Fuck all the perfect people

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    Né carne né pesce. Questa era la considerazione che lentamente le persone intorno alla giovane Chang avevano iniziato a nutrire di lei. E forse era giusto. Forse era esattamente ciò che pensava anche lei, di se stessa. Sua madre le aveva letto quei dubbi sul volto; Mei non aveva dovuto dirle nulla, ma Cho si era comunque premurata di ricordarle di non essere troppo dura con se stessa. Perché lo stava facendo? Perché anche i suoi silenzi tradivano la sindrome dell'impostore? Forse perché era evidente a tutti, la sua ipocrisia. Le persone che chiamava famiglia erano state tutte allontanate dallo Stato: ricercati con fior fior di galeoni come ricompensa. I pochi amici che aveva - sempre che tali potessero essere definiti - erano finiti nel ghetto, inclusa la sua coinquilina. E lei? Lei semplicemente aveva colto al volo il lascia-passare che la stasi cronica le offriva. Si presentava tutti i giorni al lavoro e ogni due domeniche scendeva in campo, lasciando che la gente sugli spalti urlasse il suo nome e i giornalisti la accecassero coi flash delle loro macchine fotografiche. Se le meritava quelle attenzioni? Si meritava la propria foto sorridente stampata nella pagina successiva a quella che mostrava i manifesti riepilogativi dei suoi amici? Immaginava ci fosse una certa ironia in quell'impaginazione: il doppio volto del Messia, o forse un crudele promemoria del prezzo che Mei pagava per i suoi privilegi. I Potter le avevano viste quelle pagine? Cosa dicevano di lei? Probabilmente che aveva avuto una bella faccia a presentarsi al funerale di Harry solo per poi nascondersi dietro l'alibi di non essere chiamata direttamente in causa.
    Aveva dato appuntamento a Chrys nell'ennesimo tentativo di darsi continue distrazioni per evitare di guardarsi allo specchio. Se hai sempre qualcosa da fare non hai tempo per pensare ai tuoi errori, no? E anche quella sera non era diversa. Aveva mandato qualche messaggio all'amico, chiedendogli velocemente se fosse libero per un po' di svago e indicandogli un bar di Londra che ultimamente andava piuttosto di moda. Si era dunque conciata per l'uscita, scattata qualche foto da postare nelle storie di wiztagram, e si era versata due shot di tequila da buttare giù prima di uscire dalla porta di casa. Sia mai che Mei Chang partisse col tasso alcolemico a zero.
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    Quel bar era proprio il posto che piaceva a lei: un casino. I neon violacei nascondevano nella penombra l'alcol versato su ogni superficie, e la musica alta che proveniva dal palco in fondo al locale contribuiva alla generale atmosfera di dissociazione. Non era impossibile fare conversazione, ma se non volevi farla avevi tutti i mezzi. Sollevò il bicchiere di gin tonic in alto quando individuò Chrys che si guardava intorno, sollevando gli angoli delle labbra in un sorriso nel momento in cui riuscì ad attirarne l'attenzione. « Non sapevo che prenderti. Sono andata sul sicuro. » disse, facendogli spazio accanto a sé al bancone e facendo scivolare il secondo bicchiere nella sua direzione. « Dicono che tra un po' dovrebbe arrivare la band. » Mai troppo presto, visto che sto impazzendo a forza di sentirmi tutta questa techno di merda sparata in loop. Sollevò leggermente il bicchiere, suggerendogli un piccolo brindisi prima di risucchiare dalla cannuccia un sorso decisamente generoso del drink. « Non ci vediamo da un botto. Dall'ultima festa da te, credo. » Fece una pausa, prendendo un altro sorso. « Ne hai fatte altre? » Inarcò un sopracciglio, lanciandogli un'occhiata ironicamente minacciosa. « Oppure hai smesso di invitarmi perché ti costo troppo in termini alcolici? » D'altronde era risaputo che se vedi una bottiglia e poi vedi Mei Chang, la bottiglia non la rivedrai una seconda volta. Era questo a renderla divertente. Agli occhi altrui, quanto meno.

