Strange vibes

Privata. Ash

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    Lo odio. Pensavo che fosse ormai palese e risaputo, per Merlino, ma da oggi è praticamente ufficiale. Non sto covando vendetta, ma il mio risentimento ha raggiunto un punto di non ritorno. Mi è chiara una cosa, tuttavia, prenderò senza ombra di dubbio 'stammerda di Dottorato e dimostrerò di poter giungere a livelli alti, insegnando a Hogwarts o in questa Accademia. In tutta sincerità avevo nutrito seri dubbi sulle mie reali attitudini di terminare un lavoro di ricerca: non sono così quadrato e metodico. L'ispirazione per gli studi, nel mio caso, è quanto mai volubile e dettata dalle sorti del caso. Ho avuto la forza oggi di uscire da Iron Gardens e a presentarmi a tempo zero nell'ateneo, con l'idea di sottoporre al mio relatore gli ultimi sviluppi sulle implicazioni magiche delle varie interpretazioni di Nauthiz. Dopo aver preso il mio foglio e letto con una fretta fuori luogo quel pallone gonfiato prossimo alla tomba, ha sermoneggiato sul fatto che non esistono più gli studenti di una volta. Io? In tutta risposta mi sono acceso una sigaretta al suo cospetto, nel suo studiolo, mentre bofonchiava esasperato se lo ascoltassi o meno. Finché, guardandolo dritto negli occhi ho affermato che le mie teorie avevano dei validi fondamenti e che i miei timpani imploravano pietà. Fu allora che quell'infame pronunciò quelle parole: Si ricordi che lei è nessuno.
    Non ho più visto, una collera inusitata ha annebbiato la mia mente. In che senso? ho domandato, con un tono da far paura, dato che il docente ha sentito puzza di gaffe, o di una clamorosa caduta di stile. Suo padre non è runologo, non mi risulta che lei sia imparentato con runologi. Insomma, di male in peggio.
    Non so chi è mio padre e nemmeno mia madre, per buona pace sua.
    Forse ha ragione: sono sempre stato un signor Nessuno agli occhi altrui.
    Mi sono alzato, furente, minaccioso: avrei buttato a terra tutti i suoi appunti del cazzo. Tutti i suoi libri del cazzo con le sue teorie dell'anteguerra. Finirò al più presto il dottorato. ho sentenziato con voce metallica. Ma senta, Till, adesso non deve prendere alla lettera le mie parole ecco.. Ho sospirato, lasciando la stanza: Così non dovrò mai più rivederla...professore.
    Ho sbattuto la porta dello studiolo e sono uscito, tirando un pugno ad una colonna del cortile. Nocche insanguinate, altro problema da aggiungere alla lista. Eccomi qui, spalle al muro del cortile centrale, nel tentativo di accendermi la seconda sigaretta. Una folata di vento fa spegnere l'ultimo cerino che avevo. 'caputtana sibilo, rivolgendomi al primo passante Senti, ma hai da accendere? Indico la sigaretta intatta tra le mie labbra. La mia espressione è dura, triste, vissuta: gli occhi malinconici e un po' spenti.
     
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    Rimettere i piedi in università non era una cosa che avrebbe mai pensato di fare. Erano mesi che non si recava in accademia perché quando credeva di essere finalmente riuscito a mettere la testa a posto, con la caduta di Iverness e la necessità di trovare subito un nuovo posto in cui vivere, Ash aveva scartato la possibilità di riuscire a dare una svolta alla sua vita per pensare al benessere della sua famiglia. Era stata una scelta molto sofferta ma alla fine si era arreso all'idea che per quelli come lui non c'erano poi altre vie, così si era messo sotto con il lavoro ed era finito per soffocare la sua rabbia nell'alcol. Sierra non era contenta di vederlo ridotto in quello stato e più volte gli aveva ribadito che solo uno stupido come lui anziché sfruttare il suo talento preferiva occupare il suo tempo conducendo una vita frivola. Glielo ripeteva in continuazione che se lei stessa avesse avuto una mente brillante come la sua, non sarebbe rimasta in quel buco di casa a scolarsi litri e litri di birra ma l'avrebbe sfruttata per riuscire ad avere una vita migliore. Quello che la sorella maggiore dei Chesterfield non riusciva a capire era che per quanto lui si sforzasse di trovare il modo per sfruttare il suo talento, c'era sempre qualcosa che riusciva a mettergli i bastoni tra le ruote. Era già successo con i debiti del padre, poi con il divorzio dei suoi genitori e quindi con la necessità di doversi occupare dei fratelli più piccoli, poi con la nascita della piccola Stormie e infine con la caduta di Iverness. Però quella mattina, Ash si era svegliato con il desiderio di riprovarci e si era preso un intero giorno libero da lavoro per poter seguire e recuperare tutte le lezioni che in quel periodo aveva perso. Per quanto fosse difficile per lui riabituarsi ai ritmi universitari, era contento di aver trovato il coraggio di fare quel passo. Dopo la prima parte di lezioni, aveva deciso di prendersi una piccola pausa nei pressi del cortile centrale concedendosi una sigaretta. Aveva iniziato a fumare da piccolo, poco dopo la separazione dei suoi e non ricordava più il motivo per cui lo faceva. Pensava che la sua dipendenza dalle sigarette era collegata proprio alla «ritualità» del gesto che riusciva a rilassarlo prima ancora di aspirare la prima boccata. Aveva già acceso la sua sigaretta ma prima che potesse rimettere in tasca l'accendino, la richiesta di prestargli proprio quell'oggetto lo fermò. Si voltò e vide un ragazzo allontanarsi dal muro e avvicinarsi proprio nel posto in cui stava lui. 'Certo.' Affermò. 'Tieni.' Senza aggiungere altro gli passò l'accendino e attese che il ragazzo si accendesse la sigaretta. 'Giornata storta?' Aveva notato nel ragazzo una sorta di broncio che lo spinse a porgli quella domanda senza preoccuparsi di risultare invadente.
     
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