Children of Fire

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  1. hellcaster
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    jack in the box

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    « Non qui. Usciamo. » La lasciò andare avanti, seguendola con aria circospetta nel prepararsi già all'ipotesi di essere attirato in un luogo più appartato e circondato da una squadra di Auror. Certo, che tutti quegli sforzi fossero rivolti proprio a lui, quando a piede libero c'erano ricercati molto più importanti, Eliphas lo trovava un po' assurdo. Ma la possibilità doveva comunque essere tenuta in considerazione. Anche perché una vittoria che faccia da esempio è sempre un'ottima carta da giocarsi per mantenere la reputazione. « Non ti ho chiamato perché non mi sembrava una cosa poi così seria. Non volevo rovinarmi le feste - ogni volta che inizi a rovistare nella mia testa, mi sento molto fiacca. Specialmente quando si tratta di lei. E poi, lo so - lo so cosa abbiamo detto! - però in tutta onestà non mi ha chiesto niente. Non mi chiede mai niente. Si è presentata solo stanotte ed è stata una cosa molto breve. Ho pensato che fosse solo perché a Natale mi sento sempre un po' triste. E poi, mentre guidavo mi ha letteralmente tagliato la strada. Mi è venuto spontaneo tentare di evitarla e sono finita contro un parapetto. Ma immagino che tutto questo lo sai già. » Aggrottò la fronte, osservando bene con espressione corrucciata il volto della ragazza. Era difficile dire se la sua fosse o meno una recita, ma se lo era, doveva riconoscerle delle doti attoriali non indifferenti. Una parte di lui sperava che fosse quello il caso, che presto un gruppo di Auror sarebbe sbucato per chiedergli di rinunciare al ditale e tenere le mani ben in vista. Sì, forse essere spedito ad Azkaban per qualche anno era un'ipotesi più consolatoria dell'unica altra alternativa. Un'alternativa che creava in lui sentimenti contrastanti. Quante volte aveva sperato in cuor proprio che Magnus fosse vivo? Che le sue sensazioni non fossero i deliri di un fratello in lutto? Troppe. E quante volte aveva sperato che, qualora fosse quello il caso, i motivi del fratello fossero giustificati? Ancor di più. Nessuno conosceva Magnus meglio di lui, nessuno più di lui poteva capire quanto quel timore che aveva in corpo fosse in realtà giustificato. Ma era pur sempre suo fratello, un pezzo di sé, un arto senza il quale si sentiva incompleto; qualunque fosse il guaio in cui si era cacciato, il suo primo istinto sarebbe stato tentare di aiutarlo a tirarsene fuori - anche dopo tutto il dolore che aveva causato a lui e al resto della famiglia. Perché ti vogliamo bene lo stesso. Puoi non rendertene conto. Puoi anche trovare il nostro amore sciocco, ma non cambierà nulla. « 오빠? Puoi per favore aiutarmi a sistemare questa cosa e lasciarmi andare? » Perché lo chiama così? Che Magnus avesse appreso un'altra lingua, di questo non si sarebbe stupito. Né, in realtà, lo avrebbe sorpreso apprendere che avesse scelto di assecondare una bella ragazza nell'utilizzare quell'appellativo. Sì. Forse sei davvero vivo. Perché nemmeno l'auror più fantasioso del mondo saprebbe comprenderti tanto a fondo da capire che, sì, sei sufficientemente idiota da farti chiamare 오빠. Era una cosa così tanto da lui, che forse più di qualunque altro indizio, fu proprio ciò a portarlo a credere che quei sospetti potessero essere fondati e che non si trattasse di un'elaborata trappola. O che, quanto meno, una cosa non escludesse l'altra. « Solo per questa volta. Ti prego. Puoi mantenere il segreto? » Sospirò, annuendo con un fare rassegnato. Era la cosa migliore: fingere che nulla fosse e aiutarla ad andarsene. Fece per dire qualcosa, ma lei prontamente lo tagliò. « In ogni caso non mi hai detto come hai fatto a trovarmi. Mi stavi seguendo? Ti ha detto papà di tenermi d'occhio? Oppure sono stati gli altri? A giudicare dal modo in cui vi comportate mi sembra che fate di tutto per farmi arrabbiare. Se è un problema che io viaggi da sola potevate dirmelo. » Ancora una volta, nel seguirla ovunque fosse diretta, cercò di rispondere, ma nulla - lei non aveva finito. Magnus devo davvero capire come proprio tu, che nemmeno ti sprecavi a conoscere le ragazze che frequentavi, riesca a starle dietro. « Invece noooo, è sempre la stessa storia. Diciamole di sì - sia mai che diventa una bomba nucleare. Hai almeno lontanamente idea di quanto sia mortificante? Di quanto - » « Diana, mi fai le domande perché vuoi che ti risponda o solo perché ti piace il suono della tua stessa voce? » riuscì a infilare svelto, con tono scocciato, nella pausa della ragazza. Una pausa che, tuttavia, non doveva essere volontaria, visto che l'attenzione della ragazza deviò alla svelta su altro. « No no no - la mia macchina! Non c'è - » Sospirò, il demonologo. Fermandosi a metà strada, con le mani appoggiate ai fianchi e l'espressione di chi avrebbe davvero voluto trovarsi altrove. Fattelo dire, Magnus. La tua ragazza è insopportabile. « Fai qualcosa! C'erano tutti i miei vestiti lì dentro. E i regali. La mia Birkin edizione limitata. Hai idea di quanto tempo ci voglia per averne una? » Strabuzzò gli occhi, aprendo di scatto le braccia. « NON LO SOOOO. COSA CAZZO È UNA BIRKIN? » Far spazientire Eliphas non era semplice - tutt'altro. Ma la Bernheimer sembrava essersene resa capace dopo nemmeno dieci minuti di