drunk face

privata, Joshua

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    Sento un tepore piacevole sul viso, dovuto ai timidi raggi del sole che oltrepassano le inferriate spesse dell'appartamento in cui vivo da quando sono stato portato nel ghetto. Apro gli occhi e mi volto per cercare il mio cellulare, sul quale sbircio l'orario: 10:45. Ho ancora del tempo prima di recarmi a Nocturn Alley dove ho un appuntamento con un mercenario per degli ingredienti che mi servono per i miei esperimenti sulla pozione anti lupo. Mi sono messo in testa che devo riuscire a trovare il modo per migliorarla, per prolungare i suoi effetti benefici e far sì che la vita dei licantropi durante la luna piena, sia ancora più spensierata. Mi lavo alla svelta e imbocco la via d'uscita del ghetto, per poi dirigermi verso Diagon Alley dove trovo una caffetteria in cui poter fare colazione. Terminata la mia colazione, mi affrettò a raggiungere Nocturn Alley. Se l'atmosfera che si respirava a Diagon Alley era allegra, festosa, piena di attesa per l'imminente arrivo del Natale, Nocturn Alley sembra non essere stata minimamente toccata da tale magia. Tra le sue squallide strade, riesco subito ad intravedere il luogo in cui il mercenario - un certo Jack McMillan - mi ha dato appuntamento qualche giorno fa. Si ferma all'angolo tra Magie Sinister e una vecchia locanda abbandonata e lo vedo guardarsi intorno con aria rilassata. È in quel preciso istante che decido di incontrarlo, mutando il mio aspetto grazie alla pozione polisucco. Quando si ha a che fare con certa gente, le precauzioni non sono mai abbastanza. Senza contare il fatto che mia sorella potrebbe ammazzarmi se dovesse venire a sapere che mi sono cacciato nei guai.

    Lo scambio con l'uomo è terminato e in pochi minuti sono riuscito ad appropriarmi di alcuni ingredienti che credo possano portare dei miglioramenti alla pozione antilupo. L'uomo si è dileguato e io mi sono nascosto in un vicolo, attendendo che l'effetto della pozione polisucco terminasse. Dopo essere tornato alle mie solite sembianze, imbocco la strada che mi ricondurrà su Diagon Alley ma una presenza a me nota mi fa fermare di colpo. Mi avvicino a passo lento e meditabondo, fino a quando i nostri sguardi non si incrociano. — Joshua. Dico, dipingendo sul mio volto un sorriso sghembo. Tempo fa mi frequentavo con sua sorella, una relazione che per me non significava nulla, e a lui non ero mai piaciuto. Quando sua sorella non era nella nostra stessa stanza, finivamo quasi sempre con il gridarci contro le peggio cose. Joshua però, al contrario della sorella, ci aveva visto lungo su di me e aveva capito già da tempo che preso mi sarei sbarazzato di lei. Da allora non ci siamo più rivisti. — Da quanto tempo. Come stai? Mostro una finta gentilezza, accompagnata da quell'aria di diffidenza che tanto mi contraddistingue.
     
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    Perdonalo, Josh si esprime e pensa come una persona orribile.

