the sweet escape

Easter 2024

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    La voce metallica proveniente dall’altoparlante del treno babbano annunciò l’imminente arrivo nella piccola stazione di Walton-on-Thames, ricordando ai passeggeri di non dimenticare i loro affetti personali. Agnès distolse le iridi color nocciola dal libro di poesie che teneva in grembo e si voltò appena verso Émile che, nel sedile accanto, stava dormendo con il capo reclinato sulla sua spalla. Era crollato poco dopo che avevano lasciato Londra, probabilmente esausto a causa dei ritmi serrati del primo trimestre, e Nessie non aveva avuto cuore di svegliarlo. « Émi. » Sussurrò, scrollandolo appena. Lo vide arricciare il naso, prima di socchiudere gli occhi con aria assonnata. « Siamo quasi arrivati. Dobbiamo scendere alla prossima stazione. » Sorrise, in parte divertita ed in parte intenerita. Quella mattina lo aveva svegliato alle prime luci dell’alba senza una vera e propria spiegazione, se non che aveva una sorpresa – una sorpresa che aveva impiegato settimane a realizzare e che, con l’aiuto di Merlino, era riuscita a mantenere segreta fino a quel momento. Il treno prese a rallentare, mentre al paesaggio della campagna inglese si sostituiva quello di un grazioso centro abitato. D’un tratto, Nessie si sentì più leggera: come se lasciarsi alle spalle il grigiore di Londra e le restrizioni imposte dal Ministero della Magia le avesse tolto un enorme peso dal petto. Eppure, sapeva che si trattava di un sollievo momentaneo – al ritorno, nulla sarebbe cambiato. Il Messia. Il Ministero della Magia. Iron Garden. Il senso di colpa iniziò a insinuarsi tra i suoi pensieri, accompagnato da un sapore amaro – un vago sentore di ipocrisia e privilegio – che si affrettò a scacciare, deglutendo a fatica. Non posso comunque farci niente. Si disse, soffocando quel pensiero con un moto di egoismo. Per quanto sbagliato, voleva solo godersi quella giornata con Émi come una coppia normale. Allungò una mano pallida ad intrecciare le dita con quelle del Tassorosso, prima di rivolgergli un piccolo sorriso. « Giuro che siamo quasi arrivati. Dobbiamo solo uscire dalla stazione e prendere una passaporta, non ci vorrà più di mezz’ora. » Promise, anticipando una possibile lamentela. Era quasi ora di pranzo e, conoscendo Émile, doveva essere più affamato di un avvicino. Si fecero largo tra il piccolo gruppo di persone che era sceso dal treno alla graziosa stazione e, una volta fuori, Nessie svoltò in una via laterale e poco trafficata. Sollevò il polso e gettò una rapida occhiata all’orologio. Erano perfettamente in orario. « La passaporta dovrebbe attivarsi tra dieci minuti. » Indicò una pigna abbandonata per terra, quindi rivolse ad Émi un sorrisetto furbo, quasi malizioso. « Il che è perfetto perché ci lascia abbastanza tempo per... » Aveva iniziato ad avvicinarglisi lentamente, le mani nascoste dietro la schiena e un’espressione innocente sul viso. Si fermò all’improvviso, la punta del naso che sfiorava quella di lui. « metterti questa! » Trillò, afferrando la leggera sciarpa di seta che indossava e, con un movimento rapido, facendola calare sugli occhi di Émile.

