what the water gave me

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    Prosegue da qui.

    « Grazie Per non avermi lasciato lì. Sì insomma, era la tua occasione, avresti avuto un bell'alibi.» Si ritrova a sorridere, nella penombra di quel condotto. «Un ottimo alibi.» Puntualizza subito. «Chi mai riuscirebbe a non credere al mio visino sconvolto e scosso dal pianto, mentre racconto che sei morto mentre cercavi di creare un diversivo per permettermi di trovare una via di uscita?» Una risatina sfugge dalle sue labbra. Crederebbe anche lei a quella storia, conoscendo Rudy. Non lo è con tutti, ma con lei è protettivo e intorno a lei se ne sono accorti un po' tutti. Malia in primis, tanto da istallarle la pulce nell'orecchio, per prima. Così ha cominciato a fare caso alla cosa, nei minimi ritagli del tempo che passano insieme e sì, Rudy, anche quando dice che non la sta facendo, la tiene d'occhio. Quasi fosse il suo angelo custode. «Ma come già detto, mi servi vivo. Mi serve la tua forza sovrumana, sennò come faccio ad uscire da qui?» Il che non è del tutto falso, ma di sicuro lontano dalla verità vera e propria. « Comunque...Ripeto: perchè non indossi una gonna? » Scrolla la cascata ramata. Allunga appena una gamba all'indietro per colpirlo alla bell'e meglio, non potendo fare altrimenti, avendolo alle spalle. «Perché ti saresti distratto, lo so io, come lo sai anche tu.» Una conclusione piuttosto chiara, vista la passione del moro per le gambe femminili e data la posizione in cui si trovano in questo momento, avrebbe avuto decisamente una visuale molto più ampia dei piani bassi della giovane Potter. «Ma se ci tieni proprio, la prossima volta mi metto quella più corta che ho. Dici che riusciresti comunque a concentrarti sul non morire?» E' strano il modo in cui si è evoluto il loro modo di rapportarsi. Dapprima lui lo strafottente ragazzo che la stuzzicava in tutti i modi possibili, lei l'intransigente ragazza che non gliene faceva passare una liscia. Ma ora, beh ora è decisamente tutto diverso. Sono anni che crescono spalla contro spalla, sono anni che hanno imparato a conoscersi e ora sanno anche come prendersi, senza incappare nell'astio altrui. Ora Olympia sa quanto può permettersi di spingersi oltre prima di farlo arrabbiare, così come ha imparato a stare al suo gioco senza prendersela eccessivamente, ma anzi, rispondendo a tono su tono. Il loro è un rapporto che riesce a muoversi in entrambi i lati, seppur Rudy continui a pensare di essere lo stesso di sempre. Ma la rossa sa che è diverso, lo sente nella risposta che le dà. « Non sbagli da nessuna parte. Semplicemente...Forse a differenza mia, sei ancora incontaminata. Il male di questo mondo ti ha presa, ti ha tenuto con sè per un bel po' di tempo, ma non ti ha ancora infettata. E questo non è un male, Olympia, non dovresti pensarlo. » Il Rudy di un tempo un simile pensiero non l'avrebbe nemmeno sfiorato, troppo attento a concentrarsi su altro, rispetto ai dettagli che compongono la persona di fronte a lui. Sospira, Olympia, in tutta risposta. Non crede di essere incontaminata. Ci sono delle volte in cui si sente profondamente sporca, appesantita dal sudiciume che ha incontrato negli ultimi 3 anni di vita. E' strano come il mondo cambia tanto velocemente. Prima sei una semplice ragazzina, che sogna di continuare a vivere la sua perfetta viva per sempre e un attimo dopo sei catapultata in anni di vita che hanno tutta l'intenzione di mettere a dura prova la tua mente, tanto da indurti spesso a chiederti perché ancora ti alzi la mattina, perché lotti ancora. « E' un po' come nei fumetti. Ci sono i cattivi, sai quelli con un passato di merda. Che gliene sono successe di ogni tipo, e proprio per questo son diventati i cattivi. E poi ci sono i buoni, gli eroi, anche loro ne hanno passate tante nella loro vita, ma nonostante ciò sono riusciti a non perdersi. » Sente che il proprio battito riesce a calmarsi, mentre ascolta quell'interessante analogia. « Ecco, per me, tu fai parte degli eroi. Ma anche gli eroi, quando necessario, devono sbagliare. Fare cose che non gli andrebbe di fare, come uccidere, nel tuo caso. Per quanto sia orribile da dire, la morte è necessaria, tante, troppe volte. Devi solo capire quando è il momento e trovare..Un motivo. » E torna sempre questo motivo. E' una costante nella sua vita. "Trova il motivo per continuare a vivere." Ricorda questa frase del suo periodo di coma. Qualcuno deve avergliela ripetuta talmente tante volte, mentre era addormentata, da essere riuscito a fargliela entrare in testa, sistematicamente. E dal giorno del suo risveglio era sempre stato questo: il continuare a chiedersi quale sia lo scopo per continuare a vivere il giorno nel quale ha aperto gli occhi. « Per combattere. Il mio ad esempio è l'odio. » E qui non può far a meno di sbuffare sonoramente. Non lo sopporta quando ritira fuori quel discorso. Sempre lo stesso, quello che usa per auto covincersi di essere destinato ad essere una persona di merda per colpa delle sue origini. Olympia sa che c'è del buono in lui e non è pura e mera fede. Lo sa perché l'ha visto e continua a vederlo ogni giorno. C'è del buono in quello che fa o dice e il vederlo convincersi del contrario la fa incazzare non poco. «Vuoi proprio ostinarti ad essere un Hulk nella vita, eh? Certo, ora hai pure la scusa che ti trasformi in qualcos'altro. E chi ti ferma più?» Ironica e sinceramente concreta in quella domanda retorica. Sempre arrabbiato, come l'eroe verde, Rudy continua a pensare di non avere altre possibilità oltre all'odio e all'ira viscerale. «Io potrei essere Jean Grey» ragiona, ad alta voce. «O Barbara Gordon, Batgirl mi è sempre piaciuta.» Anche se Jean rimane la mia preferita. E hai fatto la tua Rudy, tirando fuori un discorso nerd in presenza della nerd numero uno dei fumetti e dei telefilm.
    [...] Sembrano discorsi lontani quelli, quando si ritrovano a dover fronteggiare un'orda di esserini in putrefazione. E' ansia quella che sente nascerle nelle vene, quando capisce che deve contribuire, che non può crogiolarsi nel pensiero che loro siano semplicemente macchine senza anima. La presa di Rudy sulla sua mano è energica, decisa, tanto da riuscire a scrollarla dal torpore che l'angoscia, la fitta di dolore e la paura sono andate creando nella sua mente. « Fallo, Olympia. Trova un motivo, e combatti. Non posso farcela da solo, ho bisogno di te. » Rimane a guardarlo per qualche secondo, senza riuscire a formulare un pensiero di senso compiuto. Poi lui le lascia la mano e la mente riprende a girare come deve girare. "Trova il motivo per continuare a vivere." Si guarda intorno, prima di concentrarsi. Si concede qualche istante, ad occhi chiusi, mentre tenta di raggiungere il suo motivo. E poi capisce che è semplice, molto di più di quanto avrebbe creduto. E' il ricordo, quello che ha lasciato al QG dei Ribelli, durante la festa che ha dato inizio a tutto. I volti compaiono nuovamente nella sua mente. L'ultima cena di Natale, quella a cui ha partecipato anche Rudy, per la prima volta. Il suo motivo è la famiglia. E' il continuare a vedere il sorriso splendere su quei volti di cui conosce ogni centimetro e, su cui sa, non starebbe bene altro che non quella gioia scoppiettante che ricorda nei suoi pensieri. Si ritrova a sorridere, come una scema, prima di essere agguantata nuovamente dagli scoiattoli. Uno di loro tenta di risalirle la gamba in tutta fretta e la rossa viene messa di fronte ad un altro dilemma. Il suo motivo c'è. Ma uccidere è un altro paio di maniche. Rudy dice che la morte, alle volte è necessaria, e Olympia si convince che ci debba essere un fondo di verità in tutto questo. Non può sperare che una guerra non porti morte, è impensabile. Ha sentito parlarne per mesi, tra i Ribelli. Ha studiato la pratica e c'è bisogno di metterla in pratica. Si scrolla di dosso gli scoiattoli più vicini, facendo un salto all'indietro, per poi incrociare lo sguardo di Rudy, che mette anima e cuore nella battaglia. Se c'è la luce in te, deve esserci la tenebra in me. Ed è facendo ciò che abbassa la bacchetta verso gli animali e comincia a schiantarli, con quanta più forza ha in corpo. Non si guarda indietro, mentre avanza, sapendo che la vista di quegli esserini morti la farebbe fermare. E' tutto nella tua testa, è una finzione creata da Kingsley, Olympia guarda avanti. Così, a testa bassa, si fa avanti. Per una come lei è difficile spegnere l'interruttore del proprio cervello, eppure, per qualche minuto, è come se l'elettricità avesse abbandonato il palazzo, lasciandola libera di fare, senza pensare. Libera dagli scrupoli e in grado di poter dare una mano, veramente. Senza tirarsi indietro. « Non mi piace. » Si sfiorano per qualche secondo le spalle, mentre Olympia si tira indietro una ciocca di capelli da davanti gli occhi. «Cosa?» Gli domanda, guardandolo, prima di schiantare uno scoiattolo ai suoi piedi. Torna ad osservarlo, prima di seguirne lo sguardo. «Perché non si muovono?» Domanda stupida che viene completamente zittita da ciò che uno di quelli immobili fa. Lancia contro di loro una noce e in volo questa si trasforma in un piccolo pugnale. « Si trasformano quando le lanciano. Che bastardi » La rossa rimane a bocca aperta, mentre lui è più veloce di lei, avvolge intorno al suo corpo le proprie braccia e la tiene stretta a sé, aspettando che la pioggia di armi affilate si infranga su di loro. E lei è in pace, di fronte all'unica possibilità che si prospetta di fronte a loro. La morte certa. Lo guarda negli occhi, fissa, e non può far altro che sorridere. «E' stato un piacere, signor Black.» Un saluto formale, un addio cameratesco, che racchiude in esso tutto quello che non è mai riuscita a dirgli. Sembra strano che la mia vita debba finire in un posto così orribile, ma per tre anni ho avuto questi occhi scuri e non ho chiesto scusa a nessuno.

