Strange vibes

Privata. Ash

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    Rimettere i piedi in università non era una cosa che avrebbe mai pensato di fare. Erano mesi che non si recava in accademia perché quando credeva di essere finalmente riuscito a mettere la testa a posto, con la caduta di Iverness e la necessità di trovare subito un nuovo posto in cui vivere, Ash aveva scartato la possibilità di riuscire a dare una svolta alla sua vita per pensare al benessere della sua famiglia. Era stata una scelta molto sofferta ma alla fine si era arreso all'idea che per quelli come lui non c'erano poi altre vie, così si era messo sotto con il lavoro ed era finito per soffocare la sua rabbia nell'alcol. Sierra non era contenta di vederlo ridotto in quello stato e più volte gli aveva ribadito che solo uno stupido come lui anziché sfruttare il suo talento preferiva occupare il suo tempo conducendo una vita frivola. Glielo ripeteva in continuazione che se lei stessa avesse avuto una mente brillante come la sua, non sarebbe rimasta in quel buco di casa a scolarsi litri e litri di birra ma l'avrebbe sfruttata per riuscire ad avere una vita migliore. Quello che la sorella maggiore dei Chesterfield non riusciva a capire era che per quanto lui si sforzasse di trovare il modo per sfruttare il suo talento, c'era sempre qualcosa che riusciva a mettergli i bastoni tra le ruote. Era già successo con i debiti del padre, poi con il divorzio dei suoi genitori e quindi con la necessità di doversi occupare dei fratelli più piccoli, poi con la nascita della piccola Stormie e infine con la caduta di Iverness. Però quella mattina, Ash si era svegliato con il desiderio di riprovarci e si era preso un intero giorno libero da lavoro per poter seguire e recuperare tutte le lezioni che in quel periodo aveva perso. Per quanto fosse difficile per lui riabituarsi ai ritmi universitari, era contento di aver trovato il coraggio di fare quel passo. Dopo la prima parte di lezioni, aveva deciso di prendersi una piccola pausa nei pressi del cortile centrale concedendosi una sigaretta. Aveva iniziato a fumare da piccolo, poco dopo la separazione dei suoi e non ricordava più il motivo per cui lo faceva. Pensava che la sua dipendenza dalle sigarette era collegata proprio alla «ritualità» del gesto che riusciva a rilassarlo prima ancora di aspirare la prima boccata. Aveva già acceso la sua sigaretta ma prima che potesse rimettere in tasca l'accendino, la richiesta di prestargli proprio quell'oggetto lo fermò. Si voltò e vide un ragazzo allontanarsi dal muro e avvicinarsi proprio nel posto in cui stava lui. 'Certo.' Affermò. 'Tieni.' Senza aggiungere altro gli passò l'accendino e attese che il ragazzo si accendesse la sigaretta. 'Giornata storta?' Aveva notato nel ragazzo una sorta di broncio che lo spinse a porgli quella domanda senza preoccuparsi di risultare invadente.
     
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