Per chi è tutto arrosto e niente fumo

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    « Sean, davvero - non mi interessa » ripeté per l'ennesima volta Camden, mentre strisciava i piedi in uno dei corridoi del castello, e faticava a star dietro al suo amico. Per qualche ragione, Sean si era convinto che gli avrebbe fatto bene unirsi a lui al club di dibattito, e dunque stava trascinando il povero Hawthorne figurativamente con la forza - letteralmente con quello che Camden avrebbe definito un ricatto morale. Niente più omniocolo se non mi accompagni almeno alla prossima riunione, gli aveva detto, risoluto; il che era un ricatto bello e buono, perché Sean sapeva - eccome se lo sapeva - quanto Camden contasse sull'omniocolo che lui gli prestava, e che il Grifondoro di certo non avrebbe potuto permettersi di comprare per sé. Non che facesse niente di assurdo con quello strumento; per lo più lo utilizzava per assistere a qualche partita di Quidditch al campus; di tanto in tanto, poi, gli piaceva anche spiare la vita da dietro la finestra della propria stanza, osservare i passanti per strada, o i vicini delle case circostanzi, nelle volte in cui dimenticavano di chiudere le tende. Era un passatempo innocente come qualunque altro, l'omniocolo di Sean, che alimentava la sua curiosità per il mondo e faceva passare il tempo con più velocità. Non gli andava di perdere quel piccolo divertimento; e per quanto non fosse per niente contento della trovata simpatica di Sean, se la sarebbe fatta andar bene per quel pomeriggio. Non voleva alimentare inutili convinzioni, d'altronde: anche perché il giovane Scamander non era la prima persona, all'interno della sua cerchia ristretta di amici, a convincersi che Camden avesse un disperato bisogno di uscire dalla propria stanzetta e fare nuove amicizie. Neanche fosse un eremita. Era ridicolo.
    Certo, lui trascorreva il novanta percento del proprio tempo in solitudine, ma a lui stare da solo piaceva molto più che essere circondato da persone. Non capiva, dunque, la preoccupazione di tutti quanti. Se lui si trovava bene così, perché mai avrebbe dovuto cambiare modus operandi? « Ci vengo questa volta e poi mai più » fu il suo ultimatum, annunciato seccamente a Sean, a bassa voce mentre facevano il loro ingresso nella piccola aula del terzo piano, insieme ad un gruppo non proprio cospicuo di sconosciuti.
    « Benvenuti a tutti, prendete posto, prego. Mi
    fa piacere vedere che ci sono nuovi volti che si uniscono a noi per questo semestre. »
    Camden si tuffò nella sedia accanto a quella di Sean, non senza uno sbuffo sonoro a commentare le parole del ragazzo occhialuto che ora si rivolgeva ai presenti dal piccolo podio al centro della stanza. « Nel corso del prossimo semestre affronteremo moltissimi temi interessanti, che ci daranno senz'altro occasione di affinare le nostre tecniche di dibattito e di retorica. In questo primo incontro al ritorno delle vacanze di Natale è chiaro che siamo tutti un po' arrugginiti, dunque vi proporrei per oggi un piccolo esercizio di riscaldamento da fare in coppia; cominciamo con una cosa semplice. » Camden portò pigramente una mano davanti alla bocca, per mascherare l'enorme sbadiglio che quelle parole generarono. « Eric Donovan. » Il Grifondoro aggrottò la fronte, mettendosi a sedere più composto sulla propria sedia. « Cosa ne pensate del suo operato, del modo in cui si sta avvicinando ai suoi fedeli? Siete convinti che possa fare di più? Credete nella profezia? Insomma, il tema è abbastanza ampio, potete discuterne con grande libertà. » Camden muoveva la gamba nervosamente sotto al proprio banco, mentre il ragazzo con gli occhiali puntava la bacchetta contro la lavagna alle sue spalle per controllare uno dei gessetti, che si levò in aria per scrivere sulla superficie scura poche semplici parole: Tema del giorno: Eric Donovan. « Potete iniziare. » Quelle due parole furono foriere di un brusio subitaneo, che riuscì a infastidire le orecchie di Camden dal primo momento. Le braccia ancora incrociate al petto, si rivolse al proprio compagno, inarcando un sopracciglio. Quindi ora dobbiamo parlarne? « Mi hai portato tu qui, quindi ora cominci tu. » Io non ho nessunissima voglia di parlare.