    « Sono morto e questo è il Paradiso, mh? » Si muove, impercettibilmente, mentre riapre gli occhi. E sono nella biblioteca, gli scaffali e le tavolate in legno non lasciano margine di scelta. Sono vivi, entrambi. «Non credo, no. Se esistesse davvero, non credo mi accoglierebbero con così tanta facilità, dopo aver passato la mia intera vita a negarne l'esistenza.» Quante parole, troppe, mentre la testa le rimbomba come le è successo altre volte, quando era talmente ubriaca da non ricordare nulla se non l'aver ricacciato fuori anche l'anima. « Dio sarebbe tutto fantastico, se il tuo ginocchio non fosse piantato proprio » Ecco, appunto. Allunga la gamba, cercando di divincolarsi dalla sua presa ferrea. «Ops Ridacchia, finalmente libera di muoversi, mentre lui si preoccupa subito per lei. Come suo solito. Lo guarda, in silenzio, scrollando il capo. Non cambierà mai, non è così? Vorrebbe chiederglielo, ma c'è qualcosa che la trattiene dal farlo. «Sono un po' abbrustolita, ma sto bene, papà Si sorridono, rimettendosi a sedere lentamente, fin quando anche i suoi occhi verdi non incontrano la pozza rossa a terra. « Mmh, credo che quello mi appartiene. » La rossa fa due più due e annuisce, portando la propria mano sopra quella di lui, già intenta a bloccare il flusso sanguigno della ferita. La cosa non riesce nemmeno più a sconvolgerla. Il fatto che lui sia ferito e sanguinante non è più un fatto eclatante. Non in quei giorni. Medicare le persone, seppellirle, dando loro un degno passaggio nell'aldilà, è diventato un qualcosa di talmente normale da essere ormai parte integrante di una giornata. Come un pasto o il bisogno di un bagno. « Forse avremmo bisogno dell'infermeria....O di un bagno. O forse entrambi che dici?» Si rimette in piedi, aiutandolo a fare lo stesso. «Ci sarà un giorno in cui non dovrò rattopparti come un jeans scucito?» Cita sua nonna Molly, che è solita usare questa frase per suo fratello Albus. Il rattoppato per eccellenza in casa sua. «Forza andiamo. Tieni premuta quella ferita perché ti avverto: se mi svieni da qualche parte per insufficienza di sangue in circolo, io non so come potrei fare a reggerti.» Ci scherza sopra, mentre smuove qualche passo verso l'uscita di quella maledetta biblioteca, lì dove sono entrati per cercare indizi, lì dove non hanno trovato altro che se stessi. «Un licantropo trascinato in giro da una povera ragazza di un metro e sessanta. Sembra l'inizio di una barzelletta.»

    «Devi accontentarti. Fare altre tre rampe di scale in queste condizioni è impensabile.» Si guarda intorno, prima di richiudere la porta dietro di sé. La cosa peggiore di vivere in una trappola mortale che si mette in moto quando le pare e piace, è che non sai mai quando sarà il momento buono in cui lei deciderà di scattare, per provare ad attentare alla tua vita. Lo aiuta a sedersi sul pavimento, mentre appoggia a terra anche la propria tracolla. Comincia ad armeggiarvi dentro, fino a ritrovare la boccetta di Essenza di Dittamo. La sua personale scorta, estratta dalla pianta dalle sue manine delicate, appena qualche giorno prima del ballo di Halloween. La guarda in controluce, notando all'istante quanto si sia abbassato il livello. «Bevine tre sorsi. So per certo che hai una rigenerazione accelerata delle cellule» dice, come se fosse una cosa evidente, prima di rendersi conto che certe nozioni non si studiano durante il corso di Difesa contro le Arti Oscure. «Ho letto due o tre libri.» Dopo che ho scoperto questo nuovo mondo. Si stringe nelle spalle, prima di porgergli il contenitore bluastro. «Aiuterà i tuoi poteri a mettersi in moto più in fretta, così da rinsaldare i tessuti nella metà del tempo.» Azzarda, Olympia, reinventandosi come una medistrega con anni e anni di esperienza alle spalle. In fondo, donna di scienza lo è sempre stata. La chimica, la fisica, materie nelle quali si è riscoperta un asso, dopo l'incidente, in netto conflitto con la sua parte più creativa, più artistica. Lo lascia lì, mentre si alza e si avvia verso lo specchio più vicino. Ha un aspetto orribile. E' bianca, è piena di bruciature, si sente stanca e l'unica cosa che vorrebbe fare è dormire, per qualche ora buona. Si punta contro la bacchetta e comincia ad imbottirsi di incantesimi curativi che, pian piano, fanno tornare un po' di colorito alla sua pelle diafana. «Ti senti meglio?» Gli domanda, lanciandogli un'occhiata furtiva da sopra la spalla. Si avvicina di qualche altro centimetro allo specchio, ispezionandosi la pelle, millimetro dopo millimetro. Pensava di essere messa decisamente peggio. Quando finisce, si volta, poggiando i palmi delle mani contro il lavabo freddo. Osserva il posto intorno a loro. E' proprio lì che si sono imbattuti l'uno nell'altra, la prima volta, dopo che Olympia era arrivata al castello. Le viene da ridere, nel ricordare la dinamica a dir poco anticonvenzionale nella quale si sono incontrati. Lui immerso nella vasca, alla ricerca delle sue mutande, perse chissà dove e il suo gatto che non aveva fatto altro che continuare a ricercare le sue coccole, in cambio di fusa e calore. Così punta la bacchetta contro i pomelli dorati e le cascate d'acqua colorata cominciano a riversarsi nella vasca, riempiendola pian piano. «Ti ricordi quando ci siamo beccati qui dentro, tre anni fa?» L'ombra di un sorriso riesce a deformarle le labbra, mentre si dà un leggero slancio in avanti. In condizioni differenti, la rossa non ci penserebbe due volte prima di cacciarlo, per potersi abbandonare ad un bagno lungo e ristoratore in santa pace. Ma lui potrebbe ritrovarla morta da un momento all'altro, lei potrebbe far altrettanto con lui e l'idea di farsi vedere nuda non la disturba più di tanto. Non più. Non si può pensare di poter controllare tutto quando la morte è presente, è viva e pesante sulle spalle di tutti. E' impensabile. Così non ci pensa due volte, mentre si toglie il maglione pesante, pieno zeppo di liquidi mischiati ed incrostati. Abbassa lo sguardo, concentrandosi sui bottoni della propria camicia, proprio per non guardarlo in faccia. Perché voler fare una cosa e prendere coscienza di starla facendo sono processi completamente differenti e in egual modo complessi per la sua testa. Così libera ogni asola, rimanendo concentrata sull'acqua. La ragazza è stata baciata dal fuoco quando le è stato donato il colore dei suoi capelli, eppure lei è sempre stata tipa da acqua. Forse perché il fuoco distrugge tutto ciò che incontra, mentre
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    l'acqua regala vita. L'acqua chiude il cerchio che il fuoco accende. E' simbolo di cambiamento, di dinamismo e magari è per questo che si è sempre trovata profondamente vicina a quest'elemento, che non è il suo primario, ma è quello al quale si sente legata per scelta, non per geni. Si concentra sull'acqua, che porterà via ogni traccia che la biblioteca le ha lasciato addosso, mentre si libera della camicia. Si concede un attimo, per alzare lo sguardo su di lui e fare una leggera risata. «Non morire. Ricordi? La storia del licantropo trascinato da un nano da giardino non va a finire tanto bene. Non per il licantropo, perlomeno.» Sdrammatizza, cercando di mettersi a proprio agio, mentre si muove in quel mare a cui non sente di appartenere, minimamente. Si toglie le scarpe e i calzini, per poi abbassarsi i pantaloni scuri, liberandosene dopo qualche istante. Accantona tutto in una pila informe di vestiti, guadagnando qualche altro secondo. Si avvicina così al bordo della vasca, ormai ricolma di acqua e sapone. «Comunque è questo il tatuaggio di cui ti parlavo, tempo fa Asserisce, alzando appena il cintino del reggiseno, per lasciare intravedere la scritta sul costato. Gli dà giusto il tempo di intravederla, prima di tuffarsi nella vasca, con una risata. L'acqua calda le avvolge il corpo dolcemente, distendendone ogni muscolo all'istante. Tiene gli occhi serrati, sott'acqua, attenta a non farli irritare con il sapone, prima di riemergere dopo qualche istante. Si passa una mano sul viso, prima di lasciarsi andare all'indietro. I capelli, ormai divenuti neri, accarezzano il pelo dell'acqua, mentre lei guarda il soffitto bianco, illuminato tenuemente dal candelabro dorato. «Ho letto dei libri a riguardo, è vero.» Se ne esce fuori così, continuando a rimanere in quella posizione per qualche altro motivo, prima di nuotare verso di lui. Appoggia i gomiti al bordo della piscina e lo guarda. «Ma non so esattamente come funziona.» E non ne abbiamo mai parlato veramente. «Com'è essere un licantropo?» Gli domanda schiettamente, sapendo di potersi permettere di esplorare un simile territorio a lei rimasto precluso, per così tanto tempo. Le sue cellule, nel sentire la natura di lui palesarsi ad alta voce, sembrano tintinnare, come in reazione ad un richiamo ancestrale. «E' bello sentirsi parte di un qualcosa di più ampio, non è così?» Sì, deve esserlo. Combattere fianco a fianco con i propri fratelli. «Trovare il proprio vero motivo, al di là di quello che continui a raccontarti?»
