When does a ripple become a tidal wave?

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +2    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    127
    Reputation
    +186

    Status
    Anonymes!
    Immaginava, arrivati a quel punto della loro collaborazione, Aslan, che Juniper Rosier stesse cominciando a spazientirsi. In fondo i passi avanti che stavano con non poca fatica compiendo, erano qualcosa di davvero molto lontano dal mastodontico. Io però te l'avevo detto di non aver alcuna intenzione di forzare la mano. Ed era ciò che aveva fatto durante i loro incontri - l'aveva lasciata esplorare, un po' alla volta, sotto la propria guida, ciò che era già in grado di fare. Buttarsi in una questione senza averla prima adeguatamente esplorata, d'altro canto, non solo sarebbe stato poco da lui, ma anche potenzialmente controproducente. In poche e semplici parole: prima di approcciarsi alla magia oscura, per sua natura invasiva, stancante e pericolosa, voleva che la francese avesse pieno controllo di ciò che era rimasto sopito ma a cui ancora aveva accesso, ma non solo - voleva anche prendesse consapevolezza dei propri limiti. Che li comprendesse e ne imparasse nome e collocazione, in un certo qual senso. Stava pian piano imparando, lo psichico, inoltre, che Juniper Autumnia Rosier fosse una persona nettamente meno impostata di quella che aveva incontrato al Roseto o di quanto non si fosse immaginato. Prima di tutto non le piaceva venir chiamata Juniper. Forse lo reputava un nome troppo lungo o altisonante, Aslan non poteva saperlo. Comunque ne aveva rispettato la volontà ed aveva presto cominciato a chiamarla June. Ed in effetti June le sta meglio, aveva pensato, per quanto non trovasse certamente nulla di brutto nel nome completo di lei. Se doveva essere sincero, Aslan era contento di saperla nuovamente in terra inglese - organizzare viaggi internazionali frequenti, nonostante lo stile di vita itinerante di lui, non era poi così semplice, maggiormente perché non poteva partire e raggiungere subito il punto d'incontro stabilito. Avrebbe attirato l'attenzione, sguardi indiscreti e domande. No, ogni volta gli era toccato fare il giro lungo. E per quanto non se ne fosse mai lamentato, quando lei gli aveva annunciato di aver trovato una maniera di rientrare a Londra, il giovane warlock aveva soltanto tirato un sospiro di sollievo. Certo, doveva comunque fare attenzione, ma almeno non si trovava a dover pianificare la sua vita con vuoti di una settimana alla volta allo scopo di evitare problemi ad entrambi.
    Due volte al mese, le aveva scritto di più sarebbe accanimento. Lo pensava sinceramente, Aslan, soprattutto se volevano cominciare ad approcciare il tutto in maniera differente da come avevano fatto fino ad allora - ossia testando i limiti della Rosier. Chiaramente non intendeva fate nulla di troppo invasivo, Lee, consapevole più che mai del fatto che la rapidità non fosse sinonimo di efficienza. Ciò di cui ho bisogno è che arrivi tutta intera alla fine del lavoro. Lo aveva deciso molto presto, questo, e ciò l'aveva costretto ad approcciare la cosa con molta più cautela di quanta non avrebbe riservato ad un altro caso. Parlando in senso figurato, Aslan non poteva semplicemente buttare giù un muro. Anche perché non c'è un muro. Non si tratta di due stanze contenenti due persone distinte e separate; si tratta di trovare il punto d'incontro tra due parti intrinseche e legate a doppio filo. Quella sera, sul tardi - forse effettivamente troppo in là perché si potesse definire orario di cena - Aslan era apparso col borsone in spalla, insolitamente pesante e, al suo solito, con indosso il lungo cappotto nero.
    sPDjx0N
    « Mi aspetti da molto, June? » Una domanda che gli venne spontanea una volta che le si fu avvicinato abbastanza da poterla porre senza dover necessariamente alzare troppo la voce. Esalò una nuvoletta di fumo, curandosi però di voltarsi in modo tale che non raggiungesse la giovane. « I mezzi babbani sono un'elaborata forma di tortura. » Si lamentò, storcendo il naso. Sì, i mezzi babbani. Li conosceva, Lee, ed ogni tanto li aveva utilizzati, ma mai allo scopo di non attirare l'attenzione. Quantomeno però ho perso solo un paio d'ore e non intere giornate. Si era smaterializzato abbastanza vicino, ma poi aveva semplicemente vagato. Non pensava di essere seguito, questo no, ma le precauzioni, si sapeva, non erano mai troppe. « Come stai? » Le aveva chiesto, osservandola attentamente. Non si aspettava di trovare cambiamenti troppo evidenti o altro, poco ma sicuro, allo stesso tempo però sapeva benissimo che le sue condizioni non fossero le più rosee. Era una ricercata, il che rendeva più difficile non soltanto la loro collaborazione, ma anche la vita in sé della francese. Lo psichico non aveva la certezza che il suo stile di vita fosse il più salutare ed in tutta schiettezza credeva proprio di no. Gettò un'occhiata ad uno dei palazzi dell'area facendo un altro tiro - la sigaretta che si consumava rapidamente. « Finisco questa e possiamo andare, se non ti dispiace. Hai già cenato? » Di nuovo si trovò ad osservarla con attenzione, poi scosse appena la testa, come a dire che in fondo non avesse importanza. « In ogni caso ho bisogno che tu sia quanto il più in forma possibile. Quindi mi sono preso la libertà di portarti qualcosa da mangiare. Non è niente di che, eh - anatra alla pechinese e riso. Roba semplice. » E per rafforzare il concetto, diede una pacca sul borsone. Per ricevere un miagolio infastidito - e molto, sospettosamente persino, familiare di rimando. Forte pure. Ah. Lo psichico si bloccò sul posto. Poi, molto lentamente, sollevò lo sguardo sulla propria interlocutrice. « Tranquilla, non era l'anatra. » Pausa. Il borsone venne delicatamente poggiato a terra ed aperto quanto bastava per rivelare il contenuto al suo interno. O meglio - due grandi occhi verdi che un Aslan abbassatosi velocemente al suo livello, piegandosi sulle ginocchia, si ritrovò a fissare. « Solo un'impertinente che non sa stare al suo posto. » Questo commento, nettamente più severo, venne rivolto proprio alla star del giorno, che gli rispose prontamente con un miagolio così dolce e delicato che poteva significare soltanto una cosa - stava cercando di arruffianarselo. Aslan sbuffò, scuotendo la testa infastidito, pur sentendo gli angoli delle labbra tirare per formare un sorriso divertito. Lo trattenne. « Sei incredibile, te lo giuro. Ne avevamo già parlato, no? Ti avevo detto che non potevi venire. E tu hai detto che andava bene. Ti sembra? » Alzò gli occhi al cielo, Aslan, per niente colpito dal principio di fusa della creaturina. Piuttosto si tirò nuovamente in piedi, rivolgendo uno sguardo alla sua interlocutrice. « Sembra che l'affare di oggi sia due ospiti al prezzo di uno. June - questa è Blacky, il mio famiglio. Che, a quanto pare, ha deciso proprio oggi di disimparare la parola no. E che uscirà dal borsone prima di subito perché la principessa non merita di farla, visto che le avevo gentilmente chiesto di restare a casa. » Scosse appena la testa e fece il suo penultimo tiro. « Spero non sia un problema. »


