Oblivion

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    196
    Reputation
    +223

    Status
    Waiting!


    12a02ed42bcdf2bff619a3f561d4f6ddec3a5083

    5mtQebG
    Tra tutte le stronzate di questi tempi, questa non è neppure la peggiore. Ma ho un patto che sta in bilico tra la cazzo di voglia che Riley mi ha messo, e la curiosità che ho di scavare. Perché è solo così che io scopro chi sono le persone che mi stanno intorno, anche quelle che finiscono a stringermi per le palle.
    Che la frecciatina su Shonda e sul fatto che sa benissimo muoversi entro i miei confini per espanderli, beh, dio, ha fatto il suo sì.
    Ho capito come funzionano gli avvenimenti, e adesso però sono stanco. Stanco di non avere in mano niente, voglio vedere quanto nella merda si è messo uno come lui, per avere quel briciolo di potere che spinge fino in gola. Lì dove il ringhio lo aspetta appena saremo muso a muso.
    Forse capirò anche che cazzo è, e per quale ragione io mi senta sempre così deconcentrato se mi avvicino troppo. Adesso - tra l'altro - gli starò proprio attaccato al culo.
    Ma va bene, dio se va bene. Perché stai arrivando nel mio territorio, Riley, tu che nell'aver bisogno di me finisci anche per pagarmi per il mio servizio, quello che ovviamente non è palese sotto il sole della legge.
    Se solo tu sapessi che rapporto del cazzo ho io con il Sole, con la Luce, con i fottuti dei che la abitano. E' una fortuna che ci siano cose che non dico neanche ai miei amici, e che Remì non può ancora sapere, perché è piccolino.
    Ora, dopo averti visto, non gli dico più un cazzo di rilevante. Perché tu non possa usarlo a tuo vantaggio, che è una vigliaccata del cazzo. Ma l'hai già fatta e niente mi dice che non la rifarai.


    — Ti ho detto di toglierti dal cazzo, Ray, ho da fare. Insisto, la sigaretta che pende dalle labbra, mentre la accendo veloce. Ray è un coglione, e se bighellona per di qua è solo perché è l'ennesimo con cui ho scopato e che ora mi implora di fargli dimenticare di essere stato anche con me. Tutto perché la moglie ha assunto un legilimens professionista, ed io non ho un cazzo di pensiero per lui. Il mio sguardo è solo duro e senza possibilità di appiglio. — No ehi amico, dai, ho i soldi. Cazzo ho i soldi ci metti cinque minuti, CRISTO JOSH. Ma io scuoto il muso, lo prendo appena per il centro della maglia solo per guardarlo negli occhi e farlo tacere una volta per tutte. — Non mi piace ripetermi, ora tu prendi la tua cazzo di coda tra le gambe, torni da Johanna e la smetti di inciampare sul cazzo di qualcuno, visto che ci tieni a tua moglie. Mh, che dici, ti suona? E con questo lo lascio andare, e blocco ogni fottuta rimostranza perché stava per tirare su il polso ed io non posso permettergli di attaccarmi. — Sei una merda infierisce, convinto di colpire un punto molle. Che coglione del cazzo. Io rido, scuoto la testa e lo spingo lontano. Barcolla, ringhia, ma poi si fa convincere anche dagli altri a togliersi dal cazzo, anche se io per poco non apro le braccia. L'ho visto nei motivi per cui è venuto da me, che non ha davvero le palle di farmi nulla, è più preoccupato che a casa si sappia qualcosa ed io, in primis, non salvo nessuna famiglia per bontà d'animo.

    E poi, Riley, il mio lavoro oggi è con te, no? Mi hai detto oggi, ed oggi sono qui, ad aggredire una sigaretta dopo l'altra in fottuta attesa. Sto fuori dal locale, perché quando lavoro non bevo, non posso permettermi neanche l'accenno di nebbia che potrebbe mandare tutto a fanculo. E qualcosa mi dice che la tua mente sarà un posto del cazzo in cui stare, così come la merda sarà quella che ti toglierò dalla testa.
    Mi appoggio con la schiena al muro, guardo un po' da ogni lato, piano piano, convinto e sicuro che arriverai esattamente dal punto che ho dimenticato di fissare. Esci dalla mia testa.



     
    .
  2.     +1    
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Quartier Generale degli Auror
    Posts
    86
    Reputation
    +107

    Status
    Waiting!


    12a02ed42bcdf2bff619a3f561d4f6ddec3a5083

    5mtQebG
    Il fumo di sigaretta si perde leggero nell'aria. Ne assaporo il retrogusto affumicato come se potesse essere l'ultima. Mi sento come Zeno Cosini, ricolmo di buoni propositi. E la punta incandescente rimango ad osservarla come un gatto che gioca con le luci. Non comincerà nulla di nuovo questa sera, eppure l'eccitazione si agita vorticosamente in me. Inspiro a pieni polmoni tutta l'aria che posso trattenere. Tutto ciò che posso, beh, lo faccio mio. A cominciare da questa oscurità che inghiotto, da questa strada che calpesto e mi sento come un bambino venuto fuori a giocare solo dopo una settimana passato a casa con l'influenza. Perché gli occhi vispi me li sento schizzar via dalle orbite: potrei dare, in effetti, una connotazione fisica ad ogni cazzo di aggettivo che mi contraddistingue. A volte, ritrovandomi a riflettere su questi piccoli dettagli, mi sembra di rivedermi da fuori il mio stesso corpo. Fluttuo, ma sono più consistente del previsto. Ed esisto, in maniera totalmente tangibile, con una mano a penzolarmi lungo il fianco e l'altra a tener stabile la sigaretta. Il filtro non lo schiaccio mai tra i denti: fluttua anche lui. Mi sembra di danzare. Ed ogni passo e un suono: lo sciabordio dell'acqua che si scaraventa a terra. Ora non piove più, ma a me sembra comunque di essere più in guerra di prima. Di non aver pace e, anche potendola decidere, di non volerla affatto. Amo la paura che oggi mi si insinua nelle ossa, perché amo il bisogno che percepisco di sentirmi vivo. Di esistere non solo per me stesso, ma per l'intero universo che finire per inglobarmi. Non sono un abitante passivo di questa Terra. Oggi, per quel che mi riguarda, io sono Dio. E plasmando la mia realtà plasmo quella degli uomini. Perché sono un uomo anche io, fatto di carne e muscoli. E il mio sangue ribolle nelle vene come fosse l'ora del tè. Per questo annaspo e tiro su un angolo delle labbra quando, rimbalzando da una mente all'altra, mi ritrovo a sfiorare i limiti della sua.
    Lo percepisco perché conosco i suoi muri.
    Lo sento, perché pur non facendolo di proposito, ci finisco contro. Ho bisogno di farmi male e non perché il suo contributo oggi sia più impellente del previsto. Voglio farmi male perché oggi ho bisogno di sentirmi più vivo delle altre volte. Perché torno ragazzino e la pausa mi eccita, mi stimola ad andare avanti.