     
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    Non mi sta più bene. Questo te lo vomito in giardino. Non sto più bene e tu, beh, tu puoi restartene nascosto sotto il mio letto almeno per oggi. Non sto in forma, ma tu prendi il mio plaid e restatene al caldo. Chiudi gli occhi, fingi di essere in un posto felice. Io me ne vado. Ho preso le chiavi della casa in Cornovaglia perché nemmeno al college so stare. Me ne vado, ma non smetterò di pensare a te. La mia ricerca non termina qui. Non smetterò mai di battermi per l'idea di aver seppellito un fantoccio. Al tuo funerale non ha pianto nessuno, Des, ma perché nessuno ci creduto davvero. Non mamma e papà che si sono premurati di dedicarti una cerimonia mediocre. Non io, ecco, che ti sento vivo chissà dove. Io ti sento, Des. Ti sento così intensamente che forse oggi è meglio che tu te ne stia a casa. Perché ho mal di testa e l'unica cosa di cui ho voglia è bere. E non da Ash: lui è gentile, ma non può darmi nulla di cui sento di aver bisogno adesso. Non posso tartassarlo coi miei malesseri. Né posso andare da Fritz. Cazzo, cazzo se ogni tanto il pensiero finisce lì. Ma non ho voglia di un'altra catena che sappia, semplicemente, portare un nome diverso dal tuo. Nè ho voglia di cercare Joshua.
    Voglio solo sentirmi tranquillo, per questo non so perché mi sono messaggiato con Mei. Insomma, lo sai anche tu che con lei non si sta davvero tranquilli. C'eravamo entrambi alle feste che organizzavamo a casa nostra. Avevo raccontato a te, sì, di quella cotta del cazzo che avevo avuto per lei: "Non è bellissima quando beve?" ma non so bene cos'è che pensassi in quel periodo. Forse volevo solo trovare un motivo atto a giustificare il ghosting di Fritz. Non ci ho mai capito nulla di queste cose.
    Il problema, però, è che mi sono vestito decentemente: che ho indossato il tuo profumo e appeso le chiavi di casa al collo. Così che possano risultate come un segreto solo nostro. Così che lei possa notarle rilucere sotto la camicia scura. Magari finiremo in Cornovaglia insieme. Giusto per una notte o due. Forse finirò semplicemente per vomitare il primo cocktail all'angolo della strada. E ti maledirò, sì, perché non ci sarai tu a tenermi per i capelli. A strattonarmi fino a casa.

    "Oh, ma va più che bene, Mei" Gin Tonic. Preferisco la vodka fruttata, ma ehi, parliamo di Mei e magari questa sera mi va bene bere qualcosa di "non tranquillo". Non che il Gin Tonic sia fortissimo, è che non rientra propriamente nella mia confort zone. Non più almeno. Ma questo non voglio farglielo notare: sono grato di essere qui con lei, anche se "qui" puzza di locale in cui potrebbe suonare Joshua. Entrando non ho nemmeno controllato i volantini per lo spettacolo di questa sera: voglio lasciarmi la sorpresa di due infarti al prezzo di uno.
    Le sorrido scivolando al suo fianco. Questa musica non mi dispiace, ma sono troppo sobrio per poter iniziare a ballare. Magari mi sta bene far la forma allo sgabello - anche se spero non per molto -
    "Vero?" non voglio chiederle quale band suonerà. Voglio concentrarmi su noi due. Su tutti quei momenti stupidi che abbiamo passato insieme. Mi avevi suggerito tu di lasciar perdere Fritz per lei, dando per scontato che lei potesse starci. Ci siamo comportati da maschilisti del cazzo, lo sai, Des? E non importa che i nostri fossero solo pensieri o cose dette tra fratelli. Dovresti sentirti un po' stronzo per questo, ovunque tu sia. "È stato un po' un periodo del cazzo questo. Dovevamo recuperare per forza" per questo alzo il Gin Tonic, per brindare a qualcosa. Tipo a noi, allo sfascio di questa sera, alle mie gambe, con le quali spero di riuscire a tornare. "Quindi - sì, a noi che non ci siamo più visti perché di feste non ne ho organizzate - bugia - ma che questa sera recupereremo tutto!" porto il bicchiere alle labbra per trattenerne un sorso più che generoso. Mi viene da stringere appena gli occhi per il gusto del gin, ma faccio finta che questa sia la reazione più normale del mondo. "Sai che investirei tutto il mio patrimonio in alcolici se questo può permettermi di tenerti i capelli quando dai di stomaco" Amo i suoi capelli. Credo siano della stessa consistenza di quelli di Fritz. Non lo so perché ci penso, mi sembra solo bello condividere questo dettaglio. "Cos'è, Orchidea della Cina?" scherzo, ovviamente, anche se finisco per porre un po' più di attenzione ai profumi che ci avvolgono. "Non ci saremmo mica profumate così per finire a fare le groupie della band." Parlo anche per me che, parliamoci chiaro, Des, tu indossavi profumi da puttana.