    Edited by haegeum - 15/1/2024, 02:20
     
    .
  2.     +1    
     
    .
    Avatar

    fly away ♥

    Group
    Creature Magiche
    Posts
    8,416
    Reputation
    +1,354

    Status
    Anonymes!
    Da quando era rientrata a Londra, Juniper provava la strana sensazione di ritrovarsi sospesa in un limbo tra il passato e il presente. Complice il grigiore dell’inverno e il monolocale in cui se ne stava rinchiusa nella zona industriale vicino alle sponde del Tamigi, Londra sembrava diversa da come l'aveva lasciata: più fredda, inospitale, a tratti pericolosa. Nei pochi momenti in cui si avventurava all’esterno, per lo più in caso di necessità e avendo cura di mantenersi distante dai distretti magici, le strade, anche se deserte, sembravano scrutarla con uno sguardo invisibile, aggiungendo un impalpabile sentore di paranoia alla sua già crescente tensione. Non che potesse farne a meno, vista la situazione; se il monolocale messo a disposizione dalla rete dei ribelli rappresentava un rifugio sicuro, era anche il luogo che amplificava quella sensazione di estraneità: ogni giorno trascorso tra quelle quattro mura era scandito da una monotonia impregnata di impazienza e frustrazione, in cui i minuti trascorrevano lenti come ore. Non aveva una routine regolare a cui dedicarsi, solo la solitudine e l'attesa; per lo più, i giorni si trascinavano lentamente, resi a malapena sopportabili dalle letture fornitele da Aslan e dagli esercizi pratici con cui, inutile dirlo, aveva riscontrato pochi risultati. In quella monotonia, aveva accolto il compito di organizzare il viaggio nel Mare del Nord con fin troppo entusiasmo. Non solo quell’incarico le forniva un pretesto vero e proprio per uscire di casa e recuperare tutto ciò di cui avrebbe avuto bisogno, ma – più di tutto – ogni dettaglio pianificato, ogni contatto stabilito, ogni passo compiuto verso la concretizzazione di quel viaggio la faceva sentire utile. Tra gli esercizi e le ricerca di una bussola magica nei i mercatini delle pulci babbani, gli ultimi giorni erano trascorsi più rapidamente del previsto, in parte consumando l’attesa che precedeva ogni sessione con Aslan. « Mi aspetti da molto, June? » Probabilmente, in un altro momento, June sarebbe sobbalzata, colta di sorpresa; eppure, la sua mente registrò la presenza dello psichico senza il minimo sussulto, quasi come se fosse stato un pensiero che le aveva attraversato la mente piuttosto che una persona in carne ed ossa, a meno di un metro di distanza. Si era ormai abituata al modo silenzioso con cui il warlock compariva e scompariva ed il suono della sua voce, anche se improvviso, presupponeva un sentore di familiarità. « No, solo qualche minuto. Sono appena rientrata da alcune commissioni, se non mi fossi accorta dell’ora saresti stato tu quello costretto ad aspettare. » Accompagnò le parole con un leggero sorriso, mentre il fiato che le usciva dalle labbra si condensava nell’aria, in una nuvola di vapore. Una breve risata, bassa ma sincera, le sfuggì dalle labbra nell’udire il resto delle sue parole. « Benvenuto nella mia nuova vita! » Scherzò, allargando leggermente le braccia come a sottolineare la propria impotenza. Costretta com’era ad utilizzare la magia il meno possibile, June aveva scoperto di provare una nuova forma di rispetto nei confronti dei babbani: persino i compiti quotidiani, svolti senza l’aiuto della bacchetta o di qualche altro stratagemma magico, erano incredibilmente faticosi e dispendiosi – in termini di energia e tempo. « Come stai? » La ragazza si strinse nelle spalle, accigliandosi appena. « Come qualcuno che ha camminato tutto il giorno con queste temperature polari. » Scherzò, sollevando il sacchetto che stringeva nella mano guantata per mostrarglielo. Con il crescere del loro incontri, aveva iniziato a farsi un’idea più concreta di Aslan: come un puzzle, diversi tasselli erano andati al loro posto, definendone i contorni, smussandone gli spigoli e, in generale, facendo emergere una personalità ben lontana dall’impersonale cordialità che le aveva riservato durante il loro primo incontro. « Ma da un lato ne avevo bisogno. Non ne posso più di restare chiusa in casa tutto il giorno. » Sospirò appena. « Non avrei comunque potuto rimandare ulteriormente, ma freddo a parte è stato quasi piacevole. O forse il mio corpo si sta semplicemente ricordando come sintetizzare le endorfine. » Si affrettò ad aggiungere, con fare scherzoso, ed aria apparentemente casuale. In quel breve lasso di tempo aveva imparato a conoscere Aslan abbastanza bene da sapere che non avrebbe approvato il suo nuovo stile di vita – la mancanza di orari fissi, il ritmo talvolta irregolare tra sonno e veglia, la dieta a base di caffeina e cibi economici, spesso precotti. « Tu, invece? » Incontrò lo sguardo di lui per qualche istante, soppesandolo di rimando. Sebbene Aslan non se ne fosse mai lamentato, era certa che mantenere i contatti con lei fosse più difficile e stancante di quanto desse a vedere. « Finisco questa e possiamo andare, se non ti dispiace. Hai già cenato? » Spostò lo sguardo dalla sigaretta al viso di lui e, infine, scosse