interazione. « Cosa vuoi che faccia? Prima mi dici che devo aggiustarti la macchina, poi che devo.. bo, fartela ricomparire dal nulla? Sono uno warlock, non un genio della lampada. » E quelli non ti conviene cercarli, che ti fregano sempre. « Non startene impallato lì come una mummia! Chiama la polizia. Avvisa qualcuno! No - no no no no! Non avvisare nessuno. » Sospirò esasperato, lasciandosi cadere seduto sul ciglio della strada e passandosi le mani sul volto fino a rivolgere lo sguardo al cielo plumbeo. Dove sono gli Auror? Vi prego, portatemi ad Azkaban. « Non fa niente. Va tutto bene. » Quelle parole avrebbero dovuto rincuorarlo, e forse sulle prime fu proprio questo il loro effetto. Tuttavia quel senso di sollievo durò poco. Un po' perché, dopo i lunghi soliloqui della ragazza, il silenzio fu letto da Eliphas come qualcosa di preoccupante. E un po' perché la tensione che la giovane sembrava avere in corpo andò a coincidere in maniera un po' troppo sospetta con l'inquietante sfrigolio del lampione sopra di lei. Istintivamente si alzò in piedi, ma non fu comunque abbastanza svelto, ritrovandosi a sussultare all'indietro e pararsi il viso quando la luce scoppiò di colpo, lasciandosi dietro una puzza che nulla aveva a che fare con qualcosa di naturale. Qualunque warlock avrebbe potuto distinguerla con facilità: un sintomo, un lascito della magia che li contraddistingueva. Ma lei non aveva un ditale, e non aveva nemmeno una bacchetta - almeno non a portata di mano. Si guardò velocemente intorno. Il vuoto. Magia accidentale? Non era cosa comune tra gli adulti, ma a giudicare dallo stato d'animo della mora, era la cosa più plausibile. Ed Eliphas non aveva una vera e propria soluzione, specialmente dato che delle cause non sapeva nulla. Poteva solo tentare e seguire l'istinto. Così, a lunghe falcate, raggiunse Diana, piantandosi di fronte a lei. Con un movimento svolto slacciò la chiusura del pentacolo che portava sempre al collo, facendo passare il lungo cordino argentato oltre il collo di lei, in modo da comprendere quello di entrambi. Allacciato nuovamente, puntò il ditale contro il retro del medaglione, cominciando a bisbigliare qualche parola in un dialetto antico mentre la punta di ferro tracciava il disegno di una runa i cui solchi brillavano di luce verdastra. Non sapeva quanto ciò potesse servire, ma se dentro di lei c'era della magia nera incontrollata, il sigillo poteva far sì che questa fugasse almeno in parte in lui, riequilibrando temporaneamente la situazione. Gli occhi del demologo saettarono veloci dal pentacolo al viso di lei, cercando conferma di una sperata efficacia. « Meglio? » chiese a voce più bassa, ricercando il suo sguardo per accertarsi che quell'abracadabra - come lo chiamava lei - avesse funzionato. Sapeva ben poco di Diana e ne aveva capito ancor meno dai suoi discorsi, ma se un inconveniente qualunque come quello della macchina aveva il potere di portarla a tanto, di certo la situazione era preoccupante. Magnus sa di tutto ciò? Sa che è una bomba ad orologeria? E la lascia andare in giro indisturbata, senza protezione, senza sigilli di alcuna sorta, nulla di nulla? Inutile dirlo: quella situazione si faceva più strana di secondo in secondo, e ormai l'ipotesi della trappola ministeriale era l'ultima delle sue preoccupazioni. Qualcuno te lo ha detto, Diana, che uno psichico non può aiutarti davvero? Magnus te l'ha detto che, rovistandoti nella testa, non farà altro che peggiorare la tua situazione a lungo termine? È davvero così irresponsabile da non curarsene? Sospirò. Quelli non avrebbero dovuto essere affari suoi, e di certo non avrebbe dovuto interessarsene, ma se suo fratello - o qualcuno che si spacciava per tale - era coinvolto, Eliphas non poteva esattamente starsene con le mani in mano. « Non hai
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    nulla per tenerlo sotto controllo? »
    Dimmi che avevi un qualche sigillo in macchina ed è questa la ragione per cui hai dato di matto. « Un amuleto? Una gemma? Niente? » Sospirò nuovamente, slacciando il cordino del pentacolo per liberarla dalla presa. Sentiva su di sé la pesantezza di quell'energia, e la runa incisa sull'argento stava cominciando a sbiadire - segno che l'incanto doveva aver funzionato. Ma era solo un effetto temporaneo. Così, girando nuovamente il pentacolo, incise un'altra runa, allacciando poi la chiusura dietro al collo della ragazza e lasciando cadere il pendente dentro il collo della sua maglietta. « Durerà qualche giorno, se non succede nulla di troppo grave. Non farlo vedere, non parlarne con nessuno. Tienilo sempre a contatto con la pelle. » Le diede quelle istruzioni velocemente, prima di puntare gli occhi in quelli di lei con sguardo eloquente, facendo passare l'indice nel breve spazio tra loro due. « Io e te non ci siamo visti, ok? E non ne faremo più parola. Ero qui per altri scopi, non per te. Quindi il massimo che posso fare è darti un passaggio con la smaterializzazione e lasciarti in un centro abitato da cui dovrai proseguire per conto tuo. Tutto chiaro? » Fece un passo indietro, affondando le mani nelle tasche in un istante di silenzio, prima di indicarla con un cenno del mento. « Quando la runa sbiadisce puoi anche buttarlo, non importa. Ma ti consiglio di trovare qualcosa che lo rimpiazzi se non vuoi far esplodere altri lampioni. »

     
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