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Caleb & Grace | 25 dicembre 2023

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    Grace Moore
    28 anni . maledictus . FTM . circense . prostituta

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    "Comunque a me questi inglesi non piacciono" sputo a terra un grumo di sangue palleggiato tra le guance. Gargarismi ferrosi del cazzo. La solita solfa di sempre, per inciso. Con la sola differenza che nemmeno qui ammetterò di avere parte della colpa. No, io, Grace Moore, non ho colpa alcuna. Non di essere tanto fumantino, non di non riuscire a sopportare i soprusi.
    Inoltre, insultare gli altri mi piace. Avere sfiducia, in un certo senso, mi fortifica. Quindi non ho motivo per non sputare il sangue a terra. Per imbrattare la superficie di sto cazzo di tetto. Se non trovo rispetto, non ne porto a mia volta.
    Credo sia un concetto sacrosanto, un mantra che spingo tra i denti tirando su col naso. "Ti è rimasto un po' di gin, Piccolé?" mastico aria mentre con le gambe mi lascio andare al suolo. I piedi che già penzolano oltre il vuoto. Le Converse che quasi mi si sfilano talmente se ne stanno leggere al piede così slacciate. Non sono davvero arrabbiato, in realtà. O almeno, non mi sento così arrabbiato adesso. Forse l'unica cosa che finisco per portarmi addosso è questa sensazione di inadeguatezza che un po' sa sembrarmi normale: insomma, siamo qui da poco e spostarsi di città in città per me risuona sempre come un "ricominciare".
    E a me, beh, di ricominciare non ne ho voglia, non quando finisco per convincermi di aver trovato il mio posto. Il mio mondo.
    Così spingo il capo all'indietro. Forse mi convinco di poter ritrovare il baricentro quando fisso i miei occhi nei suoi. Quando sbilanciandomi con il resto, spingo un braccio dritto in sua direzione. Agito le dita, voglio che mi passi da bere.
    "Se il naso fosse rotto, adesso starei urlando, vero?" non so perché glielo chiedo. Forse c'è una parte di me che brama attenzioni. Forse sono semplicemente tanto delicato da aver bisogno che qualcuno si prenda cura di me. Ritraggo la mano per strofinarmi le narici, poi torno nella stessa posizione di prima. I muscoli del braccio tremano. "No, perché a far male fa male, ma forse con un po' di coraggio liquido poi torna tutto a posto."
    Sorrido spingendo il capo verso terra. Lo guardo al contrario, con i boccoli che quasi sembrano staccarsi dalla testa. Sorrido, mostrando i denti rossi di sangue.
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    "Mi dispiace non sia andato bene con quel tipo. Insomma, se non se la fosse presa a male per la sua ragazza, adesso avremmo preso due piccioni con una fava." Mastico ancora, questa volta riuscendo a mantenere la posizione scomoda di prima. Anzi, ad esser sinceri, quasi mi sdraio a terra. "Qua sembra bevano peggio di noi, sono spaventosi." Bofonchio scivolando piano a terra. Il braccio ancora teso in sua direzione. Gli occhi, beh, ora sono rivolti al cielo sopra le nostre teste. Fa freddo ma a me non importa di niente. Non mi importa affatto.
    "A proposito!" Esclamo, come colto da una folgorazione.
    "Buon Natale a noi!" agito i piedi contro il suolo, preso dall'entusiasmo.
    "Indovina cosa ti ho fatto per Natale..."


    Edited by Tigre! - 25/12/2023, 19:48
     
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    Caleb Sharp
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    E' Natale, Caleb. E tu nemmeno volevi che Grace uscisse a caccia di stronzi stasera. Ma quello che vuoi tu non conta per Austin, non conta quando sei solo un piccolo ragazzino geloso.
    Di Grace lo sarai sempre, anche se hai capito che va bene, che quelle cose che vanno fatte, poi le fai anche tu: è vivere liberi, questo. E' sentirsi leggeri come il vento e potersi arrampicare sui tetti di chissà chi, a Londra, la notte di Natale. Tanto in questo mondo non fa nemmeno più freddo. Però non cambia, che il nodo in gola te lo sei tenuto quando Gracie non si è presentato all'orario che vi eravate dati.
    Di solito le regole sono chiare, perché hai il terrore - questo resta costante nel tempo - che il tuo ragazzo possa trovare qualcuno che gli piace più di te, e te lo dovrai far andare bene in quel caso. O che comunque Grace piaccia ai clienti così tanto da volerlo di nuovo rinchiudere per giorni come aveva fatto quello stronzo, ricordi? Il feticista delle foto del cazzo, che appendeva alle pareti.
    Ma quando Grace non si è presentato, hai corso. Perché vi dite dove state, soprattutto nelle città nuove: siete i figli del Circo, anche Austin vi vuole al sicuro. Ma tu - più di tutti - vuoi al sicuro lui.
    Hai corso con il cuore in gola, ma adesso sorridi, perché nonostante i rivoletti di sangue in muso, non è successo nulla di grave. Solo un tizio che non ci è stato a sapere la sua tipa con un altro. In Europa non sono libertini come credevi.