    — Non sapevo che oltre ai ricordi strappassi via anche i cuori mi concedo un commento stupido, uno di quelli che fuoriescono istintivamente dalle labbra quando gli occhi, per loro natura, scivolano lungo la figura più agitata nel cono visivo. E i suoi pensieri io li ho percepiti, in un ghigno che mi si è aperto involontariamente sulle labbra. Gli uomini sono ridicoli.

    — Una femme fatale è così, sì, che mi sento di appellarlo. In un modo di scherzare che potrebbe non piacergli ma che, per quanto mi riguarda, resta nelle nostre corde. Almeno nelle mie, che di citar concetti del genere mi elettrizza sempre un po'. Mi fa sentire stupidamente acculturato.

    — Buonasera, Joshua il suo nome scivola leggero nella mia bocca. Non si aggroviglia sulla lingua, piuttosto assomiglia a un bacio. Le labbra in effetti si contraggono proprio in quel modo. Uno schiocco a distanza. Un saluto che sa esser tale già solo per questo. Della sigaretta non resta altro che il filtro. La spingo a terra, calpestando con la punta delle scarpe.

    — Spero di non far la fine di Oloferne, mia dolce Giuditta. E mi fermo qui, in una vicinanza che già sa farmi respirare sul suo muso. Con una spalla che sfiora la sua perché contro lo stesso muro finisco per adagiarmi. E con un sorriso, sì, che resta ormai fin troppo stabile sul muso. — Dove coccoli i tuoi clienti?


     
    .
  3.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    196
    Reputation
    +223

    Status
    Waiting!


    12a02ed42bcdf2bff619a3f561d4f6ddec3a5083

    5mtQebG
    La storia di Ray è anche peggiore di così. Non è la prima volta che ci vediamo, è almeno la decima, ma le ultime due sono state appena più divertenti. Perché questo è esattamente quello di cui avevo bisogno io. Non sono un rubacuori, Riley, prendo solo quello che voglio senza curarmi delle conseguenze. Perché questo mi hanno insegnato, lo capisci?
    So solo che funziona così, quando ti sorrido a malapena, perché ovviamente arrivi nel momento in cui le cose hanno un aspetto terribilmente invitante, mh?
    Però sì, Riley, io sono questo. Quel cane che morde finché ha ossa da rosicchiare e dopo finisce per essere nutrito da chi di tanto in tanto ha pietà, e si incattivisce di più.
    Come mi incattivisco quando Ray crede di potermi chiedere favori pur sapendo che ci sono sere in cui io non mangio, perché q mangiare sia Remì.


    Vederlo arrivare non mi tira sull'attenti, adesso so un po' che cosa aspettarmi da questo Auror. So come cammina, come si fa avanti e che stiamo per iniziare a suggellare un piccolo accordo tra noi. Fintanto che resterà in piedi, io ho il culo coperto e questo è fondamentale. Soprattutto ora che i miei rapporti prevedono anche i Ribelli e tutto quel giro che all'Iron Garden fiorisce.

    — Mi piace che ci sia ancora qualcosa che non sai alludo, sollevando un sopracciglio a mia volta, le spalle ancora al muro, la nuca che segue quando aspiro profondamente. Non mi pento mai di guardare qualcuno negli occhi, ma cristo se mi si blocca sempre il fiato in gola quando si tratta di lui. Gli occhi restano nei suoi, pozzi scuri che si rischiarano appena finisce sotto un lampione. Quello che illumina piano anche i miei. La nebbia è parte di questa cazzo di città e lui, così, sembra l'uomo che cha generata, come se dipendesse dai suoi movimenti e si spostasse con lui. E' ferma se Riley si ferma. Femme, una sega commento, pronunciando "femme" nella lingua che conosco, il fottuto francese. Non hai visto questo nei tuoi file, Riley?

    — Riley e dove per lui c'è dolcezza, per me c'è un ringhio che arrochisce i toni, ma cristo forse sono troppo dolce anche io. Si genera un ansimo che non permetto esca, lascio che sia una lamentela che mi squittisce dall'interno, stronza come sempre. Mi muovo piano davanti a lui, che forse ho capito quanto sbagliati siano gli scatti se ho davanti chi punta a qualcosa di più lontano. Ha un piano a lungo termine, non è un mordi e fuggi, non è un oblio di passaggio il suo, è sistematico.
    Rimango un ghigno spostandomi dal muro. — Così sembro veramente una puttana commento, e forse il ghigno viene meno. Non sono una puttana, Riley. — Ho solo degli istinti diversi, che gente come Ray non può capire. Se li assecondano, sono cazzi loro, non miei. Lo spiego che gli do le spalle perché mi segua. Non so neanche perché sento di volerlo dire, la prostituzione certo non è un crimine. Insomma, sicuro sarebbe il minore dei miei.

    Cammino per portarlo vicino alle porte di un magazzino. — Guardami un secondo ordino, armeggiando con il lucchetto di questo stupido container, fuori da qualunque lampione. Non è il mio solito posto, non sono un coglione, quello potrebbe averlo già visto e non saprei mai di averlo cancellato per bene. — Così so da che punto iniziare . Vado più vicino, appena un passo, un segnale che attraverso i suoi occhi non è nulla, ma lo sarà quando vedrò io cosa cancellare. — Dopo di te apro la porta guardandolo, la spalanco al suo fianco. C'è solo una sedia, al centro.


     
    .
  4.     +1    
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Quartier Generale degli Auror
    Posts
    86
    Reputation
    +107

    Status
    Waiting!