    Joshua Çevik 29 anni Obliviatore Padre di merdaFiglio del cazzo

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    Cazzo, Nil… L’unica cosa a cui penso in questi giorni, è che mi manchi da morire. Perché lo so che mi avresti detto che cazzo fare con quel bambino, o come cazzo si potevano gestire dei figli.
    Credo che lui ti avrebbe voluto bene fin da subito, che sarebbe stato più felice se ci fossi stata anche tu con noi. E sono un fratello di merda, perché sulla tua lapide non passo mai. Nella bara c’è un cazzo di pacchetto di merda che neanche un corriere espresso poteva portarmi.
    Perché di te non era rimasto molto se non qualche arto: chi ti ha ucciso ha pensato bene di farti a pezzi, così da farci impazzire. Almeno con mamma erano stati clementi, il suo corpo l’abbiamo ritrovato in mezzo al bosco. Al massimo era putrefatto.
    Ma sulla tua lapide non passo mai, perché una parte di me vuole che tu sia ancora in vacanza. In giro con le tue amiche di merda, a cercare il principe dei cazzo di sogni: qualunque cosa ma non dilaniata sotto terra.
    Se non vado tanto fuori di testa, sorellina, è perché so che non posso, che la rabbia è un movente tanto grande da far assopire il dolore.
    Io anestetizzo così, logorandomi internamente finché non trovo un’altra cosa per cui combattere.
    Se ci avessi pensato prima ti saresti lasciata salvare. Se avessi aspettato saresti finita anche tu in quel ghetto, ma viva. Rinchiusa ma anche protetta.
    Ti ci avrei spinto a forza, lo sappiamo bene tutti e due, ma questo non cambia il fatto che non ci sei più. Non sei qui. Non sei con me quando le preoccupazioni di Remì mi spingono a fare un passo avanti, a cambiare di quel poco che basta per provarci, almeno, ad essere un bravo padre.

    Ma ecco che i miei intenti buoni del cazzo sfumano come canne al vento.
    Rohan. Il tuo fottutissimo Rohan che dovrebbe fermarsi prima di fare cazzate, mi viene incontro. Ed io so solo pensare che anche se non fosse una giornata di merda, avrebbe il potenziale per diventarlo in fretta.
    Se potessi trasfigurare il mio volto nel ringhio di un cane rabbioso, lo farei.
    Un modo semplice per intimargli di stare a debita merdosa distanza da me. Non c'era neanche al tuo funerale, non gliene è fregato un cazzo che tu sia morta. Ma lui è un folle, e lo è al punto da venirmi vicino sul serio. Che se non mi sono avventato su di lui e la sua fottuta razza mostruosa di merda quando sei morta è solo perché so che mi avresti fermato. Oh ma sono passati anni, Nil, ed io devo sgranchirmi le ossa. Le sento scricchiolare lungo il collo quando piego appena la testa e sposto le spalle dal muro. Giusto per fare un passo avanti e non sentirmici oppresso contro.

    Lascio cadere la sigaretta che si spegne ai miei piedi, esala l'anima sulla punta del mio stivale.
    — Scusa, che cazzo hai detto? che si può leggere come un "come fottutamente ti viene da avvicinarti a me?". Ma non mi basta, il mio ringhio riverbera duramente trai denti stretti. Fisso gli occhi nei suoi, a muso duro perché non so fare altrimenti. Fa di nuovo tutto così male.

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    Sono uno di quei ragazzi che da molto peso alle sensazioni che a pelle ti regalano le persone e se una persona non mi rassicura, automaticamente finisce nella mia lista nera e non c'è verso di farmi cambiare opinione. E con Joshua è successo esattamente questo. Fin dal nostro primo incontro con la sua espressione arrogante, con il suo patetico tentativo di voler proteggere la sorella a tutti i costi, si è automaticamente aggiudicato un posto tra le persone che mi stanno sul cazzo. Sono certo che per lui sia stata la stessa cosa, credo che anche lui dica che non ci siamo mai piaciuti, che non ci siamo mai andati fin troppo a genio e io sono convinto che il fatto che andassi a letto con sua sorella non c'entra assolutamente niente. Per quanto mi riguarda, credo che non fosse nemmeno la ragione principale per il quale non gli piacessi. Quella che è cominciata come una giornata tranquilla, sta per trasformarsi in una giornata di merda. Mi ero dimenticato della sua esistenza e avrei potuto continuare a vivere la mia vita ma non appena ho visto la sua figura, qualcosa in me è scattata. — Vedo che sei rimasto il solito uomo calmo e pacato. Quando mi ringhia in quel modo, il mio sorriso si allarga e la mia voglia di infastidirlo si fa ancora più forte. — Giornata storta? Lo prendo in giro e non so nemmeno per quale ragione io lo stia facendo. È come se la sua sola vista abbia rievocato in me tutta la rabbia che ho sempre provato nei suoi confronti e che per colpa della mia relazione con la sorella, non abbia potuto avere il piacere di sfogarla sulla sua insulsa faccetta. — Cos'è quella faccia? Non sei contento di rivedermi? Il mio ghigno non accenna a sparire nemmeno quando lo vedo abbandonare il muro sul quale era poggiato, per raggiungermi. Conosco benissimo il suo carattere, abbiamo lo stesso temperamento perciò so che se continuo ad infastidirlo, in pochi istanti potrebbe attaccarmi. Forse è proprio quello che voglio. — Io so quel che ti ci vuole. Lo dico con l'aria di chi crede di saperne una più del diavolo. — Tu hai bisogno di un bel bicchiere di incendiario per toglierti quell'orribile cipiglio che ti è spuntato sulla faccia. A questo punto, fisso i miei occhi nei suoi e muovo un passo nella sua direzione. — Non credo che la tua sorellina sarebbe contenta di vederti in questo stato. Non mi preoccupo nemmeno di camuffare il mio tono di scherno mentre oso nominare sua sorella in sua presenza.
     