    "'Fanculo pure loro" gli inglesi, mh? Mormori portando il gin alle labbra e lasciando andare già un altro bel sorso, prima che sia Grace a chiedertene un po'. E lo guardi, un po' il musino duro lo fai, ma non per lui, perché ti spezza arrivare in ritardo. Anche se poi la tua ferocia si spegne con poco: è Grace il più coraggioso dei due, è lui che per te ucciderebbe. Tu ci proveresti, ma ne usciresti a pezzi.
    E bevi quasi all'ingiù, che ti sei disteso per lungo a stella marina. Le gambe oltre le ginocchia scivolano giù, ed i tuoi occhi cercano i suoi. Vi siete spostati dal vostro mondo, ed è come se il terreno avesse iniziato a frenarti sotto i piedi e tu ti fossi aggrappato a questo tetto per pura sopravvivenza. "Sì, o almeno la gente urla quando lo faccio io..." forse è un'uscita più greve, ma il gin glielo passi lo stesso, gli occhioni grandi che riflettono solo la luna stanotte. Sospiri, questa città ha già un conto in sospeso con te.
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    "Doveva aspettare un cazzo di minuto e io sarei-... va beh" Saresti arrivato a fargli il culo, e di questo siamo tutti certi, piccolino, anche se non ti avrebbe mai creduto molto feroce. E' solo il sangue che ti ribolle dentro.
    Anche quando un passo verso Grace che freme, lo fai. Se scende lui, scendi tu, e gliela dai davvero la bottiglia, la spingi piano in petto perché non lasci cadere neanche una goccia del suo carico. Trovi il modo di sorridere anche quando ti rode ancora il culo, perché beh: è Natale, e per te il Natale ha di nuovo senso solo da quando sei al circo.
    Nonostante le occhiaie, faresti ancora nottata con i tuoi fratelli, e con lui.
    "Vediamo-" ciondoli, sposti il peso da una gamba all'altra, hai bisogno di cambiare argomento in questo modo. "- sicuramente non un pony, anche se è il primo della mia lista per San Nicola" tieni aperto un occhio solo, come se su questo pensiero stessi riflettendo una vita. Gli giri attorno, in equilibrio su un falso filo di metallo. Le braccia aperte, per punzecchiarlo quando gli parli vicino all'orecchio. "Un cartonato con la tua faccia così non sento la tua mancanza?" sussurri. "La neve?"


    Edited by T-Rex - 28/12/2023, 11:20
     
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    La cosa positiva è che quando stiamo insieme ogni cosa diventa accettabile. Anche l'arrivo in una nuova città o quegli incarichi che, beh, non farebbero gola nemmeno alla più esperta delle puttane. Per questo mi lascio sfuggire un sorriso. Un morso di labbra che le tira su in una mezzaluna. Mi fa male la faccia se ci provo ma, ehi, credo sia proprio questo il senso della felicità o almeno, un vago pegno che sarò costretto a pagare a vita. Il dolore non posso allontanarlo totalmente, sarei uno sciocco se credessi ciecamente a questo. Posso però mitigarlo e convincermi che, alla fin fine, non abbiamo bisogno di altro se non di noi. Di questa famiglia sgangherata, di questi tetti sopra i quali ritrovarci ogni cazzo di volta per un po' d'amore diverso. Rilasso i polmoni solo così e non perché tra le mani io abbia di nuovo il Gin - il mio cazzo di coraggio liquido - ma perché c'è Caleb e lui mi parla: ha sempre parlato un botto, che se ne dica il contrario.
    "Tu niente, suvvia" mastico in un sorriso mesto, con le labbra umidicce d'alcol e i denti ancora rosati dal sangue. Ci passo la lingua contro, me li pulisco coì in un gesto che è tutto fuorché istintivo. Mi piace fare a pugni, sì, ma non so accettare la sconfitta. Non so mai come dovrei gestirli certi scivoloni. Ma non provo vergogna, se c'è una cosa che non riesco proprio a far mia è la sensazione di essere inadeguato per lui. Stupido e inutile ai suoi occhi. Nemmeno quando, per un lungo e forse incancrenito lasso di tempo mi sono detto di volerlo vedere felice con Oswald. Meglio con un altro che con un malato terminale. La tigre è questo, no? Un potere che prima o poi mi porterà allo sfinimento.
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    "Sono un ometto ormai." Scherzo, ovviamente, su tutte quelle cazzo di congetture che i clienti sono soliti fare sul mio conto. Quelle domande pesanti e spesso fuori luogo che non fanno altro che lasciarmi indurire la mascella. Ma questa è la mia vita e per un certo verso, l'unico modo che ho per affrontarla è proprio prendendola a pugni. Che i pugni possa darli lei a me, beh, devo ancora capirlo per bene. O accettarlo, ecco. Perché un esserino di appena un metro e sessanta non può sicuramente essere invincibile. Di sicuro non incuto timore e questo è già un punto a mio sfavore. "E gli ometti proteggono la propria famiglia e il proprio onore. Come il bel maschilismo tossico insegna" allungo la bottiglia in sua direzione e con la stessa mano gli faccio cenno di venirsi a sdraiare vicino a me. Che mi sti astretto, sdraiato contro il braccio che gli cingerò dietro le spalle. "Però mi viene da piangere, talmente mi fa male." Il naso, intendo e gli occhi effettivamente li ho rossi. Msa si coordinano bene col resto, no? Con il sangue che ormai si è coagulato sui vestiti. Con le luci di Natale che possiamo restare ad osservare per tutta la notte. La vista, da qui, è davvero carina. Mi sembra di star dentro ogni singola casa che vediamo. Mi sembra di sentir il calore di quegli alloggi.
    "Niente pony, a Papà non sono mai piaciuti i quadrupedi. Dice che puzzano più di me." Che è vero: quando lasciano che la tigre dorma nel fieno, il suo odore non è mai così piacevole da meritare un abbraccio. Nemmeno una carezza sotto il mento.
    "Prendi quel sacchetto l-ehi, hai detto che ti manco?" Mi fermo con il braccio a mezz'aria. L'indice è proteso verso la busta di plastica. Gli occhi, invece, sono fissi nei suoi. "Lo sai che poi torno sempre, anche se senza neve."
     
