Children of Fire

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  1. hellcaster
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    jack in the box

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    « Come - come hai fatto? » Scrollò le spalle, cercando di ostentare una certa noncuranza. D'altronde la magia warlock era sempre stata piuttosto misteriosa per chi non faceva parte della loro comunità, ed Eliphas era certo Diana - come tutti gli altri maghi - fosse abbastanza ignorante in materia da non farsi troppe domande. « È una magia nostra. Nulla di che. » Ma Diana, evidentemente, tanto ignorante in materia non lo era. « Legge numero 195 del 1724, articolo 3, comma 1; nessun warlock può, senza eccezione alcuna, infrangere il sommo ordine delle classi costituito e tramandato tramite il Trattato del Sommo Concilio di Aleppo del 1523. L'inosservanza del presente articolo è punibile con l'estromissione immediata dal cuore della comunità warlock, oltre a sanzioni pecuniarie e restrizioni sulla pratica delle arti arcane. La sospensione dei diritti e dei privilegi warlock sarà effettiva fino a che il trasgressore non dimostri, attraverso un rito di purificazione magica approvato dal Consiglio degli Anziani, il suo pentimento e la sua volontà di sottomettersi nuovamente al Trattato del Concilio. Il Consiglio degli Anziani avrà definitivamente ogni diritto dello warlock e condannarlo all'Oblio Eterno. » Istintivamente il demonologo sollevò le sopracciglia, preso in contropiede dall'accuratezza con cui sciorinava una legge che nemmeno il più ligio degli warlock avrebbe saputo recitare a memoria con tanta precisione. Ma tu come fai a sapere queste cose? Perché dubitava fortemente che fosse stato lo stesso Magnus a insegnargliele; quanto meno non in maniera così capillare. E soprattutto come fai a distinguere un tipo di magia da un altro tipo? « Uno psichico non usa i sigilli a meno che non vuole andare incontro a un destino peggiore della morte. » Ridacchiò nervoso, cercando di aggrapparsi a un ultimo tentativo di giocare sulla possibilità che un'esterna potesse essere raggirata. « Non è proprio così, però ci sta. Hai fatto i compiti a casa, vedo. » Ma né il suo povero tentativo di gaslighting né la sua simulata disinvoltura andarono a segno. Anzi, semmai sembrarono sortire l'effetto esattamente opposto. Le espressioni che si susseguirono sul viso di lei delinearono una sequenza inequivocabile. Eliphas fece un passo indietro, aggrottando la fronte, la mano pronta a castare la prima magia utile a difendersi qualora necessario. « È uno scherzo. Mi sto impegnando con tutta me stessa a non strapparmi questo obbrobrio dal collo nella speranza che la prossima cosa a scoppiare sia la tua testa. Perché tu - TU - sei un - » « Uno che ti ha aiutata. Sicuramente più di chi chiami 오빠. Quindi fatti da parte e dividiamoci in maniera pacifica. » Non voleva attaccarla. Non l'avrebbe fatto. Non se non si fosse rivelato inevitabile per la propria salvaguardia. Ma a carte ormai scoperte non poteva avere certezza riguardo ciò che lei avrebbe fatto. « Era così difficile dire non sono Magnus, non ti conosco?? » Un colpo di risata incredula risalì dalla gola del moro, che abbassò il mento a guardarla come a chiederle se fosse seria. « Scusa ti dovevo dire "no mi dispiace sono il gemello, quello ricercato"? » Da una che a quanto pare non si lascia sfuggire nulla mi aspetto un po' più di sale in zucca. « Quanto tempo hai detto che ci vuole prima che la tua magia sparisca? Qualche giorno? Se si accorgono che un altro warlock mi ha toccata - uno come te poi - siamo spacciati entrambi. Seguiranno la scia e troveranno te, ed io sarò tua diretta complice. » Alzò gli occhi al cielo. Uno come me. Fece per aprire bocca e risponderle, ma prima ancora che le parole potessero prendere forma, gli vennero strappate via da un colpo di borsetta sul braccio. « EHI! » Un'esclamazione più di sorpresa che altro, la sua. « Cosa ti dice il cervello eh?! Impuro e anche ricercato. Mi hai compromessa! » Istintivamente le appoggiò una mano sul gomito, dandole appoggio nel vederla traballare sui tacchi. Un gesto veloce da cui si ritrasse non appena lei fu di nuovo stabile. «