    12a02ed42bcdf2bff619a3f561d4f6ddec3a5083

    5mtQebG
    Gioco al gioco della prostituta perché è così che mi fanno sentire i suoi occhi. Ci provo ad immaginare ciò che gli passa per la testa e la sola convinzione di non poterci mettere mano mi stuzzica terribilmente. Mi manda in estasi più del resto. E magari perché so di essermi messo da solo con le spalle al muro e non solo per misurare la mia stazza con la sua come nella leggenda del pitone che prende la misura della sua preda, quanto per sentirlo meglio. Per entrarci in sintonia nel modo stupido in cui lo fanno tutti gli altri esseri viventi. Perché, di per sé, il concetto di socialità prevede anche questo. Sono rituali stupidi i nostri e che siano di accoppiamento o meno, poco importa.
    Sta di fatto che gioco al gioco della puttana non solo perché mi sento come una mercanzia adesso, quanto perché ho capito di poter osare scherzi diversi con lui. Questo modo che potremmo avere di giocare per ora non nuoce a niente e nessuno e mal che vada, se proprio dovesse portare ad altro, beh, che quest'altro venga. Che ci faccia venire entrambi. Anche quando non è il momento e questo me lo lascio scivolare di dosso quando rizzo le orecchie e torno a rivolgergli tutta la mia attenzione. Ce l'ha, ce l'ha dal primo momento che ho incrociato la sua schiena e allora ho visto la bacchetta. Ce l'ha dal momento che mi ha spinto a fidarmi di lui e, allo stesso tempo, di architettare un modo per non ritrovarmi totalmente fottuto dai miei buoni istinti.
    E mi ritrovo a ridere, seppur non a crepapelle, per il modo in cui mi dice di apprezzare la mia ignoranza sul suo conto. Come se desse per scontato che io non abbia altro tempo a disposizione da dedicargli. Come se le cose dovessero andare obbligatoriamente di fretta e allora non ci fosse alcuno spiraglio di tempo tra un dovere e l'altro per ritrovarsi a spogliarsi a vicenda. Io voglio spogliarlo di ogni suo pensiero e fintanto che non mi sarà possibile, lascerò che sia lui a privarmi dei miei ricordi. Il nostro, per quanto mi riguarda, è uno scambio più che equo.

    — Per ora, certo.
    Azzardo l'appunto. Un modo forse subdolo di ricordargli che non si libererà di me facilmente. Nemmeno se le cose dovessero andare male: per questo ho chiesto ad Eriko di essere per me una raccolta di memorie. Per questo quando ci vediamo riempiamo pagine e pagine di kanji - o quel che è - Perché per me, le mie cose, non devono andare male per nessun motivo al mondo.

    — Ti prego, non farmi sentire in colpa per aver calcato troppo la mano. Magari appena iniziamo avrai modo di leggere le mie scuse che non gli dirò a voce, ovviamente. Anche se il mio, adesso, è un altro modo che ho per essere sincero e restare sullo scherzo. Per non rovinare la sorpresa, ma dare un'accenno di ciò che potremmo incontrare insieme. Magari sì, è svilente sentirsi chiamare come una prostituta, eppure, per come si era posto fino ad oggi, non ha mai lasciato intendere altro. La gente qui lo vuole e a livello di illegalità, sia lui che una puttana commettono lo stesso errore. Ma lo seguo. Sto in silenzio perché a prevalere adesso è la curiosità, ma lo seguo. E nel farlo mantengo una distanza molto ravvicinata. Mi guardo intorno.

    — Ti guardo da quando sono arrivato.
    Confermo l'ovvio, rendendomi conto di non essere laddove è solito lavorare, ma va bene così. Per questo mi si tirano su i peli delle braccia. Per questo mi si indurisce la mascella e va bene, va benissimo. D'altronde so bene come certe dinamiche potrebbero non andare sempre così lisce. Il rischio del mestiere c'è, per questo una pagina delle mie memorie raccoglie diversi haiku per Nicholas. Perché lui è la sola ed unica cosa a cui so aggrapparmi.

    — Per Merlino, mi va di lusso! fingo entusiasmo mettendo i piedi all'interno della stanza. Non so nemmeno se chiamarla tale, così come non so se andare subito a sedermi o se lasciare che, da dietro le spalle, Joshua possa prendermi a badilate in testa. Magari vuole provare ad uccidermi qui ed io ho questo cazzo di sangue freddo che mi tiene incollato sul posto. Più che spaventato, Merlino mio, io sono curioso. Curioso come un cazzo di ragazzino.

    — Una stanza da interrogatorio o il posto più comodo per farmi a pezzi e squagliare il mio corpo nell'acido. Capisco l'essere dinanzi a un Auror ma giuro che la cronaca nera non fa poi così tanto per me. Non sono nato investigatore. E non vorrei morire vittima. Ma la vita, insomma, non sappiamo mai cosa ci riserva, no? E mi volto, sì, quando non ho bisogno di guardare la sedia per sapere che la ritroverò lì non appena ci tornerò su. Cerco i suoi occhi.

    — Guidami, Giuditta.


     
    .
  5.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    196
    Reputation
    +223

    Status
    Waiting!


    12a02ed42bcdf2bff619a3f561d4f6ddec3a5083

    5mtQebG
    Non so chi cazzo sia Giuditta, così come non so chi cazzo sia lo stronzo che hai citato con lei. Non ho studiato quanto probabilmente hai fatto tu, e non è nemmeno la prima volta che mi citi qualcuno che non conosco.
    Eppure ti lascio andare come meglio credi, non so mai dirmi che avrei dovuto fare di più: quello che studierà nella mia famiglia, sarà Remì.
    Ecco, magari sì, magari lui saprebbe risponderti al punto da darti qualche altro motivo di farti avanti. Io invece queste cose le ignoro.


    Ma, che tu mi abbia guardato tutto il tempo, lo so. Per questo mi lascio andare ad un mezzo sorriso compiaciuto: non farò lo stronzo al punto da nasconderti l'ovvio.
    Qualunque cosa tu abbia addosso, lungo la pelle, nelle ossa, non cambia chi cazzo sei. Sei un Auror e sei fottutamente pericolo per la velocità con cui sai trovare le informazioni che ti servono.
    Non ho fatto fatica a credere alla tua velatissima minaccia la volta scorsa, tanto da aver sgranato gli occhi quando mi eri più vicino.
    Se ti impegnassi ci metteresti poco a trovarti sotto casa mia, nell'appartamento stupido in cui cerco di tirar su mio figlio. Anche se non so bene che cazzo ci vorresti fare con uno come me.
    Credo che ti dovrebbero destare a pesci ben più grossi, che in sto cazzo di oceano girano squali del cazzo. Mi convinco di essere uno di loro, ma il mio peggio non l'ho ancora fatto.

