When does a ripple become a tidal wave?

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  1. murphylaw‚
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    Seppur il suo legame con Aslan fosse ancora superficiale, non le sfuggì il silenzio che aleggiò nell’aria per qualche istante di troppo, in seguito alla sua domanda. « Possiamo dire sia un periodo impegnativo per tutti. Sto come uno che necessita di una vacanza. » La Grifondoro annuì lentamente, le labbra strette in una linea un po’ più rigida del solito. In questo caso, siamo in due. Soffocò un sospiro dietro un sorriso d’incoraggiamento. « Dove andresti? Se potessi permetterti una vacanza, intendo. » Domandò, con fare apparentemente casuale, mentre si chinava ad accarezzare la gatta. Sebbene non si sentisse in diritto di chiederglielo direttamente, non poteva fare a meno di chiedersi quanto Aslan stesse rischiando per aiutarla. La prima volta in cui lo aveva incontrato, quando il warlock aveva accettato di occuparsi del suo caso, lui stesso le aveva fornito abbastanza informazioni da farle intuire che, in qualche misura, non provasse indifferenza nei confronti delle manovre politiche dello Stato Inglese. Ciò che ignorava, all’epoca, era che, in realtà, lo psichico era legato a doppio filo ai Ribelli più di quanto avesse potuto immaginare; un dettaglio non di poco conto, considerando che Eliphas stesso lo aveva indicato come un alleato fidato. Si mordicchiò nervosamente il labbro inferiore, avvertendo su di sé lo sguardo di Aslan; non aveva bisogno di ricambiarlo, per sapere che doveva essere scontento. « La ragione per la quale concordiamo in anticipo le date è perché mi serve che tu sia in forze per lavorare. Capisco la tua posizione e non posso chiederti che il tuo regime sia ideale, però almeno le basi. Se non mangi, non sei in forze. Se non sei in forze, sei automaticamente più prona a stancarti prima. » Si voltò lentamente verso di lui, mentre Blacky si sistemava nell’incavo del suo braccio, ben al riparo dal vento freddo. « Lo so, mi dispiace. Non sono rimasta a stomaco vuoto tutto il giorno, avevo pianificato di cenare prima del tuo arrivo ma ho perso la cognizione del tempo. Ci starò più attenta, d’ora in poi. »Inutile dirlo, una parte di lei avrebbe voluto protestare – saltare un pasto non era poi la fine del mondo e, come giocatrice di Quidditch, si era ritrovata a compiere sforzi fisici in condizioni assai peggiori – ma intavolare quel tipo di discussione sarebbe stato immaturo e, soprattutto, un inutile spreco di energie da entrambe le parti; dopotutto, le condizioni poste da Aslan erano chiare e June aveva deciso di accettarle di sua spontanea volontà.
    […] Nonostante le dimensioni ridotte del monolocale, June lo trovò istintivamente più accogliente nel momento stesso in cui non si trovò ad esserne la sola occupante. Per una personalità espansiva come lei, vivere da sola in uno spazio tanto ristretto ed essere costretta a limitare il più possibile le sue interazioni sociali era quasi soffocante. Allo stesso tempo, però, era stata ferma nella decisione di vivere da sola: da un lato, non voleva essere di disturbo ad altre persone; dall’altro, se qualche sua leggerezza avesse esposto il suo rifugio ad Auror o collaboratori ministeriali, nessun altro sarebbe stato direttamente coinvolto. « Gelsomino, grazie. Per il resto ho già fatto. » June annuì e, con un colpo di bacchetta, fece volteggiare due tazze nella sua direzione, subito seguite da una teiera piena di acqua bollente. « Anche questa è per te. » Mh? Si sporse oltre lo sportello della credenza, posando lo sguardo sul sacchetto che Aslan aveva appoggiato sul tavolo. Lo fissò per qualche istante, prima di sollevare le iridi cristalline ad incontrare quelle dello psichico. « Grazie. » Replicò, accompagnando le parole ad un piccolo sorriso sincero. « Ma non dovresti preoccuparti troppo, sono abituata a vivere da sola. » Più o meno. Le intenzioni di Aslan erano buone e, seppur June ne apprezzasse la gentilezza, detestava l’idea di poter apparire debole o bisognosa di aiuto. Non voleva essere un peso – per Aslan o chiunque altro – soprattutto in quel momento. Non si trattava solamente di testardaggine o puro orgoglio. Semplicemente, era abituata a cavarsela da sola, a non dipendere da nessuno ma il suo status di ricercata l’aveva resa in larga parte dipendente dall’aiuto altrui – di Mun ed Albus, della rete ribelle – e quella consapevolezza la riempiva di un senso