     
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    « È stato un po' un periodo del cazzo questo. Dovevamo recuperare per forza. » Incurvò gli angoli delle labbra in un piccolo sorriso, sollevando il bicchiere di fronte al viso a mo' di brindisi. "Periodo un po' del cazzo" è un eufemismo. Ma d'altronde quando mai era un periodo buono? C'era sempre qualcosa, sempre un problema, una minaccia. E Mei rimaneva lì, sempre ai margini, incapace di fare alcunché. « Quindi - sì, a noi che non ci siamo più visti perché di feste non ne ho organizzate - ma che questa sera recupereremo tutto! » Ridacchiò, facendo cozzare il bicchiere contro quello di Chrys. « Mh ok, ti sei salvato in corner, Gillies. » Da cosa non era ben chiaro; Chrys non le doveva assolutamente nulla. Erano amici, in un certo senso, sì, ma non al punto da potersi offendere se l'altro non lo invitava a qualche evento. E così erano più o meno tutte le amicizie di Mei: nessuna arrivava mai troppo in profondità, nessuna si avvicinava mai a sufficienza da esporla o renderla troppo vulnerabile. Si avvicinò la cannuccia alle labbra, risucchiando un generoso sorso che fece scendere il livello del drink quasi a metà bicchiere. « Per quel che costano sono un po' annacquati. » Storse il naso. C'era da aspettarselo. Tutti questi locali alla moda fanno lo stesso giochino. « Sai che investirei tutto il mio patrimonio in alcolici se questo può permettermi di tenerti i capelli quando dai di stomaco. » Inarcò un sopracciglio, abbassando leggermente il mento per scoccargli un'occhiata divertita a labbra arricciate. « Queste sono dichiarazioni di un certo livello. Tipo da secondo o terzo drink. » « Cos'è, Orchidea della Cina? Non ci saremmo mica profumate così per finire a fare le groupie della band. » Sbuffò leggermente, alzando gli occhi al cielo mentre risucchiava un altro sorso. « Wow, mi vedi proprio dozzinale Chrys. » Scosse il capo lentamente, facendo schioccare un paio di volte la lingua contro i denti. Poggiò dunque un gomito sul bancone, sporgendosi appena in avanti e puntando gli occhi in quelli del moro. « Per prima cosa, la star qui dentro sono io, quindi in caso siano tanto fortunati dovremmo chiederci - semmai - chi è la groupie di chi. » Le faceva sempre ridere parlare di sé in quel modo. Una star. Per alcuni era così, anche se Mei si comportava ben poco come tale. O forse si comportava esattamente come una persona famosa; di quelle a cui non frega un cazzo e che finiscono per andare alla deriva, avere un crollo mentale ed essere ricoverate in una qualche clinica per tossicodipendenti. « E secondo di tutto.. è Fumerie Turque di Serge Lutens. » Ne aveva a dozzine, Mei, di profumi. Le piaceva scegliere la fragranza più adatta per il suo umore, per il tipo d'evento e cose così. Abbinava ciascuno a una frase, o poche parole, che a suo parere ne riassumevano la personalità. « A me sa di sesso con una rockstar.. quindi sì, non escludo nulla. » Fece una pausa, scoccandogli un'occhiata eloquente mentre roteava teatralmente l'indice smaltato di nero a indicarsi. « Ma la vera rockstar sono comunque io, sia chiaro. » Giusto il tempo di inarcare un sopracciglio prima di scoppiare a ridere, riportandosi il drink alle labbra per prosciugarlo. « Tu? » chiese dunque, mentre faceva cenno al barista di riempirle il bicchiere, ticchettando il dito sul bordo di vetro. « Profumo e intenzioni, intendo. »