    —Per ora ti concedo, pur sapendo che è l'ennesimo brivido che mi lasci, questo, come se fosse aperta la caccia ed io dovessi destreggiarmi tra l'essere preda e predatore. 'Ste cose mi riuscivano meglio quando Nilufar era viva, quando si preoccupava perché finivo in giri del cazzo, perché bevevo troppo e perché non c'era una cazzo di volta in cui io non ringhiassi.
    E lo faccio ancora, si, ma in punto sbagliati, a volte perdendo una presa che credevo fosse salda.
    Ma incasso un sorriso per le scuse che non voglio ricevere, seppure quel cazzo di "ti prego" abbia smosso l'ennesimo brivido. Bravo Riley, perché dopo gli occhi li dovrai chiudere mi esce come mi esce, forse un mormorio più sadico, leggero, per calcare sulla possibilità che io davvero glieli chiuda per sempre. Quando invece è la prassi, ma mi piace che non lo sappia, che mi creda capace di un'avanzare famelico fino alla sua gola. Anche se poi temo sia il tipo capace di farmi a pezzi a sua volta. Però cazzo se un briciolo di potere mi piace. Ti lascio avanzare.

    —Informerò l'arredatore che l'Auror preferisce morire su un divano alludo, uno scherzo che mi porta a chiudere la porta mentre ancora lo guardo. —E' ovviamente insonorizzata, faccio le cose per bene, anche quando non sembra Mi spingo avanti solo perché lui possa indietreggiare nel guardarmi, o restare lì nel sentirmi muso a muso. Fai un po' come cazzo vuoi, Riley.
    — La sedia è perché ogni tanto qualcuno sviene spiego in un soffio, mi sfilo la giacca, che cristo fa un cazzo di caldo qui dentro. La luce industriale che lampeggia accendendosi piano piano, è fioca - per fortuna. —Ma se preferisci, puoi restare in piedi, sei alto abbastanza perché io ti veda lo stesso. Cazzo se ti vedo Riley, se solo non mi togliessi anche il fiato. Per questo poi ti dò le spalle, e vado a tirarmi su le maniche della maglia. Sfilo la bacchetta dalla schiena, così da appoggiarla sul piccolo scaffale da lavoro. Mi giro solo adesso. —Devi essere molto preciso su cosa devo cancellare, hai molti anni a rischio lì dentro e... mi servi cosciente. Mi servi, Riley.


     
    .
  6.     +1    
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Quartier Generale degli Auror
    Posts
    86
    Reputation
    +107

    Status
    Waiting!


    12a02ed42bcdf2bff619a3f561d4f6ddec3a5083

    5mtQebG
    Lo lascio parlare perché la sua voce mi serve a concentrarmi su tutto il contesto. Imparo a conoscerla, ne percepisco le varie inflessioni e solo quando mi convinco di non potervi più ricavar nulla allora distolgo l'attenzione. Ma non è ancora giunto quel momento. Per quanto ne sappia io, siamo ancora agli inizi della nostra conoscenza. Quindi sì, non rispondo a ciò che dice perché qualche passo in più lo oso nella stanza. Mi guardo intorno per capire com'è sistemata: quante vie di fuga ho, quanti oggetti pericolosi ci sono e se il setting è stato organizzato di proposito o è figlio del fortuito caso. Mi sta raccontando il motivo della sedia messa in quel punto, ma da un orecchio mi entra e dall'altro mi esce. Non perché non sia importante, quanto perché una parte di me tende ancora a pronunciare retoriche. Non c'è bisogno di spiegarmi le cose: le capisco da me e se non le capisco, indago. È parte dei miei divertimenti, non mi si può negare anche questo.

    — Mi sembra giusto sibilo annoiato. — Gli schiamazzi non piacciono a nessuno, soprattutto a chi vive nel terrore del caos. Prendo posto sulla sedia che ancora sta parlando. Non lo guardo, mi soffermo per un istante a piantar bene i piedi a terra. Come se volessi testarne la fattura. Faccio peso sulla sedia e vi lascio scivolare la schiena contro lo schienale in cerca di un po' di comodità. Divarico le gambe, mi accendo un'altra sigaretta.

    — Ti dispiace? Mi aiuta a concentrarmi. In realtà più che per la concentrazione, è per il gesto che mi viene automatico. Un appiglio, prima del alcol, che sa tenermi distante dalla cocaina. E tiro sul naso, quasi in risposta ai miei stessi pensieri, agitando il collo così da sciogliere ogni nodo che mi comprime le spalle. Chiudo già gli occhi, come se sapessi come comportarmi quando, in ufficio, misure del genere richiedono prassi diverse. Ma immagino di aver compreso com'è che deve andare la cosa adesso: Joshua non può dimostrarsi un incapace. Deve essere quanto più accorto possibile. Sì, l'ho pagato per fare ciò che potrebbe "accidentalmente sbagliare", ma tra le sue mani resto comunque un Auror.

    — Dimmi una cosa sputo fuori il fumo — Devo concentrarmi a mia volta sul quel ricordo che devo farti cancellare, non è vero? gli sto dicendo implicitamente che è la prima volta che mi affido ad un obliviatore? Sì. In tutta la mia vita e carriera non è ho mai avuto bisogno. Nemmeno quando mi facevo e forse la mente era più compromessa di adesso. Penso, semplicemente, di aver avuto molta fortuna ad essermi svegliato solo adesso. Sarà che ora ho l'impressione di perdere molte più cose di quante ne avrei perse anni fa.
    — Perché a essere sincero, nella mia testa, adesso c'è il tuo concerto, non Iron Garden.




     
    .
  7.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    196
    Reputation
    +223

    Status
    Waiting!