di impotenza e vulnerabilità. « Immagino abbia a che fare con l'impegno di fine mese? Sembra un viaggio abbastanza faticoso. » Più di quanto vorrei. In generale, raggiungere la roccaforte dei Maridi non era semplice, e la condizione di ricercati, unita alla necessità di passare il più inosservati possibili e limitare l’uso della magia, lo rendeva ancora più difficile. « Sì, ci sono ancora diverse cose su cui devo lavorare prima di partire. Raggiungere i territori dei Maridi non è semplice – si trovano in luoghi inospitali, lontani dagli insediamenti umani e non apprezzano granché l’uso non approvato della magia dentro i loro confini. Dopotutto, hanno i loro motivi per essere sospettosi nei confronti dei maghi. » Nonché secoli di soprusi e violenza. Si strinse nelle spalle, rassegnata. « Ora come ora, più riesco a passare inosservata e meglio è. Come puoi immaginare, i visitatori non sono molti in territori tanto inospitali, soprattutto in questa stagione. Sono riuscita a organizzare buona parte del viaggio e a trovare un luogo sicuro dove riposare grazie ad un amico che è originario della zona, ma per lo più saremo costretta ad avanzare a piedi e senza l’uso della magia. » Ripescò la confezione di thé al gelsomino da dentro la credenza e la fece aleggiare verso il tavolo, depositandola accanto alla tazza di Aslan. « Quando dovresti partire di preciso? Se viaggi da sola, ed il percorso è ostico, ho bisogno di saperlo. Così posso tenerne conto per capire quanto possiamo sperare di fare oggi. » Intenta a sciacquare un piatto, June lo appoggiò sul bordo del lavandino, prima di voltarsi. Si appoggiò contro il bancone della cucina, lo sguardo chiaro fisso sulla figura di Aslan. Sebbene avesse menzionato di avere un viaggio in programma – e, a giudicare dalle mappe, lo psichico dovesse essersi fatto una vaga idea di quale fosse la destinazione – vi era un dettaglio in particolare che le premeva discutere con lui. « Ancora non so la data precisa, ma direi nel giro di un paio di settimane. Ho già recuperato la maggior parte del necessario, ma senza la bussola non posso partire. Anche se sto iniziando a pensare che di provare a incantarne una babbana. » Afferrò uno strofinaccio per i piatti e si asciugò distrattamente le mani, apparentemente pensierosa. « C’è una cosa che volevo chiederti, al riguardo. » Esordì, inumidendosi appena le labbra. « Questo non è un viaggio casuale, quanto una sorta di missione diplomatica. Un modo per testare le acque, diciamo. Se saremo fortunati, potrebbe dare il via a una vera e propria alleanza nei confronti dello Stato Inglese. » Merlino solo sa quanto abbiamo bisogno di alleati, al momento. « Avendo già trascorso del tempo con i Maridi e conoscendo le loro usanze mi sono offerta volontaria, ma data l’avversione generale dei Maridi nei confronto dei maghi, abbiamo ritenuto opportuno includere qualcuno di esterno alla comunità magica nella delegazione di rappresentanza. Eliphas ha accettato di venire con me. » Fece una breve pausa, per dargli tempo di seguire il filo del suo discorso. « Ti ha nominato come persona fidata durante un incontro. E, nella stessa occasione, ha anche espresso il desiderio di mantenere le distanze da Londra – e dalle attività ribelli in generale. » Inclinò leggermente il capo di lato, pensierosa. « All’inizio non ero sicura che avrebbe accettato, ma ora mi chiedo se sia stata una buona idea coinvolgerlo. Non fraintendermi, non si tratta di dubbi o giudizi morali – piuttosto, non sono certa abbia compreso pienamente quanto il viaggio sarà impegnativo. Farà freddo, dovremo camminare a lungo e, una volta a destinazione, c’è un tratto da percorrere a nuoto, in apnea. » Fisicamente e politicamente parlando, non è certo il modo migliore per tenere le distanze. « Inoltre, nell’ipotetico caso in cui dovessimo essere scoperti, verrà considerato un vero e proprio complice. » Esitò un istante, cercando le parole adatte. « Dal modo in cui ha parlato di te sembrate essere piuttosto in confidenza. Dal tuo punto di vista, c’è qualcosa che dovrei sapere? » Sollevò lo sguardo su Aslan, scrutando la sua reazione. Non aveva un vero e proprio motivo per dubitare di Eliphas – per quel poco che lo conosceva, aveva una buona impressione del demonologo – eppure l’accompagnarla in un simile viaggio mal si accompagnava alla decisione di rimanere in disparte. Temeva, piuttosto, che Eliphas avesse accettato perché schiacciato dal senso del dovere e non per propria volontà.
