We were born to be suburban legends

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  1. stupor mundi.
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    Ministero della Magia
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    « Però ti ringrazio. Sono certa che ci sarà modo di farmelo pervenire. » Nate assottigliò lo sguardo, registrando con curiosità la sicurezza nella voce di Amunet. Era trascorso del tempo dalla loro ultima vera chiacchierata, ma era facile riconoscere quando la ragazza si apprestava a muovere i primi pezzi sulla scacchiera fra loro. « Beh, vedila così - stiamo finalmente facendo degli ottimi tirocini formativi. Se il mondo dovesse finire domani, io avrei ottime skills in materia di logistica e trasporto, e tu in campo alimentare. » L'accompagnò nella risata, per poi scuotere piano il capo con evidente amarezza. Non lo imbarazzava condividere le sue sventure in quell'occasione: la sua posizione nulla diceva della sua persona - molto più, invece, sullo stato di decadimento del Ministero. Una situazione paradossale, quella - due menti brillanti, promesse del futuro del mondo magico, spinte ai margini della società per nessun motivo apparente - su cui evidentemente era solo il caso di riderci sopra.
    « Certo che m'invidi, Nathan. Tutti vogliono essere me. È sempre stato così. » sorrise, compiaciuto nel ritrovare dietro quelle parole la superbia che meglio conosceva e condivideva con Mun, e che in fin dei conti negli anni aveva costituito per loro una sorta di malsano legame. « Mi fa piacere sapere che nemmeno la latitanza ha saputo renderti umile, Carrow » ironizzò, mentre con il cucchiaino mescolava pigramente il contenuto della propria tazzina.
    E poi con la medesima disinvoltura i loro discorsi migrarono su questioni più importanti, per quanto la solennità di quei discorsi stonasse in maniera quasi drammatica con lo spazio piccolo e modesto che li ospitava. « È interessante, hai ragione, e probabilmente avrebbe anche il risultato sperato, se i Ribelli esistessero ancora. » Nate piegò le labbra in un mezzo sorriso. Sul fatto che Mun sapesse perfettamente come tenere alta l'attenzione del proprio interlocutore non v'era dubbio. « Beh, che la vostra intenzione sia quella di continuare ad esistere mi pare chiaro. » D'altro canto i numerosi quanto colorati tentativi di comunicazione con l'esterno, come le foto pubblicate durante le feste per prendersi gioco del Ministero, rendevano palese il desiderio dei Ribelli di raccontarsi come un gruppo unito e coeso, imbattuto nonostante tutto - questo era evidente. Ciò che avveniva dietro le quinte di quegli scatti Nate non poteva immaginarlo, ma era abbastanza accorto da leggere tra le righe, e da sapere che, da che mondo è mondo, tutti gli sforzi comunicativi di una certa portata derivano sempre da un momento di fragilità, e questo in ogni contesto. Fino a quando erano stati in netto vantaggio la Morgernstern e i suoi non avevano avvertito l'esigenza di raccontarsi. Quando si vince i fatti parlano da sé. Non l'aveva sorpreso dunque questa tensione alla comunicazione e alle pubbliche relazioni - cos'altro poteva essere, d'altronde, quello stesso incontro? Nel pieno di una crisi che era anche e soprattutto reputazionale, mosse di questo tipo erano perfettamente lineari. « In quanto all'effettiva riuscita della cosa, ho ancora pochi elementi per potermi pronunciare. Direi che per ora non siete stati molto bravi a vendervi. » Dopodiché tacque, con l'intenzione di lasciarle lo spazio di continuare.
    « Secondo me non stanno cercando di convincere gli abitanti del ghetto di non stare così male, bensì cercano di convincere chi sta fuori che stanno peggio di quanto sia umanamente immaginabile. La verità è che Ribelli e Creature per come li conoscevamo ai tempi della Guerra Santa non esistono da tanto tempo. Legittimo o meno, lo Stato al Nord aveva una politica interna, un Consiglio, mezzi di informazione e un'organizzazione che andava ben oltre le lame e la fedeltà di sangue. Comprendeva.. tante anime. Non era l'eredità di Byron Cooper o di Beatrice Morgenstern. »
    L'ascoltò in silenzio, senza ribattere. Distrattamente lasciò correre i polpastrelli lungo il bordo del tavolo di legno scuro, un gesto come un altro che lo aiutava a concentrarsi sulle parole della ragazza. Erano supposizioni interessanti, quelle, e certamente verosimili considerata l'autorità di chi le pronunciava. Si schiarì la gola. « Rispetto alla capacità di organizzazione e alle strutture dei Ribelli, lo so bene. Facevo parte della delegazione ministeriale a Flindrinkin. » Prima che decidessero che una mente brillante come la mia sarebbe stata più utile a contare le verdure. Accompagnò quelle parole con un cenno d'assenso, seppure l'avesse intrigato un'espressione in particolare pronunciata dalla ragazza. Lo stato del Nord comprendeva tante anime. Un concetto scontato, quale organizzazione sofisticata ad un livello medio-alto non comprendeva un certo grado di frizioni interne? Anche qui, nessuna sorpresa. Sarebbe stato più scioccante venire a sapere che quelle persone da caratteri e aspirazioni spesso diametralmente opposti coesistessero pacificamente senza alcun problema. Trovò curioso, tuttavia, che fosse proprio Mun a sottolineare tale aspetto. Preferì non commentare intanto, nell'attesa di raccogliere nuovi elementi di valutazione.