    12a02ed42bcdf2bff619a3f561d4f6ddec3a5083
    —Fai pure, si concede sempre una sigaretta ai condannati, mh? ma è uno scherzo che viene meno, Riley. Giochiamo a guardie e ladri, ma qui non sono certo io quello con le manette in tasca.
    Tutto questo è solo un rituale, una cosa che faccio per dare la parvenza che il mio sia un lavoro. Almeno metto a frutto il motivo per cui ho distrutto mio padre.
    Mi hanno detto che anche a fare così sono un coglione, perché così do tempo alle persone di ripensarci.
    Ma cazzo a me piace girarvi intorno, capirvi, avere il fottuto controllo di cosa posso e non posso fare con voi. E cristo se ci provo gusto a sfiorare ogni volta la pericolosità di questa pratica.
    Tanto che quando ti parlo sono forse un po' distratto, magari non metto il tono giusto dello scherzo nella mia voce, ma mi sto concentrando. E' il motivo per cui non bevo e non fumo mai prima di un appuntamento come questo. Voglio che di me ci si fidi. Ti fidi, Riley?


    Mi rigiro la bacchetta tra le dita, la tengo bassa con la destra. La alzerò solo quando sarò sicuro di avere il punto giusto da cancellare. E lo guardo, come si è messo comodo su questa sedia. Cristo sto giocando davvero alla puttana con lui. Così non ho grazia quando spingo una gamba tra le sue, per incastrarmi. Lo faccio guardandolo sempre dritto in quei fottuti occhi.
    La sua domanda espande quel ghigno che mi resta, anche se sono profondamente serio. Forse gli scherzi sono finiti quando ho chiuso la porta, benché ci abbia provato.
    Incasso quello che sembra si un cazzo di complimenti, lo faccio avvicinando una mano al suo viso, non lo tocco, ho bisogno prima di capire se posso alzargli il muso un po' di più.

    —Dipende, sei un sadico, Riley? so dove cazzo voglio arrivare, so che è lavoro, ma cristo se qualcosa in me si agita comunque. Tenerlo a bada è il mio cazzo di mestiere adesso. Ma il tono mi esce più basso del dovuto. — Se ti concentri su quello che cancello, lo vedrai sparire davanti ai tuoi occhi, e so per certo che è qualcosa di straziante. Lo è di più quando ne esci completamente spaesato ed io mi ritrovo a dover capire che cazzo ho fatto. Non so perché la mia gola si pianta lì, perché cazzo debba venirmi in mente mia sorella proprio adesso, cristo.
    —E' come vedere qualcuno andarsene davanti ai tuoi occhi, non puoi fare niente per impedirlo, tu sei fermo dietro una teca di vetro. Puoi arrampicarti quanto cazzo vuoi, ma non c'è una fine e non arriverai mai in tempo. Poi, quando lo strazio finisce, ti senti vuoto, perso nel non sapere cosa hai dimenticato e con la costante sensazione di non aver afferrato qualcosa, di non averla stretta a te. Forse questo non è molto rassicurante, mh? Me ne rendo conto quando nel dirlo mi muore il sorriso e non lo guardo dritto negli occhi, punto altrove, come se la mia preparazione venisse da un fottuto punto in quel pavimento.

    —Puoi continuare a pensare a m-... al mio concerto, sì, anzi è proprio quello che dovresti fare: non togliertelo dalla testa sussurro, devo tornare a guardarlo per forza adesso. —Non sono stato rassicurante, ma è quello che è, e io non addolcisco la pillola ad un cazzo di nessuno. Ma se sei qui, è perché so che cazzo faccio. Quindi... mi faccio appena più avanti, la mano la lascio scivolare lungo il suo collo. —Dimmelo, e quando sei pronto, chiudi gli occhi del cazzo che ti ritrovi e ci penso io a te. Incoraggiante, che dici?


     
    .
  8.     +1    
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Quartier Generale degli Auror
    Posts
    86
    Reputation
    +107

    Status
    Waiting!


    12a02ed42bcdf2bff619a3f561d4f6ddec3a5083

    5mtQebG
    Non voglio la filippica sulla perdita, lo so già da me cos'è che rischio sedendo qui e no, non ho bisogno che un tipo carino torni a ripetermelo. Pensavo di averglielo lasciato capire, ma a quanto pare con Joshua bisogna essere diretti. E magari lo sarò, sì, più di così, affinché gli ormoni in subbuglio possano smetterla di confonderlo. Che mi sembra di recepirlo il suo bollore, il modo in cui il sangue gli fa bolle nelle vene. E ogni capillare salta, tutto esplode. Tocca a me tenere ben fermi i pezzi, soprattutto quando con la paura di sfiorarmi mi costringe ad alzare il muso. Allora apro gli occhi, fisso di nuovo i suoi e in uno scatto veloce, stringo la gamba che spinge tra le mie di riflesso. La serro tra le mie ginocchia, me lo porto vicino. Oh, anche ballerino?

    — Non ti chiederò di liberarmi la mente dall'amore della mia vita mai corrisposto, Çevik. Nate so toccarlo solo io. Solo io so cosa farmene e quando tirarlo fuori. Anche ora che scivola dalle mie labbra per accentuare una battuta che probabilmente non avrei pronunciato in casi diversi. La sua è semplicemente una verità che mi serve. Perché questa è la verità? Io non sono qui per smettere di soffrire, io sono qui per evitare che gli altri possano farlo al posto mio.

    — Sono qui per lavoro.
    E la presa sulla sua gamba la saldo meglio. Mi serve per far vedere chi comanda anche quando sono io quello più in basso tra i due. Quello che sta scomodo, che è parzialmente vulnerabile. Il più esposto, sì.

    — Ho bisogno che tu tolga dalla mia mente il mio ultimo accesso ad Iron Garden. Non tutto, voglio ricordare di essere entrato a casa Yagami ma non di aver lasciato loro prodotti primari. Il contrabbando e questo lo frappongo tra virgolette non è cosa ben vista, ovviamente. Sospiro, lasciando scivolare la schiena e spingere il bacino un po' più avanti.

    — Mi sto fidando, ma qualora dovessi vedermi strano, più di quanto dovrei essere secondo i tuoi standard aziendali, ricordami che "la mia follia resta sulla luna", intesi? la luna è il Moon, un locale queer della periferia gabbana. Un buco di culo in cui trovare altri buchi di culo e nascondere oggetti come un diario. Lì è dove tutti tacciono e i segreti vengono difesi dalla famiglia.