piano il capo. « Non proprio. Ho mangiato un sandwich a pranzo, ma poi sono riuscita a recupare solo un pezzo di torta di carote e una tazza di caffè. » A mia discolpa, pensavo di fare in tempo a cenare prima del tuo arrivo. « [...] Quindi mi sono preso la libertà di portarti qualcosa da mangiare. Non è niente di che, eh - anatra alla pechinese e riso. Roba semplice. » Nell’udire quelle parole, le iridi chiare della ragazza si spostarono istintivamente sul borsone, accompagnate da un gorgoglio del suo stomaco traditore, fortunatamente eclissato da un miagolio del tutto inaspettato. Ma che… Per una frazione di secondo, persino Aslan parve sorpreso. Poi, con la solita calma, June lo osservò piegarsi sulle ginocchia ed aprire lo zaino, da cui fece capolino il muso di un gatto dal lucido mantello nero. Nell’oscurità del vicolo, gli occhi verdi brillavano come pietre, le pupille rotonde e dilatate per catturare la luce e, forse, tentare di addolcire il giovane warlock. « Sembra che l'affare di oggi sia due ospiti al prezzo di uno. June - questa è Blacky, il mio famiglio. Che, a quanto pare, ha deciso proprio oggi di disimparare la parola no. E che uscirà dal borsone prima di subito perché la principessa non merita di farla, visto che le avevo gentilmente chiesto di restare a casa. » Ancor prima che Aslan avesse finito di parlare, June avanzò istintivamente di qualche passo, gli occhi chiari fissi sul felino. Si sfilò un guanto ed allungò la mano pallida nella direzione del famiglio, per permettergli di familiarizzare con il suo odore. Infine, quando il naso umido le sfiorò l’indice in cenno di assenso, gli riservò una delicata grattatina dietro le orecchie che, in cambio, le valse un rumoroso ringraziamento sottoforma di fusa. June sorrise, abbandonandosi ad una risatina leggera. « Nessun problema. Adoro i gatti. » Replicò, chinandosi maggiormente per permettere a Blacky di appoggiarsi al suo ginocchio e, con un movimento fluido, cercare una posizione confortevole nel suo avambraccio. « E di solito io piaccio a loro, anche se prima di adottare Onyx ho sempre pensato di essere una persona da cani. » Un sorriso leggermente assorto si fece largo sulle sue labbra, velato da una leggera malinconia al pensiero dei suoi animali domestici. Sapeva che Èmi se ne stava prendendo cura nel migliore dei modi, ma una parte di lei provava una profonda nostalgia. « Comunque » Riprese, forse un po’ troppo rapidamente per risultare naturale. « un gatto come famiglio ti si addice. » Sollevò parte della sciarpa per riparare Blacky dal freddo e, dopo aver gettato una rapida occhiata in direzione della sigaretta ormai consunta che Aslan reggeva tra le dita, gli indicò una via laterale con un cenno del capo. Raggiunsero un condominio dall’aria anonima e June aprì la porta principale, facendosi da parte per permettere ad Aslan di entrare. « L’ascensore si è rotto la settimana scorsa, perciò dovremo farcela a piedi. » Lo avvisò, premendo il pulsante vicino all’entrata. L’ambiente si illuminò di una luce tetra, leggermente traballante. A prima vista, l’intero palazzo non ispirava fiducia ma, una volta giunti al piccolo monolocale, la situazione non era poi delle peggiori. Per quanto spartano, l’ambiente era pulito ed i mobili ben tenuti; c’era persino una porta scorrevole con cui, in caso di necessità, era possibile dividere la cucina dalla zona notte. « Mi hai chiesto se ho mangiato. Tu? » Chiese, mentre gli faceva cenno di accomodarsi. Depositò delicatamente Blacky sullo schienale della poltrona e si sfilò il cappotto, abbandonandolo sul bracciolo. « Non mi è rimasto granché in frigo, ma posso fare del thé. Gelsomino o menta? » Riempì il bollitore e lo accese, prima di sporgersi all’interno della credenza per recuperare due tazze e un piattino da thé. Quando riemerse, indicò distrattamente il tavolo, su cui erano sparse diverse cartine dei paesi scandinavi, fogli pieni di appunti e materiale da trekking babbano – indumenti termici, torce e corde. « Mi spiace per il disordine, c’è talmente poco spazio qui dentro che non so più dove mettere la roba. Non faccio altro che spostarla dal tavolo al letto e viceversa. » Ridacchiò. « Sposta pure tutto dove trovi posto, tanto non ho ancora finito. Merlino solo sa se riuscirò a trovare una bussola magica. » Più che con lui, si lamentò tra sé e sé, leggermente irritata. Di per sé, trovare una bussola magica non era un compito difficile; ma farlo in territorio babbano, senza destare sospetti o servirsi di intermediari che avrebbero potuto attirare l’attenzione era assai più complicato. Forse dovrei semplicemente comprarne una babbana e provare ad incantarla. Quanto può essere difficile? Diede un rapido colpo di bacchetta e due piatti, seguiti dalle posate e dai bicchieri, aleggiarono rapidamente in direzione del tavolo, sfrecciando pericolosamente vicino ad Aslan. June nemmeno se ne accorse, intenta a miscelare la varietà di thé scelta dal warlock. « A proposito » Esordì, alzando la testa di scatto. « Blacky puo’ mangiare il tonno? » Gli chiese, mostrando una scatoletta ancora chiusa che aveva ripescato in fondo alla dispensa.
     