     
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    Sèan camminava a passo spedito tra i corridori del castello non curandosi minimamente del compagno che cercava di camminargli affianco. C'era voluta una buona mezz'ora per convincere Camden a seguirlo al club di dibattito del quale lui era un assiduo frequentatore ma per fortuna conosceva così bene il ragazzo che sapeva anche quali erano i tasti giusti da toccare per convincerlo a fare ciò che aveva in mente. Amava la vita all'interno del castello e prendervi parte in maniera attiva era ciò che più lo entusiasmava e si era convinto che anche Camden ne avrebbe beneficiato se solo si fosse convinto a presentarsi insieme a lui. ‹ Sono sicuro che non sarà questa l'ultima volta in cui metterai piede qui dentro. › Rispose, rivolgendo un sorriso beffardo all'amico per poi andare ad occupare uno dei posti liberi all'interno dell'aula. Si lasciò cadere sulla sedia e si sedette in maniera composta, pronto ad ascoltare cosa avrebbero dovuto fare durante quell'incontro. La realtà era che partecipare a quegli incontri era diventata una specie di ossessione per lui dopo che...beh dopo che il suo migliore amico aveva perso la vita. Era un'attività che facevano insieme e il ragazzo, così come Camden, aveva reagito con riluttanza al primo incontro di quel club ma dopo qualche incontro si era appassionato anche lui. Hawthorne in qualche modo glielo ricordava molto e forse era proprio per questo motivo che aveva desiderato così tanto che il grifondoro partecipasse con lui ad uno degli incontri del club. Eric Donovan, quello era il tema lanciato da uno dei membri del club per quel pomeriggio. Le sue labbra, al solo sentire quel nome, diventarono una linea dritta lasciando ben immaginare cosa potesse mai pensare di tutta quella situazione. ‹ Ho capito mi toccano gli onori di casa ma tu cerca di mostrare meno entusiasmo così è...troppo. › Lo prese in giro con un'ironia che non era la sua. ‹ Lo scenario in cui questa storia ha inizio non è dei migliori: abbiamo il mondo magico inglese da una parte che controlla gran parte degli ambienti magici in Inghilterra, Irlanda e parte della Scozia. Mentre dall'altra parte c'è il libero stato di Inverness che controlla diversi villaggi magici scozzesi, Hogwarts e Hogsmeade. › Iniziò così il suo discorso, dando prova di quanto a cuore gli stesse tutta quella situazione. Dipingere un contesto intorno all'argomento del giorno, era il suo modo di operare: adorava contestualizzare le situazioni per poi iniziare a spiegare quello in cui credeva. ‹ E' chiaro che questa premessa, nel momento in cui il Messia è arrivato, abbia giocato un ruolo fondamentale per Eric Donovan che è riuscito a guadagnare terreno e si è conquistato la fiducia della maggior parte del popolo inglese. › Sèan credeva che era solo questione di tempo prima che il Messia arrivasse a rompere l'equilibrio che si era venuto a creare. Chi aveva progettato tutto ciò, aveva aspettato il momento opportuno per colpire. ‹ I miracoli che ha fatto, per me, erano solo una farsa per farsi bello agli occhi del popolo e per mettere in atto le sue politiche retrograde. Detto questo non capisco come la gente si senta al sicuro dopo che hanno nuovamente promosso questo terrorismo immotivato verso le creature magiche. Soprattutto faccio fatica a credere che nessuno stia facendo niente, che nessuno lo stia ostacolando. Io non mi sento per niente al sicuro e sono certo che questo è solo l'inizio, che presto il Messia farà qualcosa che renderà il futuro incerto per tutti. › Ci doveva pur essere qualcuno a cui non piaceva tutto quello scenario, non poteva pensare che tutti acconsentissero in silenzio a tutta quella facenda. ‹ Tu che ne pensi? ›
     
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    Aveva sempre partecipato al club di dibattito. Da quando aveva iniziato il percorso universitario, Derek aveva fatto esattamente ciò che ci si sarebbe aspettato da lui: intraprendere attività extra-curricolari il più possibilmente diversificate ma coerenti. Aveva dunque continuato a giocare a Quidditch (perché la componente sportiva era importante), si era interessato ad eventi e volontariato, e poi aveva puntato su un club adiacente al proprio corso di studi - quello del dibattito, appunto. E tutte queste attività, il giovane Hamilton le portava avanti con zelo, mettendosi sempre in gioco per non risultare mai un componente marginale del gruppo. In pochi riuscivano a vivere a pieno ritmo il campus come faceva lui; un modo di fare, questo, che aveva un obiettivo ben specifico ma che forse, al di là di questo, era anche semplicemente connaturato nella sua personalità. Certo, non sempre era facile, specialmente quando gli organizzatori dei club sembravano poco inclini a comunicare tra loro e strutturare un calendario il più possibilmente amalgamato. Per quel semestre, infatti, Derek avrebbe letteralmente dovuto correre dal polo sportivo all'aula di dibattito, se aveva intenzione di portare avanti due attività che solo per un fortunato scarto non finivano per sovrapporsi. Ma si sa che finire un allenamento di Quidditch non è come finire un incontro in classe: ti devi fare la doccia, ti devi cambiare.. insomma, un po' di tempo ci vuole. Tutte cose, quelle, che Derek aveva fatto alla velocità della luce, uscendo di corsa dallo spogliatoio con i capelli ancora umidi e il fastidio di sapersi in ritardo. Di poco, ma pur sempre in ritardo.
