Dear Maria

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    —No ehi, ehi non facciamo scherzi! mugoli piano piano, perché non vuoi rogne. Perché non hai fatto niente di male, ti sei solo mosso in solitaria. Un ragazzino spilungone che si aggira per i cimiteri, perché mai dovrebbero avercela con te? Tu che in tasca non hai niente, solo quel blocchetto di dollari - che speri comunque vadano bene - che ti servono per i tuoi "acquisti notturni" e basta. Voi al Circo ve la passate decentemente, ma non ti porti certo via l'intero bottino dei tuoi incassi. Però il coltetto che ti viene puntato in gola lo senti benissimo, solletica il pomo d'Adamo e lo fa tremare. Sono in quattro, perché gli stronzi non vengono mai soli. Dio, perché cazzo devi fare queste stronzate, Caleb? Perché non puoi dire a Grace che l'astinenza ti un fa un male di cristo? Perché non riesci a dirgli che hai bisogno di quelle stupide pasticche? Ma io lo so. So che è perché non lo vuoi deludere, non vuoi che guardandoti ti veda come la merda che sei. Che ti spinga di lato pensando che non cambierai mai, quando la vostra vita finalmente prende la piega giusta. Hai -... insomma, ti stai ancora facendo perdonare per quelle notti con Oswald, a pendere dai suoi fianchi, e di certo venire sgozzato in un cimitero sarebbe la cazzo di ciliegina sulla torna, no? —Non ho un cazzo, te lo giuro supplichi quando ti braccano contro un piccolo mausoleo di cemento. La punta del mantello di un angelo ti blocca la schiena. —I-io cercavo solo Veronica... se l'avete vista io, io posso- no no no fermo fermo!

    Se ne sono andati da dieci minuti, e tu ancora rantoli a terra. Ti hanno pestato per bene, piccolino. E questi lividi li dovrai spiegare tu a Grace, come se non bastasse. Ma non respiri, soffochi nei tuoi stessi bisogni. Ti spingi arrancando. Sei in ritardo sull'orario che avevi previsto. Le avevi chiesto di trovarvi in Cimitero perché lì non ci arrivano neanche i clienti più perversi di Grace. Grace che stanotte è con uno, e tu che non ci vuoi pensare. Quando non vai con lui è perché non tutti ne vogliono due da gestire, o perché lui piace di più. Certo tu sei un sottomesso che piace, però Grace è... Grace. E tu non vuoi pensare al suo gemere lontano da te, e ci pensi ugualmente ogni cazzo di volta. Sputi sangue e saliva, e resti a terra, la schiena sull'erba umida, una costola probabilmente rotta ma, quel che è peggio, non hai più un cazzo per pagare la tipa.
    Puoi offrirti di scopare, si, ma non la conosci, non sai se riesci a sedurre nelle condizioni di merda in cui sei e, in più, le costole fanno veramente un male di cristo.
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    Ci provi comunque a tirarti piano piano a mezzobusto, giusto per piegare le ginocchia ed, al massimo, sembrare un cazzo di drogato. Grace non ti ha ancora scritto niente, non ha ancora finito per fortuna.
    Si va beh, fortuna si fa per dire. Fortuna un cazzo. Ma è ok, ve lo siete detti talmente tante volte, che è ok. Solo che a volte per te non lo è più. Tipo ora.





