We were born to be suburban legends

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  1. stupor mundi.
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    Ministero della Magia
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    « L'affetto non è una cosa da deboli? » Nell'udire quelle parole, Nate non poté trattenersi dal sollevare un angolo delle labbra in una smorfia divertita. « E questa chi la diceva? » Molto probabilmente una delle massime indiscutibili di un Nate Douglas diciassettenne convinto di essere padrone del mondo. Registrò con piacere l'atteggiamento cordiale e accogliente della ragazza: in un incontro del genere, nulla era dato per scontato - tra cui anche un trasporto decente, a quanto pareva. « Non mi sembra che siamo proprio nella condizione di storcere il naso, non credi? » Fece spallucce. « Dico solo che c'è sempre margine di miglioramento, anche nelle condizioni più pietose. Parlo da perfezionista a perfezionista. » « Ho dovuto arrangiarmi- considerando che sono stata sconsigliata da chiunque a proporre questo incontro. » Nel registrare quelle parole, gli occhi verdi del giovane luccicarono per la lusinga, mentre seguiva distrattamente i movimenti della teiera e delle due tazze comandate da Amunet, che si posizionarono di fronte a loro. Attese che il liquido ambrato fumante venisse riversato nella tazza di fronte a sé, prima di riprendere la parola. « Mi fa piacere sentire che detengo questa importanza tra i Ribelli. Ti chiederei di farmi qualche nome di chi ti ha sconsigliato di vedermi, ma il bello è che credo di poterne immaginare una gran parte. » Non poteva biasimarli d'altronde. Agli occhi dei Ribelli, Nate non era che una pedina nelle mani del Ministero, come era sempre stato. Al contrario, era stata inaspettata proprio l'iniziativa di Amunet nel contattarlo, e nel rischiare a tal punto da incontrarlo di presenza. Molto probabilmente, però, a differenza dei suoi compagni, Amunet aveva qualche elemento in più per analizzare la situazione. Conosceva le differenze sostanziali tra il governo attuale e quello precedente, e quello che quel cambiamento aveva comportato per quelli come loro. Probabilmente immaginava, o sapeva con una buona dose di certezza, che la parabola di Nate Douglas impiegato in un Ministero guidato dal Progetto Minerva avrebbe avuto vita breve. Quell'intuizione, unita alla gentilezza rivoltale dal ragazzo durante il giorno dell'eclissi, probabilmente l'avevano spinta nella sua direzione.
    « Siamo sull'isola di Skye, vicino a Portree. Abbiamo ancora qualche amico che sorveglia la zona. » Annuì, rivolgendole un cenno di sorriso, a volerla ringraziare per la condivisione di quell'informazione. Anche questo, non era scontato. Bevve un sorso dalla propria tazza di tè, non appena si fu raffreddata appena secondo le sue preferenze. « Per quanto può valere, sei al sicuro e questo incontro resterà tra pochi. Immagino non sia propriamente conveniente incontrare una - ricercata. » Nate soffocò una risata, nell'udire il tono quasi infastidito con cui Amunet pronunciò quell'ultima parola, quasi fosse ancora difficile da accettare. Sarebbe stato curioso di sapere chi era a conoscenza di quell'incontro, ma, ancora una volta, ebbe la sensazione di poterlo immaginare da solo. Le dinamiche del gruppo dei Ribelli gli erano del tutto estranee, certo, ma ciò non toglieva che lui quelle persone le conosceva. Molti erano stati suoi compagni di scuola, colleghi di consulta studentesca, addirittura. Beatrice Morgernstern, i Potter, Percy, Malia Stone, Juniper Rosier, tutte persone con cui aveva condiviso le aule scolastiche e gli spazi del castello. Non conosceva cosa avveniva internamente a quel gruppo, ma molti di loro non erano estranei: motivo per cui la loro avversione nei suoi riguardi non lo sorprendeva affatto. Si strinse nelle spalle, riemergendo dalle proprie riflessioni e rivolgendo a Mun un cenno della mano, come a dire che la sua preoccupazione non era importante.