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    Joshua Çevik 29 anni Obliviatore Padre di merdaFiglio del cazzo

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    Con Rohan la merda è stata palese fin dall'inizio. Sono sempre stato un fratello geloso, un possessivo di merda. Ma con Nil aveva un senso, perché lei si sarebbe lasciata abbindolare da ogni stupido coglione che le dava un brivido per una notte. Per lei era già amore e così anche paura, dolore, disperazione. E soprattutto la cazzo di disattenzione davanti al suo segreto. Un Maledictus non registrato. Un'arma a doppio taglio, nessuno a regolarla e rischiare di abbatterla e nessuno a farla pagare ai cacciatori che l'hanno fatta a pezzi.
    E quando Rohan le ronzava intorno era anche peggio. Sapevo che cazzo voleva da lei: niente. Niente di serio perlomeno perché nei suoi occhi leggevo quello che c'è sempre stato nei miei. Che gli impegni sono dei fardelli inutili, pesi per cui non considerare mai un cazzo. E di certo Nil non era quella giusta, anche se poteva sentirsi tale. Ma a me del razionale non frega niente. Più lui viene avanti e mette su una perfetta faccia da culo, più io mi avvicino. Il ringhio non lascia spazio a nessuna battuta. E voglio vedere fin dove può arrivare. Fin dove il suo autocontrollo lo induce. Non mi interessa se quello che sembro è una persona orribile.
    Io so bene che cosa sono, lui forse l'ha dimenticato.
    Ecco perché è bene che io gli ricordi di rimettere la testa sotto la sabbia e non cercare di farmi incazzare più di quanto non faccia il mondo ogni giorno.

    Il mio punto debole lo conosce già, e quando la nomina, a fanculo va tutto il resto di me. Io non mi avvicino. Io gli sono direttamente sotto. Con una mano punto alla gola, con altra reggo la bacchetta direzionando la punta lungo la sua tempia.
    — Vedi di fare meno il figlio di puttana adesso sibilo. Non stacco neanche un secondo gli occhi dai suoi. Deve capire con chi ha a che fare.
    — Posso toglierti tutto finché di te non resterà che l'ammasso di un pensiero sconnesso, il terrore di aver perso qualcosa senza mai riuscire ad un unire un cazzo di puntino. E ti cercherai in ogni angolo senza trovare mai niente che ti metta il cuore in pace. È questo che vuoi, Rohan? La durezza del mio sguardo non fa che cercare il terrore nel suo, o anche solo una serratura che muova l'iride, che dilati o restringa la pupilla.
    Abbasso la mano con la bacchetta, ma solo di poco, perché qui a Nocturn non frega un cazzo a nessuno di uno screzio tra due maghi, per quanto lui sia quello che è.
    — Vuoi sentire che cazzo si prova a vedere la memoria che scomparire e ridurti ad un colabrodo cerebrale? Insisto, perché la minaccia può davvero concretizzarsi, e se sono stato un cane che non ha mai morso avevo i miei motivi. Non sono più quella persona però. Ora i denti li voglio usare. — Sai che cazzo c'è di peggio del bacio di un Dissennatore? Io.

