Children of Fire

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  1. cinderella's dead
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    La Vigilia era per Diana un giorno come qualunque altro. Un giorno di festa, sì, ma anche di tremende responsabilità, come ad esempio impacchettare i mille regali da impartire a genitori, amici e conoscenti. E così, svegliarsi presto era imprescindibile, come imprescindibile era mettersi in contatto con Amelia, la sua assistente, la quale si era recata nel suo attico di prima mattina per aiutarla a preparare tutto l'occorrente per il viaggio. Seppur il Natale non fosse una festa particolarmente sentita a casa sua, era ormai abitudine che i Bernheimer si ritirassero nel maniero del Ministro Crane per le vacanze. Ovviamente si trattava solo di una scusa per permettere ai pezzi grossi del paese di continuare a lavorare sotto Natale senza perdersi l'occasione di passare qualche giorni sulla neve assieme alle proprie famiglie. Inoltre, quello non era certo un anno qualunque. « È un sollievo poter tornare nelle Highlands. Mi manca la neve e non mi dispiace poter staccare un po' dal caos della capitale. » E per Diana, che non si fermava mai, qualche giornata lenta, significava solo darsi una scusa per staccarsi dal telefono e dagli impegni per potersi riposare in santa pace. « Credi che ci sarà anche Lui? » Il Messia. Il loro salvatore. Diana provava un'ammirazione smisurata nei suoi confronti, e seppur avesse sempre avuto il desiderio di incontrarlo, Eric Donovan sembrava tutto fuorché interessato alla mondanità. « Il Ministro Crane lo avrà sicuramente invintato. » Diana si strinse nelle spalle mentre osservava con uno sguardo pensoso uno dei tanti pacchetti disposti sul tavolo di vetro della sua cucina. « Non saprei. » Di colpo corrugò la fronte. « Santo cielo. E se si presentasse? Non ho un regalo adatto. » Una tragedia che la mandò completamente in confusione. Faceva ancora fatica a ricordarsi che ora esisteva un nuovo uomo più importante nel paese. Cosa si regala a un prescelto? Un libro di pregio? Una piuma fatta su misura? Un paio di gemelli? Quella possibilità non era stata nemmeno lontanamente contemplata dalla giovane warlock, e trovarsi nella condizione di ipotizzare anche solo che potesse essere colta impreparata la dilaniava. « Cosa si indossa a una cena di Natale con il Messia? » Il Messia festeggia il Natale? Tutti dubbi a cui suo padre mise un freno non appena venne interpellato in merito. Eric Donovan sarebbe rimasto tra le persone durante le feste; la sua segreteria personale aveva fissato diversi appuntamenti tra orfanotrofi e case di riposo in giro per il paese. Se anche avesse avuto il tempo di fare loro una breve visita non si sarebbe fermato a sufficienza per scartare regali. Così, restava solo prepararsi per la partenza. Avrebbe attraversato il paese da sola, alla guida, prendendosi il tempo di fare qualche tappa intermedia per svolgere alcune commissioni per conto dei genitori. In circostanze normali, la maggior parte degli ospiti del Ministro si sarebbero smaterializzati direttamente in Scozia, ma ciò non si applicava anche alla giovane Bernheimer, la quale avrebbe passato gran parte della giornata alla guida. La smaterillizzazione ad opera di altri, d'altronde, le dava un profondo senso di nausea, odiava la Metropolvere - che in ogni caso non era collegata alla residenza dei Crane - e piuttosto che scendere giù per gabinetto si sarebbe rotolata nel fango. Alla sua diversità si era ormai abituata; non ci faceva neanche caso. Aveva fatto piuttosto di necessità virtù, e così si era offerta di fermarsi in alcune botteghe lungo la strada per reperire alcuni ingredienti particolari per gli infusi della madre e consegnare il manoscritto del nuovo trattato di Talbot presso i suoi editori nel quartiere magico vicino Birmingham. Dopo aver salutato quindi Amelia, aver innaffiato le piante e assicurato bene la casa, era scesa nel garage, mettendosi alla guida della sua scintillante berlina bianca nuova di zecca immettendo nel traffico della capitale. Una mattina come tante altre se non fosse per i due occhi giallognoli che comparvero nel suo specchietto retrovisore ad un certo punto del tragitto. Nel voltarsi il sedile posteriore in pelle si rivelò vuoto, ma l'atmosfera opprimente di una presenza nefasta continuò a premere sul petto per diverso tempo. Non erano in molti a farle visita ultimamente - un evento più unico che raro, quasi una congiunzione astrale. Se durante l'estate, e fino all'Elisse, aveva avuto giorni in cui la paura di quelle creature la paralizzavano completamente, dopo la metà di ottobre, il peso schiacciante di quel sovraffollamento era venuto meno miracolosamente. Magnus ha avuto un gran bel da fare quest'anno. Odiava tornare a scomodarlo a causa di un spirito un po' troppo impetuoso. Però se dovesse diventare un problema - La sgommata sulla strada umidiccia interruppe di colpo i suoi pensieri portandola a sussultare con occhi grandi e un'espressione avvolta dal terrore. Virò a destra per evitare l'ostacolo intangibile, andando a scontrarsi contro un parapetto. I cuscinetti di emergenza scoppiarono di colpo premendo contro il petto