    — Io penserò all'altra sera e a come avrei suonato, se ad accompagnarti ci fossi stato io che forse è una menzogna, perché nel momento in cui chiudo gli occhi e allora gli do il via, torno a qualche anno fa. Torno a scuola, in un pomeriggio nevoso di gennaio. Nate non era tornato a casa dai suoi quell'anno: doveva esercitarsi per il gruppo scolastico. Allora io avevo inventato ogni scusa possibile per restare a mia volta. Per cercarlo tra i corridoi senza farmi vedere tanto disperato. Penso a quando mi sono seduto al suo fianco e, alternando una mano alla sua, abbiamo suonato insieme. Fly me to the Moon




     
    .
  9.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    196
    Reputation
    +223

    Status
    Waiting!


    12a02ed42bcdf2bff619a3f561d4f6ddec3a5083
    Una volta avrei pregato per avere la tua cazzo di fortuna, Riley. Per poter leggere la mente e sapere con paranoica precisione che cazzo stavano per fare le persone accanto a me. Poi... beh, poi ho pensato che fosse più utile nascondere quello che facevo io.
    E la tua presa del cazzo la sento, mi costringi a sbilanciarmi tenendomi contro una tua spalla, non ti risparmio niente perché non voglio nessuna cazzo di delicatezza.

    Così è difficile concentrarsi o anche solo pensare di ragionare, ma se mi metti alla prova, io ci provo.

    —Non ti davo così per scontato, sei un duro tu. Ormai è una cazzo di guerriglia la nostra, io che resto sul filo, lui che si sbilancia e poi invertiamo tutto di nuovo all'improvviso, come se fossimo solo qui per far cadere uno dei due per primo.
    Ma è uno gioco che non posso perdere se in ballo c'è la sua mente. In altre occasioni, di un auror che ficca il naso dove non deve, mi sarei liberato molto in fretta. Adesso la stessa cosa non mi riesce.

    —Va bene. La tua follia resta sulla luna, chiaro Asserisco, caldo, piano piano, come se dovesse essere una fottuta carezza, quando invece è l'erosione di un ricordo. Ci sono limiti, tanto che so che obliviare ripetutamente la stessa persona va fuori dai nostri standard. Si corrono troppi rischi, soprattutto se non si è bravi abbastanza nel trovare il punto preciso su cui lavorare.
    Sono un chirurgo in questo, e non vengo mai pagato abbastanza. E adesso vorrei solo, beh io vorrei solo poter tirare avanti ancora un po'. Con quello che guadagno stanotte, prenderò una pizza a Remì, lo porterò al cinema, cristo faremo qualcosa che non sia sempre e solo stare a casa perché costa tutto troppo.
    Lentamente, mi siedo, mi appoggio comodo sulle sue gambe, come una cazzo di sfida, l'ennesima. Come se scopassimo ma senza scopare, come se fossi una puttana ma senza essere una puttana. Cazzo, però. Sono io che - respirando il suo profumo così da vicino - devo stare attento a quello che faccio. Sto bene attento a non fargli sentire la bacchetta contro le tempie, la tengo distante quel poco che basta a non fargli capire quando lavoro. Ho imparato come funziona il riverbero nella testa, quel "Oblivio" che si espande dolce come il fottuto miele.
    Il ricordo è questo, e ne sono sicuro. Ma tengo fuori con un ringhio ognuno dei miei pensieri.

    Così è questo che fai, Riley? Anche tu non sopporti la fottuta segregazione obbligata delle bestie? Eppure se un Auror, sei il cazzo di distintivo che mantiene l'ordine: sei il motivo di tanto odio. Sei anche il poliziotto buono? Quello che alla fine se si lega poi non tradisce? Non ne sono sicuro, ma questo non fa che spingermi a farmi troppe domande. Non sono cazzi miei, non dovrebbero esserlo mai. Il ricordo viene via, va in fumo fino a Yagami, un nome che resta come tutto ciò che vi è legato. Sono passati pochi secondi.

    — A posto, Rosaspina, ho finito con te mormoro, lo faccio piegandomi fino a spingere la voce lungo un lobo, poi faccio per rialzarmi. —Sei sano e salvo, pensi di liberare il mio ginocchio?


     
    .
  10.     +1    
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Quartier Generale degli Auror
    Posts
    86
    Reputation
    +107

    Status
    Waiting!


    12a02ed42bcdf2bff619a3f561d4f6ddec3a5083

    5mtQebG
    Le note si liberano leggere nell'aria. Un pianoforte a coda di questo tipo amplifica il suono che è una meraviglia. Nate, poi, sfiora i suoi tasti con una delicatezza invidiabile. I polpastrelli rivolti verso l'alto, come se la pressione, in tutta quella vita fatta di musica gliel'avesse divelti all'insù, accarezzano l'avorio senza sbagliare nemmeno per un secondo. I miei, invece, che conservano con loro solo l'amore per per due strumenti piuttosto che per uno solo, rincorrono i suoi, affamati.

    "Va piano, Cunningham, smettila di mordere la musica."
    Ma non ho mai capito cosa intendesse dire, nemmeno quando ho rallentato ogni movimento e allora lui ha accennato un avvicinarsi del mignolo al mio.

    "Ricomincia da capo, vai piano" Proprio come mi diceva il mio insegnante.

    "Non devi saper leggere solo le note, ma anche le pause." Nate è sempre sembrato più vecchio della sua età. Più vecchio nonostante avesse l'aspetto di un bambino troppo cresciuto. Un miscuglio di troppe cose messe insieme.

    "Devi capire quando fermarti." E forse, proprio per il fatto che me lo avesse suggerito lui, non l'ho mai fatto. Da allora non mi sono mai fermato e forse, non lo faccio nemmeno adesso. Neanche restando seduto su di una sedia con Joshua premuto su una gamba. Non mi fermo nemmeno quando, percependo la punta della bacchetta avvicinarsi tra i capelli, finisco per far risalire una mano lungo la sua schiena. Non oso altro, la tengo solo lì, quasi a sorreggermi e non perché io abbia paura. Non ne ho, ho disimparato com'è che funzionano queste cose. Forse, per istinto, tendo a ricercare la stabilità laddove ho la parvenza che non ci sia.
    Come quel giorno al pianoforte, quando sullo sgabello mi sono seduto solo per metà e allora è toccato a Nathaniel premere i pedali sotto di noi.