    E non c'è pace nel mio ringhio, né nel modo che ho di mostrarmi come se non sapessi cosa cazzo è lui e di cosa è capace. So che posso avvantaggiarmi e che se non impara a cambiare strada quando mi vede avremo per sempre un cazzo di problema.
    — Vieni ancora vicino così, e pregherai che ti sotterri come hanno sotterrato lei.

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    Non ho mai visto il prossimo come un possibile pericolo, né tanto meno riesco a farlo adesso con Joshua. Nemmeno quando si muove minaccioso verso di me, riesco a vederlo come tale. La sua reazione non scaturisce nessun tipo di reazione, così rimango immobile attendendo in silenzio che faccia la sua entrata in scena e che sfoghi un po' di quella rabbia repressa che continuo a leggergli in volto sin dal primo giorno in cui ci siamo conosciuti. Mantengo il mio sguardo fisso su di lui e non accenno ad arretrare, non ho paura. Sarà stata la mia infanzia o l'essere nato e cresciuto in luogo come le Favelas che mi ha fatto perdere del tutto quel sentimento di paura che di solito si dovrebbe provare in situazioni come questa. Durante questi ultimi anni ho sviluppato una forte forma di apatia, non riesco a provare alcun tipo di sentimento. Tranne la rabbia. No, quella non mi ha mai abbandonato e credo che mai lo farà. Ho imparato semplicemente a dosarla e a non farla uscire nei momenti sbagliati. Nemmeno in questo momento riesco ad arrabbiarmi, ad avercela con lui. Sarà che il mio divertimento e la mia voglia di stuzzicarlo sta prevaricando sulla malsana voglia di saltargli addosso e strappargli la pelle a morsi. Potrei farlo ma per il momento mi astengo, voglio vedere fino a dove ha il coraggio di spingersi. In un batter d'occhio lo vedo avventarsi su di me, ritrovandomi con la sua mano puntata alla gola mentre con l'altra mantiene la bacchetta lungo la mia tempia. Sento la punta fredda e gelida del legno, scorrermi lungo il volto e nemmeno questo mi spaventa. Imperterrito lo guardo e ascolto il sibilo che esce dalle sue labbra e giunge al mio orecchio come una minaccia. — No, ti prego. Non farlo. Camuffo il mio tono, cercando di sembrare quanto più mortificato e spaventato possibile. — Risparmiami, ti prego. E a questo punto lo imploro, chiudo persino gli occhi per fargli credere che la sua minaccia abbia avuto l'effetto sortito. Lo sa che sto mentendo. La verità è che sono un sadico e che se facesse anche solo la metà delle cose che ha detto, mi risparmierebbe il dolore di dover ripercorrere tutti gli istanti della mia fottuta e miserabile vita. — Sai che cazzo c'è di peggio del bacio di un Dissennatore? Io. A quel punto scatto, lo colpisco nella pancia con una gomitata e inverto i ruoli. La sua bacchetta fa un balzo e finisce a qualche passo da noi nel momento in cui mi piazzo dietro di lui, bloccandogli le braccia dietro la schiena in una presa salda. Lo guardo, muovo la mia testa da sinistra a destra in una lenta osservazione, come se fossi una tigre che sta studiando la sua preda prima di ridurla in brandelli. — Joshua sai perché delle tue minacce non me ne faccio un cazzo? Sussurro quelle parole vicino al suo orecchio. — Perché se avessi vissuto anche solo un briciolo delle cose che ho vissuto io, vedresti ciò che hai appena detto come una salvezza. A quel punto, fisso i miei occhi nei suoi. — Ti do un consiglio: non fare nessun passo falso con me perché sai benissimo cosa sono e cosa potrei farti. Ringhio e con una spinta, lo mando lontano da me costringendolo ad atterrare sulle sue ginocchia. — Ora prendi quel misero bastoncino di legno e togliti dal cazzo. Lo minaccio, calciando la bacchetta verso di lui per poi voltargli le spalle e riprendere la strada dal quale sono venuto. E vorrei andarmene ma le sue ultime parole, mi fanno fermare di colpo. Mi volto nuovamente e lo guardo per capire se quello che ha detto nasconde un fondo di verità. — Che cazzo dici? Mi avvicino. — Nil è morta?
     