    .
  3.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    127
    Reputation
    +186

    Status
    Anonymes!
    « Tu, invece?» Di fronte a quella domanda, fosse anche stata posta per semplice gentilezza, lo psichico parve fermarsi a riflettere per qualche istante. Rispondere era complesso. Da un lato, sarebbe stato ben più semplice liquidare la Rosier con una risposta di circostanza - e per un breve istante il giovane considerò quell'opzione perché oggettivamente più papabile delle altre. D'altra parte tuttavia non reputava June una stupida: se anche non conosceva lui, viveva comunque nel mondo reale, in una posizione in sé compromessa, ed aveva sufficienti strumenti da comprendere che, almeno nelle condizioni attuali, nessuno stesse proprio benissimo. Dalla sua, lo stregone aveva forse il beneficio del dubbio per via della posizione attuale della congrega, ma era un vantaggio completamente fittizio, se si considerava che aveva scelto di aiutare lei - una ricercata - senza guadagnarci poi molto. Certo, c'era il discorso del compenso, ma era soltanto una formalità, e temeva che entrambi i presenti ne fossero consci. « Possiamo dire sia un periodo impegnativo per tutti. » Disse dunque con l'accenno di un sorriso seguito da una scrollata di spalle. « Sto come uno che necessita di una vacanza. » Non gli sembrava il caso di lamentarsi proprio con lei, d'altra parte, che viveva una condizione già difficile. Però se hai fatto due più due immagini anche che io conosca Eliphas. E sai che è sui manifesti proprio come te. Ne avrebbe avute, di cose da dire, su quella storia. Ma non aveva mai lavato i panni sporchi fuori casa, per cui decise di glissare sull'argomento. Trovava comunque molto ironico che il motore primo dietro la sua decisione di aiutarla, fosse la stessa persona che lo preoccupava maggiormente, e soprattutto che avesse a conti fatti più contatti con la francese che non col migliore amico. Di fronte alla risposta di lei sull'avere o meno cenato, Aslan non disse niente, stringendo però le labbra in una linea più sottile. Non si trattenne dal lanciarle un'occhiata di aperto biasimo. E se non ti avessi portato da mangiare? Avresti preteso di lavorare a stomaco vuoto? Scosse appena la testa, alzando gli occhi al cielo. « La ragione per la quale concordiamo in anticipo le date » La redarguì comunque mentre la ragazza familiarizzava con la gatta che, Aslan notò, non aveva mancato di fare la ruffiana anche con lei « è perché mi serve che tu sia in forze per lavorare. Capisco la tua posizione e non posso chiederti che il tuo regime sia ideale, però almeno le basi. Se non mangi, non sei in forze. Se non sei in forze, sei automaticamente più prona a stancarti prima. » Specialmente oggi, poi, che c'è l'intenzione di calcare di più la mano. Fortunatamente, però, Aslan era perspicace abbastanza da farsi due conti in tasca e, avendo imparato a conoscere Juniper, aveva ovviato al problema prima ancora che potesse presentarsi. « Comunque un gatto come famiglio ti si addice. » Lo sguardo tinto di una nota di giocoso rimprovero andò a posarsi su Blacky, la quale aveva approfittato della presenza della ragazza per evitare la walk of shame che lo psichico le aveva proposto. « Dici? » Chiese alla strega, un sorriso sghembo che si faceva spazio sulle labbra.
    cIs1IRt
    « Su di lei in particolare talvolta ho i miei dubbi. Purtroppo per me però non posso fare il reso, altrimenti non potrebbe permettersi di fare quello che le pare. » Quella sua affermazione portò la creatura ad emettere un miagolio acuto, dai toni alquanto offesi, ma Aslan non si scompose. Il legame tra i due - come da prassi per gli warlock e i famigli - era profondo abbastanza da permettere di conoscersi a menadito. Questo risultava in una Blacky che sapeva benissimo in quali circostanze potesse permettersi di uscire fuori dal seminato, ma anche nella consapevolezza che Aslan non lasciasse mai impunite certe sue malefatte. Ed infatti il suo commento successivo fu un poco colpito: « Che c'è, Blacky? Fastidio? » Sollevò un sopracciglio, sarcastico. « Sua Altezza non trova abbastanza comodo il mezzo di trasporto? O forse non ti piace che ciò che fai abbia delle conseguenze? » Sbuffò una risata dal naso nel seguire la giovane all'interno dello stabile. Una volta entrato nel piccolo appartamento, si guardò attorno, individuando subito una superficie dove poter poggiare il proprio borsone, procedendo a sfilarsi il cappotto per piegarlo e appenderlo allo schienale della sedia che avrebbe occupato. « Mi hai chiesto se ho mangiato. Tu? Non mi è rimasto granché in frigo, ma posso fare del thé. Gelsomino o menta? » Aslan, che intanto aveva estratto il contenitore termico dove aveva disposto le pietanze destinate alla Rosier, rispose rapido: « Gelsomino, grazie. Per il resto ho già fatto. » Poggiò intanto quel che aveva portato su una parte libera del tavolo. « Anche questa è per te. » Disse, indicando una busta contenente qualche snack e qualcosa da bere. Cose che, ovviamente, aveva separato per evitare che i cibi freddi entrassero in contatto con quelli caldi. Lo sguardo gli cadde comunque sulle cose sparse sul tavolo. Spostò con cura l'attrezzatura, alla quale non prestò più di tanta attenzione sulle prime, ma quando lo sguardo cadde sulle cartine, aggrottò leggermente la fronte prima di farle fluttuare con un gesto della mano sino alla prima superficie piana libera. « Mi spiace per il disordine, c’è talmente poco spazio qui dentro che non so più dove mettere la roba. Non faccio altro che spostarla dal tavolo al letto e viceversa. Sposta pure tutto dove trovi posto, tanto non ho ancora finito. Merlino solo sa se riuscirò a trovare una bussola magica.» La guardò per qualche istante a quelle parole. « Immagino abbia a che fare con l'impegno di fine mese? » Le chiese dunque, memore delle scartoffie che aveva spostato. « Sembra un viaggio abbastanza faticoso. » Osservò. Era evidente stesse ponderando qualcosa, lo psichico - ed in effetti era proprio così. Evenienze come un viaggio, specialmente se particolarmente impegnative, potevano richiedere di ricalibrare anche il loro lavoro. Trattandosi di una collaborazione diluita nel tempo e non di un intervento singolo, se l'altra doveva spostarsi, a seconda delle sue necessità, poteva essere più idoneo pensare di agire in maniera più leggera sulla mente di lei. « Quando dovresti partire di preciso? Se viaggi da sola, ed il percorso è ostico, ho bisogno di saperlo. Così posso tenerne conto per capire quanto possiamo sperare di fare oggi. » Una breve pausa dove cercò gli occhi di lei coi propri. « Di solito i tempi di ripresa li calcolo in base al worst case scenario, considerato soprattutto che vivi da sola e non hai possibilità di avere assistenza in caso di problemi - tolto me, ovviamente - preferisco sempre prenderla molto larga. » Aveva parlato in modo molto schietto, il giovane psichico, ma la sua voce era priva di accusa. Si rendeva conto già in partenza che la vita della sua interlocutrice non ruotasse intorno al lavoro che stavano facendo, ed inoltre lei aveva già pensato a fargli presente un impegno, per cui era ben felice di eventualmente riadattare il tutto alle sue attuali necessità. Anche perché, alla fine della fiera, io sto qui per assicurarci che nulla vada storto, quindi è bene essere trasparenti l'uno con l'altra. « A proposito » Lo stregone, che nel frattempo aveva preso posto a sedere - anche al fine di evitare altri piatti volanti - tornò a guardare la giovane Rosier « Blacky puo’ mangiare il tonno? » Il moro fece scattare l'angolo sinistro della bocca verso l'alto nell'inclinare appena il capo. Non parve fare caso al fatto che il batuffolo nero in questione avesse drizzato le orecchie con inequivocabile interesse alle parole della strega. Né si smosse di fronte al fatto che avesse miagolato teneramente, la fame di un randagio qualunque che non vedeva del cibo da settimane in quell'unico versetto. « La domanda non è tanto se può - perché può - è piuttosto se pensi che se lo meriti. » Un momento di silenzio carico di significato, gli angoli della bocca ora rivolti entrambi verso l'alto, un luccichio divertito negli occhi scuri. Dubitava comunque, a giudicare dall'atteggiamento precedente della padrona di casa, che intendesse negare uno spuntino alla gatta, già sull'attenti per l'ennesima dimostrazione d'affetto. « Potevi chiedere, comunque. Per la bussola. » Le fece notare nel cominciare ad impiattare le pietanze. « Te l'avrei portata. » Tirò fuori anche una piccola boccetta di salsa teriyaki dal sacchetto. Poi una di salsa di soia. « Se non sai ancora a chi rivolgerti, posso passarti un contatto. Devo solo controllare se tratta ancora queste cose. »