     
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    «Non credo, no. Se esistesse davvero, non credo mi accoglierebbero con così tanta facilità, dopo aver passato la mia intera vita a negarne l'esistenza.» Ridacchia, Rudy, scuotendo appena la testa. E' buffo che proprio lui parli di Paradiso. Da qualche tempo a questa parte quello è diventato un argomento un po' tabù, per il nostro Black. Non sa nemmeno perchè. Ne hanno parlato un paio di volte con Beatrice (ed il suo simpaticissimo fratello) o Pervinca, ma Rudy non ha mai voluto approfondire particolarmente il discorso. Lui, proprio lui, un servo della Loggia Bianca. Una realtà oltremodo assurda e dai risvolti comici, quella, tanto da farlo ridere di gusto tutte le volte che vi si è trovato davanti. « Che ne sai? Magari ti ritrovi angelo da un giorno all'altro nonostante tu abbia passato la vita a bestemmiare. » Ci scherza su, come suo solito, il tono di voce oltremodo sarcastico. E' sicuro che se Beatrice lo sentisse lo bastonerebbe per il resto dei suoi giorni, ma non può farci poi molto. Alle pulci si è abituato, alla santità gli ci vorrà un po'. « Metterò una buona parola per te, promesso. » Aggiunge poi, come se non fosse già abbastanza, mentre si mette a sedere. Deve ammettere che non si è mai interrogato più di tanto su cosa potrebbe essere il dopo, per lui, per loro. La morte l'ha sempre accompagnato, sin dalla nascita, eppure non ha mai ragionato effettivamente su quali conseguenze potrebbe avere la sua, di morte. L'ha sfiorata, l'hanno sfiorata entrambi tante di quelle volte negli ultimi tempi, ma ciò nonostante non è ancora capace di delinearsi un prospetto generico. Neanche qualche minuto fa, quando le sue braccia si sono strette contro il corpo di lei voltando le spalle verso una fine più che certa, Rudy è riuscito a pensarci più di tanto. Forse perchè, con lei accanto, non gli è importato più di tanto. Le sue ultime parole gli rimbombano ancora nella testa, e sembra quasi accorgersi solo in quel momento, che l'hanno sfiorata davvero. La fine di tutto. E' stato un piacere, signor Black. «Sono un po' abbrustolita, ma sto bene, papà Olympia lo distrae, prima che possa gettarsi in noiosissimi quanto sdolcinati pensieri filosofici, e Rudy storce il muso in una smorfia teatralmente infastidita. Borbotta qualcosa di indefinito, ma il suo viso non può fare a meno di lasciar spazio a quel sorriso che sembra proprio non volersene andare. Non è mai stato famoso per il suo altruismo, Rudy. Diciamo anzi che si è sempre distinto per l'esatto contrario, la maggior parte delle volte. Non l'ha neanche fatto apposta, dopotutto. Così è cresciuto, completamente solo, in una famiglia a dir poco disfunzionale. E solo ha messo piede al castello di Hogwarts, tanto tempo fa, con quell'atteggiamento che l'ha sempre contraddistinto: un bulletto di quartiere. Pronto a sovrastare chiunque gli andasse, e passare oltre di fronte a qualche rissa o chissà cos'altro che non lo riguardava. Ma è cambiato, Rudy. E' cambiato nel proteggere quei ragazzini che tante volte aveva maltrattato, ed è cambiato con lei. Protettivo, un aggettivo che non credeva gli sarebbe mai appartenuto. Eppure è così che si rivela Black, in presenza della Potter. Non sa nemmeno perchè -o forse non vuole riconoscerlo e basta- ma da un po' di tempo a questa parte, non può proprio farne a meno di seguirla con lo sguardo ogni volta che si trovano più o meno vicini. Attraverso gli specchi o usufruendo dei suoi nuovi sensi poco importa, quell'inavvicinabile quanto imbronciato Rudy starà sempre lì a controllarla, a chiudere occhio solo una volta aver percepito il battito cardiaco di lei, forte e vivido, a distinguersi tra una marea di altri impulsi e rumori. « Bene, perchè io la colpa di aver fatto fuori una Potter non me la prendo. » La punzecchia allora, con tanto di mani alzate, mentre lei lo aiuta a rimettersi in piedi. Il dolore di tutte quelle dannate ferite lo investe tutto assieme in quel momento, mentre si sforza per non abbandonarsi con tutto il peso contro il corpicino esile di lei. L'ha sempre sovrastata di parecchi centimetri in altezza e per quanto riguarda la stazza generale meglio non parlarne direttamente, potrebbe schiacciarla senza particolare sforzo o forza sovrumana da licantropo. Ha sempre ammirato come in un corpo così piccolo, ci sia sempre stata una forza così grande. «Ci sarà un giorno in cui non dovrò rattopparti come un jeans scucito?» Ridacchia, scuotendo la testa mentre cominciano a fare qualche passo. « Quando morirò, probabilmente. » Il classico umorismo nero alla Black. Cala lo sguardo verso la sua mano pressata contro la ferita al fianco, le dita completamente rosse per il sangue. « Cosa che potrebbe succedere prima di quanto non ci aspettiamo, visto e considerato... » Si guarda un'ultima volta attorno prima che escano da quella dannata biblioteca, quasi come a volersi accertare di non venire attaccati per l'ennesima volta da chissà cosa. Il piano di trovare spiegazioni in qualche libro sembra decisamente esser andato a farsi friggere. «Forza andiamo. Tieni premuta quella ferita perché ti avverto: se mi svieni da qualche parte per insufficienza di sangue in circolo, io non so come potrei fare a reggerti.» « Tranquilla, non ti travolgerò. Se devo starti addosso, preferirei in altro modo ...Eeeeee l'ho detto ad alta voce, okay. » Ride debolmente, stringendosi la mano contro la ferita sgorgante, e servendosi di tutte quelle poche forze rimaste per non caderle rovinosamente addosso. Non si sente svenire, ma deve ammettere che la testa gli gira non poco. «Un licantropo trascinato in giro da una povera ragazza di un metro e sessanta. Sembra l'inizio di una barzelletta.» Si immagina la scena a dir poco tragicomica, e ride ancora, ignorando una fitta al fianco. « Hai raggiunto il metro e sessanta addirittura. Wow, sei cresciuta? »

    «Devi accontentarti. Fare altre tre rampe di scale in queste condizioni è impensabile.» Annuisce in silenzio, mentre si siede per terra lentamente, con un grugnito soffocato per il dolore. La vede armeggiare con la sua borsa a tracolla, prima di estrarne una boccetta con del liquido al suo interno. Sempre previdente, questa Potter. «Bevine tre sorsi. So per certo che hai una rigenerazione accelerata delle cellule» Inarca un sopracciglio, con quella sua solita espressione molesta, incalzandola silenziosamente con lo sguardo. «Ho letto due o tre libri.» Fa una smorfia divertita a quel punto, poggiandosi al pavimento gelido del bagno con entrambe le mani, sforzandosi per mantenere la schiena sollevata. « Mh mh...Solito interesse prettamente scientifico, eh? » La punzecchia, ridacchiando, prima di apprestarsi ad ubbidire. Rudy non è mai stato un tipo particolarmente incline all'accettare l'aiuto altrui, ma con Olympia..Beh, inutile specificare quanto sia diverso. Con lei è sempre tutto diverso. Sono arrivati ad un punto della loro..Amicizia? -non saprebbe bene come chiamarla, quella relazione che hanno instaurato da un po' di tempo a questa parte- in cui sembrano quasi l'uno complementare all'altra. Si punzecchiano a vicenda, con battutine cariche di spirito, senza mai spingersi troppo oltre il limite. Un botta e risposta che sembra esser diventato parte integrante delle sue giornate, e senza il quale Rudy, al punto in cui è ormai arrivato, non saprebbe neanche come fare. Forse gli mancherebbe. Sì, gli mancherebbe decisamente tutto questo. I sorrisi, le risatine, persino le occhiate eloquenti o talvolta di sfida che si lanciano il più delle volte, il tutto condito da quell'alone di complicità fuori dal comune. Ha imparato cosa sia la complicità da un po' di tempo a questa parte, Black, che non ha mai avuto tanti amici con cui condividerla, nella sua vita. L'ha imparato dapprima con quei combina guai dei suoi cugini e dopo ancora con il branco, ma con Olympia..E' qualcosa di completamente differente. Lontano anni luce da qualsiasi altra cosa. E' un legame, non ha la più pallida idea del perchè, ma non riuscirebbe a definirlo in altro modo. Un legame innato. « Bleah, fa schifo. » Si lamenta come un bambino capriccioso, con la lingua di fuori, non appena manda giù quei tre sorsi. Ha morso persone e si lamenta per un po' d'essenza di dittamo. Logico, no? Osserva le sue ferite, che sembrano già starsi cicatrizzando, ed alza allora il capo verso di lei. Non è messa tanto bene, con la pelle più pallida del normale e quelle ustioni lungo il corpo. Vorrebbe aiutarla con qualche incantesimo come lei ha fatto con lui, ma...Decisamente meglio di no. Se si tratta di sfracellare nemici contro il pavimento, Rudy è il numero uno, ma quando parliamo di medicare ferite o qualsiasi altra cosa che preveda un minimo di conoscenza e studio magico...Meglio non aprire l'argomento. Questo è un fattore che non aveva mai considerato più di tanto, ma che in tempi come quello lo mette oltremodo a disagio. Lo fa sentire..Impotente, talvolta. Sospira, mentre si sente riacquistare pian piano le forze e la sua vista si fa più nitida. «Ti senti meglio?» « Sì, dottoressa, e tu? Vorrei aiutarti di più ma...Non penso tu voglia qualche arto amputato, ecco. » Confessa, mentre si passa le mani fra i capelli. Li sente appiccicaticci, probabilmente anch'essi sporchi di sangue. Il pensiero lo schifa alquanto, e allora lo sguardo si posa su di lei, e la vede azionare le manopole della vasca. E' sicuro che tra non molto lo caccerà, e lui probabilmente dovrà aspettare fuori dalla porta che finisca, quindi comincia a rialzarsi, barcollando appena prima di riacquistare il giusto equilibrio. Si stiracchia, allungando le braccia ed alzandosi la maglia per tastare poi la ferita al fianco che sembra già essersi quasi del tutto rimarginata. Sta quasi per avvertirla che la aspetterà fuori, quando è lei a parlare. «Ti ricordi quando ci siamo beccati qui dentro, tre anni fa?» « Quando mi hai visto nudo per la prima volta, intendi? Certo che mi ricordo. E tu? Certe cose son difficili da dimenticare. » Ma tutta la sua spavalderia trova ben presto modo di morire rovinosamente. Perchè ciò che vede fare alla rossa, in maniera del tutto inaspettata, non è decisamente un invito ad uscire. Rimane allora impalato laddove sta, gli occhi fissi su di lei, intenta a sfilarsi il maglioncino. Vedete? Rudy è un tipo strano. Se si tratta di provocarla in maniera anche alquanto molesta ventiquattr'ore su ventiquattro, è tutto regolare...Ma quando le sue battutine ed i suoi desideri ottengono un risvolto positivo...Ecco che si paralizza. Il cervello va in standby, e lui in completo cortocircuito. Non lo fa nemmeno apposta, e se ne vergogna pure, ma succede sempre così con Olympia. E' successo la notte di Halloween, con quella fantastica visuale attraverso gli specchi comunicanti, ad esempio. E questo, con tutte le altre, non gli è mai capitato. Farfalle nello stomaco, Black? «Non morire. Ricordi? La storia del licantropo trascinato da un nano da giardino non va a finire tanto bene. Non per il licantropo, perlomeno.» Boccheggia, mentre lei si toglie anche gli ultimi indumenti, rimanendo con solo la biancheria intima addosso. Si rende conto troppo tardi del fatto che abbia la bocca aperta, e la richiude allora, schiarendosi la voce e distogliendo lo sguardo, mentre si stringe nelle spalle per far finta di niente. « Morire, io? Tsk, no. » Una risatina nervosa ed a tratti persino stridula rende ancora meno credibili le sue parole, e per provare a riprendersi -perchè no Rudy,cazzo, così proprio non va- si sfila la maglia, lasciandola cadere per terra. «Comunque è questo il tatuaggio di cui ti parlavo, tempo fa.» Alza lo sguardo verso di lei, che si sta sollevando appena il bordo del reggiseno per mostrargli il tatuaggio sul costato. Okay, calma e sangue freddo. Si morde la lingua con forza mentre ricaccia dentro quel Rudy di un tempo, quello in piena crisi ormonale di fronte alla ragazza che più di tutte ha sempre desiderato. E beh, la ragazza è sempre la stessa, ed il desiderio è sempre più forte, ma lui è cambiato. ..O almeno crede. Quindi si sforza per non sembrare ulteriormente un deficiente, e annuisce, ed ha giusto il tempo di avvicinarsi per osservare bene quel tatuaggio in quel posto tanto pericoloso, che Olympia scompare dalla sua vista, immergendosi in acqua, lasciandolo con solo una risata. Si spoglia allora dei pantaloni e le scarpe a quel punto, e si concede qualche minuto per osservarla, distesa sul pelo dell'acqua col viso rivolto verso il soffitto. Seminuda, bellissima, e tremendamente bagnata. Di nuovo, calma e sangue freddo, Rudy. «Ho letto dei libri a riguardo, è vero.» Asserisce lei all'improvviso, nuotando per avvicinarsi al bordo della vasca.
