non ci hanno lasciati scoperti. Non possono averlo fatto. Credo che a Londra ci sia più di una cosa di nostro interesse. » Sospirò e tentò di riordinare le idee. « Il decano di Westminster ha sotto la propria custodia una copia delle chiavi di un caveau in cui vengono custoditi i nostri più antichi documenti. Planimetrie delle nostre città, sistemi di sicurezza e chissà cos'altro. » Ce ne sono sette in tutto il mondo. Ma Westminster è la più vicina. « Il problema è quando mio padre ha quasi promesso i lycan all'allora Inquisizione, il decano si è profondamente offeso. Lo aveva avvertito su cosa avrebbe comportato uscire allo scoperto. » E non si può dire che io abbia fatto di meglio. « Se c'è un modo per ripristinare qualcosa - qualunque cosa - mi toccherà camminare in ginocchio sui carboni ardenti davanti a lui. » Un compromesso a cui non aveva mai pensato di scendere, banalmente perché non aveva mai avuto bisogno. « Ti dico tutto questo perché la tua stirpe è una delle più antiche. Non mi stupirei se volesse diverse garanzie che non provengono da una Morgenstern. » Pensare che qualunque fosse la loro eredità potesse salvarli era un lancio lungo. Ma quanto meno era qualcosa a cui aggrapparsi. Faceva fatica a pensare che il Credo non avesse pensato ad alcuna rete di sicurezza, nulla a cui aggrapparsi. Le città cadono, le civiltà scompaiono, ma il Credo non può morire. A quel punto roteò la bacchetta mettendo insieme i pochi effetti personali che aveva, sospirando. « Questo è tutto ciò che so. Per tutto il resto, mi affido a te. Partiamo quando sei pronto. » Per tutto il resto dobbiamo stringere i denti. Ma forse insieme, è più semplice. Più sopportabile.


     
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