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    Joshua Çevik 29 anni Obliviatore Padre di merdaFiglio del cazzo

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    Tutto questo è solo ciò che i miei muscoli mi hanno chiesto. Ho bisogno che tu ringhi di più Rohan, prendi meglio la cazzo di mira, dimostrami che saresti almeno un valido avversario. Che la bacchetta può scivolarmi di mano e questo non farà che aumentare la voglia di spaccarti il muso.
    Te lo mostro il collo quando la tua presa si fa più salda, in una risata roca che impazzisce in gola, trasformandosi in un ringhio. Avvertimi che io ti avverto. Stringi che io stringo, seppure i muscoli siano meno rigidi perché così, beh così è meglio. E il tuo sguardo del cazzo non lo perdo di vista neanche un istante. Gli occhi fiammeggiano, come è giusto che sia, quando imponi affinché le mia braccia non siano dove servono a me.
    Ma tu che cazzo ne sai di me, Rohan? Cosa credi che sia, mh? Se io non avessi Remì, ti lascerei vincere questo scontro nel più atroce dei modi, con niente più a cui aggrapparmi. Ti farei solo piuttosto male prima di permetterti un colpo di grazia, che non sanerebbe la mia esistenza. Tornerei solo all'ombra da cui sono venuto. Magari rivedrei mia madre, mia sorella, e tutti quelli gli stronzi che sotto terra ho messo io. Ma sta bene che tu reagisca.

    Allora fammelo fare, Rohan. Se è una cosa di cui non hai paura, una cosa che vorresti facessi perché ti toglierebbe più dolore, allora dai, andiamo, fidati di me. Fammelo fare Rohan, fammi entrare nella tua testa e fammi entrare a mai nude nei tuoi cazzo di ricordi. Perché così almeno la rivedrei felice. Felice come non era nei miei. Né in quelli di mio padre che ho martoriato fino a ridurre quello che è adesso. Ora lui non ricorda di avere avuto una figlia.
    Ma quando la presa la lasci, resto in piedi, la bacchetta la recupero senza la fretta di riprenderla in mano, giusto una spolverata alla giacca. Spera solo di non voltarmi le spalle con la serenità di averle spalle coperte, Rohan, perché non le hai coperte. Perché lo sia, corpo a corpo non siamo pari, ma in duello ti potrei anche far dimenticare come si fa a camminare, a mettere un fottuto piede davanti all'altro. Ma, Dio, questo brivido lo voglio di nuovo.

    Solo che mi accorgo ora che hai finalmente sentito quello che ti ho detto. Che Nilufar è morta, e dio quanto cazzo mi urta che tu pensi ancora di poterti permettere di chiamarla "Nil". Posso solo io, ora e per sempre. Però sentirla chiamare mi fa stringere i denti di più, il mio respiro è bloccato in gola, fa un cazzo di male che tu e "tutto quello che hai passato nella vita" non potrai mai capire. — Le abbiamo fatto un cazzo di funerale, dove Cristo eri tu?! e non che ti ci volessi, ma lei-... lei era così sciocca da tenerci ancora a te, lei sì che ti avrebbe voluto e dio se ti avrei tollerato solo per Nilufar. Ti guardo solo con il disprezzo che mi anima da quando sei entrato a casa nostra la prima volta, da quando ho visto che non ricambiavi il suo modo di guardarti.
    — Sono stati i cacciatori, tre anni fa. La aspettavano come hanno aspettato mia madre. E non accenno ad arretrare di un passo, dai appendimi al muro di nuovo adesso. Chiedimi di più, fingi il fottuto interesse che non hai mai avuto per lei. Fammela rivedere. — L'hanno fatta a pezzi.

    ...