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    Ma impuro cosa?? Che problemi hai? Ma guarda tu questa! Buttala pure se ti senti tanto compromessa. Figurati quanto me ne importa se finisci per far esplodere mezza Londra. »
    Quanto meno che sia la metà giusta, però. E quale fosse, la metà giusta, forse non era tanto chiaro nemmeno a lui. « Chi ti ha mandato? Da quanto tempo mi state cercando? Perché non mi lasciate vivere in pace? Non ho fatto del male a nessuno! Perché non potete semplicemente permettermi di esistere. » Ma chi sei? Cosa vuoi? Secondo te sono davvero nella posizione di andare a tormentare qualcuno? Sono io il ricercato, non tu. « Ridammi la mia macchina, su! E la Birkin. È opera tua la Mietitrice, avanti, confessa! Me l'hai messa alle calcagna e ora fai finta di aiutarmi, certo! » Sbuffò pesantemente, allargando le braccia solo per farle ricadere lungo i fianchi in un movimento esasperato. « Senti fai come ti pare, pensa quello che vuoi. Davvero non mi interessa. » Anzi, stupido io che come al solito mi immischio. Dovevo smaterializzarmi nell'istante in cui hai iniziato a dare di matto. D'altronde non sei un mio problema. Una lezione, quella, che per Eliphas risultava particolarmente difficile imparare. Persino quando si era trattato di incontrare gli altri ricercati, il demonologo non era riuscito a negarsi del tutto. In primo luogo si era presentato all'incontro (e già questo era stato il primo errore), e poi, una volta lì, non aveva saputo dire un secco no ma invece, pur mettendo una certa distanza, si era comunque reso disponibile a dare una mano nella sua area di competenza qualora richiesto. E lo avrebbe fatto, perché Eliphas Luhng non ce la faceva fisicamente a starsene con le mani in mano quando qualcuno si trovava in difficoltà. Un difetto che mi ha fatto finire esattamente qui, in questa situazione. Forse Magnus aveva sempre avuto ragione a dirgli che era uno smidollato. Sospirò, annuendo al silenzio della giovane. Ecco, piantiamola qui. Ma no, non era finita. « Ma che fai?? » Sussultò quando le mani di lei afferrarono la stoffa del suo cappotto, nascondendovisi dietro come a cercare riparo da qualunque cosa si trovasse alle spalle di lui. Istintivamente il moro si voltò, solo per ritrovarsi faccia a faccia con una vecchia urlante. « Il vostro viaggio si ferma qui. » Inclinò il capo di lato, aggrottando la fronte, più confuso che altro. Che fosse un'anima della loggia era piuttosto chiaro, ma non poteva dire di aver mai avuto il piacere di incontrarla. « Guarda che non ti fa niente. » proferì un po' scocciato in direzione di Diana, facendo schioccare la lingua sul palato. « Il fatto che abbia un aspetto un po' spaventoso non la rende automaticamente una minaccia, lo sai? » Quello non te l'ha insegnato Magnus? Vabbè, ma tanto cosa ci si può aspettare da voialtri? Siete pieni di pregiudizi fino alla punta dei capelli. « Ti sarei molto grata se potessi darmi quel passaggio. Vicino a una caserma, possibilmente. Devo denunciare la scomparsa della mia Birkin. E della macchina. Ti pagherò. Profumatamente. In contanti. O assegno. Come preferisci. » Inarcò un sopracciglio. Ma perché non un bonifico tanto che ci siamo? Un sospiro sfuggì dalle sue labbra. « Non me ne faccio nulla dei soldi, Diana. E se pure fosse, non sono il tipo che si fa pagare profumatamente dei favori che sono semplice umana decenza. » Gli angoli delle labbra di Eliphas si incurvarono veloci in un sorriso millimetrico privo di emozione ma colmo di sarcasmo. « Scioccante da un ricercato impuro, vero? » Ma giustamente tu sei la fidanzatina di Magnus, quindi è solo naturale che ti abbia addestrata bene a credere che nulla sia gratuito. « Se proprio devi fare qualcosa, evitare di parlare di questo incontro con mio fratello o i tuoi amichetti. Cosa che a quanto pare torna comoda pure a te. » Detto ciò, girò sui tacchi, avviandosi a passo svelto verso il margine della strada, lì dove iniziava il bosco. Arrivato al suo limitare, si voltò a