Beautiful Things

Riley & Josh

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  1. Boys do(n't) cry
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    Emily si fa accarezzare come fosse stupida come un Golden Retriever, uno di quelli da pubblicità che sembrano belli solo su schermo e poi, nel profondo, basta impartirgli i comandi giusto per far sì che ti stacchino via la pelle dalle mani. Ma lei è buona, perché un po' sciocca lo è e perché ci siamo allenati insieme affinché uscite come queste fossero vivibili anche fuori dai piani. E lei ha capito bene come starci a suo agio, anche se se ne resta sempre troppo attenta e lascia saettare lo sguardo in direzione di ogni odore che riesce a classificare. Il tartufo è sempre in movimento, le orecchie, benché sia stata indirizzata al riposo, sempre dritte in ascolto. Non si lascia sfuggire nulla, d'altronde le hanno insegnato ad essere la tata perfetta. A prendersi cura del suo bambinone.
    E scodinzola, composta, quando Joshua la sfiora. Così come sa scodinzolare a me lo sguardo quando subito lo lascio ricadere sulla sua mano. È istintivo: devo vedere chi sta accarezzando il mio cane e come lo sta facendo. Perché non è solo un cane. Non è solo bella da vedere. Lei è tutto per me. Un polmone extra, la stabilità emotiva di cui potrei aver bisogno se questa sera dovesse andare tanto male da deprimermi l'umore. Ma non voglio partire così negativamente. Quello che vorrei fare è davvero cercare di rilassarmi. Anche se non ne trovo mai il motivo, ma resta solo un problema mio.

    — Non ci avrai pensato troppo... Mi piego per accarezzare Emily a mia volta, un po' come per dirle: "vero, Ems? Joshua ci pensa". Ma ecco, Emily è un cane e certe cose lei non può proprio comprenderle, non è nella sua natura approfondire certi elementi semantici. Vorrei sentirmi dire da lui che ha passato la sera a contattare la pozionista. Che abbia ricavato in un qualche modo il ragno dal buco e fatto, non so, qualcosa di buono, ma non lo faccio. Trattengo queste cose per me, perché non siamo ad un interrogatorio e questa, lo ripeterò fino allo sfinimento, è una cena. Una cena tra due uomini. Ma una cena, nient'altro.

    — Un tavolo per tre sia. Sorrido. Mi piace che consideri il mio cane come una persona a se e non solo una bestia da tener vicino. Mi piace che ci si stia affezionando, anche se in un modo stupido e totalmente inutile. Perché non è detto che da una cena possa nascere qualcosa o che questo sia davvero il nostro intento. Neanche un pompino ha quella valenza. Lo sa bene Nathaniel che poi si è sposato e ha avuto due figlie. Lo sappiamo tutti com'è che vanno queste cose. Sono passeggere e magari trovano il tempo che trovano. E io, sinceramente, non ho motivo di impegnarmi qualcuno. Di volermi vedere così vicino a qualcuno che nemmeno conosco bene. Magari lui, per il lavoro che fa, già mi conosce meglio, ma non è questo il punto. Il punto è che credo di essere un animale solo. Forse non so stare con gli altri ed è per questo che con Esmeralda è andata com'è andata. Così come con suo fratello che, fortunatamente, nemmeno sento più.

    — Anche se avrei preferito lasciarlo per Remì Non voglio essere puntiglioso, non sono davvero quel tipo di genitore. Non di solito. Diciamo che al massimo so essere attento. Premuroso.
    Lo mormoro affiancandolo. Una mano che già scivola lungo il suo fianco. L'altra a tener stretto il guinzaglio di Emily.
    Non è detto che da questa serata debba uscirci qualcosa, ma so ancora com'è che mi piace giocare quando finisco per entrare nel modus operandi della situazione.

    — Sai già che prendere? Non mi interessa esser visto qui con un braccio lungo il fianco di uno. Non me ne sono mai preoccupato e non so, in effetti, se le cose cambierebbero con Esmeralda in presenza.





     
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9 replies since 8/4/2024, 14:38   115 views
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