     
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    Stringo gli occhi quando mi parla come se volessi metterla a fuoco. E magari è davvero così: insomma, ho bisogno di concentrarmi su qualcosa di diverso da quello che ho vissuto sino ad oggi. Magari per una sera va persino bene scivolare sul leggero. Lasciarsi cullare dagli eventi e trovare il focus altrove. Uno scoglio diverso al quale aggrapparsi. Un momento diverso da ricordare quando si è tristi e non si ha altro a cui far appiglio. Quindi sorrido, lascio che l'entusiasmo di Mei sia per me motivo di sentimenti simili e mi lascio andare. Brindo dove devo brindare e parlo di argomenti di cui non parlerei mai solo per il gusto di provare a sentirli un po' miei. Che scherzare mi è sempre piaciuto: ma era con te, Des, che le battute uscivano meglio. Come fossimo gemelli, tu sapevi cogliermi qualche secondo prima di sentirmi pronunciare qualcosa. Mi anticipavi, conoscevi ogni mia fottuta mossa. Questo è ciò che mi manca. Una delle innumerevoli cose che di te finiscono per togliermi il fiato.

    "Oh, se è un invito per un altro giro io sono più che pronto" alzo una mano in direzione del barista per fargli cenno di voler altri due bicchieri di quelli che già ci ha preparato. A volte non serve nemmeno essere tanto specifici tanto, mal che vada, ci rifilerà comunque dell'alcol. E Mei vuole questo, giusto? Mei vuole un po' di coraggio liquido con cui affrontare la serata. Lo comprendo, lo appoggio totalmente.
    "Bene, questo mi da il diritto di dirti che con questo Fumerieturquedisergelutens sei meravigliosa?" sto ridendo, ma non perché, a modo mio, non sappia dar credito a questa cosa. A me piace davvero, l'ho sempre sostenuto. Mi piace in una naturalezza che è quasi dolce. Che magari non ha senso, considerando il suo carattere, ma che a me solletica l'animo. E mi ci sento affine, in un modo che non so spiegare nemmeno io. D'altro canto, a chi dovrei raccontarlo? Potrei semplicemente passare del tempo in sua compagnia senza dover dare credito a nessuno. A nessuno dovrebbero interessare queste cose. Magari nemmeno a me, che finisco per cercare i se e i perché in ogni cazzo di cosa che decido di fare. Sono paranoico? Sono semplicemente stupido? Boh, può essere. Sta di fatto che non è utile sapere nemmeno questo.