guardarla, ancora impalata lì dove si trovava. Con un movimento un po' spazientito, le fece cenno di seguirlo. « Dai, su. » Per una che ha fretta di andare a cena col Ministro sei davvero lenta. Ma presto Eliphas capì che le ragioni della titubanza di Diana potevano essere altre, in aggiunta alla più ovvia sfiducia. Lo sguardo del demonologo passò dagli occhi di lei al punto che stavano fissando, poi nuovamente a quelli di lei. Esalò un respiro esasperato. « Ti prego non dirmi che hai paura di rovinarti le scarpe. » Che forse rovinarsele era il meno, visto che tacchi alti e fanghiglia non andavano molto d'accordo. Da quelle parti, nelle Highlands, il terreno era sempre umido - specialmente in quei periodi dell'anno in cui pioveva pressoché ininterrottamente. « Diana, non mi posso smaterializzare in mezzo alla strada. Non ti porto lontano, ma almeno un po' di copertura devo averla. » Per Eliphas, mettendosi nei panni di lei, la soluzione più ovvia sarebbe stato semplicemente rimuovere l'ostacolo principale togliendosi quei trampoli; ma probabilmente se le avesse proposto una cosa del genere, Diana avrebbe avuto un altro crollo psicologico, allungando ulteriormente le tempistiche. Così, appellatosi a tutta la pazienza che aveva, il giovane Luhng prese un lungo respiro, voltandosi di spalle rispetto a lei e accovacciandosi. Si diede un paio di pacche sulla spalla, senza girarsi a guardarla, ma tenendo lo sguardo ben fisso di fronte a sé, nel nulla del bosco fitto. Guarda tu cosa mi tocca fare. « È più umiliante per me che per te, fidati. » Aspettò tutto il tempo necessario a Diana per convincersi a quel mezzo di trasporto, dopodiché, assicurata la presa, tornò in piedi e si diresse a lunghe falcate verso l'interno del bosco. Come promesso, non andò troppo avanti, cercando semplicemente un punto sufficientemente lontano dalla strada e un tronco abbastanza grosso da usare come copertura. « Tieniti. » la avvisò, prima di far roteare l'indice in un movimento specifico, a cui seguì un turbinio di foglie e zolfo. Nel giro di un breve istante, i suoi piedi atterrarono traballanti sulla pietra dura. La ricerca di un punto d'appoggio stabile fu vana, e nel tentativo di non cadere faccia a terra si avvicinò il più possibile ad uno dei muri, finendo per cozzarci contro con la spalla e dare una botta con lo zigomo. « PORCA-! » Si morse il labbro inferiore, trattenendosi dal terminare l'imprecazione mentre lasciava andare lentamente la presa su Diana, in modo tale da farle rimettere i piedi in terra con più grazia di quanta ne fosse toccata a lui. La chiesa diroccata di St. Peter a Thurso era un luogo che il demonologo conosceva piuttosto bene, avendo accompagnato un gruppetto di lycan a cercarvi le armi in seguito alle prime attività sospette della Loggia nelle Highlands. Le rovine si trovavano in prossimità del vecchio porto, non distante dalla cittadina babbana, dove Diana avrebbe potuto trovare tutto ciò di cui aveva bisogno, lasciandolo libero di tornare alle proprie misere occupazioni. Si portò una mano allo zigomo, che bruciava abbastanza da suggerire una ferita - cosa che fu confermata dalla sensazione bagnaticcia sui polpastrelli. Nulla di grave, ma comunque l'ennesima seccatura della serata. Sospirò scocciato, tamponandosi la guancia con il fazzoletto di stoffa bordò che aveva in tasca prima di voltarsi in direzione della mora. « Siamo a Thurso. Basta che segui la stradina verso le luci e ti trovi nel paese. È il punto più vicino alla tua meta che conosco: in massimo un'oretta dovresti essere alla tua preziosissima cena. » sciorinò velocemente, prima di stirarle un sorriso sarcastico. « Ti direi di salutare tutti da parte mia, ma forse non è il caso. » Fece una pausa. « Però quando rivedi Magnus sentiti pure libera di chiedergli perché, di preciso, creda che rovistarti nella testa sia una buona idea quando è atrocemente lapalissiano che il problema sia un altro. » Lo capirebbe anche un novizio che per riparare un vaso rotto non serve a nulla armeggiare con la terra che ci sta dentro.

     
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