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    Caleb Sharp
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    Non hai mai bisogno di farti dire le cose due volte, soprattutto da Grace. Soprattutto quando la voglia che hai di essere la sua stessa pelle, tanto a contatto da respirargli attraverso, è lampante. Palese perché Grace è il tuo sole di notte, la cazzo di luna di giorno e tutte quelle cose romantiche che gli dici finché non ti fa il gesto di sentirsene nauseato. A volte lo fai proprio per rompergli il cazzo, altre perché... perché sei piccolo, e quando ami non tralasci niente, ami con tutte le cellule che ti compongono. Il muso duro del teppistello che non ha spalleggiato il suo amore, svanisce solo perché ridi. Sorridi anche all'amaro appunto sul maschilismo. In fondo, tu sei quello che a volte si veste fa checca, quello con cui vanno gli uomini che non ammettono di essere ciò che sono, i repressi maneschi. Quelli che invece poi si rivolgono anche a Gracie perché una parte di lui li fa sentire meno in colpa. Li legittima se si è solo tolto il senso ma possono ancora avere... quella.
    Quella che adesso è tua, in un concetto stupido di una propietà che non possiedi. Perché non sei possessivo, sei solo sciolto d'amore. Ti accoccoli a lui come se stessi placcando la tigre, se le stessi facendo le coccole nel fango e nel fieno, come se doveste rotolare giù dal tetto per il troppo slancio.
    Anche se poi siete qui, tu con il viso più vicino al suo, che gli guardi meglio l'ematoma. Quel naso gonfio ti spacca il cuore, ed il sorriso si allarga per quell'infinita dolcezza che ti lega al tuo amore. "Però gli ometti non piangono" imiti il vocione greve di Papà, anche se con lentezza passi il pollice a sfiorare la ferita di Grace. Muso a muso.
    Magari non è rotto, ma poco ci manca, qualcosina di storto c'è. Un sorsetto di Gin per rinfrescare le labbra, ti avvicini di quel millimetro che basta a posarle sulle sue. "Ma tu non sei solo un ometto, tu sei la mia tigre" con un ansimo roco che ti scuote il corpo. Lo sai che è un punto critico per voi, ma cazzo quanto lo ami, quanto sai che Papà ti ha fatto la promessa che il Maledictus non se lo porterà via per sempre. E' che non hai impedito che questo cessasse del tutto: è una cosa che neanche Dio può risolvere, o così ti ha detto. Ma quando lo dici a Grace, ti ci accoccoli vicino, come se un metro e novanta stesse comodo nel suo abbraccio. Oh, e ci stai.

    E sì, è vero che sai che Grace torna sempre, ma questo rende gli occhi lucidi per te. Come se con il naso rotto ci stessi tu e non lui. Annuisci, perché per un secondo senti solo che ti si bloccano le parole in gola. Grace deve tornare sempre, anche perché il tuo cuore non reggerebbe, già così hai paura. Anche se hai la rassicurazione di Papà, hai paura che basti farlo incazzare per distruggere il tuo desiderio. "S-si, si lo so" gli fai le fusa, che hai paura che strusciandoti troppo tu possa fargli male. "Io-" Tu? "- chiudiamo ancora gli occhi con loro" Che non è insicurezza, è solo che la sai la risposta, hai voglia di sentirla di nuovo, almeno a Natale. Deglutisci ma una mano la allunghi verso il sacchetto che ti ha indicato. Tu non ti sei accorto del Natale, o meglio, il tuo regalo di Natale aspetta Grace al circo. "Lo apro qui?" ancora, ogni parola è un sibilo dolce, che ti coccoli Grace cercando di non spingere nei punti insanguinati. "Puzzi anche adesso" ma scherzi.

     
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    Penso di non aver bisogno di altro se non di questo. Funziona esattamente in questo modo la mia vita. Fottutamente e fortuitamente bene nonostante tutto. Sono un tipo fortunato anche se vivo nella sfiga e godo, sì, di ogni cazzo di momento che mi viene concesso, soprattutto quando questi - i momenti, intendo - mi hanno portato ad aver Caleb vicino. Lo conservo ancora con me il ricordo di come ci siamo conosciuti e mi vien da ridere, sì, anche se poi ce ne sono successe così tante da farci montar su la rabbia e la tristezza. Io sono grato alla vita, a Dio o a chiunque vegli su di noi in questo modo. Perché qualcuno deve esserci. Qualcuno al di sopra di Papà così capace da strapparci via sorrisi su sorrisi. E io ora sorrido anche se la faccia mi fa male: perché sentire il calore del suo corpo mi appaga, mi riporta a casa. E casa, beh, per me è proprio il circo: è Caleb, sono Oswald, Leroy, Froy e tutti gli altri stronzi che adesso staranno festeggiando chissà come. Per me casa è questo: è ritornare in un punto a me sconosciuto e rendermi conto di non essere solo. Perché con me ci sarà sempre questo ragazzino sbandato così come, per quanto potrò, con lui resterò anche io. E non mi importa se per gli altri non sarò mai un ometto che si rispetti. A me importa essere la sua tigre. Spingere la fronte contro il suo viso in una fusa messa su al momento e leccargli la faccia, sì, perché sentir la sua voce mi fa venire voglia di giocare.
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    "Se chiudo gli occhi poi non ti vedo." Non è mia intenzione fare il romantico ma, insomma, se mi esce così tanto meglio. Voglio che le mie parole possano suonare solo che piacevoli alle sue orecchie. Che Caleb possa inebriarsene. Che possa essere felice, sì, di questo affetto che ci unisce. Perché lui è mio marito e questa parola, considerando i suoi diciannove anni, ancora mi fa ridere come la prima volta. "Oh!" ma rido, sì, se mi dice che puzzo anche adesso. Se il mio odore resta sempre quello della bestia che si diverte rotolandosi nel fango e nel fieno. Che nella terra ci sguazza, che la natura, come fosse ignara di tutto, la ama da morirne. "Capisco perché non ne senti l'odore allora." Caleb ha il fiuto sopraffino o almeno, è questo che penso quando vado ad elencare i suoi superpoteri: un gran cazzo, un fiuto sopraffino e la pelle che sa di arance. "Forse avrei dovuto dartelo post doccia ma, tant'è -" Il sorriso non mi si spegne. Possono spaccarmi la faccia e comunque, qui, troverei il mio luogo sicuro. Mi allungo per prendere la busta di plastica e, anche se magari non dovrei, gliela spingo sotto il muso. "Se ci lecchiamo dopo questi mi uccidi." Sono dei tacos piccanti, sì, ma non i soliti tacos. So che ci hanno messo il peperoncino più forte dell'intero globo terrestre. A detta loro, insomma, io di peperoncini non me ne intendo. So solo che a Caleb piacciono e che, un Carolina Reaper misura - se così si dice - 1.640.000 Scoville Heat Units. Voglio proprio vedere se riesce a sentirli tutti, adesso. "Auguri di Buon Natale, mio Piccolo Kelly. -"