    Edited by haegeum - 2/3/2024, 03:41
     
    .
  4.     +1    
     
    .
    Avatar

    fly away ♥

    Group
    Creature Magiche
    Posts
    8,416
    Reputation
    +1,354

    Status
    Anonymes!
    Seppur il suo legame con Aslan fosse ancora superficiale, non le sfuggì il silenzio che aleggiò nell’aria per qualche istante di troppo, in seguito alla sua domanda. « Possiamo dire sia un periodo impegnativo per tutti. Sto come uno che necessita di una vacanza. » La Grifondoro annuì lentamente, le labbra strette in una linea un po’ più rigida del solito. In questo caso, siamo in due. Soffocò un sospiro dietro un sorriso d’incoraggiamento. « Dove andresti? Se potessi permetterti una vacanza, intendo. » Domandò, con fare apparentemente casuale, mentre si chinava ad accarezzare la gatta. Sebbene non si sentisse in diritto di chiederglielo direttamente, non poteva fare a meno di chiedersi quanto Aslan stesse rischiando per aiutarla. La prima volta in cui lo aveva incontrato, quando il warlock aveva accettato di occuparsi del suo caso, lui stesso le aveva fornito abbastanza informazioni da farle intuire che, in qualche misura, non provasse indifferenza nei confronti delle manovre politiche dello Stato Inglese. Ciò che ignorava, all’epoca, era che, in realtà, lo psichico era legato a doppio filo ai Ribelli più di quanto avesse potuto immaginare; un dettaglio non di poco conto, considerando che Eliphas stesso lo aveva indicato come un alleato fidato. Si mordicchiò nervosamente il labbro inferiore, avvertendo su di sé lo sguardo di Aslan; non aveva bisogno di ricambiarlo, per sapere che doveva essere scontento. « La ragione per la quale concordiamo in anticipo le date è perché mi serve che tu sia in forze per lavorare. Capisco la tua posizione e non posso chiederti che il tuo regime sia ideale, però almeno le basi. Se non mangi, non sei in forze. Se non sei in forze, sei automaticamente più prona a stancarti prima. » Si voltò lentamente verso di lui, mentre Blacky si sistemava nell’incavo del suo braccio, ben al riparo dal vento freddo. « Lo so, mi dispiace. Non sono rimasta a stomaco vuoto tutto il giorno, avevo pianificato di cenare prima del tuo arrivo ma ho perso la cognizione del tempo. Ci starò più attenta, d’ora in poi. »Inutile dirlo, una parte di lei avrebbe voluto protestare – saltare un pasto non era poi la fine del mondo e, come giocatrice di Quidditch, si era ritrovata a compiere sforzi fisici in condizioni assai peggiori – ma intavolare quel tipo di discussione sarebbe stato immaturo e, soprattutto, un inutile spreco di energie da entrambe le parti; dopotutto, le condizioni poste da Aslan erano chiare e June aveva deciso di accettarle di sua spontanea volontà.
    […] Nonostante le dimensioni ridotte del monolocale, June lo trovò istintivamente più accogliente nel momento stesso in cui non si trovò ad esserne la sola occupante. Per una personalità espansiva come lei, vivere da sola in uno spazio tanto ristretto ed essere costretta a limitare il più possibile le sue interazioni sociali era quasi soffocante. Allo stesso tempo, però, era stata ferma nella decisione di vivere da sola: da un lato, non voleva essere di disturbo ad altre persone; dall’altro, se qualche sua leggerezza avesse esposto il suo rifugio ad Auror o collaboratori ministeriali, nessun altro sarebbe stato direttamente coinvolto. « Gelsomino, grazie. Per il resto ho già fatto. » June annuì e, con un colpo di bacchetta, fece volteggiare due tazze nella sua direzione, subito seguite da una teiera piena di acqua bollente. « Anche questa è per te. » Mh? Si sporse oltre lo sportello della credenza, posando lo sguardo sul sacchetto che Aslan aveva appoggiato sul tavolo. Lo fissò per qualche istante, prima di sollevare le iridi cristalline ad incontrare quelle dello psichico. « Grazie. » Replicò, accompagnando le parole ad un piccolo sorriso sincero. « Ma non dovresti preoccuparti troppo, sono abituata a vivere da sola. » Più o meno. Le intenzioni di Aslan erano buone e, seppur June ne apprezzasse la gentilezza, detestava l’idea di poter apparire debole o bisognosa di aiuto. Non voleva essere un peso – per Aslan o chiunque altro – soprattutto in quel momento. Non si trattava solamente di testardaggine o puro orgoglio. Semplicemente, era abituata a cavarsela da sola, a non dipendere da nessuno ma il suo status di ricercata l’aveva resa in larga parte dipendente dall’aiuto altrui – di Mun ed Albus, della rete ribelle – e quella consapevolezza la riempiva di un senso di impotenza e vulnerabilità. « Immagino abbia a che fare con l'impegno di fine mese? Sembra un viaggio abbastanza faticoso. » Più di quanto vorrei. In generale, raggiungere la roccaforte dei Maridi non era semplice, e la condizione di ricercati, unita alla necessità di passare il più inosservati possibili e limitare l’uso della magia, lo rendeva ancora più difficile. « Sì, ci sono ancora diverse cose su cui devo lavorare prima di partire. Raggiungere i territori dei Maridi non è semplice – si trovano in luoghi inospitali, lontani dagli insediamenti umani e non apprezzano granché l’uso non approvato della magia dentro i loro confini. Dopotutto, hanno i loro motivi per essere sospettosi nei confronti dei maghi. » Nonché secoli di soprusi e violenza. Si strinse nelle spalle, rassegnata. « Ora come ora, più riesco a passare inosservata e meglio è. Come puoi immaginare, i visitatori non sono molti in territori tanto inospitali, soprattutto in questa stagione. Sono riuscita a organizzare buona parte del viaggio e a trovare un luogo sicuro dove riposare grazie ad un amico che è originario della zona, ma per lo più saremo costretta ad avanzare a piedi e senza l’uso della magia. » Ripescò la confezione di thé al gelsomino da dentro la credenza e la fece aleggiare verso il tavolo, depositandola accanto alla tazza di Aslan. « Quando dovresti