    « Ho una curiosità - e ti prego non prenderla come una provocazione. » Le parole di Mun tagliarono corto i suoi pensieri, e la sua espressione si distese, mentre le concedeva un sorriso a labbra strette. « Tu chiedi, e poi giudicherò di conseguenza. » « Sei ancora convinto che giocare secondo le regole e secondo la tradizione, sia la giusta strategia? » Inarcò le sopracciglia, incuriosito. «Qual è il tuo piano? Passare da Ispettore della Serra di Iron Garden all'Ufficio delle delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali? Scrivere decreti sulla deforestazione in favore della produzione delle scope da viaggio? Certo, farebbe bene agli affari - ma fa bene all'anima? » Nate inclinò il capo di lato, sorpreso da quella domanda oculata, che denotava una conoscenza della persona che aveva davanti a sé. « Questa è una bella domanda. » Ma in fondo da questa conversazione non mi aspettavo nulla di banale. Si strinse nelle spalle, gli occhi chiari che vagavano per la stanza, quasi distrattamente, mentre raccoglieva i pensieri. « Le regole hanno smesso di esistere quando Eric Donovan è sbucato fuori dal Velo della Morte a Ottobre. » O forse anche un po' prima. « Allo stato delle cose, il Ministero della Magia è uno scheletro vuoto. Una qualsiasi decisione arbitraria del Messia può valere più di un provvedimento disciplinare o un ricorso fatto a regola d’arte ad un ufficio ministeriale. Siamo in dittatura. » Era quasi superfluo verbalizzare quelle riflessioni, in quel momento, eppure Nate sentiva l'esigenza di farlo, ricordare a se stesso perché si trovasse lì; perché tutto quello in cui credeva e aveva creduto non aveva più significato. « È una bella e molto patinata, per carità. Ma non esiste più un set di regole prestabilito. » Fece una pausa, per concedersi l'ultimo sorso di tè. « Non uno in cui io riesca a credere, quanto meno. » E stava proprio lì, il fulcro di tutto. « E sai benissimo anche tu che potrei chiamarmene fuori in qualunque momento, limitarmi a gestire gli affari di famiglia e starei più che bene. Lo stesso è sempre valso per te. » In fondo, chi ce lo fa fare? « Il fatto è che quel posto mi riguarda. » Il Ministero, la Cosa Pubblica, erano tutto ciò da cui si era sentito attratto sin dalla prima gioventù, il significato più puro di tutti i suoi sforzi, la sua ragion d'essere al di là dei desideri più venali. « Mi ha sempre riguardato, perché so che è espressione delle mie capacità, so che potrei migliorare le cose. » Questo farebbe bene all'anima. Non lo disse, ma Mun avrebbe facilmente inteso quel significato tra le righe. « Se mi chiedi se quella che sto perseguendo è la via corretta, la risposta è semplice: no, non lo è più. Non è qualcosa che rispecchia i miei ideali ma, al di là di questo, soprattutto non è conveniente. » Non si era mai fatto grandi scrupoli negli anni, Nate, a parteggiare per fazioni nei quali ideali non si rivedeva completamente. Era spesso stata una questione di opportunità - ora, però, all'oltraggio verso le istituzioni che non sapeva ignorare, si univa anche il vicolo cieco in cui lui stesso si era incamminato. Si strinse nelle spalle. « Per rispondere alla tua domanda, quindi: non saprei. Diciamo che mi sto guardando intorno. » Sollevò un angolo delle labbra, prima di incrociare le braccia sul tavolo, in una posizione più comoda. « Ho anch'io una curiosità - e ti prego di prenderla come una provocazione da parte mia. » Allargò gli angoli della bocca per mostrare la fila dritta di denti bianchi. « Tu che intenzioni hai, Mun? Pensi di voler subire ancora per molto le decisioni di una venticinquenne con la passione per i coltelli e problemi di gestione per la rabbia? » Rise, scuotendo leggermente il capo, sinceramente divertito all'idea che un soggetto come Beatrice Morgernstern potesse avere in mano ancora tutto quel potere - specie quando c'erano elementi di calibro nettamente superiore tra le fila dei Ribelli. « Sono curioso, qual è il piano? Ci nascondiamo per un po', raduniamo le armate e poi attacchiamo di nuovo quando meno se lo aspettano? Oppure avete finalmente capito che quella della forza bruta non è una modalità che funziona? » Scosse leggermente il capo. « Una come te deve avere in mente un piano più intelligente di così. »


    Edited by stupor mundi. - 9/4/2024, 20:39
     
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