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    Le si avvicina, il Grifondoro, e -mentre si siede sul limitare del bordo- si immerge lentamente. I muscoli si rilassano, avvolti dal caldo abbraccio di quell'acqua piacevolmente calda, e Rudy sospira. «Ma non so esattamente come funziona. Com'è essere un licantropo?» Si stringe nelle spalle, poggiando la schiena al muro della vasca, mentre si siede per come può, in un punto non troppo profondo. « E' figo. » Mormora ad un certo punto, con un'enfasi fuori dal comune, non c'è che dire. « Non so..Mi devo ancora abituare. Sai, sensi sviluppati, voci nella testa...Posso sentire il tuo battito cardiaco, e mi piace sentirlo. » Confessa, senza un motivo ben preciso. « Okay, questo suona davvero inquietante. » Ridacchia da solo, mentre annuisce con espressione teatralmente rassegnata. «E' bello sentirsi parte di un qualcosa di più ampio, non è così? Trovare il proprio vero motivo, al di là di quello che continui a raccontarti?» La guarda in silenzio, mordicchiandosi l'interno della guancia. Sapeva che un giorno il momento di affrontare quel discorso sarebbe giunto, ma si riscopre comunque impreparato. Non ha mai parlato effettivamente della sua vita com'è diventata con qualcuno, prima d'ora. Ha mantenuto quel segreto fino alla notte di Halloween, svelandolo solo ai suoi fratelli, il branco, per ovvi motivi. Parlarne con qualcuno di esterno, parlarne con lei, lo fa sembrare ancora più reale. « Deduco di sì. Certo, convivere ventiquattr'ore su ventiquattro con soggetti come Watson e Beatrice...Per non parlare della prof di divinazione! » Rabbrividisce, ironicamente « Ma ormai credo che non saprei più tornare alla mia vita di un tempo. » Perchè in effetti, per quanto se ne lamenta e continuerà a farlo probabilmente per il resto dei suoi giorni, vuole bene a quei matti da legare. A tutti, non uno di più, non uno di meno. « Mi dispiace di non averti detto nulla prima. » Se ne esce all'improvviso, guardandola di sottecchi « Avrei voluto..E' solo che..E' successo tutto troppo in fretta. La fuga, la trasformazione, l'inquisizione..E all'inizio non volevo nemmeno accettarlo. Sì insomma non è ciò che ti immagini quando ti alzi dal letto la mattina, di diventare dal nulla un lupo mutante. » Ridacchia appena per sdrammatizzare, mentre si immerge ulteriormente sott'acqua. « E avevo paura di farti allontanare, di nuovo. » Perchè in fondo sembra la cosa che so fare meglio di tutte, questa.« Tu...Cioè ecco, come l'hai presa? Tutto, intendo. » Il fatto che sono un assassino, una bestia, a quanto pare persino un soldato di un progetto ben più grande di tutti noi messi assieme. Insomma, un gran bel guaio. Si muove, per nuotare verso di lei. Mantiene comunque una certa distanza, prima di immergersi fin sopra ai capelli. Rimane per qualche istante sott'acqua, gli occhi chiusi, per poi riaffiorare, non accorgendosi che in quel movimento, la distanza tra loro si è quasi completamente annullata, tanto che entrambi i loro corpi si sfiorano. Percepisce il suo battito cardiaco, più forte, ed il suo respiro sulla pelle. Il solito Rudy schizzerebbe via, un po' per non beccarsi una cinquina in piena faccia che un tempo sarebbe giunta subito, un po' per orgoglio ed imbarazzo. Ma questo Rudy è diverso, più maturo, forse leggermente a disagio certo, ma di allontanarsi proprio non ne vuole sapere. Respira profondamente dunque, lo sguardo rivolto verso il basso per osservarla. Riesce quasi a contare tutte le goccioline che le percorrono la pelle diafana. I capelli bagnati, resi scuri dall'acqua, le ricadono sulle spalle e sul seno. Il reggiseno nero le cinge perfettamente il corpo, lasciando poco spazio ad un'immaginazione che ha iniziato ad andare oltre già da un bel po'. E' bella, e lo è sempre stata, ma così da vicino lo sembra ancora di più. Piega appena la testa di lato, mentre istintivamente la mano destra si alza, per sfiorarle il tatuaggio sotto il seno. Le dita lo percorrono in una lenta traiettoria, mentre legge attentamente parola per parola. Osa un po', non ritraendosi quando la punta delle sue dita si insinua per qualche istante sotto il cinturino del reggiseno e la sfiorano proprio lì, ben oltre la linea di confine che due amici dovrebbero avere. "I love you as certain dark things are to be loved, in secret, between the shadow and the soul." Mima quelle parole col labiale mentre le legge, e solo allora alza lo sguardo per incontrare il suo. « So cosa mi hai mostrato prima del ballo, e lo sai anche tu » Sussurra a quel punto, la voce che si fa più bassa « E sono sicuro che c'era un motivo sotto, per farlo, così come c'era un motivo quando ho deciso di baciarti. » Si sta spingendo ben oltre ciò che si sarebbe aspettato, nelle parole e nei gesti. Ma avrebbero potuto morire, e di tempo ne hanno sprecato fin troppo. La mano che si scosta dal sotto il bordo del reggiseno e scende per percorrerle il busto, lentamente, prima di bloccarsi laddove il pelo dell'acqua sembra impedirgli di andare oltre. « Qual'era? Esiste ancora, anche se sono cambiate tante cose da quella sera? » Quindi sospira, ed il respiro si infrange sulle labbra di lei, che sono per l'ennesima volta tremendamente vicine. Vi concentra la sua attenzione, istintivamente, mentre si morde quello inferiore. Dimmi che esiste.
     
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    « Mh mh...Solito interesse prettamente scientifico, eh? » Alza le sopracciglia, reprimendo l'istinto che le vorrebbe far tirare fuori la lingua, per indirizzarla verso di lui. «Ovviamente.» Risponde, stringendosi nelle spalle, come a voler minimizzare la cosa. Li ha letti anche per interesse puramente scientifico, ma non solo. Era curiosa. Curiosa di conoscere almeno in parte quel nuovo mondo nel quale si erano immersi Rudy e Tris. Un nuovo territorio che non le era concesso di scoprire sennò in maniera parallela, attraverso i libri e tutto ciò sulla quale era riuscita a mettere mano in biblioteca. Mossa stupida? Forse, ma senza quelle ricerche, non avrebbe saputo la metà delle cose che invece sa riguardo la loro natura. «Credi ci siano altri motivi validi Lo punzecchia candidamente. Sono strani loro due. Litigano, poi fanno pace, poi litigano di nuovo e il giorno sono ancora lì, a cogliersi nel vivo delle proprie insicurezze, delle proprie debolezze, come se nulla fosse. E ora si ritrovano lì, che battibeccano per un po' di Essenza di Dittamo che fa, indubbiamente schifo, come se nulla fosse successo. Come se non fossero stati attaccati da degli Umpa Lumpa, delle macchine assassine, da una nube tossica e da degli scoiattoli assetati di sangue. Sono lì, che parlano come sempre, come se si trovassero a casa di nonna Molly, dopo un pranzo domenicale fin troppo sostanzioso. Dopo che Olympia ha bacchettato sua nonna per l'uso eccessivo di grassi insaturi e tutti a tavola hanno alzato gli occhi al cielo, con sul viso la classica espressione del "Eccola, ci risiamo." Dopo che Rudy ha fatto una battute delle sue e la rossa l'ha squadrato da capo a piedi, con espressione vagamente accigliata. « Sì, dottoressa, e tu? Vorrei aiutarti di più ma...Non penso tu voglia qualche arto amputato, ecco. » Si ritrova a sorridergli. «No, grazie, credo proprio che mi servano belli in forma, se ho intenzione di avere la minima possibilità di sopravvivere qua dentro.» Con un arto fuori uso, non sarà utile a nessuno e soprattutto diventerà un peso per chiunque si prenderà la briga di accollarsela, durante il giorno. Riesce ad immaginarsi senza l'uso di una gamba o di un braccio e l'idea riesce a spaventarla. L'essere impotente, sempre lui.