     
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    Caleb Sharp
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    Non dovresti, ma con il romanticismo ti sciogli. Perché questo hai sempre voluto: qualcuno che amasse anche quando sei dannatamente smielato, e che poi lo fosse con te. Infatti un po' rallenti, gli occhi li tieni ben aperti. Lo sapete tutti e due cosa intendevi tu quando gli ha chiesto di tenerli chiusi. Ché solo così si può immaginare di essere assieme anche quando si è costretti ad ansimare per altri.
    In realtà tu non è che ansimi davvero, tu piaci quando preghi, quando sei vittima di chi ha bisogno di mostrare la cinghia, di spingerti al muro con violenza. Allora è un po' come con il cannibalismo, te la fai andare bene e non fiati. A volte stringi solo gli occhi dicendoti che dove riesce Grace, puoi riuscire anche tu. Seppure non sia il tuo pane, tu faresti di tutto per non farti mai mandare via dal Circo. E' la tua vita che ci gravita attorno.
    Te lo ricordi il primo tetto, i primi venti dollari, la prima volta che l'hai visto trasformarsi. Paura, amore, una guerra che ha portato moltissime ferite, ma nessuna che sia mai stata letale.
    Ti porti Grace più vicino, ché tu non hai paura di dirgli che lo vuoi, che lo ami, e che sarai sempre meglio di chiunque altro finirà per metterci sopra le mani. Tu vuoi ripercorrere i suoi lividi come un balsamo, come se potessi lenirle solo dicendogli che con te sarà meglio. Magari è perché hai una dote non indifferente, ma cavolo se lo sai usare con Grace.
    E non è così vero che puzza, è solo che il sangue coagulato ti fa un certo effetto, e l'odore della tigre alle tue narici non può nascondersi. Tu la ricerchi, quando Grace si trasforma sei il suo cucciolo, vi divertite voi due. Le confidi tutto, giocate come folli finché non vi addormentate stremati. Ora solo tu puoi entrare nel recinto, perché la tigre è la parte più pura di Grace, ma è anche vero che non ha freni.
    Oswald le sta ben distante, per ovvie ragioni, quando è trasformata. "Mh, cosa?"

    Il tuo regalo, Caleb. Dio, distrarti è così facile quando percorri ogni centimetro del muso di Grace alla ricerca di punti che non ti stancheresti mai di annotare. Lui è tanto più grande di te, si vede però solo quando gli sei così vicino da respirargli nei polmoni. Qualche piccola ruga d'espressione tra piccole statali di sangue. Solo dei cerchietti intorno agli occhi, ed una leggera screpolatura delle labbra. Ma se ti chiudi nelle sue iridi non ne esci mai vivo. Potrebbe anche non regalarti niente, saresti felice così, grato al cosmo perché ti ha perdonato. E sei quasi sul punto di prendergli il muso e lasciargli un bacio da scopata dura, quando ti spinge sotto il naso il suo sacchetto dei misteri.

    Ti si aprono gli occhi, oltre che le narici in una sola zaffata piccantissima. "C-azzo! Cazzo scherzi?" sei un bambino al Luna Park, tiri su la schiena per infilarci tutto il muso nel sacchetto, ed uscirne tossicchiando e con gli occhi lucidi. Ridi, sciocco. "Dio mi hai regalato un biglietto per l'autocombustione! Li amo..." addolcisci la voce, come se ti avesse regalato un cucciolo di cane. Un'altro, che Juppy a volte non ti basta, è già di nuovo il cane di tutti. Avvicini un taco alle labbra, solo per leccarne la superficie, poi, minaccioso, sovrasti un pochino Grace avvicinandoti al suo muso.

    "Quanto sei coraggioso, Mister Tigre d'acciaio?" gli fai il gattone sopra, spingi il naso lungo il suo collo, minacci di azzannarlo, solo perché ti si divincoli sotto. "Kelly ti manda così a fuoco?" mormori, fermando un sorrisi trai canini. Gli occhi che un po' lacrimano perché cristo se sono il regalo migliore di sempre e se bruciano l'anima. Una mano si intreccia trai capelli di Grace, la tua smorfia è pure sfida. "Lo vuoi un bacio di ringraziamento?" minacci, divertito. "No? Sicuro?"


     
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    Mi sono appena reso conto che in cima alla lista delle domande che mi stanno sul cazzo e che nessuno, proprio nessuno deve aver intenzione di farmi, c'è "perché hai scelto di sposarti un diciannovenne?" Allora, partiamo dal presupposto che non me lo sono scelto io e che questo non sta a significare che lui mi sia arrivato tra capo e collo come una cazzo di sciagura. Quello che voglio dire è che è stato lui a scegliere me e che io sono un po' come il Piccolo Principe stipato in una gabbia a prova di graffi: ho sempre aspettato l'arrivo della mia volpe. Ho sempre sperato di potermi prendere cura della mia rosa e così, insomma, è arrivato lui, che assomiglia più al Piccolo Principe di me.
    Magari la volpe, gira e rigira, sono io. Magari non dovrebbe fregare un cazzo a nessuno com'è che ci siamo scelti. Insomma, perché dovrebbe interessare? L'importante è che uno si trovi bene con l'altro e come ci troviamo bene noi, forse nessuna coppia al mondo ci riesce. Perché siamo uniti, in sintonia e conosciamo bene i gusti dell'altro. Insomma. Io so che a lui piacciono le cose estreme. So che ci tiene a star in bilico tra la vita e la morte - anche se poi finisce per cagarsi sotto, ma insomma, il bello di Caleb è anche quello -
    Così come lui sa che a me piacciono i Don Broco, i Cavalieri dello Zodiaco e far l'amore all'aperto. Noi ci conosciamo così bene da confonderci. Spesso io mi sento molto un Caleb e non so e lui, a sua volta, sa sentirsi molto un Grace.
    Sta di fatto che siamo perfetti insime. Che i tetti sono casa nostra così come i suoi denti sono i miei letti. Io vivo dei suoi sorrisi e se lui sta bene finisco per star bene anche io. Volersi bene significa proprio questo.
    Significa gioire della sua gioia e tirarsi su di schiena quando finalmente si decide ad aprire il pacco.
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    Che ogni suo movimento finisco per assaporarlo. Mi piace restar a tener nota delle rughe che gli si formano in volto quando è tanto felice o tanto triste. Mi piace immaginare quanti battiti il suo cuore riesca a riprodurre in questo minuto esatto. Ridacchio anche io quando lo sento inspirare il piccante. Quando sembriamo entrambi due fattoni intorno al bottino. Io sono drogato della sua felicità, spero che per lui valga la stessa cosa. Perché d'altronde non c'è niente di più importante di questo: della famiglia e della felicità di tutti quelli che la abitano. Non abbiamo nient'altro. Non i ricordi di chi sono stati i nostri genitori. Non delle ancore a tenerci bloccati al passato. Abbiamo la vita che ci si para davanti e anche se la mia è breve, io sento di volerla vivere tutta. Di viverla al meglio.
    "Shhh zitto che rovini il momento!" ma non sono serio quando lo ammonisco e lui lo sa bene. Sono semplicemente divertito dalla situazione e schifato, come sempre, dal modo che ha di fare il romanticone. Non lo so perché, ma non mi piace quando si allude a ciò che siamo: preferisco esser spogliato e spinto al muro, non avvisato sul da farsi, insomma. "Lo sai che mi avvalgo della facoltà di non rispondere a nessuna delle tue domande retoriche." E mi volto per appollaiarmi alla sua schiena. Che mi piace tenere il muso incastrato nell'incavo del suo collo. Non solo per baciargli la pelle, ma anche per restare a guardare le sue mani armeggiare con le cose. "Sei felice?" gliela faccio io la domanda stupida, quella che dovrei dar per scontata ma che continua a puntellarmi in petto. Non soffro d'ansia, ho semplicemente bisogno di avere qualche conferma di tanto in tanto. Niente di più, ecco. Poi gli alzo la maglia sulla schiena. Lo faccio per infilarci sotto le mani calde e così grattarlo un po'. Sì, gli faccio i grattini perché anche se non voglio rispondere alle sue domande, lui sa cos'è che voglio davvero. E di baci ne sono sempre ingordo, sempre carente. "Quindi - questo bacio?"