    "Devi capire quando fermarti" E non capisco il motivo per il quale, ripensarci proprio adesso, sa farmi stringere tanto il cuore.
    Le dita le lascio arpionare alla sua maglia. Non lo spoglio dei suoi vestiti: le fermo solo lì. Per un istante ho paura che Joshua possa portarmi via questo. Che pensarci troppo possa rivelarsi capace di sovrapporre i pensieri e allora io tornerei al Ministero senza sapere chi siede dietro le sue scrivanie. Guarderei Nathaniel in faccia senza ricordare minimamente com'era suonare Sinatra al suo fianco.
    Poi, però, finalmente mi parla e allora io ho il modo di riaprire gli occhi. Di far scivolare la presa dalla sua maglia. Di ricacciare Nathaniel negli angoli dei miei. È al sicuro. Non so c'è che Joshua abbia fatto adesso, ma Nathaniel è al sicuro. Così lo osservo mentre si rivolge a me. Non sorrido più come prima: mi sento frastornato come al risveglio di un pisolino troppo breve.

    — Immagino di non aver modo di sapere cos'è che tu abbia fatto.
    So che Joshua è un obliviatore e so che sono venuto qui per usufruire dei suoi servigi. Non so per cosa, però. L'unica cosa di cui sono certo, è che non ho ancora il coraggio di strapparmi via dalla testa lui.
    Gli libero la presa dal ginocchio forse troppo tardi, per questo abbasso lo sguardo e mormoro un — Perdonami, è stato istintivo che forse non suona propriamente come una scusa, ma è l'unica verità che ho adesso. Un motivo in più, forse, per restare seduto su questa sedia. E lo guardo, non lo so perché, ma io guardo Joshua Çevik come se fosse il mio pianoforte. Le mie mani. I suoi tasti.
    — Adesso immagino di dover andare via.



     
    .
  11.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    196
    Reputation
    +223

    Status
    Waiting!


    12a02ed42bcdf2bff619a3f561d4f6ddec3a5083
    Ma io sono un coglione, ed in questo gioco mi sento bravo abbastanza da voler continuare. Anche quando tu ti risvegli e riapri gli occhi come da un cazzo di coma. So che ho fatto quello che dovevo, e che l'ho fatto nel modo giusto, non ho dubbi. Non ti posso dire esattamente quello che ti sei fatto togliere, ma tu sai già il motivo per cui ci vedremo qui ogni mese.
    Hai capito come funziona, ma in qualche modo non avevo dubbi. Quello che fa male, è che tu debba dimenticare di essere un samaritano del cazzo per poter continuare a fare il tuo lavoro di merda.
    Non saprei vivere alla catena come fai tu, Riley, io devo essere libero di girare per la città, di ringhiare nell'ombra, di scattare quando ne ho bisogno.


    — Mh mh sfiato una conferma, allontano la bacchetta dalla tempia, aspetto che rilasci la morsa alla mia gambe per sollevarmi appena. In bilico tra fare davvero la puttana adesso. Cristo se voglio studiarlo meglio di così, e se è fottutamente pericoloso. Anche se le sue mani le ho sentite, al punto che la pelle sotto la maglia si è fatta d'oca. Una presa così solida è rara, per me. Per un cazzo di attimo mi sono sentito al sicuro, soprattutto dopo aver esposto metà del mio stupido cuore.
    Penso che Nilufar si sarebbe fatta aiutare da lui, avrebbe ringraziato di avere almeno un Auror dalla sua parte che non la facesse morire di fame Mentre io avrei tirato intorno come un cane da guardia, a ringhiare al primo accenno di interesse di qualcuno per lei, e non l'avrei accattato. Come non sono stato bravo ad accettare l'aiuto di Aslan a Capodanno, o almeno la prima cazzo di ora in cui abbiamo parlato. Io però ho troppe cose in ballo, e non sono un danzatore.

    — Abbiamo specificato che non sono una puttana, ma mi devi comunque pagare prima di andare via. Non so dirlo con la durezza con cui ringhierei a chiunque altro. Per questo, sì, per evitare che possa andarsene, resto su di lui, allargo le gambe solo per sedermi sulle sue ginocchia e guardarlo ancora. I gomiti appoggiati alle ginocchia, due dita a sfiorargli il mento. Devo smetterla di voler scopare con i miei clienti, e non varranno ad un cazzo le mie parole.

    — E' normale, comunque. Anticipo quello che non mi sta dicendo, lo faccio come farebbe un fottuto medico. Uno strappo netto, perché non so essere dolce neanche per un cazzo adesso. Anzi, forse la dolcezza è l'ultima cosa che voglio. — Potresti far fatica a dormire, ma la confusione andrà via al risveglio. E' come un tatuaggio. Domattina non ti farai domande. Come dicevo, io... io mi distraggo, con le dita che cercano un po' di più il contatto con il suo collo, ed è come se mi sentissi in dovere di guidarle altrove, ma non ci riuscissi. — ... io me la cavo

    Me la cavo, Riley, anche se rivoglio le tue mani lungo la schiena. Voglio essere sfiorato ancora, ma voglio anche sapere chi cazzo guarderà nella tua mente, chi cercherà qualcosa al punto da poi arrivare a me e dio, dio se dovrebbe preoccuparmi ma non lo fa. Non ci riesco adesso.


     
    .
  12.     +1    
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Quartier Generale degli Auror
    Posts
    86
    Reputation
    +107

    Status
    Waiting!


    5mtQebG
    Non capisco perché debba toccarmi. Perché non possiamo finirla qui e basta e allora tirarci su, stringerci la mano e poi tornare per le nostre strade. Tanto, da quel che ho capito, come primo incontro è andato bene. Mal che vada posso offrirgli qualcosa da bere per cercare di defaticare, ma oltre a questo, non c'è davvero bisogno di restarsene qui. Di avere le sue dita così vicine al mio viso. Il suo peso che ancora grava sulla mia gamba. Io le mani le ho già sfilate e solo così mi rendo conto che le dita che reggevano la sigaretta ora cercando di tener stabili un mozzicone consumato. Il puzzo di fumo ora è più intenso, si libera meglio nell'aria. Getto la cicca a terra conscio che a breve tirerò fuori la bacchetta e allora quella svanirà per sempre.
    Ma resto immobile. In realtà, oltre a far questo, io non mi muovo. Resto vigile, sì, ma i muscoli rimangono stabili, fissi laddove li ho messi. A riconoscere la presenza di Joshua in questa mia nuova vita. In torpore, neanche più pronti a scattare per impedirgli di farmi del male. Credo e magari c'è qualcosa a spingermi a farlo, che Joshua sia innocuo. Almeno con me, almeno in questo preciso istante. Non so se è perché mi sta riservando la premura di una delicatezza post intervento. La riabilitazione su un lettino d'ospedale post chirurgia. Ma lo ringrazio. Mentalmente, lo sto ringraziando per questo suo starsene parzialmente fermo. O almeno, per non farmi quel male che potrebbe esercitare su di me.


