Beautiful Things

Riley & Josh

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  1. Jossshua
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    Io so quanto queste ginocchia potrebbero essere un cazzo di aggancio. E le tengo qui, perché non voglio fare niente di diverso. Ed ho imparato, Riley, che la vita va come un cazzo di treno e non starò qui a farmi dire da nessuno come passarmela e quanto. E credo che tu non stia mentendo, anche se soppeso le tue parole, le cerco, le ricordo una dopo l'altra. Non riesco a distrarmi quando inizi a parlale e più lo fai, più voglio che tu lo faccia. Aspetto il momento in cui mi lasci prendere il tuo calice e sorridere a fior di vetro. Non ho fatica a pensarti agli angoli della stanza, ma non perché nessuno ti volesse, solo perché tu stavi bene lì, con tutto sotto controllo. Magari è sbagliata l'idea di te che mi sono fatto, magari ancora non so un cazzo, ma io so che quasi ci scopavo sotto palco. Io sudavo, lanciandomi trai ragazzini come me, scoprendo un po' tutto solo se avevo la musica assordante nelle orecchie, solo se potevo tornare a casa e addormentarmi con un ronzio a farmi da rumore bianco.
    La mia prima scopata è stata ad un concerto, è tutto quello che è venuto dopo, beh io non mi sono limitato per un cazzo.. con Adam, ancora dall'altro capo del mondo.

    — Si eh? Che tu sia noioso non riesco a pensarlo. Se fossi noioso io mi sarei già rotto il cazzo, no tu sei qualcosa che - in parte - anche io fatico a decifrare, ma quanto ste cazzo di luci ti illuminano, non vedo altro che te.
    Sono un coglione se voglio bermi un sorso del tuo vino e capire di che cazzo sapranno le tue labbra? Cazzo... sì.
    Io non mi ricordo quanti limoni sotto il palco ho dato, ma so bene cosa ho fatto quando invece ho imparato a stare dall'altra parte.
    E ti direi qualcosa se non ti fermassi nel punto perfetto, nel correre di queste frasi fino al momento che voglio io. Mi chiedo se sai che mi stai già dicendo quello che voglio, e il nostro non sia che un cazzo di scambio sincero, finalmente. Dio ho il cuore che gareggia al contrario, è contro di me. Mando giù un sorso solo, ma la presa la mantengo anche quando il bicchiere lo faccio scorrere lento verso di te. Vediamo se le tue cazzo di dita toccano le mie, fammi sentire quella scintilla, lascia che la tempesta scarichi a terra una volta ogni tanto.
    — Qualcosa... ripeto, non qualcuno, mh? Però ti guardo, è solo per dirti che ho capito, ed il mio ginocchio preme piano contro il tuo. — Vorrei dire che non è sempre una festa, ma stare dall'altra parte del palco aiuta a fare c- colpo sui ragazzini esagitati lì sotto i miei piedi.
    E' che questa frase non la voglio finire, non mi interessano loro. Mi.. mi interessi tu, perché sei una cazzo di ossessione da quando mi hai spaventato fuori da quella cazzo di libreria.

    Dovrei dirti che scrivo ballate un po' a caso quando non ho voglia di spaccarmi i timpani e le mie mani, lungo quella sequela di tasti, parlano meglio di me.
    — Ti ho riascoltato suonare... in questi giorni non mi vergogno di questo, non mi vergogno di un cazzo - magari anche quando invece dovrei - perché non sto fingendo neanche per il cazzo che tu non mi piaccia. — Non credo sia solo studio, il tuo ma non è la sola che mi spinge a farmi appena più avanti. — Il tuo vero talento? rimarco, ché forse la verità resta la cazzo di arma più importante. Mi metto comodo, guardami Riley, guarda il cenno che ti faccio perché tu me ne parli ora. E' qualcosa che si scopre al quinto appuntamento? ci scherzo, ma è una linea sottile la mia, come se non stessi già immaginando tutto quello che, per fortuna, non mi puoi leggere addosso. Riley... io sono ancora quell'adolescente che limona sotto il palco.



     
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