     
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    Caleb Sharp
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    A volte, sentire il fiato di Grace sul collo è la sensazione migliore del mondo. Basta che si appoggi a te per irradiare quel calore che ti ha attratto dal primo giorno. Perché Grace sa diventare "casa". Te lo sei detto, che magari era il motivo per cui piaceva così tanto ai clienti. Uno dei motivi per cui tu l'hai amato dal primo secondo. E allora certo che gli sei corso incontro fino al limite della disperazione, e cazzo se poi l'hai fatto tuo. Tanto che l'hai sposato, prendendolo in giro per lo sbalzo d'età tra voi, chè questa parte di Grace ti piace da morire anche se ti ha dato il panico quando hai saputo del Maledictus. Ma, beh, è la storia di un dolore che si lega all'amore, un filo spinato stretto al cuore. Sanguineresti ogni giorno se questo fosse il tuo destino, o anche solo la direzione giusta per tornare da Grace.
    Dove torna lui, torni tu. E Dio quanto sono belli i faló con tutti gli altri, quando dopo che la bottiglia di Gin rotola vuota ai tuoi piedi, Grace ti stringe e voi vi ammucchiate come ricci. Se vi volete toccare non ce pudore che tenga, gli infili la mano nei pantaloni anche quando uscite a bere. È più gente c'è intorno e meno problemi ti fai.
    Il solo respirarti vicino al collo smuove mormorii eccitati lungo i muscoli.
    Grace è così, è il desiderio incarnato, la voglia matta di sollevartelo in petto al primo "ehi".
    Ti culla, ti fa sentire amato. Ti ricorda che un posto in questa vita ce l'hai. Perché può essere vero che gli sei capitato per pura fortuna, tra capo e collo; ma poi è stato lui a tenerti, ad accettare i tuoi lati più spigolosi, in risposta al tuo essere un cucciolo senza famiglia.
    Gli occhioni grandi con cui ti porta via ogni sua rimostranza sono solo una delle tue armi. Soffi piano piano, fai le fusa come un gattone, ti crogioli nel suo amore, chiudi gli occhi per spingergli il musino contro.
    Se tu potessi scodinzoleresti, ma la verità è che può caderti in testa anche un tornado di dolore e nonostante tutto coricarti con Grace ti darebbe la forza di combattere contro il mondo intero.
    Ed i tacos sono buoni da morire, bruciano aprendo vie per respiri che non pensavi di avere.
    Contro il suo petto ti ci spingi, sornione. La nuca a battergli contro la spalla, allungato come un gatto. Una mano che gli raggiunge i ricci al contrario, contorcendosi piano. Volti il muso verso di lui, gli sorridi tantissimo.

    Arricci il naso, come fossi tu una tigre pronta a snudare i dentini famelici. Hai fame di ogni cosa provenga da lui
    "No" Affermi con il tono meno credibile che hai in repertorio "Sono la persona più infelice di ques- oh, cazzo, sì..." parti con un buon proposito ma quei grattini ti distraggo, ti godi immensamente i punti che Grace sa bene di premere. "Ti prego, lì... lì è- io..." tu lo baci. Tu rispondi in baci affamati al suo tocco, con il busto ancora più contorto, gli prendi il muso, non è mai troppa la forza con cui gemi.

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    Grace Moore
    28 anni . maledictus . FTM . circense . prostituta

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    Quello a cui penso io è il primo Natale che abbiamo passato insieme. Quando ancora eravamo a New York e il falò veniva alimentato così bene da riscaldarci tutti nonostante fuori facesse un freddo demoniaco. E tu indossavi una di quelle tue magliette del cazzo piene di buchi. Che se davvero non sono usurate dalla vecchiaia, sono parte di uno stile che prima o poi ti farà ammalare. Ma avevamo bevuto così tanto gin da non capirci poi chissà quale cazzo. Ricordo che avevo le dita infilate stupidamente in quel buchi. E tra la lana scavavo, scavavo così a fondo da non aver nemmeno l'idea di dove volessi arrivare. E tu non ti muovevi, a meno che, insomma, il dito non mi scivolasse in quei punti che ti spingono al solletico. E se ridevi, beh, io non potevo che ridere nel medesimo modo. Con lo stesso tono, gli stessi denti, piegando il corpo più del dovuto. Quasi a volermi far vedere. Che l'alcol mi ha sempre fatto questo effetto: lui non ha mai placato alcuno spirito. No, lui li ha alimentati tutti. Mi sa incendiare. Mi lascia bruciare come una cazzo di Giovanna d'Arco.
    E se anche adesso possiamo bruciare insieme, tanto meglio.
    Perché tu sei davvero il mio fuoco. Il falò di questa sera. E la tua pelle è incandescente, anche se forse è la mia a scottare così tanto vicina alla tua. Così tanto che alla tua schiena mi stringo. Che se mi baci ricambio la stretta spingendo le dita lungo il petto. Dammi il tuo cazzo di cuore bambino, Caleb: la tigre ha fame.