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    Entrò nell'aula a passo svelto, facendo attenzione ad accompagnare la porta per non farla sbattere rumorosamente. Un sorriso e un cenno in direzione di Vernon, il compagno alla guida del club. « Potete iniziare. » La scritta alla lavagna era inequivocabile, ma essendosi perso qualche passaggio, Derek si avvicinò a Vernon, poggiandogli amichevolmente una mano sulla spalla. « Ehi.. scusa il ritardo. Gli orari dell'allenamento questo semestre sono terribili. Cosa mi sono perso? » « Tranquillo, abbiamo appena iniziato. Sostanzialmente il task è confrontarsi in coppie sul tema del Messia. Insomma, un tema noto a tutti, per riscaldare i motori. » Annuì. « Con te mi sa che siamo dispari quindi mhh.. puoi unirti a loro. Sono nuovi, magari gli dai qualche dritta. » Due ragazzi che non conosceva se non di vista. « Certo. Almeno sento anche qualche voce nuova. » Magari hanno cose interessanti da dire. Si avvicinò dunque ai due con una certa educazione, appoggiando piano a terra il borsone e scansando una sedia senza interrompere il discorso già avviato di uno dei due. Lo ascoltò con attenzione, poggiando il mento sul dorso di pollice e indice con sguardo concentrato, mentre annuiva piano tra sé e sé. « [..] Io non mi sento per niente al sicuro e sono certo che questo è solo l'inizio, che presto il Messia farà qualcosa che renderà il futuro incerto per tutti. Tu che ne pensi? » « Aspetta però è interessante quello che hai detto all'inizio. Cioè quando hai dato il contesto geopolitico pre-Messia, indicandolo come premessa della fiducia conquistata tra la popolazione. » Fece una pausa, passando lo sguardo tra i due con un sorriso cordiale. « Perdonatemi l'interruzione. Sono arrivato in ritardo e Vernon mi ha indirizzato a voi. Sono Derek. » Inclinò leggermente il capo, sottolineando quell'inciso di scuse nei confronti di un'intromissione che, privata di contesto, poteva essere percepita come un disturbo fuori luogo. « Quello che intendo dire è che la fiducia non viene concessa a chiunque dal giorno alla notte. Ed Eric Donovan è comparso proprio così: dal giorno alla notte. Allora si dovrebbe quasi dare per scontato - in un riassunto forse troppo semplicistico - che la maggior parte dei maghi siano stupidi e volubili. Però non terrebbe in conto il fatto che Inverness, al contrario, abbia incontrato fortissime resistenze proprio nella conquista della fiducia. » Fece una pausa, passando lo sguardo dall'uno all'altro per accertarsi che quella linea di pensiero fosse seguita. « Quindi perché lui sì e loro no? Perché con lui i maghi si sentono al sicuro, mentre con Inverness non era così? Credo che sia una domanda importante da porsi, sia come cittadini che come.. neofiti dell'arte del dibattito, diciamo. » Ridacchiò, intenzionato a mantenere quel tono leggero che potesse dar spazio ad entrambi di dar voce alle proprie opinioni senza sentirsi scrutinati. SI volse dunque al ragazzo che non aveva ancora parlato. « Prego, perdonami l'interruzione. »



     
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2 replies since 23/1/2024, 19:39   95 views
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