    « Quando mi hai visto nudo per la prima volta, intendi? Certo che mi ricordo. E tu? Certe cose son difficili da dimenticare. » Sbuffa sonoramente, scuotendo appena il capo, prima di fare la mossa successiva. «C'era qualcosa da ricordare?» Gli lancia un'occhiata eloquente, prima di riprendere a spogliarsi. «Non mi sembra.» E' diversa quando è con lui. Oltre a spingersi oltre i limiti della propria moralità, si spinge oltre i limiti della propria essenza. Lui la sfida, la coinvolge e lei si lascia trascinare in quella gara che non sembra avere alcun vincitore e nessun vinto. Si lascia portare nel suo mondo, lì dove è libera di togliersi i vestiti senza arrossire, di rimanere nuda di fronte a lui senza sentirsi addosso gli occhi giudicatori, senza temere alcuna sentenza. Non sente nemmeno quello che dice, quasi fosse già da un'altra parte con la testa. Già immersa nell'acqua che dopo qualche secondo l'accoglie, senza pretese, né richieste. Gli lancia un'occhiata dal basso, accorgendosi soltanto in quel momento che si è spogliato del tutto, seguendo forse il suo esempio. Un campanello d'allarme comincia a suonare, in lontananza, in un angolo della sua testa, ma lei non sembra nemmeno accorgersene, rapita da quella visione rubata dall'angolo dei suoi occhi. E si dice che fin quando lei rimane in acqua e lui se ne sta sul bordo, può stare tranquilla. Non c'è nulla di cui preoccuparsi. Ma ovviamente, lui entra in acqua, lentamente, appoggiando la schiena contro il bordo della vasca. « E' figo. » Un'esclamazione del genere, uscita dalla sua bocca, la fa sorridere non poco. E' contenta che sia così tanto entusiasta di aver trovato il proprio posto nel mondo. Alza le sopracciglia, come a volerlo invitare a proseguire, per poi prendere a strofinarsi la parte superiore del corpo, cercando di liberarla dal sangue incrostato. « Non so..Mi devo ancora abituare. Sai, sensi sviluppati, voci nella testa...Posso sentire il tuo battito cardiaco, e mi piace sentirlo. Okay, questo suona davvero inquietante. » Si blocca di colpo, guardandolo, interdetta. E sente chiaramente il proprio battito perdere un colpo. Come in risposta alle sue parole. E una punta d'imbarazzo arriva ad imporporarle le gote, istintivamente. «Quindi mi stai dicendo che tu sai già come mi sento, tutte le volte, senza il bisogno di chiedermelo?» E' strano. E' quasi una violazione della sua privacy, eppure è allo stesso momento bello, soprattutto sapere che a lui piace ascoltarlo, chissà per quale motivo. « Deduco di sì. Certo, convivere ventiquattr'ore su ventiquattro con soggetti come Watson e Beatrice...Per non parlare della prof di divinazione! Ma ormai credo che non saprei più tornare alla mia vita di un tempo. » Annuisce, capendo in parte il discorso. «E' questa la tua vita ora.» Devi imparare a conviverci e viverla nel modo più pieno possibile. « Mi dispiace di non averti detto nulla prima. Avrei voluto..E' solo che..E' successo tutto troppo in fretta. La fuga, la trasformazione, l'inquisizione..E all'inizio non volevo nemmeno accettarlo. Sì insomma non è ciò che ti immagini quando ti alzi dal letto la mattina, di diventare dal nulla un lupo mutante. E avevo paura di farti allontanare, di nuovo. Tu...Cioè ecco, come l'hai presa? Tutto, intendo. » Si sente quasi mortificata da quelle parole. Il sentirlo così titubante, nei suoi confronti, nei confronti della propria natura e del rivelarglielo, le fa provare una sensazione strana. «Credi che sarebbe cambiato qualcosa?» Una risatina sfugge al suo controllo, prima di riprendere a parlare. «Non è ciò che sei che determina chi sei, Rudy. Non dimenticarlo mai.» Ricordati sempre che c'è del buono nascosto in te. «Non è l'essere un lycan che ti ha reso più strafottente, o più stronzo Scoppia a ridere di cuore, questa volta, di fronte a quell'inesorabile verità. Lei, la propria natura l'ha sempre accettata come un precetto datole dall'alto. Se l'è fatto andare bene, senza troppi problemi, ma sentire le ossa rompersi per dare spazio ad un animale, beh, questo sicuramente comporta del dolore inimmaginabile che Rudy e gli altri devono provare ogni volta. Le si stringe il cuore al pensiero, così si schiarisce la voce, guardando altrove. «L'ho presa meglio di quanto ti saresti aspettato, a quanto pare» risponde infine, spostandosi all'indietro, fin quando non sente più il pavimento venir meno sotto i suoi piedi. «E sono ancora qua, di nuovo. Ma guarda tu i casi della vita Già, inaspettatamente, è ancora là. Accantonando le vicende stupide, fingendo di accantonare anche le cose più importanti successe tra di loro, la rossa è ancora al suo fianco. Non sa spiegarlo nemmeno a se stesso, ma così è e ha smesso da tempo di domandarsi cose di cui sa di non poter ottenere una risposta che soddisfi il suo analitico bisogno di avere sempre tutto sotto controllo. Si volta a guardarlo, ma sembra essersi immerso. Lo cerca, assottigliando lo sguardo, quando ricompare di fronte a lei. Risale, mentre la sua pelle si scontra con la propria. Olympia deglutisce, a fatica, alzando lo sguardo lentamente, sentendosi quello di lui addosso. Un silenzio allusivo cade tra di loro. Non c'è bisogno di riempirlo con inutili stronzate. Sanno entrambi, in cuor loro, cosa vorrebbero aggiungere, ma entrambi rimangono zitti. Un silenzio carico non di disagio, di imbarazzo, ma di aspettative. Un silenzio non arido ma fruttuoso, nel quale sguazzano entrambi, guardandosi. Ed è bellissimo non dover dir nulla, ma godersi quel momento in santa pace, con la calma con la quale è arrivato. Poi lui fa l'inaspettato. Allunga la mano a seguire il profilo del suo tatuaggio. D'istinto, si ritrarrebbe da quel contatto imprevisto. Ma seppur l'abbia sorpresa, il sentire le sue mani sulla propria pelle nuda, per la prima volta, è un qualcosa che riesce a metterla a sua agio come nessun'altra cosa al mondo. Rimane comunque in silenzio, mentre il battito accelera, reagendo al tocco delle sue dita e trattiene il fiato quando le sue dita sembrano intrufolarsi sotto il suo reggiseno. Le pulsazioni cardiache sempre più ritmate, come a volerla smascherare di fronte ai suoi occhi. Come a volergli chiedere "E questo l'hai sentito? L'effetto che mi fai?" « So cosa mi hai mostrato prima del ballo, e lo sai anche tu » E' presa alla sprovvista, tanto che sul suo volto, si susseguono la sorpresa, la confusione, fino a cercare una parvenza di contegno, mentre si porta una mano sul fianco. «Non so di cosa tu stia parlando.» Cerca di essere convincente, mentre una risata sotto i baffi la tradisce.
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    «Si è trattato di un semplice caso fortuito.» Sì, come no, Olympia, dai raccontane un'altra. « E sono sicuro che c'era un motivo sotto, per farlo, così come c'era un motivo quando ho deciso di baciarti. » E' curiosità questa volta quella che si dipinge sul suo volto. Non sa dove vuole andare a parare, o forse lo sa fin troppo bene e finge di fare la finta tonta, fino in fondo. La mano di lui si muove lungo il suo fianco e di nuovo si ritrova a trattenere il respiro, fin quando non si ferma, a pelo dell'acqua. Abbassa gli occhi e la osserva in silenzio, mentre si rende conto che le sue dita hanno lasciato una scia infuocata lungo la sua pelle. Una sensazione fin troppo piacevole, che sembra risvegliare sentimenti lontani, lasciati sepolti per troppi anni. « Qual'era? Esiste ancora, anche se sono cambiate tante cose da quella sera? » Ed è di nuovo con le spalle al muro, come quando si trovavano nello studio di suo padre e lei era lì, boccheggiante, non in grado di trovare una risposta plausibile alla sua risposta. Ma questa volta una risposta ce l'ha, per questo alza gli occhi verso di lui e alza una mano. La posa sulla cicatrice rosea, fresca, che gli adorna il costato. I polpastrelli si abituano ai contorni caldi, fatta di pelle morbida. «Vorresti fosse così?» La miglior risposta ad una domanda, dopotutto, è un'altra domanda. Ma Olympia è pur sempre Olympia e tenere la lingua a freno è difficile, in quel momento a maggior ragione. «Il mio battito non ti suggerisce nulla?» Domanda ancora una volta, continuando ad accarezzarlo e a guardarlo allo stesso tempo. Ha già avuto occasione di poterlo osservare così, ma mai da così vicino e dopo la trasformazione, fin troppe cose sono cambiate. Il suo corpo è maturato, diventando più prestante, più reattivo, più agile. E si è costellato di cicatrici. Riconosce quelle del cruciatus che l'ha colpito per colpa sua, potrebbe indicargliene una ad una, le ferite che ricorda di aver visto emergergli dalla pelle, quella sera, dopo averlo ritrovato in un vicolo della Londra babbana. Ognuna di quelle riesce ancora a farle provare dolore, quasi fossero state inferte a lei. «Anche il tuo parla.» Le dita si sono spostate verso il suo polso, così da poterne sentire il battito cardiaco. "Giochiamo ad armi pari" sembrano volergli dire quegli occhi verdi, mentre si morde divertita il labbro inferiore. «Hai ragione, è bello sentirlo E' una situazione surreale, nella quale Olympia mai avrebbe pensato di potersi ritrovare, non dopo Willem. Non dopo tutto. Non con lui. Soprattutto non con lui. E invece sono lì, a guardarsi, come la prima volta, ma no, qualcosa è cambiato. Da semplici amici, una mattina Olympia l'ha guardato e hai visto qualcosa di più che non aveva visto la sera prima, come se vi fosse sempre stato, ma mai fino a quel momento le era stato possibile vederlo. Così come accade in quel momento. Vede quel qualcosa in più, quel qualcosa per il quale l'ha pregato di lasciar perdere, mesi prima, di rimanere soltanto amici. Per il bene di tutti. Ma non di certo per il loro bene. La mano si sposta ancora, nel silenzio generale in cui verte la stanza. «Ti fa ancora male?» I polpastrelli seguono in obliquo la cicatrice che gli segna il volto, dalla notte di Halloween, dalla notte in cui ha combattuto per la libertà di tutti all'interno del castello. Rimane come rapita da quel contatto, prima di avere un'idea. L'hanno sempre affascinata, la chimica, la biologia, la fisica. E c'è una cosa che l'ha sempre profondamente affascinata: l'amore visto come reazioni chimiche. «Sai, esiste un ormone, nel nostro corpo, che aiuta a provare meno dolore. Si chiama ossitocina.» Lo guarda, sapendo bene che il suo sembra essere un discorso senza né capo né coda. Ma lei continua, imperterrita. «Ha delle incredibili proprietà, quasi magiche, per così dire, e una tra queste è proprio l'effetto analgesico, che riesce ad abbassare la sensibilità al dolore.» Non aggiunge che è chiamato l'ormone dell'amore, per ovvi motivi, ma continua a sorridergli, prima di fare un passo e ancora un altro verso di lui. Tanti quanti servono a costringerlo con le spalle al muro, così da doversi mettere a sedere, ristabilendo il dislivello tra le loro altezze. Si avvicina quel tanto che la basta per strofinare il proprio naso contro il suo. «E lo sai qual'è quel qualcosa che aiuta il nostro corpo a produrre una maggior quantità di ossitocina?» Non gli dà una risposta, ma prende a seguire la cicatrice, questa volta non più con le dita, ma con le labbra. Vi lascia sopra una scia di baci morbidi, leggeri, che risalgono il suo volto, dalla guancia, alla tempia, prima di tornare a guardarlo. La mano destra corre verso la sua nuca, andando ad attorcigliarsi ai suoi capelli, mentre un altra si appoggia al suo petto, scendendo lentamente, verso il fianco. Sopra la ferita fresca. Si fa spazio tra le sue gambe, fino a sfiorargli le labbra con le proprie. Le dischiude appena, lasciando fuoriuscire il respiro caldo. Accenna un sorriso. «Non ti senti già un po' meglio?» In questo momento dovresti produrre tante di quelle endorfine da poter star bene per qualche giorno anche senza super poteri. Lo prende in giro, prima di baciarlo. Alla fine, senza chiacchiere. Ne esplora le labbra, come fosse la prima volta. Forse perché effettivamente lo è davvero. Non le incontra da fin troppo tempo. Sembrano cambiate, eppure si modellano alle proprie con una facilità inaudita, mentre la lingua comincia a riconoscerne il sapore. E le appare buono, familiare. Giusto. «Vuoi sapere il mio motivo?» Chiede, a fior di labbra, prima di dargli un altro bacio e ancora un altro. «E' quella connessione che c'è tra due oggetti e nessuno sa spiegarsi. Ma c'è e ci sarà sempre. E più loro si allontanano, più si avvicinano e si incontrano nuovamente. E' inevitabile. E' scienza Sorride, guardando prima i suoi occhi e poi di nuovo le sue labbra. «Ed è così dannatamente difficile, snervante e stancante opporsi alla gravità.» E io non ho intenzione di farlo più.