    — Hai già finito l'anticipo della volta scorsa? sbuffo, forse infastidito dal fatto che, in certo ambienti, l'unica cosa a contare siano i soldi e mai il rapporto umano. Facciamo le cose solo per quello, per infoltire il conto in banca e poi morire e sperare di lasciar qualcosa a chi morirà dopo di noi. La convinzione disperata di chi crede di saper vivere quando in realtà galleggia e basta.

    — Merlino, avvisami la prossima volta. Non giro sempre con cinquecento galeoni in tasca. Ma non mi pesa anticipargli nuovamente la prossima seduta. Perché so dov'è che vanno quei soldi: non sono lì a studiarmi i suoi redditi, ma c'è un ragazzino di mezzo e se questi servono a far mangiare lui, a farlo divertire, a me non interessa altro.

    — Tieni, magari questa volta fatti bastare l'anticipo per la seconda seduta per un mese. Non ci rivedremo prima di all'ora specifico, sono chiaro, perché di farmi fottere non mi va. Sarò anche il poliziotto buono. Sarò anche un padre, ma non sono un coglione. Non sono così stupido da credere alle fatine e agli unicorni. I piedi, purtroppo, tendo a tenderli a terra e questo è il massimo della delicatezza che posso concedergli. Non lo guardo nemmeno quando glieli spingo tra le mani. So com'è che si faccia, so che qui, almeno per ora, non ci vedrà nessuno.

    — E smettila con questa storia della puttana. Andava bene prima che stavamo giocando. Ma adesso no. Adesso, non so perché immaginarmelo in quel modo mi da fastidio. Perché se dipendesse da me un ragazzo della sua età, a prescindere da ogni cosa, non dovrebbe finire per prostituirsi. Dovrebbe riuscire a tirar avanti per le proprie capacità - un po' come questa, che comunque non sempre sa fargli onore - non per il proprio corpo. Il fatto che sia un bel tipo non dovrebbe incentivare la prostituzione. Forse sì, mi dispiace immaginar che la sera potrebbe tardare a casa perché deve vendersi.

    — Spero tu non venda davvero il culo, hai un figlio a casa che ti aspetta. Non voglio nemmeno sembrare un insegnante di etica. Non voglio spiegare a nessuno com'è che si dovrebbe vivere o almeno, com'è che secondo me si dovrebbe fare. Ma mi esce spontaneo. È il mio obliviatore adesso e se posso, beh, cerco di prendermi cura persino di lui.

    — Bene, e te la cavi per mettere qualcosa sotto ai denti in compagnia o preferisci toglierti dal cazzo e ci vediamo tra un mese?


     
    .
  13.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    196
    Reputation
    +223

    Status
    Waiting!


    12a02ed42bcdf2bff619a3f561d4f6ddec3a5083
    Ma tu non ti muovi, Riley. Ed il fatto che non lo faccia tu, spinge me a fare altrettanto. Non so che cazzo ho pensato, ma il modo in cui hai cercato di tenermi qui prima... mi ha dato l'idea sbagliata, e non mi va di fare il coglione che resta seduto su di te.
    Che magari sull'essere una puttana scherzo, perché non mi faccio mai pagare quando ad andare oltre sono io, ma la fottuta morale non la voglio. E non la voglio da te.
    Non so davvero che cazzo ho pensato, oltre ad essere un coglione. Mi prendo i soldi in silenzio, non faccio nessun movimento avventato ma come muta piano la tua espressione lo fa anche la mia. Scuoto piano la testa, mastico le guance dall'interno per contenere i ringhi con i quali ti risponderei.


    — Ricevuto, sì. Ho capito che cazzo vuole dirmi, non è così difficile, sono tutti concetti elementari, ma li esprimo alzandomi da lui. Scostandomi per dargli fiato. Tanto sta bene, ed io me ne sono accertato che basta direi. Qualunque siano i miei bisogni, dovranno restare miei anche stasera, come è bene che sia. Gli rivolgo giusto uno sguardo che tradisce un modo stronzo che ho di sbuffare davanti alle paternali.
    Non le tolleravo da mio padre non lo faccio con lui, contro cui mi scaglierei se non fosse che mi sento ancora un coglione. — Se anche fosse, non sarebbero cazzi tuoi. Ringhio, allontanandomi. Mi sposto quando basta a rimettere la bacchetta nel gancio dietro la schiena. Alla giacca arrivo piegandomi quel tanto che basta a raggiungere il colletto di pelle con due dita, e tirarla su.

    Ma sai che c'è Riley? Va bene così. Va bene e basta, che tanto una direzione io nonne l'ho, ed ogni fottuto giorno ne prendo una diversa, perché non ne esiste qualcuna che sappia farsi vedere come giusta. Non c'è niente di giusto nella mia vita. Ma tu dovrai starne fuori, come è chiaro, mh? Siamo due mondi diversi e la mia curiosità me la infilo dove non batte il sole, cosa che farai anche tu con la tua.

    — Devi tenere Remì molto lontano da qualunque cazzo di discorso faremo qui dentro, o anche lì fuori. Cristo non parlare di lui e basta! e questa forse è la nota dolente. Dio, lo odio per essergli entrato nella testa ed avermi reso così fottutamente paranoico. Non voglio allontanare mio figlio perché lui potrebbe scoprire anche con cosa cazzo facciamo colazione se non ci sto attento. Starci attento mi rende ancora più paranoico, mi fa stringere i denti, rimette su barriere per le quali stasera avrei fatto a meno. Non sai che cazzo hai fatto, Riley.

    E adesso vorresti cenare con me?
    Sorrido, amaro, stringo le labbra. — Vaffanculo Riley, ci vediamo tra un mese. Che sia chiaro che se qualcuno deve togliersi dal cazzo qui, è lui. Questo è il mio magazzino e quando sarà fuori non ricorderà di esserci arrivato. Nel dubbio, io ringhio.


     
    .
12 replies since 16/1/2024, 15:21   148 views
  Share  
.