    "Sei un viziato del cazzo" lo sibilo a denti stretti, in labbra che ti ricercano, che catturano l'aria quanto basta per stamparti un succhiotto persino contro la mandibola. Voglio lasciarti il mio marchio addosso. Perché anche se le giraffe sono animali liberi, io voglio ricordare al mondo a quale famiglia appartieni.

    "E io non sono un grassone come BabboNatale" ti faccio le fusa, lento, perché così mi scaldo meglio. Perché così mi rilasso, trovo il mio centro. Dimentico dov'è che siamo anche quando ogni informazione che Papà mi ha passato mi tornano alla mente. E non so se parlartene adesso, anche se resistere all'impulso è deleterio, lo trovo davvero insensato.

    "Anche se Papà non deve aver ben capito com'è che funzionano le cose qui" so di dirlo in uno sbuffo, ma cosa posso farci? Non credo ci sia stato un momento, dai miei quattordici anni, in cui io sia stato capace di percepirmi libero. Libero dagli impegni, da ciò che devo per ciò che mi è stato dato. E non importa, in realtà, se Papà si permette di concederci un desiderio a vita. Anche i doni, in un certo senso, meritano la loro ricompensa. E lui è l'uomo dei tornaconti. Lui è l'immagine più tossica del concetto esatto di famiglia.

    "Ha parlato anche a te di Iron Garden? Ma bene, bene, bene?" concedimi questa mano tra i pantaloni. Che a volte mi vien facile parlarti dei nostri compiti così. Ricercando la pelle che nascondi alla luna. Scivolando a tamburellare oltre la veste. Oltre i peli lungo l'inguine.

     
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    Caleb Sharp
    19 anni . ibrido di lupo mannaro . domatore

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    Vuoi sempre che Grace si prenda tutto di te. I respiri, i sorrisi, perfino i battiti di questo cuore a cui si stringe.
    Perché è suo. Batte per lui come non ha mai battuto per nessun altro. E di flirt stupidi ne hai avuti tanti, anche se sei così giovane. A scodinzolare ci mettevi poco: fuochetti di paglia, ovviamente, ma cazzo se ci davi dentro.
    Ma è stato per questo che - quando hai trovato Grace - hai imparato a riconoscere le differenze. Con nessuno di loro eri così felice, nessuno di loro ti coccolava quando stavi male, o si prendeva cura di te.
    Nessuno di loro voleva averti nel letto dopo il sesso, ed a volte ti spingevano via. Allora con il cazzo che tornavi. Invece Gracie potrebbe ringhiarti gli insulti peggiori di questo stupido mondo, e tu torneresti da lui, perché il vostro è un legame indissolubile.
    Avete superato - o così speri - i tuoi terribili errori con Oswald, e adesso pensi che non ci sia niente di meglio che sentire Grace volerti ancora.
    Ma questo perché lui non ha mai smesso di amarti e tu non hai mai smesso di amare lui. Di corrergli incontro a fine spettacolo e sollevartelo in grembo. Non hai smesso di ridere quando fa il coglione e di coccolarti la tigre quando ha paura.

    E ridi ai morsi di Grace. Ridi al tuo essere effettivamente in ragazzino viziato, vorresti ribattere che è colpa sua, ma immagini lo sappia. Lui sa anche come accenderti, come infiammare i momenti più bui accendendo un cazzo di falò.
    Come adesso, che ti pieghi contro il suo petto, gli fai spazio perché i suoi morsi riescano sempre a trovare lembi di pelle da mordere, da marchiare. I suoi segni li porti su di te come trofei.
    Sono gli unici di cui ti importa. Quelli che ti fanno deconcentrare. Che quando Grace parla, tu lo vuoi ascoltare.

    "N-no?" Ma non ti stupisce davvero che Papà non capisca. Anche se lui è convinto di avere in mano l'unica verità, l'unico motivo per cui il sole brilla ancora, siamo noi, mh? E' quello che fa, vi convince di verità che non esistono, anche se lui la protezione può davvero estenderla a chiunque.
    Papà è un diavolo, come lo sono i suoi patti, ma per te è tardi, piccolino.

    "Ehm l-lui mi-" con quanto sforzo ci provi a trovare le parole, quando la mano di Grace si appropria di te, del tuo desiderio più intimo e ti stampa un sorriso febbricitante in muso. Ti appoggi a lui, ti accomodi, sempre pronto alle carezze ed alle strette del tuo amore. "Io-" annaspi, slacci i jean solo perché la mano di Grace non abbia modo di incastrarsi, e trovi invece la via libera per muoversi con te. Te che lentamente sai diventare marmo, a volte ti ecciti già dai baci. "Non tanto... a te si?" vuoi che ti parli lui mentre la gola si secca, mentre ti fai docile nei tuoi brividi.
     