    Steal me away
    With your eyes and with your mouth
    And just take me back to in your house
    And stare at me with the lights out

    To feel something



     
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    «C'era qualcosa da ricordare? Non mi sembra. » La fissa attentamente, Rudy, l'espressione visibilmente sconvolta. Funziona così tra di loro, ormai, e se ciò dovesse un giorno cambiare, probabilmente gli mancherebbe. Si punzecchiano ventiquattr'ore su ventiquattro, persino su argomenti oltremodo..delicati. Ed il loro primo incontro dopo anni era stato parecchio delicato. E con delicato intendiamo che lui era completamente nudo, quando Olympia Potter aveva varcato la soglia del bagno dei prefetti. Ricorda quel giorno come fosse ieri, nonostante sia passato tanto tempo ormai. L'imbarazzo, lo sguardo sbarrato della rossa, quelle dannate mutande che proprio non riusciva a trovare. Certo che ce n'era stato, d'imbarazzo, in quell'incontro. A ripensarci una risata gli scuote appena il petto, nonostante si stia sforzando per mantenere un'espressione sinceramente offesa dalle parole di lei. Con scarsi risultati. Rudy ricorda un po' tutto, della loro storia. Una storia strampalata, dai risvolti sia comici che tragici, ma pur sempre loro. Perchè questo siamo noi, comici e tragici assieme. In fondo quelli sono dei tratti che gli sono sempre appartenuti. Hanno cominciato a conoscersi con una scommessa, si sono lasciati come amici, allontanandosi ulteriormente a causa dell'incidente di Olympia e riavvicinandosi per la morte della madre di Rudy. Persino oggi eccoli lì, scampati per un pelo dalla propria, di morte, ma a scherzare come niente fosse. « Evidentemente ricordi male. C'era tanto da ricordare, nonostante adesso forse ci potrebbe essere molto di più, te l'abbono. » E allora scherza anche lui, con un sorriso oltremodo malizioso ad allargargli il viso barbuto. Che sia vero o meno non c'è dato sapere, ma al fuoco si risponde col fuoco. E, se c'è una cosa che ha potuto imparare in tutti questi anni, è che Olympia è fuoco. E gli piace. Gli piace così tanto che seppur si sforzi per non essere indiscreto -cosa oltremodo anomala da dire per uno come Black- proprio non riesce a staccarle gli occhi di dosso, immersi per come sono entrambi in quella vasca. Sa che il pericolo potrebbe colpirli da un momento all'altro, e nonostante il profumo del sapone Rudy riesce a sentirlo quel microscopico sentore di morte, segno indelebile che più di una persona ha perso la vita in quel bagno, ma al momento non ci fa nemmeno caso. Il tempo è diventato prezioso, in una situazione come quella in cui si trovano, e Rudy ne ha sprecato sin troppo. «Quindi mi stai dicendo che tu sai già come mi sento, tutte le volte, senza il bisogno di chiedermelo?» Percepisce il suo imbarazzo. Lo sente dalle pulsazioni differenti del suo cuore e -e questo non avrebbe bisogno dei super poteri per avvertirlo- da quel leggero alone porpora che sembra starle colorando le guance pian piano. Annuisce tuttavia, Rudy. Potrebbe mentirle che no, lui non ha mai avuto interesse nel percepire come lei si sia sentita da un po' di tempo a questa parte, ma non vuole farlo. Non vuole farlo perchè non è vero. Non che uno come Black le bugie non le dica mai -anzi, ahimè, tutto il contrario- semplicemente non vuole mentirle. Non a lei, non adesso, non quando le si sente così legato, appartenente, e non sa nemmeno perchè. Quindi, ebbene sì, l'ha sentito spesso il suo cuore e continua a sentirlo, persino adesso. E' un battito regolare la maggior parte delle volte, che seppur sia uguale a tutti gli altri che è costretto a percepire nel marasma generale di rumori, di giorno in giorno, è al tempo stesso profondamente diverso. E per questo è riuscito a distinguerlo ben presto, Rudy, e quando c'è riuscito, non ha più potuto fare a meno di ricercarlo. Lo tranquillizza, lo accompagna, lo fa sentire in un certo qual modo completo. Ci sono volte in cui i loro battiti si mischiano, pulsando all'unisono. Come in quel momento, ad esempio. « La maggior parte delle volte...Sì. Non lo faccio apposta » E questa è una bugia « Ma vedi il lato positivo, almeno non posso leggerti nel pensiero. Sennò quanti "guarda che bel culo ha Rudy" dovrei sentire? » Ironizza sulla questione, che è più seria di quanto non sembri, con un sorriso idiota stampato sulla faccia da schiaffi. «E' questa la tua vita ora.» Annuisce silenziosamente. Olympia ha ragione, dopotutto. Che lo voglia o meno, è questa la sua vita adesso, ed è questo ciò che è. In fondo lo è sempre stato, solo che adesso dovrebbe averne piena consapevolezza. E questo, in teoria, dovrebbe pure rendere le cose più semplici. Forse. Non c'è nulla di semplice in quella storia. Non è semplice rompersi le ossa ogni volta e non è semplice convivere con una bestia nascosta dentro. Ma bisogna accettarlo. Non è forse sinonimo di crescita, riconoscere i propri demoni e imparare a conviverci? «Credi che sarebbe cambiato qualcosa? Non è ciò che sei che determina chi sei, Rudy. Non dimenticarlo mai. Non è l'essere un lycan che ti ha reso più strafottente, o più stronzo La vede ridere, e nonostante la tensione che il rivelarle quelle cose gli ha messo addosso, ride anche lui. Una risata attua a esorcizzare quel groviglio di dubbi ed esitazioni che è stata la sua vita da qualche mese a questa parte. Non ha mai dubitato di Olympia. In cuor suo l'ha sempre saputo, che lei lo avrebbe accettato comunque. Lei ha sempre creduto in lui. Eppure il dubbio gli è rimasto, come sempre d'altra parte. Quella vocina recondita di un angolo oscuro del suo subconscio. Quella coscienza turbolenta e macabra che gli suggerisce di giorno in giorno che lui una vita felice con le persone che ama non potrà mai averla. Ma lo sguardo si posa sul viso bagnato di Olympia, e Rudy in quel momento si domanda se sia arrivato il momento di zittirla, quella dannata vocina. « Tu sei sempre troppo buona con me. Anche dopo tutte le mie stronzate. Dimmi..Come fai a credere ancora in me? Io mi sarei mandato a fanculo già da un po'. » Scuote la testa e ridacchia, nel ricordarsi il loro incontro nel salone di Harry qualche tempo fa. Vaffanculo, per tutto, davvero. Vaffanculo. Quelle parole sembrano così remote, ormai, che non gli sembra nemmeno le siano mai appartenute. « Anche se ci hai provato, c'è da ricordare.. » Ma adesso non ha più importanza. Ricorda tutte quelle parole che si sono scagliati contro quel pomeriggio. Parole pesanti, che ad oggi, forse Rudy non sarebbe più capace di dirle. Se ne pente di alcune, si vergogna di altre, eppure è anche grazie a quelle, che oggi riesce ad avere una più decisa consapevolezza di ciò che è, ciò che sono, e quello che prova. «L'ho presa meglio di quanto ti saresti aspettato, a quanto pare. E sono ancora qua, di nuovo. Ma guarda tu i casi della vita. » E non sa perchè, ma qualcosa gli dice che lei, per lui, ci sarà sempre. Olympia c'è sempre stata. In un modo o nell'altro, ancor prima di quella scommessa, a Rudy è sempre sembrato di conoscerla. Quella strana quanto avventata ragazzina dai capelli rossi ed il naso pieno di lentiggini, non è mai stata una sconosciuta, come in un primo momento entrambi avevano creduto. Lei una Potter, lui un Black, forse il loro incontro era scritto nel destino, dopotutto. Forse c'era qualcosa di ben più profondo nella casualità di quell'incontro in quella locanda durante quel pomeriggio innevato. « A quanto pare non ti libererai mai di me. » Scherza, stringendosi nelle spalle mentre le lancia un'occhiata eloquente « Grazie. Sì, ecco, è importante per me » Se ne esce poi ad un certo punto, tornando a guardarla di sottecchi mentre si morde involontariamente il labbro inferiore. « Sennò poi chi mi rattoppa come un jeans scucito? »

    Sente il suo battito cardiaco reagire sotto il suo tocco. La sua pelle è morbida, sotto le sue dita, e le pulsazioni del suo cuore sono irregolari, quasi impazzite. Gli sembra quasi di barare, in quel gioco di percezioni, ma non può fare a meno di sorridere tuttavia. E' questo l'effetto che ti faccio? E' ancora difficile da credere, dopotutto. Per anni Rudy si è convinto che ad Olympia non importasse nulla di lui. Non nel modo in cui lui desiderava, per lo meno. Si era fidanzata, amava il suo ragazzo e probabilmente aveva continuato ad amarlo persino quando la morte era stata tanto crudele da strapparglielo via. Si sentiva in colpa, talvolta, Rudy. In colpa perchè Dio, l'aveva invidiato così tanto, seppur non l'avesse mai effettivamente conosciuto. Ma ora Olympia è lì. Il suo cuore batte sotto le sue dita. E batte per lui. Non sa in quale accezione, nè tanto meno quale significato dare a quelle pulsazioni così vigorose..Ma gli basta anche solo sentirlo. «Non so di cosa tu stia parlando. Si è trattato di un semplice caso fortuito.» Annuisce con fare sarcastico, senza credere a nessuna di quelle parole. Aveva imparato a conoscerla dopotutto, e a capire che no, certe cose una come la Potter non le avrebbe mai lasciate al caso. Sempre così attenta, sempre così riservata..C'era un motivo, dietro ciò che era stato e avrebbe potuto essere. Cala lo sguardo nel percepire le dita di lei contro la propria pelle bollente. Sottili e affusolate, gli sfiorano una cicatrice sul costato. « Vorresti fosse così? Il mio battito non ti suggerisce nulla? » Si inumidisce le labbra con la lingua, mentre sente il suo corpo reagire sotto il tatto di lei in un'esplosione di impulsi. E' un tocco delicato, quello della veela, eppure è una reazione infuocata, quella del lupo. « Vorrei, sì. Decisamente, lo voglio da un bel po'. » E' forse la cosa che più desidero, in questo momento. Si ritrova a pensare, mentre la mano di lei continua a vagare lungo il suo corpo, ed il suo sguardo smeraldino è fisso nei suoi occhi scuri. Percorre alcune cicatrici, prima di soffermarsi sul suo polso. «Anche il tuo parla.» E percepisce un sussulto proprio in quel momento, ed è sicuro che anche lei l'abbia sentito. Condividere il proprio battito cardiaco con qualcuno è quanto più di intimo possa esistere, persino più dei pensieri. Rudy ha imparato a condividere le proprie emozioni col branco, spesso involontariamente. Ma adesso è con lei, proprio con lei, sta condividendo molto di più. Una parte di sè che mai con nessun'altra è riuscito a svelare. « E cosa ti dice? » Domanda allora, in un sussurro. «Hai ragione, è bello sentirlo.» Dovrebbe scostarsi, forse. Interrompere quel collegamento, lasciare che quel qualcosa di così intimo rimanga tale. Ma non lo fa, non lo fa perchè non vuole farlo. Il suo cuore parla, l'intero suo corpo parla, seppur non si serva delle parole per farlo. No, si serve di quello sguardo che non si lascia scappare il minimo movimento della rossa. Si serve di quel respiro appena accelerato e quei sospiri caldi che si infrangono sulla pelle di lei. Si serve persino di quelle minuscole scintille che nonostante non sia capace di vedere, percepisce forti e chiare sotto il suo tocco. E' un'esplosione di sensazioni, che lo investono in pieno e non sa se è grazie alle sue nuove capacità, o al semplice fatto che sia lei a fargliele provare, ma lo fanno sentire bene. «Ti fa ancora male?» Sente allora le sue mani percorrergli delicatamente il viso. Dalla notte di Halloween, quello è diventato un punto del suo corpo particolarmente delicato.
