Per Dae-hyun le festività erano irrilevanti. A casa Seomoon non avevano mai festeggiato il Natale poiché i suoi genitori erano sempre stati devoti al lavoro e si erano dedicati all'azienda anche in giorni di festa. Da piccola, forse illusa dalle storie che la sua balia le raccontava, aveva un'altra percezione del Natale. Desiderava poter vedere la sua famiglia riunita attorno ad un tavolo e così, in quei giorni, si impegnava nell'aiutare la balia nella preparazione di biscotti e ogni genere di prelibatezza che a Seoul si mangiava durante le feste, dava una mano anche con le decorazioni della villa per renderla più accogliente e soprattutto in tema con il periodo dell'anno. Purtroppo i suoi erano troppo concentrati sul lavoro e su loro stessi per poter pensare di fermarsi anche solo un istante per apprezzare il lavoro e lo sforzo della piccola Dae-hyun. Col senno di poi e soprattutto crescendo, per quanto amasse l'atmosfera natalizia, i regali e tutto il contesto che girava intorno a quella festa, aveva smesso di vedere il Natale come una festa. Era pur sempre vero che la medaglia aveva due facce e se da un lato c'erano dei genitori menefreghisti, dall'altro lato c'erano due impresari che desideravano solo mostrare il meglio di loro stessi per far aumentare i profitti dell'azienda. Quante volte aveva letto sui giornali titoli del tipo
la famiglia immagine da cui tutti gli abitanti di Seoul dovrebbero prendere esempio e quante volte al di sotto di titoli del genere, avevano messo la foto di una famiglia felice e apparentemente unita che faceva a pugni con la realtà dei fatti.
Quell'anno, per evitare di ricadere nello stesso cliché di sempre, aveva deciso di restare a Londra. Voleva godersi un po' di libertà e studiare come i nuovi progressi del ministero avrebbero inciso sulla popolazione magica inglese. In uno dei tanti pomeriggi passati a studiare in compagnia di alcune colleghe dell'università, aveva sentito che il Messia aveva indetto per il 24 di dicembre una festa di beneficenza nella piazza di Iron Garden. Erano quel genere di notizie che le facevano apprezzare il fatto di essere ancora in un contesto universitario, questo perché quello era il vero centro socio-politico per eccellenza, dove i giovani adulti si formavano e iniziavano a masticare quella che era la realtà che gli aspettava una volta usciti da quel posto. Ne aveva sentite di cotte e di crude ma non si era mai sbilanciata più di tanto nel dare i propri pareri e le idee che si era fatta al riguardo. Da suo padre aveva imparato l'arte del sapere ascoltare e del restare in disparte, aveva anche imparato a non dare giudizi affrettati e nel non essere troppo precipitosa nelle risposte. Così, mossa dal desiderio di vedere con i suoi occhi l'aria che si respirava all'interno del ghetto, aveva chiesto a Seojoon di accompagnarla.
– Ti ringrazio per aver accettato il mio invito. Sorrise cordialmente come era suo solito fare, si strinse nel suo cappotto mentre lasciavano l'autovettura che li aveva condotti fino all'ingresso della zona designata per la festa e fiancheggiò il ragazzo. In realtà aveva colto a volo l'occasione per poter ottenere un secondo appuntamento con il ragazzo che, dopo il loro primo incontro, aveva guadagnato l'attenzione della giovane Seomoon. Aveva ancora qualche parere discordante circa l'essere promessa sposa ad un uomo scelto dal padre ma a primo impatto non le era sembrato poi così male come se lo era immaginato. Tuttavia, questo non stava a significare che avrebbe abbassato la guardia o che si sarebbe affrettata nel dare un giudizio sul ragazzo.
– Come hai passato questi giorni? Novità? Successo qualcosa di interessante? Dopo il loro primo incontro, erano rimasti in contatto attraverso qualche sporadico messaggio ma non avevano avuto un vero e proprio incontro per parlare di qualche nuovo aggiornamento. Durante la loro "passeggiata" nelle strade di Iron Garden per arrivare alla piazzetta del villaggio, Dae-hyun teneva lo sguardo vigile e osservava il paesaggio circostante che aveva potuto notare differenziarsi parecchio da quello della città.
– Se posso permettermi. So che questa non è la serata adatta ma... La giovane Seomoon non aveva peli sulla lingua e diceva tutto ciò che le passava per la mente, tuttavia sapeva che per certi argomenti era meglio mettersi al riparo.
– ...il Ministero non ha paura che le creature possano fare una rivolta? Le condizioni di vita alle quali erano stati sottoposti gli abitanti del ghetto, potevano far pensare ad un simile scenario. Se Dae-hyun fosse stata privata da un momento all'altro della sua vita agiata e di tutti i suoi privilegi, sicuramente non sarebbe rimasta in silenzio tanto a lungo.
– Io ho portato un paio di cose, tu? Gli domandò una volta arrivati nella piazza del villaggio. Aveva presieduto a diversi eventi di beneficenza e non aveva mai mostrato alcun tipo di interesse, eppure per quella sera aveva deciso di prendere a cuore l'iniziativa e di portare qualche indumento che non indossava più.
Interagito con Seojoon