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    Voglio giocare così. Accontentarti così. Festeggiare il natale nel modo più stupido che abbiamo perché è questo che siamo: due stupidi che fingono di sapere cosa fare con questa cazzo di vita. Che se riescono ad andare avanti è solo grazie a quel modo infantile che abbiamo di affrontarla. Di tirarci su nonostante le difficoltà che tendiamo ad incontrare lungo ogni cammino. Perché ci hanno addestrato bene e forse abbiamo già perso così tanto da non aver più nulla da dover rincorrere. Forse l'unica cosa che sa restare davvero nostra è il tempo, allora quello ce lo teniamo ben stretto tra i denti. Negli ansimi che possiamo permetterci di non soffocare affatto, non su questo tetto, non quando sentirti mi fa star bene e allora, anche se ho bisogno di parlarti di concetti più profondi, spingo la mano più a fondo, sempre più vicina al bottone di reset. Ti chiedo attenzione, K, anche se faccio di tutto per spegnerla. O per farla concentrare su di me, che amo essere tanto bello per te. Tanto vero, perfetto, carismatico. Così importante da poter dimenticare cos'è che, oltre a questo, sa farmi tanto schifo da impedirmi i sorrisi. Forse tante attenzioni non le accetterei dai clienti. Forse tu sei sempre stato quello diverso dagli altri. Quello dei venti dollari del cazzo che non ho ancora - mentalmente - speso. Li conservo nel barattolo dei risparmi, quello che tornerà da te quando io non ci sarò più.

    "Abbastanza, credo." Tendo a muovere le mani a tempo delle mie parole. Allora stringo le dita intorno all'erezione quando con l'altra mano ti aiuto a tener mutande e jeans lontani dal culo. Scopriti un attimo. "Magari una parte di sé ha paura di perdermi in quelle lande." Ti sego piano, lentamente, quasi con la serietà e la pacatezza di chi si sta sforzando davvero di riflettere su qualcosa. E se non puoi farlo tu perché, insomma, te lo sto impedendo, allora provo a farlo io per entrambi. "L'altra, invece, vuole che ci andiamo insieme." Ti bacio una spalla mentre la mano non cessa la sua corsa. Allora risalgo, scendo ancora, accarezzo ogni centimetro di pelle sino alla sua estremità più sporgente. Mi piace ogni dettaglio che ti contraddistingue e che a me manca. " Ci sono parecchie bestie lì. Bestie che vivono nella merda, a quanto ho capito." Affondo piano i denti nella tua carne. Nella pelle che scopro dei vestiti e sempre da lì, continuo a parlarti. " Magari possiamo salvarle. Concedere loro un desiderio" come direbbe Papà Austin. Ma mi fermo, perché viene da ansimare anche a me. Soprattutto se poi, sempre quella mano libera, la uso per stringerti per la vita. E ti spingo contro le mie gambe. Ti faccio così vicino che quasi non importa quanto tu sia un colosso e io solo la metà: sei mio, Kelly ed è proprio così che ho bisogno di ricordartelo: inglobandoti.
     
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    Caleb Sharp
    19 anni . ibrido di lupo mannaro . domatore

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    Grace ed il sesso non si possono separare, fluiscono uno nell'altro con una dolcezza che ti arroca il fiato.
    Spingi ansimi tirando indietro il muro, così che lui possa prenderti a morsi anche le guance se vuole. Ché non sei un uomo di mezza età, stanco del sesso e annoiato dalla vita.
    Oh, no. Tu sei pronto a tutto, tu ti ecciti anche solo venendolo arrivare verso di te. Una volta ti è venuto duro perché aveva indosso il giacchino di pelle di Froy. Cazzo quell'immagine l'hai tenuta in mente per toccarti quando non c'era.
    Ma sei anche un libro aperto, e non gli hai negato al verità. Gli hai chiesto di metterlo ancora, perché è terribilmente sexy quando fa un po' quello che gli chiedi. Ma lo è di più ogni giorno che sta con te. Il tuo è un appetito insaziabile.

    E Grace è ingiusto. Famelico, crudele. Ti prende con sé con la voglia di un amore che brucia, e poi pretende la tua attenzione, come se ti stesse lentamente addestrando. Puoi fare due cose insieme?
    Forse perché sei la sola certezza che avete.
    "Tu non-... non sei suo" ribadisci, lo ansimi leggermente, quando il fiato prende la rincorsa nei polmoni. Grace non è di Austin, ed è il motivo per cui hai lottato. Perché se ti sei unito al Circo è stato per tenere Grace lontano da lui, liberarlo almeno dalla catena dei debiti. Tu te li saresti presi in carico tutti pure di avere la tigre e non vederla distruggere il tuo amore.
    Ti sfili i jean quanto basta per sentire il cemento del tetto sulle pelle, le tegole ispide e le ginocchia di Grace. Ti piace da morire pensare che possa prenderti così, che possa infilarsi talmente a fondo da farti a pezzi e tenerti assieme.
    Ed il cervello perde tracce quando i denti di Grace affondano. Quando lo senti mordere, e la maglia ti si alza per far spazio ad altre mani: quante cazzo di mani bellissime può avere Gracy?
    "D-dio..." gemi, ti lamenti, ma non azzardi a muoverti, vuoi vedere fin dove il suo amore e la sua voglia si spingeranno stasera, ti giri solo con il muso per mordergli una guancia e con la mano per stringerla trai suoi ricci.

    "Dallo a me... il, il desiderio" fatichi anche ad esprimerti, ma il concetto l'hai capito bene. Anche qui girano bestie, alcune più pericolose di voi due, altre invece molto affini. Magari qualcuno con cui fare branco potresti trovarlo. Magari Grace ne sarà geloso, che ne sai? non sai mai un cazzo, solo le cose che ti balzano in mente nell'immediato. Ma Grace ti ingloba e tu smetti anche di respirare, chiudi gli occhi ringhiando piano al senso di impotenza che ti eccita da matti. "Ti- ti prego" Cosa, mh? Per cosa preghi? Per quali ragioni tu, Caleb Sharp, scendi in ginocchio?

    Ti fai duro come il marmo, i muscoli tesi senza svicolare. "Andiamo assieme" sfiati.