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    Non è stato facile curare quella ferita, e ancora, nonostante sia passato diverso tempo, spesso gli fa male. Si è sempre ritratto sotto il contatto di tutti, in quegli ultimi tempi. Un po' per istinto, un po' per orgoglio. E infatti d'istinto per i primi secondi si ritrae appena, come una bestia ferita. Ma le dita di lei sono delicate, tanto che quasi non le sente, mentre gli percorrono i bordi frastagliati di quel solco sul viso, e allora rimane fermo, abbassando la guardia. Sorride appena e socchiude gli occhi. « Un po', sì » Rivela, senza alcuna voglia di affermare il contrario per ostentare una forza che, nonostante tutto, non sente come propria. «Sai, esiste un ormone, nel nostro corpo, che aiuta a provare meno dolore. Si chiama ossitocina.» Riapre gli occhi e la guarda, piegando un po' la testa di lato. «Ha delle incredibili proprietà, quasi magiche, per così dire, e una tra queste è proprio l'effetto analgesico, che riesce ad abbassare la sensibilità al dolore.» Non capisce dove voglia arrivare con quel discorso, ma non appena lei si protrae verso di lui, spingendosi sempre più avanti tanto da farlo aderire con la schiena contro la parete della vasca, Rudy non oppone alcun tipo di resistenza. Si adagia anzi sino a sedersi, e da quella posizione riesce a vederla ancora meglio. La differenza delle loro stature è annullata, e il Grifondoro se la ritrova vicina, particolarmente vicina, tanto da riuscire a sfiorarle il naso con il proprio. «E lo sai qual'è quel qualcosa che aiuta il nostro corpo a produrre una maggior quantità di ossitocina?» Scuote la testa, un mezzo sorriso a distendergli le labbra. Ne ha sentito parlare, talvolta. Con una madre come Hermione e due fratelli come Tallulah ed Hugo, dopotutto, è facile sentir nominare un certo tipo di cose. Ma non si è mai interessato più di tanto alle sue proprietà. Sa solo che viene chiamato l'ormone dell'amore, così come la serotonina appartiene alla felicità. Ciò nonostante si passa nuovamente la lingua sulle labbra, lo sguardo ora fisso su di lei. Riesce a contare le goccioline che le bagnano il viso, assieme a quella spruzzata di lentiggini sul naso che ha sempre ammirato. Riesce a distinguere le sfumature dei suoi occhi, il verde più chiaro e più scuro, e persino delle leggerissime striature ambrate. E poi le labbra, carnose e rosee, che ha sempre desiderato e desidera anche in questo momento, più che mai. Olympia è cresciuta, in tutto e per tutto. E' cresciuta nel fisico, primeggiando in bellezza, senza ombra di dubbio. Pelle diafana e capelli di fuoco, labbra che sembrano dipinte ed occhi magnetici, cangianti. Corpo sinuoso, dalle curve morbide, ognuna al posto giusto. Ma è cambiata anche nell'atteggiamento. E' una giovane donna quella che si trova di fronte, che sembra sapere ciò che vuole mentre si stringe a lui, ben diversa dalla ragazzina che ha conosciuto, tanto tempo fa. « Illuminami » Ha appena il tempo di sussurrare, prima che la rossa decida di agire. Una lenta scia di baci, delicati ma bollenti al tempo stesso, gli percorre interamente la cicatrice, per poi proseguire per tutto il resto del viso, fino alla guancia, ed alla tempia. Le mani di lei si attorcigliano ai suoi capelli e gli percorrono il corpo, fino al fianco destro. Di nuovo, si ritrova a sfiorarle le labbra. Il suo respiro caldo vi si infrange sopra, fondendosi a quello di lei. «Non ti senti già un po' meglio?» Lei lo prende in giro, provocandolo, ed una risata a tratti roca scuote il petto del lupo, che annuisce. « Dove vuoi arrivare? » Le domanda, prima che lei gli dia una risposta. Una degna risposta. Le sue labbra morbide si modellano sulle proprie, in un bacio umido, e caldo. Rimane per qualche istante immobile, quasi interdetto, prima di ricambiare. La lingua che riconosce il sapore di lei, e le mani che si alzano per affondarle tra i capelli bagnati, poggiandosi sulla nuca. E' una sensazione nuova, mai provata prima. Percepisce ogni cellula reagire a quei baci, sprigionando tutte quelle endorfine di cui gli ha parlato. Ed ha del magico, del paradisiaco addirittura. Sono morto e questo è il Paradiso? «Vuoi sapere il mio motivo? E' quella connessione che c'è tra due oggetti e nessuno sa spiegarsi. Ma c'è e ci sarà sempre. E più loro si allontanano, più si avvicinano e si incontrano nuovamente. E' inevitabile. E' scienza. Ed è così dannatamente difficile, snervante e stancante opporsi alla gravità. » Sorride sulle labbra di lei, senza mai lasciarle. « E allora non farlo, non resistere. » Sussurra, prima di baciarla di nuovo. Un bacio come ne ha dati di pochi in vita sua. Le labbra che inglobano quelle di lei, e la lingua che si fa spazio nella sua bocca, attorcigliandosi alla sua in una danza coordinata, intrecciata. Il sapore di lei gli esplode in bocca, inondandogli qualsiasi papilla gustativa, ed entrando a far parte del suo intero organismo. Lo sente inondargli ogni tessuto, insinuandosi ovunque, seppur non sappia come sia possibile. Sensi da licantropo? O c'è dell' altro? Le mani scendono dal collo di lei per percorrerle la schiena. Ne traccia la curva sinuosa lentamente, in carezze avvolgenti e calde, prima di soffermarsi per qualche istante sul cinturino del reggiseno. Libera i ganci dalle asole, ma non osa altro, mentre passa oltre, fino a poggiarle le mani sui fianchi. Le dita che si imprimono sulla carne, con delicatezza ma al tempo stesso una certa foga, mentre la solleva per farla sistemare meglio su di sè. I loro corpi aderiscono ancora di più, sempre di più, mentre istintivamente per qualche frazione di secondo la sfiora col proprio bacino. Si stacca allora a quel punto, con un sospiro. « E tu? Ti senti già un po' meglio? » Sibila sulle labbra di lei, citandola. « Dimmi, l'ormone dell'amore agisce anche su chi è già innamorato? » Cerca il suo sguardo, rendendosi conto di ciò che implicitamente le sta dicendo. Ma non si tira indietro, nè lo nega. « Perchè su di me sta funzionando lo stesso. Strano, mh? » Si sente la testa leggera, in un tumulto di pensieri e voci. Alcune gli appartengono, altre forse no, ma si sforza per non lasciarsi distrarre. Non adesso. « Non è l'odio. ..Il mio motivo, intendo. Non del tutto, almeno, non quando sono con te. Non quando ogni volta che sfioro la morte, l'unico mio rimpianto è quello di morire senza averti detto che... » Respira profondamente. « Ti amo. » Il cuore perde qualche battito, ed adesso sì, sì che si sente svenire, Rudy. « E pure un bel po'. ..Ma quale po', ho il cervello completamente fottuto, da sempre.- Che stai facendo Rudy? Non ne ha la più pallida idea. Forse se ne pentirà, forse la allontanerà. Ma tenta il tutto per tutto, in quel mondo in cui ormai vivono. In quel mondo dove se dovesse morire, non vuole alcun rimpianto. E sicuramente non quel rimpianto. - Sai..Quando siamo assieme il battito del tuo cuore è quasi sempre irregolare. A volte si ferma, poi riprende più forte di prima. E lo stesso fa il mio. Hai una qualche spiegazione scientifica, per questo? » Evita allora il suo sguardo, perchè certe cose è difficile dirle, ma è ancora più difficile affrontarne a testa alta le conseguenze. Si sporge dunque in avanti per baciarla sul viso. Sulla guancia, e poi sulla mascella, sino a scendere al collo e risalire all'orecchio, mordicchiandolo piano.