partire di preciso? Se viaggi da sola, ed il percorso è ostico, ho bisogno di saperlo. Così posso tenerne conto per capire quanto possiamo sperare di fare oggi. » Intenta a sciacquare un piatto, June lo appoggiò sul bordo del lavandino, prima di voltarsi. Si appoggiò contro il bancone della cucina, lo sguardo chiaro fisso sulla figura di Aslan. Sebbene avesse menzionato di avere un viaggio in programma – e, a giudicare dalle mappe, lo psichico dovesse essersi fatto una vaga idea di quale fosse la destinazione – vi era un dettaglio in particolare che le premeva discutere con lui. « Ancora non so la data precisa, ma direi nel giro di un paio di settimane. Ho già recuperato la maggior parte del necessario, ma senza la bussola non posso partire. Anche se sto iniziando a pensare che di provare a incantarne una babbana. » Afferrò uno strofinaccio per i piatti e si asciugò distrattamente le mani, apparentemente pensierosa. « C’è una cosa che volevo chiederti, al riguardo. » Esordì, inumidendosi appena le labbra. « Questo non è un viaggio casuale, quanto una sorta di missione diplomatica. Un modo per testare le acque, diciamo. Se saremo fortunati, potrebbe dare il via a una vera e propria alleanza nei confronti dello Stato Inglese. » Merlino solo sa quanto abbiamo bisogno di alleati, al momento. « Avendo già trascorso del tempo con i Maridi e conoscendo le loro usanze mi sono offerta volontaria, ma data l’avversione generale dei Maridi nei confronto dei maghi, abbiamo ritenuto opportuno includere qualcuno di esterno alla comunità magica nella delegazione di rappresentanza. Eliphas ha accettato di venire con me. » Fece una breve pausa, per dargli tempo di seguire il filo del suo discorso. « Ti ha nominato come persona fidata durante un incontro. E, nella stessa occasione, ha anche espresso il desiderio di mantenere le distanze da Londra – e dalle attività ribelli in generale. » Inclinò leggermente il capo di lato, pensierosa. « All’inizio non ero sicura che avrebbe accettato, ma ora mi chiedo se sia stata una buona idea coinvolgerlo. Non fraintendermi, non si tratta di dubbi o giudizi morali – piuttosto, non sono certa abbia compreso pienamente quanto il viaggio sarà impegnativo. Farà freddo, dovremo camminare a lungo e, una volta a destinazione, c’è un tratto da percorrere a nuoto, in apnea. » Fisicamente e politicamente parlando, non è certo il modo migliore per tenere le distanze. « Inoltre, nell’ipotetico caso in cui dovessimo essere scoperti, verrà considerato un vero e proprio complice. » Esitò un istante, cercando le parole adatte. « Dal modo in cui ha parlato di te sembrate essere piuttosto in confidenza. Dal tuo punto di vista, c’è qualcosa che dovrei sapere? » Sollevò lo sguardo su Aslan, scrutando la sua reazione. Non aveva un vero e proprio motivo per dubitare di Eliphas – per quel poco che lo conosceva, aveva una buona impressione del demonologo – eppure l’accompagnarla in un simile viaggio mal si accompagnava alla decisione di rimanere in disparte. Temeva, piuttosto, che Eliphas avesse accettato perché schiacciato dal senso del dovere e non per propria volontà.
    June si allontanò di pochi passi dal bancone e depositò un piattino da thé ricolmo di tonno sul pavimento, affiancato da una piccola ciotola d’acqua. Un sorriso divertito fece capolino sulle labbra piene, mentre Blacky si strusciava rapidamente contro il suo ginocchio, prima di avventarsi impazientemente sul tonno. « Potevi chiedere, comunque. Per la bussola. » Si rialzò, dirigendosi in direzione del tavolo e prendendo posto di fronte ad Aslan. L'odore del cibo riempì l'aria, penetrando nelle sue narici e risvegliando il suo stomaco, con un ruggito quasi imbarazzante. Si affrettò a bere un bicchiere d’acqua, tentando di mantenere un minimo di contegno – o di salvare quel poco che rimaneva. « In realtà non mi è dispiaciuto tenermi impegnata. Mi fa sentire utile – e in un certo senso mi aiuta a tenere conto dei giorni. Chiusi qui dentro sembrano non passare mai. » Ammise, sporgendosi a versare una tazza di thé bollente ad entrambi. « E ad essere sincera non voglio diventare un peso. Stai già facendo fin troppo per aiutarmi. Non sarebbero corretto chiederti di più, soprattutto se si tratta di qualcosa che potrebbe attirare l’attenzione o metterti potenzialmente in pericolo. » Abbassò lo sguardo sul proprio piatto, lì dove il fare fin troppo di Aslan faceva bella mostra di sé. Sospirò silenziosamente, prelevando un po’ di cibo con la forchetta. « Ma devo ammettere di non aver avuto molta fortuna, fino ad ora. Perciò se conosci un contatto fidato, te ne sarei
    grata. »
    Ammise, in parte costretta ad ingoiare parte del proprio orgoglio. Trovare oggetti magici per caso nella Londra babbana non era difficile, ma reperire qualcosa di specifico senza entrare in contatto con altri maghi era pressoché impossibile. Portò la forchetta alle labbra e assaggiò il primo boccone, un misto di anatra, verdure e riso. Il contrasto tra la croccante pelle dorata e la carne tenera e succosa risvegliò le sue papille gustative. La differenza con il cibo precotto era abissale. Non aveva assaggiato cibo fatto in casa da mesi, costretta a vagare per l'Europa e poi a nascondersi nella periferia londinese. Si era abituata a pasti veloci, a cibo precotto e in scatola, nutrendosi più per necessità che per piacere. « Mon Dieu. » Mormorò, tra sé e sé, mentre il suo stomaco emetteva un gorgoglio di approvazione. Recuperò una seconda forchettata di cibo, masticando con una certa avidità. « È buonissimo. » Deglutì e mise in bocca la seconda forchettata, gustandola ad occhi chiusi, le labbra stirate in un sorriso di pura gioia. È troppo tardi per dirti di dimenticare tutto quello che ho detto e continuare a portarmi da mangiare tipo per sempre? « L’hai fatta tu? » Domandò, incuriosita, tentando di mantenere un minimo di contegno.