     
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    A volte non mi basta niente. Si tratta di qualche secondo. Uno soltanto. Due movimenti, uno strusciarsi nel punto giusto e l'orgasmo arriva anche per me. Come una maledizione o la fortuna più grande che io potessi ottenere da un corpo che odio. Gli occhi chiusi quando la mano e i muscoli del braccio comunque continuano a muoversi autonomamente. Non so fare solo questo. Non mi permettono di limitarmi solo a questo, eppure adoro i preliminari anche quando finiscono per essere il sesso vero e proprio. Che dopo una sega come questa avremo bisogno di almeno dieci minuti prima di riprenderci. Ma non ci penso seriamente e, ad essere sincero, se dovessi star lì a continuare il discorso, nemmeno ci riuscirei. Infatti per una buona parte del tempo non rispondo. Mi limito solo a respirare. A farmi più concitato, più solido. E il tuo culo nudo che preme contro il mio inguine mi piace. Mi piace quando la stoffa della tuta mi sfiora e allora mi rendo conto di essere terribilmente sensibile adesso. Così sensibile che basterebbe un rivolo d'aria ad anticipare l'orgasmo. Ansimo anche per questo. Perché tu mi piaci e perché insieme so come non ci sia alcun bisogno di provare vergogna per i nostri corpi o almeno, per il modo in cui funzionano.
    Che potrei essere appagato solo così. Solo per il calore che sento premermi in petto. Solo per i brividi che mi percorrono come se fossi tu a toccare me e non viceversa. Magari l'amore funziona esattamente in questo modo. In questo stupido e divertente modo.

    "Esprimilo, allora." Se mi tira i capelli verso di se mi fa eccitare. Se mi sfiora, mi manda a fuoco. E va bene così. Così ci siamo trovati, così resisteremo per sempre o, insomma, finché mi verrà dato modo di resistere. Di essere qui, ad un ansimo di distanza. Con la pelle che brucia e le risate stupide che mi si incastrano nel petto. La mano poi la lascio scivolare via dal suo petto, perché mi serve, sì, per far sì che si incastri perfettamente tra la sua pelle e la mia. Nella mia tuta. Oltre i boxer da uomo. "Dicono che a diciannove anni avete ancora una fervida immaginazione" l'appunto dell'età mi fa sempre ridere. Anche se poi sono costretto a mordermi la lingua. A spingere il capo verso la tua spalla quando la mano va più a fondo e allora finisco per toccartii nel medesimo modo in cui tocco me. Accelero per distruggere entrambi. Per non darci alcun modo di respirare o capire cos'è che sta succedendo. "V-vogliamo vedere fino a dove arrivi?" Lo so, lo so, è stupido quasi quanto fare a gara di sputi se non peggio. Ma voglio che tu lo faccia, perché siamo liberi. Perché Londra non può fermarci. Inghiottirci, spaventarci a morte come si professa di fare. "iostopervenire" Tanto puoi sentirlo. Lo senti benissimo.

     
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    Caleb Sharp
    19 anni . ibrido di lupo mannaro . domatore

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    Tu vai a fuoco. Sei tanto veloce a farti solido, quanto Grace a venire con ancora i vestiti addosso. E Dio solo sa - sperando che davvero non sia un guardone - quante volte tu fai venire Grace. Molte più di quante i suoi clienti osino sperare, perché a volte basta un niente per accendere il suo primo fuoco.
    E, Caleb, sapere che sei tu il motivo per cui i suoi respiri si spezzano, ti fa brillare come brillano le bombe prima di esplodere. Ecco questo siete, esplosivi. Micce che si accendono a vicenda fino a consumersi, ma solo per scoprire di essere tanto giovani da avere un cordoncino infinito da dare alle fiamme.
    Grace sostituisce ogni droga, eppure è lo stesso pensiero che ti spinge ad abusarne. Perché non sai fermarti, perché è stato tutto così insopportabile prima che tu lo conoscessi, da rendere il tuo bisogno qualcosa di tremendamente intenso. E lo riversi in lui, in quei morsi che rubi nei baci, nella lingua con cui esplori. Quei tuoi piercing magici li lasci schioccare metallici tra voi.
    Sono delle fottute palline erotiche, quando - al terzo orgasmo - Grace ti concederà di usarle, di prenderti di lui tutto ciò che può dare. Quando sarà il tuo stupido nettare, l'ambrosia degli dei della strada, quelli con la testa da cani e la fame da lupi.

    Tu non ti senti mai sbagliato quando non sei con Grace. Non come invece con alcuni clienti, per i quali ti pieghi un po' troppo a volte. Stai iniziando ad attirare l'attenzione dei più perversi, di quelli che vogliono il ragazzino lungo ma indifeso, che vogliono avere il potere almeno in camera da letto.
    Ti dici di lasciartelo fare perché volendo la tua genetica ti può dare la forza di farli a pezzi se esagerano, ma in verità non ti ribelli mai. E molte cose non le vuoi davvero dire a Grace. Non puoi spiegargli che stai male. Né quanto a volte tu lo affianchi solo perché c'è lui, e se lo fate assieme - quelle volte che chiedono la coppia - allora sei al sicuro, allora è amore in ogni caso. A farti scopare per soldi, invece, non ti abituerai mai. Non sei bravo come Grace, né abituato quanto lui. Lo fai perché è il pegno che devi pagare. Sia per sopportare che Grace lo faccia senza diventare pazzo dentro i confini del circo, ad aspettarlo, sia perché a Papà devi più soldi di quanti anni di vita ti restano in spalla. E non esiste forza al mondo che ti impedirà di pagarlo, di chiudere i vostri debiti per potervene andare in giro da... uomini liberi, ecco.
    Libero come ti senti ora quando chiudi gli occhi al suo tocco, e ti strusci piano ben sapendo che Grace sa venire anche così.

    "Il-" ti si spezza il fiato "-il tuo regalo lo proviamo a casa" non sai perché ti esca questo, anche quando non è ciò che Grace ti ha chiesto, beh, più o meno. In parte lo è eccome. E' un po' l'esaudirsi di un desiderio, una prova, per così dire, per quando sarà. Ma non vuoi ancora dirgli cos'è.
    "Cazzo-" imprechi, ti agiti piano, guidi il suo polso ad un ritmo più veloce, che i gemiti non li vuoi contenere. Vuoi che la gente, qui sotto, capisca che state scopando sul loro tetto. "-non resisto, dio, Gracy, non arrivo da nessuna-" il picco ti brucia le parole, ti rende un piccolo animale famelico, tanto che l'orgasmo lo lasci fluire, ma dio quanto baci il tuo ragazzo mentre vieni, Ti piace da morire fargli capire che ti toglie il fiato completamente. Ma tanto, con lui, non avrai mai finito.


     
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