    Edited by Jossshua - 9/1/2024, 12:43
     
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    Tutta questa situazione è davvero assurda ma sono stato io a volermici cacciare. Sono mesi che non provo più nulla, sono mesi che mi alzo e penso che questa sia la vittoria più grande perché non ho voglia di vedere nessuno, sono mesi in cui trascino il mio corpo fuori dalle lenzuola solo perché quella cazzo di stanza in cui vivo mi fa sentire un represso di merda. Sono stato costretto ad entrare ad Iron Garden, mi hanno obbligato a restarsi e questo perché Marina non c'è. Mi ha abbandonato. Proprio quando avevo più bisogno di lei, della sua presenza, proprio quando pensavo che sarebbe venuta a tirarmi fuori dai guai, lei non si è presentata. Mi hai abbandonato, riesci a sentirmi? Credevo che sarebbe tornata indietro a prendermi e invece mi ha lasciato indietro. Mi fidavo di te. Mi fidavo, cazzo e tu mi hai pugnalato alle spalle. Sono arrabbiato, deluso e schifato ma non riesco a tirare fuori queste emozioni. Mi muoiono dentro prima ancora che riesca a proferire parola, prima che riesca a dire qualsiasi cosa che faccia intendere le mie reali intenzioni. E forse è proprio per questo che nel momento in cui ho incrociato lo sguardo di Joshua qualcosa in me è scattato, sapevo che se lo avessi sfidato, che se avessi toccato i punti giusti sarei riuscito a fargli avere una reazione. Era a quello che miravo. Volevo che reagisse, volevo che rispondesse alle mie provocazioni e Dio se lo sta facendo, risponde perfettamente ad ogni mio colpo e grazie a questo riesco a provare tutto quello che fino a questo momento avevo cercato di reprimere. Per la prima volta dopo mesi, riesco a sentire qualcosa e mi piace. Adesso siamo in piedi, uno di fronte all'altro e ci studiamo come fanno due lottatori prima che inizia il match. Ci studiamo per capire quale sia il punto migliore in cui colpire, qual è il tallone di Achille dell'altro, il punto esatto in cui il dolore è più forte, così forte da toglierti il fiato. — Cos'è esattamente che vuoi vedere, Josh? O meglio, chi? E a quel punto glielo chiedo consapevole di star esagerando. Ma non importa. Voglio vedere fino a dove è in grado di spingersi, se è davvero capace di fare tutto quello che minaccia di farmi o se è solo un fottuto codardo. Però ad un certo punto, mi tiro indietro e mollo la presa convinto che non sarà mai in grado di cancellarmi la memoria, di darmi ciò che volevo. Così mi allontano, nello stesso modo in cui ho fatto la mia entrata in scena. In silenzio. E quando l'oscurità mi ha quasi avvolto del tutto, lui dice una cosa che mi fa ritornare sui miei passi. Nilufar è morta. Non ci credo. E mi volto, mi riavvicino solo per capire se mi sta raccontando una puttanata o se è la verità. Quando siamo vicini, riesco a leggere nei suoi occhi il dolore della perdita che ha subito. — Dove cazzo ero? Mi avvicino. — Scappavo. Scappavo dalle stesse persone di merda che l'hanno uccisa. E so per certo che lui avrebbe preferito vedere me al posto della sorella, glielo leggo in faccia che preferiva sapermi morto piuttosto che rivedermi a distanza di anni e ritrovarsi a dover fare i conti con i fantasmi del suo passato. Lo guardo e non so perché gli dico queste parole, so solo che rotolano fuori dalle mie labbra senza che riesco a fermarle. — Prima hai detto che volevi cancellarmi la memoria ma se lo avessi fatto, i suoi ricordi sarebbero svaniti con me. Esce quasi come una confessione. — L'unico modo che hai per saperla felice, per far sì che continui a vivere è lasciarmi illesa la memoria. Forse questo sembra quasi un invito a lasciarlo entrare nella mia mente, a farsi spazio tra i miei ricordi, solo così può rivedere la Nilufar spensierata, innamorata che era. — Che ti piaccia o no, siamo legati. Hai bisogno di me, Josh. Quindi ti consiglio di non fare passi falsi oppure la perderai per sempre.
     