    « Figurati. È il periodo delle cose sconvenienti, questo. » Rise sommessamente ad una battuta che aveva solo lui come destinatario, mentre scuoteva leggermente il capo. Ad incombere sul capo di Nate c'erano già un paio di spade di Damocle ben posizionate, e questa, si era detto quando aveva accettato l'invito di Mun, non sarebbe stata che l'ennesima. Francamente, a pensarci bene, trovava quasi difficoltà nel definire quale fosse la peggiore: se l'incontro con una ricercata, la connivenza con l'attività illecita di Galathéa Durand, o l'avere in custodia i documenti compromettenti di Freya. Si chiedeva spesso come avesse fatto a mettersi in quelle situazioni, e soprattutto perché. Per qualche ragione, non era ancora stato capace di darsi risposta.
    « Dimmi la verità: hanno almeno scelto una mia foto lusinghiera? Non vorrei aggiungere altri elementi alla futura causa per diffamazione contro lo stato inglese. Mi comprerò Buckingham quando avrò finito con loro. » Nate rise, prima di prendere un altro sorso di tè. « Se ci vedremo ancora, troverò il modo di farti avere un manifesto, così potrai giudicare coi tuoi occhi. A occhio e croce ti direi che non è terribile. » Come minimo, una volta vista, lei l'avrebbe giudicato atroce, ma tutte le donne sono così. « E con tutto il rispetto ma Buckingham l'avevo adocchiato prima io. Ero già a metà strada. » Una battuta balorda, quella, che alludeva al suo fugace flirt con Charlotte Windsor, morto presto, così come tutti i blandi tentativi di relazione del giovane Douglas.
    « Qualche uccellino mi ha detto che ti aggiri per Iron Garden. » Piegò leggermente il capo di lato, incontrando lo sguardo della ragazza. Un uccellino, eh? « Vi siete infiltrati bene, vedo. » « È un bel posto come dice il Messia? » « Oh, è molto di più di quel che dice il nostro Salvatore Messia » fece, apparentemente serio, le sopracciglia che saettavano verso l'alto. « È proprio il luogo dei sogni, specie se ami le basse temperature, la sporcizia e la polvere, e i bambini che piangono per la fame. » Non gli piaceva parlare di Iron Garden. Non si era mai reputato una persona empatica né altruista, ma perfino il suo cuore di ghiaccio non aveva potuto fare a meno di venire mosso, in alcune circostanze, dalle visioni atroci a cui aveva assistito tra quelle mura. « In compenso però mi è stato assegnato un lavoro più che significativo » continuò, intrecciando le dita di fronte a sé sul tavolo, mantenendo quell'apparenza di serietà. « Sono Ispettore della Serra di Iron Garden, il che significa che vigilo sulle razioni di pomodori, carote, zucche, patate. Una grande varietà insomma. Ed esattamente quello per cui ho studiato Magisprudenza per quattro anni. » Alzò gli occhi al cielo, lasciando finalmente trasparire il suo reale sentimento nei riguardi di quella situazione. Non sentiva il bisogno di darsi un tono, con Amunet: e non perché si trattasse di lei nello specifico, quanto più perché la situazione ai suoi occhi era diventata talmente ridicola che sarebbe stato folle provare a mantenere un certo tipo di contegno quando si descrivevano certe mansioni. Sospirò, prima di tornare con lo sguardo sulla giovane di fronte a sé. « Probabilmente risulterò presuntuoso - e quando mai? - ma in parte t'invidio. Sono convinto che riesci a dare più significato alle tue giornate tu da ricercata che io da... controllore di frutta e verdura. » L'espressione del ragazzo mutò leggermente, facendosi più seria, preso dalla verità di quelle parole. Nel silenzio di quegli istanti, bevve qualche altro sorso di tè, prima di riprendere la parola. « Sai cosa mi incuriosisce, però? Perché venderlo come il paese dei balocchi? Tutti sanno che è un posto terribile, e che le condizioni di vita sono pessime. Eppure il governo ci tiene a pubblicizzare in ogni maniera possibile la propria magnanimità nei confronti di Creature e di Ribelli. Il che è quasi curioso, se consideri lo stato dell'opinione pubblica - il mago inglese medio è perfettamente indifferente a quello che succede dentro Iron Garden. E infatti non è a lui che il Progetto Minerva si rivolge - quello che vuole è convincere proprio gli abitanti del ghetto che "non stanno poi così male". È interessante questo approccio, non trovi? »
     
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6 replies since 14/3/2024, 22:15   193 views
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