     
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    Uscire da Iron Garden, quanto meno entro gli orari stabiliti dal coprifuoco, non era una cosa difficile. Il problema era sempre ciò che stava là fuori. Veronica aveva sempre avuto a che fare con i tossici, ma era chiaro che le cose fossero cambiate da quando aveva preso residenza nel ghetto. I tossici, nello specifico, erano cambiati. Per diversi anni si era potuta permettere il lusso di scegliere cosa produrre, cosa vendere e a chi. Un imperativo che inizialmente, quando era ancora abbastanza giovane non sapere in quali affari si stesse realmente cacciando, era stato guidato da una sua personale bussola morale.. e forse anche dalla paura. Solo stupefacenti leggeri, nulla di eccessivo, nulla di troppo problematico: cose che un qualunque studente grandicello avrebbe potuto avere anche solo la curiosità di provare. Con il tempo e la crescita questo imperativo aveva assunto un significato diverso: serviva a garantirle un commercio più ampio, ma anche a proteggerla da un mondo in cui non voleva davvero entrare. Tuttavia queste considerazioni potevano reggere finché aveva un lavoro retribuito discretamente, una famiglia - per quanto povera - alle spalle e la libertà di dover mantenere solo se stessa. Ma le cose non funzionavano più così. Nel ghetto venivi pagato in maniera a dir poco vergognosa, e con l'intera famiglia ad Azkaban la responsabilità del fratello minore era ricaduta proprio su di lei. Solo adesso che ci si trovava a fare i conti si rendeva conto di quanti sacrifici avessero dovuto fare i suoi genitori. Evan aveva bisogno di un sacco di libri di testo, doveva ricomprare pergamene e inchiostro ogni mese, materiali per le pozioni e così via. Spese che si aggiungevano alle proprie, visto che il college non ci andava di certo giù leggero. Aveva contemplato di abbandonare gli studi, ma alla fine, trovatasi di fronte alla scelta tra le proprie personali ambizioni e i propri dogmi, Veronica aveva sacrificato i secondi. È solo temporaneo. Prima o poi si risolverà. E quando succederà io avrò una laurea in pozionistica e potrò trovare un bel lavoro che mi permetta di sostenere sul serio la mia famiglia. Ma non era quello il giorno. E così aveva dovuto ingoiare il rospo e cominciare a produrre droghe più pesanti, ampliando i propri giri a quella platea che avrebbe sempre voluto tenere a distanza. « Guarda che se vuoi posso starti attaccato al culo. » Scosse il capo. « Non ce ne sta bisogno. Finché rimani a portata d'orecchio va bene. » Non girava mai da sola quando si trattava di quelle commissioni, e Sebastian era abbastanza grosso da mettere paura anche a chi non aveva nulla da perdere. Tuttavia aveva imparato che fosse meglio giocarsi quella carta solo se necessario: i clienti preferivano quell'impressione di privacy e nel sentirsi meno intimiditi tendevano a tornare. « Anzi, comincia già a stare qualche passo indietro che siamo vicini. » Il cimitero, d'altronde, non era esattamente un posto affollato, e due persone sarebbero facilmente saltate all'occhio. Sebastian ubbidì, lasciandola proseguire più avanti fin quando nemmeno lei, girandosi, riuscì più a intravederlo. Al corso auror insegnano bene, immagino. Quel ragazzo era un asso, glielo doveva concedere. Così, voltatasi di nuovo, tirò dritta verso il cancello del cimitero, dandosi giusto qualche occhiata fugace intorno per assicurarsi che nessun altro fosse nei paraggi. Deserto, ovviamente. Dietro una delle cappelline nobiliari, lì dove si erano dati appuntamento, Veronica lo inquadrò subito. « Scusa per il rita- » cominciò a dire, mentre già rovistava nella borsa a tracolla, ma si fermò non appena i suoi occhi lo misero bene a fuoco. Sembrava che una mandria di ippogrifi gli fosse passata sopra senza chiedere permesso. Si bloccò per un istante. Doveva chiedere cosa gli fosse successo? Voleva saperlo? Forse sarebbe stato più saggio farsi gli affari propri. « Mh.. ho portato quello che mi hai chiesto. Ce l'hai i soldi? » Nel dubbio decise di tapparsi la bocca. Non era da lei. Il biondino stava palesemente messo male e il suo istinto le urlava di aiutarlo, o quanto meno di capire cosa fosse successo e cosa potesse fare. Strinse le labbra, cercando di bloccare qualunque domanda dal varcare quella soglia. Invano. « Ci riesci a farti un reinnerva? » Fece una pausa. « Te lo farei io, ma ecco.. non posso. » Da residente del ghetto, la sua bacchetta era tracciata, e di certo non se la sentiva di correre rischi - specialmente per un'estraneo.


     
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    Dio, quanto cazzo brucia. I tagli che ti hanno fatto , sanguinano piano piano. Almeno non hanno colpito punti troppo vitali, ma questo perché ti sei lasciato rapinare senza troppe cerimonie. Erano tanti, e lo hai visto subito che non avresti mai avuto la meglio.
    E piagnucoli, tra te e te, perché non vuoi spiegare a Grace che ti hanno pestato e non vuoi vedere i suoi occhi andare a fuoco perché li vorrà fare a pezzi.
    Cazzo... cazzo! mormori al fango, riverso lì con il muso a prezzi. Risollevarti fa male, dovevano avere parecchia rabbia repressa, quegli stronzi del cazzo. E ti viene solo da pensare che anche tu, con il tuo passato da ladruncolo, saresti potuto diventare come loro. Ma non è vero, Caleb, sei talmente buono che ti sarebbe impossibile ferire con voluta crudeltà.
    Certo se non si pensa ai tuoi spettacoli, ti piace sempre tenerli ben distaccati da te. Tu non sei il cannibale del Grève, non stasera.
    Ti accorgi dei passi che si avvicinano a te, i movimenti appena attutiti dall'erba e dal fango. Ti sei appoggiato ad un mausoleo, ma quanto vorresti essere a casa adesso.
    E' che hai un motivo sensato per cui stare qui. E questo motivo è... Grace. E' la nausea che ti viene al pensare di avere un altro cliente. Che a te scopare piace da morire, ma non così. Così marcisce tutto dall'interno, così fa male e basta. Forse non sei in grado di affiancare il tuo amore nel suo stesso lavoro, mh?
    Però, fare le stesse cose che fa lui è un modo per dirti che non sono cos' gravi, che va bene, che tu puoi accettarlo, e se lo fate assieme farà meno male... magari sarà divertente.

    Dev'essere Veronica quella che ti si para davanti, e tu la guardi, gli occhioni scuri che si puntano su di lei. Dal basso all'alto. Cazzo, no che non li hai i soldi, è già tanto che tu abbia ancora tutte le tue amate costole. —N-non sono armato mormori, cercando di tirarti su, ma in piedi non ci sai stare, ti appoggi alle colate di cemento di questa casetta per morti, ma resti piegato sulle costole. Un lampione ti illumina appena la faccia graffiata. —Senti io li avevo ok? ansia, un nodo in gola che stringe sempre più forte. La fame, il bisogno, la cazzo di astinenza.
    Hai occhiaie troppo profonde perché tu sia un incauto avventore che prova l'anfetamina per la prima volta. No tu ti sei intossicato a sedici anni, e adesso ne hai a malapena diciannove. Se cerchi di stare pulito è solo perché hai un patto con Grace.
    Ma ci sono cose che a tuo "marito" non puoi dire. Soprattutto se dipendono da lui. —Me li hanno portati via quegli stronzi e cerchi il suo sguardo nella penombra, gli occhi lucidi perché non puoi più farcela senza. Ti sei tirato per mesi a secco. —I-io capisco se non vuoi più... il respiro frammentato —Me ne basta una puttanate, lo sai. —Ti trovo altri soldi, domani



     
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