    "Io? Pape Satàn, con note pungenti del pepe e del cumino. Legno di Cedro e Bacche Rosse. Patchouli, Muschio Bianco. Noce Moscata e Borraccina. Il Pepe Nero conosce la mia voglia di esplorare mondi lontani e misteriosi. Sa che voglio immergermi in emozioni forti, intense - riporto per filo e per segno una delle sue pubblicità. In realtà non conosco nemmeno l'autore o com'è che si chiama chi ne realizza la fragranza. Credo tu abbia comprato questo profumo in qualche erboristeria babbana, Des. - il profumo conturbante di chi si farebbe sottomettere da una rockstar." Potrei alludere a qualsiasi cosa, tanto che la lascio scivolare così. Non voglio dare dettagli in più: voglio lasciare quel velo di mistero, appunto, di cui mi nutro in momenti divertenti come questi.
    "Magari al terzo drink mi ritroverò nudo, sul palco, a cantarti Love of my life dei Queen. Hai mai visto Velvet Goldmine? Voglio inondarmi di lustrini come Ewan McGregor. Da brava groupie e per la mia rockstar preferita che è lei, ovviamente. Non dimentico le boiate che ci diciamo, penso di essere un campione in queste cose.



     
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    « Bene, questo mi da il diritto di dirti che con questo Fumerieturquedisergelutens sei meravigliosa? » Rise, di quelle risate piene e genuine. Forse lo aveva chiamato proprio per questo: perché le mancava farsi una risata sul nulla, ignorando il mondo che andava a rotoli fuori dalla porta. « No no, non ti dà il diritto. Ti dà il dovere. » rincarò, battendo appena la mano sul bancone come a voler sottolineare ulteriormente il concetto. Mi piacciono i complimenti. Anche quelli basati su un cazzo di profumo sovrapprezzato che alla fine, al di là della pubblicità fighetta, è semplicemente un profumo un po' da zoccola. E tu lo sai almeno quanto me che tutta questa roba non conta un cazzo se non da alibi per raccattare un po' di approvazione. E Dio solo sapeva quanto, sotto sotto, Mei ne avesse bisogno. Ricercava l'approvazione come una piccola tossicodipendente, usando qualunque mezzo - sì, anche riempirsi il bagno di profumi costosi per darsi un tono e sentirsi più sofisticata. Poi magari la rifiutava, perché troppe certezze non le devi mai dare, ma l'importante era riceverla. « Io? Pape Satàn, con note pungenti del pepe e del cumino. Legno di Cedro e Bacche Rosse. Patchouli, Muschio Bianco. Noce Moscata e Borraccina. Il Pepe Nero conosce la mia voglia di esplorare mondi lontani e misteriosi. Sa che voglio immergermi in emozioni forti, intense - il profumo conturbante di chi si farebbe sottomettere da una rockstar. » Annuì, mantenendo lo sguardo in quello di Chrys mentre risucchiava il gin tonic dalla cannuccia. « Hai un talento per il marketing, fattelo dire. Potrei quasi pensare di assumerti come pubblicista. » chiosò con nonchalance, ravvivandosi appena i capelli con un cenno del capo prima di scoccargli un sorrisino dei suoi. « Interessante come descrizione. Un'idea di quali potrebbero essere questi mondi lontani? » « Magari al terzo drink mi ritroverò nudo, sul palco, a cantarti Love of my life dei Queen. Hai mai visto Velvet Goldmine? Voglio inondarmi di lustrini come Ewan McGregor. Da brava groupie e per la mia rockstar preferita. » Un'altra risata, che la portò a gettare appena il capo all'indietro. Con Chrys era sempre divertente giocare. « Certo che ne dici di stronzate. A forza di lisciarmi il pelo così finirai davvero per farmi credere che sono meravigliosa - » sottolineò quell'aggettivo, citato, con un'alzata d'occhi al cielo in un misto sognante e sarcastico « E dovresti saperlo che non è saggio farmi montare la testa più di quanto non me la sia già montata. » Finì per ridacchiare, scuotendo il capo tra sé e sé prima di risucchiare un altro generoso sorso del drink. « Ma ti prendo in parola per la scena tragi-romantica. Ormai me l'aspetto. » Un altro sorso. Gli occhi ben fissi in quelli di lui. Fece schioccare la lingua contro il palato, inarcando un sopracciglio. « Anche se, certo.. sono meravigliosa, la tua rockstar preferita, love of your life, ma nemmeno mi inviti a ballare. » Sospirò. « Terribile. »

     
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