    June si allontanò di pochi passi dal bancone e depositò un piattino da thé ricolmo di tonno sul pavimento, affiancato da una piccola ciotola d’acqua. Un sorriso divertito fece capolino sulle labbra piene, mentre Blacky si strusciava rapidamente contro il suo ginocchio, prima di avventarsi impazientemente sul tonno. « Potevi chiedere, comunque. Per la bussola. » Si rialzò, dirigendosi in direzione del tavolo e prendendo posto di fronte ad Aslan. L'odore del cibo riempì l'aria, penetrando nelle sue narici e risvegliando il suo stomaco, con un ruggito quasi imbarazzante. Si affrettò a bere un bicchiere d’acqua, tentando di mantenere un minimo di contegno – o di salvare quel poco che rimaneva. « In realtà non mi è dispiaciuto tenermi impegnata. Mi fa sentire utile – e in un certo senso mi aiuta a tenere conto dei giorni. Chiusi qui dentro sembrano non passare mai. » Ammise, sporgendosi a versare una tazza di thé bollente ad entrambi. « E ad essere sincera non voglio diventare un peso. Stai già facendo fin troppo per aiutarmi. Non sarebbero corretto chiederti di più, soprattutto se si tratta di qualcosa che potrebbe attirare l’attenzione o metterti potenzialmente in pericolo. » Abbassò lo sguardo sul proprio piatto, lì dove il fare fin troppo di Aslan faceva bella mostra di sé. Sospirò silenziosamente, prelevando un po’ di cibo con la forchetta. « Ma devo ammettere di non aver avuto molta fortuna, fino ad ora. Perciò se conosci un contatto fidato, te ne sarei
    grata. »
    Ammise, in parte costretta ad ingoiare parte del proprio orgoglio. Trovare oggetti magici per caso nella Londra babbana non era difficile, ma reperire qualcosa di specifico senza entrare in contatto con altri maghi era pressoché impossibile. Portò la forchetta alle labbra e assaggiò il primo boccone, un misto di anatra, verdure e riso. Il contrasto tra la croccante pelle dorata e la carne tenera e succosa risvegliò le sue papille gustative. La differenza con il cibo precotto era abissale. Non aveva assaggiato cibo fatto in casa da mesi, costretta a vagare per l'Europa e poi a nascondersi nella periferia londinese. Si era abituata a pasti veloci, a cibo precotto e in scatola, nutrendosi più per necessità che per piacere. « Mon Dieu. » Mormorò, tra sé e sé, mentre il suo stomaco emetteva un gorgoglio di approvazione. Recuperò una seconda forchettata di cibo, masticando con una certa avidità. « È buonissimo. » Deglutì e mise in bocca la seconda forchettata, gustandola ad occhi chiusi, le labbra stirate in un sorriso di pura gioia. È troppo tardi per dirti di dimenticare tutto quello che ho detto e continuare a portarmi da mangiare tipo per sempre? « L’hai fatta tu? » Domandò, incuriosita, tentando di mantenere un minimo di contegno.

     
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