     
    .
  5.     +2    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    127
    Reputation
    +186

    Status
    Anonymes!
    « Ma non dovresti preoccuparti troppo, sono abituata a vivere da sola. » Lo psichico le scoccò una lunga occhiata parecchio eloquente, con tanto di sopracciglia inarcate e labbra strette in una linea fine quanto scettica. In linea teorica, il ragionamento della giovane poteva anche avere senso; nella pratica, dal suo punto di vista, traballava come un tavolo a tre gambe. La posizione della Rosier era molto lontana dall'essere ottimale, sebbene si potesse ritenere più stabile rispetto all'inizio della loro stramba collaborazione. Ora aveva sicuramente un posto dove vivere e non era costretta a spostarsi di continuo, eppure anche quella stabilità aveva avuto un prezzo, Aslan ne era certo. Banalmente non poteva farsi vedere in giro senza rischiare di finire al gabbio. « Tranquilla. » Le rispose dunque con una certa nonchalance, stringendosi nell espalle. « Mi sarebbe risultato più strano presentarmi a mani vuote. » Un'affermazione del tutto veritiera, talmente stringata però da lasciare sufficiente spazio a qualsivoglia interpretazione la mora avesse voluto darle, senza per questo mettere in luce ciò che entrambi sapevano. Sarai anche abituata a vivere da sola e prenderti cura di te, ma immagino la tua vita in autonomia, in precedenza, mancasse di una piccola variabile. O quantomeno, è quello che ti auguro. Poteva comprendere, e comprendeva, il desiderio di cavarsela da soli; d'altra parte, però, per una serie di fattori - tra i quali anche i valori coi quali era stato cresciuto - gli imponevano una certa sobrietà nel riconoscere dove si trovavano i limiti. Sia i propri che quelli altrui. E riteneva che, in quel preciso momento storico, dopo aver visto la loro roccaforte crollare e l'intera società magica voltare loro le spalle, lycan e affini avessero bisogno di tutto l'aiuto che potevano ricevere per poter sopravvivere. Adesso si tratta di sopravvivere; un giorno, forse, anche di rialzarsi in piedi. Non disse altro su quella questione, tuttavia, almeno per il momento, e prese posto a sedere mentre la giovane strega lo aggiornava sui propri piani. « Ora come ora, più riesco a passare inosservata e meglio è. Come puoi immaginare, i visitatori non sono molti in territori tanto inospitali, soprattutto in questa stagione. Sono riuscita a organizzare buona parte del viaggio e a trovare un luogo sicuro dove riposare grazie ad un amico che è originario della zona, ma per lo più saremo costretta ad avanzare a piedi e senza l’uso della magia. » Annuì. Non gli era sfuggito che June avesse utilizzato il plurale - il che significava che non avrebbe viaggiato da sola. Lo sguardo seguì la confezione che aleggiava verso di lui sino al suo arrivo sul tavolo, poi tornò nuovamente ad esaminare la sua interlocutrice che nel frattempo aveva continuato il suo discorso. « Ancora non so la data precisa, ma direi nel giro di un paio di settimane. Ho già recuperato la maggior parte del necessario, ma senza la bussola non posso partire. Anche se sto iniziando a pensare che di provare a incantarne una babbana. » Emise un verso poco impressionato, prima di commentare: « Una grandissima cazzata che rischierebbe di compromettere tutto quanto. Senza offesa, ma non penso possiate permettervi di correre il rischio di trovarvi persi in mezzo al nulla. » Lo disse con fattualità, inclinando appena il capo di lato, per di più mentre lasciava cadere il filtro nella tazza. Sollevò lo sguardo su di lei ancora una volta, stendendo le labbra in un mezzo sorriso che pareva invitarla a cogliere l'occasione rappresentata dalla propria persona e semplicemente chiedere una mano. Durante i loro incontri aveva avuto modo di conoscerla meglio, ed aveva ragione di supporre che non amasse trovarsi in una posizione di bisogno. Nessuno ama dipendere da altri. Siamo però animali sociali e dipendere dai nostri simili dovrebbe risultarci naturale finché si tratta di richieste ragionevoli. Questa lo sarebbe. « La nota positiva è che essendo il viaggio abbastanza distante in termini temporali, oggi andremo effettivamente avanti. » Le disse con la stessa tranquillità, come a sollevarla almeno di quel peso. Si era fatto l'idea che la francese non avrebbe apprezzato un ulteriore rallentamento nel loro percorso, considerato soprattutto che Aslan ci stesse già andando coi piedi di piombo. « C’è una cosa che volevo chiederti, al riguardo. » Sollevò un sopracciglio, gli occhi fissi in quelli di lei, come per invitarla a continuare. « Questo non è un viaggio casuale, quanto una sorta di missione diplomatica. Un modo per testare le acque, diciamo. Se saremo fortunati, potrebbe dare il via a una vera e propria alleanza nei confronti dello Stato Inglese. » Di nuovo, si trovò a fare un cenno d'assenso. Non lo sorprendeva che i Ribelli stessero cercando l'appoggio di altre comunità, nella fattispecie quella maride. Lo Stato Inglese li aveva isolati all'effettivo - non soltanto tutti coloro che potevano ritenersi complici diretti erano finiti sui manifesti, ma tutti coloro che potevano essere considerati alleati o potenziali tali, si erano trovati isolati ad Iron Garden. I Minerva erano stati intelligenti. Li avevano messi all'angolo. « Avendo già trascorso del tempo con i Maridi e conoscendo le loro usanze mi sono offerta volontaria, ma data l’avversione generale dei Maridi nei confronto dei maghi, abbiamo ritenuto opportuno includere qualcuno di esterno alla comunità magica nella delegazione di rappresentanza. Eliphas ha accettato di venire con me. »
    Alla menzione di Eliphas qualcosa parve accendersi nello sguardo dello psichico. « Ah sì? » Un commento piuttosto criptico, più per indicare lo star seguendo il discorso di lei che altro. Se da un lato l'essere messo al corrente del fatto che il migliore amico non fosse del tutto tagliato fuori dal mondo lo portava a tirare un sospiro di sollievo, seppur minimo, dall'altro non poteva fare a meno di domandarsi cosa l'avesse spinto in quella direzione. Il loro ultimo incontro non l'aveva lasciato sereno. In più, che la Rosier avesse deciso di chiedergli qualcosa in merito, in qualche maniera allo psichico dava la sensazione che Eliphas non fosse stato meno enigmatico con lei e quelli che condividevano la sua situazione di quanto lo fosse stato con lui. E questo, di certo, non era positivo. « Ti ha nominato come persona fidata durante un incontro. E, nella stessa occasione, ha anche espresso il desiderio di mantenere le distanze da Londra – e dalle attività ribelli in generale. » Infatti. « Capisco. » Commentò a mezza bocca, lo sguardo che si impensieriva sensibilmente nonostante l'espressione distesa. In qualche modo, il fatto che il demonologo avesse mantenuto il