— Non te la cavi male manche tu sorrido. Fermarsi significa respirare anche quando perdo il fiato ed il petto si alza e si abbassa di corsa. Galoppa, sto cuore del cazzo.
E rido, piano, in risposta al sentirlo parlare così. Di me, ma soprattutto con me, qui. E non in quella cazzo di Romania.
Allora mi do il tempo di prendere fiato, di chiudere gli occhi e riempire i polmoni, poi mi giro appena per raggiungerlo con una mano sola.
Dita leggere che correndo dalla sua spalla al fianco, lungo la pelle morbida. Cazzo se ho di nuovo voglia così. Sono un cane, funziono a ripresa rapida. Ma devo accontentarmi, a volte non posso fare altrimenti.
Magari perché sta albeggiando, ed io sto già odiando questo cazzo di minuti che ci restano.
Io che voglio godermeli tutti comunque, nel sorridere - stupido - lo guardo negli occhi del cazzo che si ritrova.
— Significa che mi lascerai una recensione su Tinder o come cazzo si chiama?Fingo di tenerci, e che queste recensioni siano tutto ciò che conta. Anche se in realtà a me non frega un cazzo. Gli mordo il braccio su cui si poggia, piano, solo per rompergli il cazzo.
Che forse questi sono i momenti che mi piacciono di più dopo ogni scopata.
Non ne posso più dei cazzo di letti vuoti. Anche se so che avrei poco respiro se non mi svegliassi da solo ogni mattina.
È vero che non avrà più il sapore dell'assenzio sulle labbra, ma forse quello che le anima è ancora più invitante per me.
Gli soffio in muso, facendomi più vicino, che adesso la cura e la calma le voglio tutte. Adesso voglio ogni cosa. E voglio un bacio.
— Lascialo dire a me questo ché io voglio sentire me sulle tue labbra, come il possessivo di merda che sono. Mi prendo queste labbra, affondando piano nel morderle perché non se ne vadano ancora da me. Le voglio qui, voglio sentirlo parlarmi muro a muso, mentre respiro rubando a lui tutti i cazzo di battiti che ancora posso portargli via.
Muovo il bacio nell'eco di una fame che non sa spegnersi se sul mio piatto c'è Eliphas. Cazzo, siamo stati tanto bravi a stare fermi dopo tutti quei mesi, e adesso un cazzo. Io non ce la facevo più.
— Abbiamo ancora qualche minuto, prima che il tuo ragazzino preferito ti chieda la colazione... chè Remì si sveglia puntualmente alle 7.30 e lo so che si trascinerà in bagno, per darmi modo di alzarmi dopo di lui. Dio, quel ragazzino è oro. E le mie carezze non si placano. Non so se sia fame fino in fondo, o solo pace dei sensi. O la voglia di averlo qui. Come un coglione? Si.
— Me li fai ancora i pancakes? Mormoro come un gatto, anche se a mordere, mordo. Anche se lo tormento perché la pace non so dargliela anche quando mi fermo. E allora forse la cerco io, come cerco il riflesso di Eliphas in questa cazzo di stanza.