di lei, mentre la presenza dagli occhi occhi viscidi comparve di colpo alla sua detta sul sedile del passeggero. « Il tuo viaggio si ferma qui. » La voce rauca la fece rabbrividire, tant'è che non ebbe nemmeno il coraggio di volgere lo sguardo in direzione della vecchia. Uno degli spiriti più antichi che aveva messo radici nella sua mente. Quella di cui Diana tendeva ad avere più paura. Non le aveva mai chiesto niente, ma le sue orribili fattezze, l'avevano sempre spinta sull'orlo del terrore. La cosa peggiore è non avere la più pallida idea di quali fossero le sue intenzioni. Così staccò la cintura di sicurezza scivolando fuori dall'auto solo per rendersi conto che il sedile del passeggero era ancora una volta libero. Scosse la testa raggiungendo in fretta e furia la propria borsa per riappropriarsi del proprio telefono. La macchina stava palesemente fumando. Il che significava che non sarebbe stata in grado di ripartite. Cercò velocemente il primo sprazzo di civiltà sul telefono, per poi incamminarvisi. Una stazione di servizio in mezzo al nulla che si dava il caso si trovasse a meno di un chilometro dalla sua posizione. [...] « Dubito che il meccanico di zona sia ancora aperto. Dovrà aspettare fino a martedì. » « Come fino a martedì! Ma io ne ho bisogno subito! Senta, la prego, è una questione di vita e di morte. » Non sarebbe successo, e così le uniche alternative che aveva era chiamare qualcuno, oppure reperire un'altra macchina. Pur di non ammettere di aver subito un inutile rallentamento, dovendosi anche spiegare per giunta rispetto all'incidente, Diana optò per la seconda opzione, sedendosi quindi con un vecchio libro telefonico a uno dei tavoli della caffetteria presente nella stazione di servizio. Un giro di telefonate non indifferente che portò tuttavia a pochi risultati. Anche le concessionarie di zona avevano chiuso. Possibile che questo posto sia così provinciale? Effettivamente si trovava nel bel mezzo del nulla. Si era lasciata alle spalle Birmingham già da parecchio e tutto ciò che aveva attorno era l'immensa compagna inglese, tanti piccoli centri urbani e una generale incapacità di rispondere a situazioni di emergenza.
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    Poi, di colpo, il suo viso sembrò illuminarsi. Tra gli scaffali della stazione di servizio lo riconobbe quasi automaticamente. Che fosse arrivato a causa della Mietitrice oppure aveva deciso di anticipare il loro appuntamento mensile? Non c'erano altre spiegazioni. Diana aveva sempre avuto l'impressione che Magnus avesse una specie di sesto senso nei suoi confronti. Le piaceva vederlo come un angelo custode. Ogni qual volta fosse a disagio, in un modo o nell'altro compariva, ascoltandola anche per ore, senza mai lamentarsene. Così, di colpo si alzò, raccogliendo le sue cose solo per avvicinarsi e accettarsi che fosse davvero lui e non lo stesse scambiando per qualcun altro. « 오빠? » Lo osservò con un'espressione sorpresa, guardandosi poi attorno per essere certa che nessuno facesse caso al fatto che stesse parlando da sola. « Cosa ci fai qui? » Di colpo sul volto della mora comparve un sorriso gentile, affiancandolo per fare finta di guardare alcune barrette ipercaloriche. Zuccheri a dismisura. Un'immagine che sembrò farle venire un senso di nausea alla bocca dello stomaco. « Pensavo fossimo d'accordo sul fatto che i luoghi pubblici fossero off limits; e in ogni caso non dovevamo vederci prima della prossima settimana. » Di colpo gli gettò un'occhiata furtiva, rivolgendogli un sorrisino imperlato da un barlume luciferino. « Ti mancavo così tanto? » Scosse la testa sospirando, prima di stringersi nelle spalle. « Oppure sei solo un po' geloso della prospettiva che il Superiore possa davvero presentarsi alla cena del signor Crane? » Ridacchiò appena. « A me lo puoi dire. Prometto di non fartelo pesare troppo. » Si rigirò una barretta tra le mani rimanendo a fissarlo per qualche istante con un'espressione che lentamente divenne più seria. Magnus dal canto suo sembrava un po' strano. Forse non si aspettava che fosse quello il suo comportamento di fronte all'evidenza ricomparsa di un problema che avevano concordato di tenere il più possibile sotto controllo. « Andiamo Magnus! Non guardarmi così. È tornata, è vero. Lo so che avrei dovuto chiamarti, ma in tutta onestà non ho tempo di occuparmi della Mietitrice al momento. I miei si aspettano che io arrivi a Dunbeath Castle entro stasera. Non posso fare tardi alla cena della Vigilia di Natale con il Ministro della Magia. È un autogol colossale. È già sufficientemente difficile essere me, senza che ci si metta anche questo imprevisto. » Scosse la testa alzando gli occhi al cielo. « Ma a quanto farò tardi in ogni caso, visto che la mia macchina è fuori gioco e questo posto non ha nemmeno una stazione di pullman. Ah! Tutta colpa di quella megera rugosa. » A quel punto, dopo essersi guardata ancora una volta attorno, si voltò improvvisamente verso di lui. « Non è che puoi darmi una mano? Devo far ripartire la mia maledetta auto e andare via di qui il prima possibile. »





    Edited by « american beauty » - 25/12/2023, 01:11
     
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