medesimo filone narrativo con tutte le parti coinvolte - o forse sarebbe stato meglio dire in contatto con lui - lo preoccupava. Non era naturale, per Eliphas, scegliere la via del totale eremitaggio. Non era naturale starsene con le mani in mano. Sospirò, gli occhi scuri di nuovo in quelli della Rosier. « All’inizio non ero sicura che avrebbe accettato, ma ora mi chiedo se sia stata una buona idea coinvolgerlo. Non fraintendermi, non si tratta di dubbi o giudizi morali – piuttosto, non sono certa abbia compreso pienamente quanto il viaggio sarà impegnativo. Farà freddo, dovremo camminare a lungo e, una volta a destinazione, c’è un tratto da percorrere a nuoto, in apnea. Inoltre, nell’ipotetico caso in cui dovessimo essere scoperti, verrà considerato un vero e proprio complice. Dal modo in cui ha parlato di te sembrate essere piuttosto in confidenza. Dal tuo punto di vista, c’è qualcosa che dovrei sapere? » Aslan emise una risata amara, più uno sbuffo che altro, inclinando il capo di lato a sua volta. « Perdonami. » Si affrettò a dire. Scosse la testa con una certa amarezza, imponendosi di quietare quella risata. Gli occhi da gatto non avevano mai lasciato quelli di lei. « Mi fa sorridere che pensi che la sua situazione possa in qualche modo peggiorare. Può diventare più ricercato di quanto non sia già, se scoperto a collaborare con voi? » Supponeva, ovviamente, che potessero offrire più galeoni di quanto non avessero già fatto, ma dubitava questo avrebbe cambiato la situazione dell'amico di fronte alla legge. Tacque per qualche istante, tuttavia, mentre una realizzazione cominciava a farsi spazio nella sua mente. « Forse intendi la sua situazione coi nostri. » Lo sguardo del giovane si fece più intenso, se possibile più scuro. Strinse le labbra in linea sottile mentre constatava tra sè, a mezza bocca: « Non vi ha detto niente. » L'idiota non vi ha detto niente. Cos'è, un masochista? Raddrizzò la schiena. Tirò un sospiro pesante. « Eliphas è stato esiliato. » Lasciò che la gravità di quell'informazione aleggiasse tra loro mentre la fissava immobile. « Pensavo foste stati messi al corrente. » Un errore di calcolo, il suo, dettato più che altro dalla convinzione che i diretti interessati, quelli per la cui causa aveva combattuto, avessero il quadro completo. Ma certo che no. Figurati. Magari si sarebbero sentiti in colpa a saperlo. « Questa è probabilmente la prima cosa che devi sapere, per rispondere alla tua domanda. Se vi eravate fatti l'idea che qualcuno dall'altra parte gli stia guardando le spalle, suppongo di doverti dire che non sia così. » Affermò in tono più secco e giudicante del solito, la fronte aggrottata in un'espressione preoccupata. « Seconda cosa: non è che io ed Eliphas siamo soltanto in confidenza. I nostri genitori sono vicini di casa. Siamo praticamente cresciuti insieme. E se siamo qui a parlarne - io e te - è anche perché non mi è andato giù il trattamento che ha ricevuto.» Una pausa che impiegò umettandosi le labbra. « Te l'ho già detto in un'altra sede, ma nella sfortuna della tua posizione, hai avuto fortuna nell'avere una soffiata proprio su di me e non qualche altro psichico. Senza nulla togliere alla competenza dei miei colleghi. » Ed in effetti non era questo l'aspetto più importante in quel frangente quanto l'esempio che avevano fatto del demonologo. Difficilmente Juniper Rosier sarebbe incappata in un altro warlock propenso ad essere una tomba in merito quanto lui. « Per quanto riguarda Eliphas non so cosa dirti, se non che sono molto preoccupato. » Era quantomai serio, Aslan, e se June aveva imparato a conoscerlo un minimo doveva anche aver capito che non fosse un catastrofista. « Diciamo che non sono sicuro che stia vivendo bene tutta questa storia. Sono positivamente stupito che abbia scelto di accompagnarti, in realtà, perché anche a me aveva detto di non voler essere coinvolto. » Pausa. Inclinò la testa appena di lato. « Non è da lui. Come non è da lui dirmi di lasciarlo in pace o non dirmi nemmeno dove si trovi di preciso. » Nonostante il tono misurato, qualcosa nella postura generale dello warlock lasciava intendere il contrario. Quando lo sguardo, che aveva momentaneamente abbassato sulla superficie del tavolo, tornò sulla giovane, fu evidente che una patina di distacco fosse caduta. Si prese qualche istante come per valutare la sua interlocutrice. Poi, con un sospiro, disse. « Senti, tienilo d'occhio per me, per piacere. Se riesci fammi sapere qualcosa su come sta. O dove. » Si mordicchiò l'interno guancia per qualche frazione di secondo. « Per il resto non so come aiutarti. Se dovesse servire, chiamami. È l'unico aiuto concreto che ti posso offrire. » Nel silenzio generale si versò l'acqua nella tazza, lo sguardo fisso sull'infuso che prendeva pian piano colore. « In realtà non mi è dispiaciuto tenermi impegnata. Mi fa sentire utile – e in un certo senso mi aiuta a tenere conto dei giorni. Chiusi qui dentro sembrano non passare mai. E ad essere sincera non voglio diventare un peso. Stai già facendo fin troppo per aiutarmi. Non sarebbero corretto chiederti di più, soprattutto se si tratta di qualcosa che potrebbe attirare l’attenzione o metterti potenzialmente in pericolo. » Sebbene inizialmente avesse percepito le parole di lei quasi come ovattate, perso nei suoi pensieri circa il migliore amico, all'ultima frase non poté esimersi dal far saettare lo sguardo nel suo. « Psichico. » Le disse semplicemente, indicandosi pe sottolineare l'ovvio. « Penso di essere abbastanza equipaggiato a gestire gli imprevisti in tutta onestà. E di essere un po' più di basso profilo di te al momento, a meno che tu non voglia la dedica personalizzata sul retro della bussola. » Fece un sorso di thé senza smettere di guardarla. « Ma devo ammettere di non aver avuto molta fortuna, fino ad ora. Perciò se conosci un contatto fidato, te ne sarei grata. » Aslan fece un cenno d'assenso. « Ti faccio sapere nel giro di qualche giorno se riesco a fartela direttamente avere la prossima volta. Non mi sembra prudente farti vedere in giro.» Fece qualche altro sorso silenzioso mentre la Rosier si buttava sul cibo. « Mon Dieu. È buonissimo. L’hai fatta tu?» Di fronte a tanto entusiasmo, lo psichico non riuscì a trattenere un sorriso. « Sì, ma la ricetta è di mia madre. Ho imparato a cucinare più o meno quando ho capito che anche i migliori ristoranti in giro per il mondo non battevano il casereccio. Forse solo a Lione ce n'era uno che valesse la pena, ma non avevo mai modo di andarci. L'apprendistato prende un sacco di tempo. » Le spiegò. « Cosa ti piace mangiare di solito? » Le chiese dunque, forse per alleggerire un po' l'atmosfera, mentre mandava giù ancora un sorso.


    Edited by haegeum - 21/4/2024, 05:15
     
    .
4 replies since 14/1/2024, 18:28   341 views
  Share  
.