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    Se non avessi un figlio, ora, tu saresti a pezzi Rohan. Mi sarei anche fatto spezzare due costole da te, ma sarebbe durato il tempo necessario di obliviarti anche la voglia di fare a pugni o prendermi a morsi.
    Questa è una delle cazzo di ragioni per cui resto a guardarti, muso a muso, con le zanne snudate un po' come se fossi un cane mancato. Perché poi è questo che sono, magari la bestia dei due dovrei essere io, non tu.
    Ed il fatto che tu scappassi, chissà perché Rohan, non mi stupisce. E me lo puoi leggere in volto il fottuto disappunto del cazzo di cui non ti dovrebbe fottere più nulla.
    Bravo, sei sopravvissuto - per ora - complimenti, non posso dire lo stesso di Nilufar. Perché mentre tu correvi in una cazzo di direzione o ti nascondevi in un buco di merda, io correvo dal lato opposto per salvare mia sorella. Trai due la merda non sono io.
    Questo non fa che snudare le zanne ancora, il fottuto orgoglio che non ingoio adesso, resta qui a stringere le dita immaginarie attorno alle nostre gole. Ché tutto quello che dici può anche essere vero, ma non mi basta, lo troverò un modo per toglierti da questo fottuto mondo, Rohan.

    Ma quello che dici ha un cazzo di senso, uno che non capisco come cazzo ti sia venuto in mente di dire a voce alta. Non lo sai il fottuto pericolo che corri? O sei davvero a quel punto della tua esistenza in cui vuoi solo farla finita? Perché cristo se sono molto invogliato ad accontentarti. Tutto pur di non sentire il cuore di Nilufar smettere di battere tra le mie mani. Perché questa è stato, e puoi vederlo - adesso sì - bruciarmi negli occhi, arrossati da una cazzo di rabbia che non puoi capire, nessuno può. E se solo ci provi è la volta che ti rendo paranoico fino alla fine. Ti basterà dormire senza prima chiudere la cazzo di porta alle tue spalle, e diventerai una fottuta missione, Rohan. Stai molto più attento di così, che non lo sai davvero che cosa sono. Per fortuna Nilufar non te l'ha mai detto, non l'ha mai detto a nessuno, e non l'ho fatto io. Ho bisogno dei miei assi nella manica, dopotutto.

    — Dio, stai scherzando? Anche se la mia più che una risata, è quella brezza che spinge le labbra in un riso di scherno. — Felice? Credi che fosse felice con te? Non lo era. O meglio, lo era ma perché non sapeva che non eravate sulla stessa lunghezza d'onda. Non sapeva che non sei il tipo da star stretto in un legame soltanto, o da farlo tanto a lungo da renderla stabile. — Le hai solo spezzato il cuore prima che fisicamente qualcuno lo facesse per davvero tiro fuori questo come filo spinato, senza abbassare lo sguardo mai. Non avrai nessuna soddisfazione oggi. — E a cosa cazzo mi serviresti, mh? Non ho bisogno di te per ricordarmi chi cazzo era mia sorella, e non ho bisogno di te per fare il culo a chi me l'ha portata via. Tu non eri niente, e rimarrai niente, Rohan. Con o senza i suoi ricordi. Cristo, come se tu l'avessi mai amata! Questi sono ringhi che riverberano piano, una rabbia che controllo perché devo. E solo perché ho un figlio, ché le ombre serpeggiano alle mie spalle e quanto cazzo le sento mie. Sono i miei fottuti cani, i patti di un sangue corrotto completamente. Altre cose che tu, Rohan, non sai di me. — Prova a mentire, mh? Prova a dirmi che l'amavi quando non era vero, e l'unica che non voleva accettarlo era solo lei. Che in amore era una frana, ma era la mia Nil e mi manca ogni cazzo di giorno di più.
    — Non sono un legilimens disperato, ci ho perso io con la sua morte, non tu. Che non sapevi.








     
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