    […] Dopo un atterraggio piuttosto improvvisato – per lo più a causa della sciarpa che impediva ad Émile di guardarsi attorno – procedettero per una stradina sterrata, ogni loro passo accompagnato dal rumore della suola delle scarpe sul terreno. Il suono degli uccelli che cinguettavano tra i rami degli alberi riempiva l'aria, mescolandosi con il fruscio leggero delle foglie mosse dal vento; l’aria della campagna inglese era fresca e, accompagnata dal sole, persino piacevole. « Attento, adesso ci sono un paio di gradini. » Portandosi davanti a lui, Agnés guidò la discesa di Émi per l’ultimo pezzo di strada che li separava da un grazioso lago naturale. Le sue acque ondeggiavano leggermente al ritmo della brezza primaverile, creando piccole increspature sulla superficie lucente. Lo costeggiarono lentamente e con cautela, diretti verso un folto gruppo di alberi secolari. Lo guidò in prossimità di uno di questi, sopra al quale era stata costruita una casetta di legno, un piccolo bungalow provvisto di grandi finestre dalle quali era possibile godersi la vista del lago e della natura circostante. Da lì, la luce del sole filtrava tra le fronde degli alberi, tingendo il paesaggio primaverile di una brillante tavolozza di colori. Il verde intenso del bosco si fondeva con il cielo, creando un contrasto cromatico mozzafiato. Fece ruotare Emi su sé stesso, in modo che si trovasse a fronteggiare il lago, che si stendeva di fronte a loro come uno specchio d'acqua cristallina. Lo abbracciò da dietro, sollevandosi in punta di piedi per appoggiare il mento contro la sua spalla. « Ok, adesso puoi guardare. » Gli sussurrò all’orecchio, mentre il suo cuore prendeva a battere più velocemente, in preda ad un leggero nervosismo. Si mordicchiò il labbro inferiore, la mente affollata da pensieri irrazionali: e se Emi non avesse trovato il luogo all'altezza delle sue aspettative? E se non fosse stato contento della sorpresa? E se la sua decisione di mantenere tutto così segreto avesse fatto crescere in lui un'aspettativa così alta da rendere inevitabilmente deludente la realtà? Affondò il viso nell’incavo del collo di lui, improvvisamente insicura. Forse avrebbe preferito restare a casa a riposare. O magari avrei dovuto parlargliene prima di prenotare la casa sull’albero. Non ci aveva pensato in precedenza, eppure l’aver prenotato la casa per la notte poteva dare un'idea sbagliata o fraintendibile. Arrossì furiosamente a quel pensiero, sentendo improvvisamente il bisogno di spiegarsi. « I-in realtà volevo organizzare un pic-nic ma… non so, ho pensato che fosse un’idea carina lasciare Londra per qualche giorno. Mio fratello mi aveva consigliato il campeggio ma - mh, io non sono proprio una persona da campeggio, perciò ho fatto un po’ di ricerca e ho trovato questo posto. » Gesticolò appena in direzione della casetta sull’albero, senza riuscire a fermarsi. « La casetta sull’albero sembrava un’idea divertente – ed è anche comoda, c’è persino l’idromassaggio. E nel porto del lago si possono affittare barche o kayak. » Sì, ma non è questo il punto. Ti stai scordando la parte più importante. « Ah, parte del campeggio è una riserva per animali fantastici. So che hanno dei Thestral, alcuni Abraxan e dei Mooncalf che possono essere portati a passeggio con la luna piena. E anche alcuni cuccioli di Crup. » Gli animali erano stati il motivo principale che l’aveva spinta ad organizzare quella sorpresa; come aspirante Magizoologo, Émile era un appassionato di creature magiche e, ad essere sinceri, anche Nessie le trovava adorabili (per lo meno nella stragrande maggioranza dei casi). « E non devi preoccuparti per i cuccioli a casa. Se ne occuperà Clay per il weekend, mi deve un favore. » A dire la verità più di uno, considerando che nonno ancora non sa che gli ha rubato due bottiglie di gin. Afferrò la mano di Emi e lo trascinò delicatamente in direzione della casetta. « Hai fame? Dovremmo avere una cucina e un barbecue, ma ho portato anche del cibo da casa. Una torta salata, delle crepes e un po’ di formaggio. » Commentò tra sé e sé, mentre salivano le scale che conducevano all’entrata del piccolo bungalow di legno.

     
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