     
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    « Evidentemente ricordi male. C'era tanto da ricordare, nonostante adesso forse ci potrebbe essere molto di più, te l'abbono. » Schiude le labbra, passandosi la lingua sull'arcata superiore dei denti, mentre sorride. Se l'è andata a cercare, dopotutto. Che si aspettava? Che forse Rudy non avrebbe trovato qualcosa da ridire riguardo il difendere la sua sconfinata virilità? Ma forse è proprio questa la reazione che sperava di ottenere, spingendosi un po' oltre le solite ingenue battutine che l'hanno sempre caratterizzata. Il sesso e tutto ciò che vi gira intorno, dopotutto, son cose che la rossa ha sempre cercato di accantonare in un angolo, lì dove ha scaricato ogni sensazione, ogni tensione, ogni pulsione affettiva che avesse mai sentito in passato. Ma, in quel momento particolare, non può tirarsi indietro, sente di non poterlo fare, ma soprattutto, di non volerlo fare. Così lo guarda fisso, accogliendo la sua piccola rappresaglia. «Addirittura? E questa crescita esponenziale a cosa la dobbiamo?.» Cerca di non arrossire, continuando ad intimarsi, mentalmente, di non farlo. Forza, Olympia, distogli lo sguardo, se proprio non ci riesci. E così alla fine fa, focalizza la propria attenzione su altro, perché in fin dei conti questo sarà sempre e soltanto il territorio di Rudy, decisamente al di fuori della propria comfort zone. E ringrazia il cielo che il discorso sembra spostarsi infine verso lidi a cui lei è più abituata, a cui sa rispondere senza aver bisogno di pensarci su per qualche buon minuto, prima di partorire un'idea che soddisfi abbastanza il suo criticismo. « Tu sei sempre troppo buona con me. Anche dopo tutte le mie stronzate. Dimmi..Come fai a credere ancora in me? Io mi sarei mandato a fanculo già da un po'. Anche se ci hai provato, c'è da ricordare.. » Sorride, per poi sbuffare sonoramente e teatralmente. «Ci ho provato, è vero.» E non sono riuscita nemmeno a mantenere una promessa fatta a me stessa. Sciocca Olympia. «Ma capisci, avevo mangiato un muffin al cioccolato. Quelli renderebbero mansueti anche gli animi più irrequieti. Devi ringraziare zia Hermione per aver dato il suo contributo alla causa.» Contributo che, aveva scoperto giorni dopo, era stato provvidenziale, dato che lei sapeva di star mandando Rudy in una casa completamente deserta, fatta eccezione per lei. La strega più brillante di sempre, non c'è che dire aveva commentato tra sé e sé, nell'essere messa al corrente da sua zia di questo piccolo dettaglio. Era arrossita, non potendo fare altrimenti, mentre la donna l'aveva guardata, con un sorriso che era riuscito ad infonderle una sensazione di pace. «Ha bisogno di cose buone nella sua vita.» Olympia l'aveva guardata, aggrottando la fronte. «Rudy, intendo. Ha bisogno di essere aiutato nel credere che c'è qualcosa da salvare in lui. Crede di essere segnato a vita, ma io so che l'hai visto anche tu.» Si erano guardate per qualche secondo, scoccandosi un'occhiata comprensiva. «Tu puoi farlo.» A quel punto la rossa era scoppiata a ridere, una risata amara quanto il sapore di quella affermazione. «Non posso farlo. Non ci riesco. Non vuole farsi aiutare, non mi ascolta.» Hermione l'aveva fermata con la mano, per poi stringerle le spalle, così da afferrare meglio il concetto. «Ti ascolta. Sembra non sia così, ma lo fa. Me ne accorgo, anche nelle piccole cose a casa. A te dà ascolto. Non perdere le speranze con lui.» Torna alla realtà, specchiandosi nei suoi occhi color pece e gli sorride, ricordando quelle parole. «Sono una maledetta speranzosa. E pure dannatamente testarda. Che posso farci?» Si stringe nelle spalle, quasi a volersi giustificare di quella sua imperdonabile caratteristica. «E tu non hai il marchio dei Black. Potrai portarne il cognome, ma non sei destinato a ciò che pensi. Non sei destinato alla morte.» E devi fidarti di me, sono io quella che ha le visioni, tra noi due. Sei destinata alla vita. «C'è una luce in te, ce ne siamo accorti tutti. E fin quando non lo capirai, sarò qui. Non mi libererò mai di te. Dice che è questa la mia missione sulla Terra.» Farti credere in te stesso.

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    « Vorrei, sì. Decisamente, lo voglio da un bel po'. » Annuisce, sentendo quelle parole come proprie. Perché, seppur si sia sempre negata quel piacere, per anni, le manca avere il calore di una persona sulla propria pelle. E, nelle notti passate in totale stato di ubriachezza con Malia, quelle notte finite poi con le braccia ad abbracciare il water, è in quelle notte che la sua coscienza ha parlato, dando libero sfogo ad ogni suo pensiero. E' in notti del genere che si è resa conto di ciò che voleva veramente, dove ha aperto bocca e si è ritrovata a riversare fuori parole su parole, con un solo ed unico comun denominatore: Rudy. In vino veritas. Il battito di Rudy ha un leggero sussulto sotto il tocco di lei e se ne accorge immediatamente, tanto da riuscire a strapparle un sorriso involontario. « E cosa ti dice? » Guarda per un secondo Rudy e poi socchiude gli occhi. Si mette in ascolto, mentre la vena del polso batte sotto le sue dita morbide. Comincia a contarli mentalmente, così come le hanno imparato a fare in clinica. Rimane in silenzio per una manciata di minuti, utili a farle capire che il suo polso supera sicuramente i 100 battiti al minuto. Così riapre gli occhi, mentre una smorfia divertita si palesa a contorcerle le labbra. «Dice che ti faccio lo stesso effetto che tu fai a me.» O almeno spera che sia questo il significato di quelle palpitazioni accelerate, del fiato corto, della dilatazione delle pupille che, seppur scure quanto le sue iridi, da quella vicinanza riesce a notare. E' quasi certa che siano gli stessi sintomi che lui può riscontrare come risposta del suo corpo. Si sente le mani congelate mentre lo accarezza, fino a risalire verso il viso. Sa benissimo che quello è uno dei primi segnali che l'organismo lancia, per far capire che proprio quel processo chimico ha cominciato a fare reazioni interne. Il cuore batte più intensamente e ha bisogno di un maggiore afflusso di sangue. Quindi la circolazione è veicolata di più verso il cuore e ridotta provvisoriamente in zone come le mani, che diventano, appunto, fredde. Ci sarebbe stato un tempo in cui avrebbe gridato, chiedendosi cosa le stesse succedendo, ma lì, in quel momento, mentre si avvicina a lui per baciarlo, con la bocca improvvisamente secca, il battito che accelera inconsciamente, le mani congelate, sa benissimo cosa le sta succedendo. E asseconda quell'ondata di emozioni arpionandosi a lui come non vi fosse altro che loro al mondo. Lui, la roccia sulla quale trova appoggio e sulla quale decide di rimanere perché è stanca di aspettare, è stanca di privarsi, di limitarsi. E' stanca di considerarsi una vedova, pur non essendolo mai stata. E' stanca di continuare ad essere in lutto per il ragazzo che, più di tutti, avrebbe voluto che andasse avanti. Che fosse felice, che trovasse l'amore. Uno nuovo, più intenso e più travolgente. « E allora non farlo, non resistere. » Sorride sulle sue labbra, prima di dischiuderle per accoglierlo nuovamente. Per riassaporarlo ancora una volta, mentre i fremiti, che l'adrenalina in corpo le provocano, si fanno più intensi. Le mani che si aggrappano alla sua pelle con decisione, affondando le unghie nella pelle. A palesare un bisogno che non gli ha mai palesato mai prima di quel momento. Ti voglio. Tutti i sensi in allarme, mentre quel bacio più profondo e maturo, si prolunga. Sente le mani di lui attraversarle la schiena e la sua mente non registra subito i suoi movimenti, non fin quando non sente le spalle libere di muoversi e capisce che il reggiseno è stato sganciato. E sente che non le dà fastidio che si sia preso questa libertà. Sta invadendo completamente ogni centimetro del suo corpo, abbattendo ogni suo muro, e lei lo lascia fare. Perché è ciò che vuole. Con l'aiuto delle sue dita che premono contro i suoi fianchi, si siede meglio su di lui e l'eccitazione cresce, non appena lui si fa avanti con il bacino e lo sente. Sente l'effetto che gli fa, reale, tangibile. Così asseconda, senza pensarci troppo, quel movimento, strisciando sopra di lui, per far aderire ancora di più il suo corpo al proprio. « E tu? Ti senti già un po' meglio? » Ridacchia, completamente con la testa tra le nuvole. Completamente assuefatta dalle sensazioni che le hanno risvegliato il corpo. «Decisamente. L'ossitocina deve aver cominciato a far effetto.» Sussurra, strusciando delicatamente il naso contro quello di lui, prima di mordergli il labbro inferiore, quasi a volerlo punire per averle fatto ammettere ad alta voce una verità tanto temibile, di questa portata. « Dimmi, l'ormone dell'amore agisce anche su chi è già innamorato? Perchè su di me sta funzionando lo stesso. Strano, mh? » Passa un attimo, da quando Olympia recepisce le parole a quando ne capisce il vero e profondo significato. Si stacca di qualche centimetro da lui, guardandolo negli occhi, notando che lui non fugge dal suo, ma anzi, lo cerca. E' cambiato, è cresciuto anche in una piccolezza come quella. Lo hanno fatto entrambi. Una volta avrebbe distolto lo sguardo, così come avrebbe fatto lei. Un tempo certe cose non sarebbero mai state nemmeno accennate. Ma un tempo non si sarebbero mai nemmeno trovati in una situazione del genere. Non si sarebbero trovati a dover morire da un momento all'altro, quasi aspettandola questa morte. Un tempo era tutto diverso, fin troppo diverso, ma la rossa preferisce quel piccolo ritaglio che riescono a dedicarsi perché finalmente riescono ad essere sinceri, l'uno con l'altra e viceversa. Gli occhi, leggermente spalancati, di fronte a quell'implicita affermazione. Una confessione forse? Rimane in silenzio, continuando a carezzargli il petto nudo con i polpastrelli bagnati. « Non è l'odio. ..Il mio motivo, intendo. Non del tutto, almeno, non quando sono con te. Non quando ogni volta che sfioro la morte, l'unico mio rimpianto è quello di morire senza averti detto che... » Che stai facendo, Rudy? Ne sei sicuro? « Ti amo. » Trattiene il fiato, fino a quel momento. Sentirglielo dire, sentire dire quelle due parole a voce alta le provoca una sensazione non facilmente decifrabile. E' un fremito diverso quello che sente attraversarle la schiena. Non ha niente della sensazione che sentiva dentro quando glielo diceva Willem. E' un qualcosa di totalmente nuovo, di totalmente rinnovato, di puramente sincero. E' adrenalina mista a gioia. E' il sapere di essere amata per quello che è, nel suo modo imperfetto di essere, nel suo modo puramente sconclusionato e a tratti irritante. E' il sapere che esiste un simile sentimento in lui che riesce a istigare una simile reazione in lei, tanto da sentirsi le papille della bocca aride come il deserto del Sahara. « E pure un bel po'. ..Ma quale po', ho il cervello completamente fottuto, da sempre. Sai..Quando siamo assieme il battito del tuo cuore è quasi sempre irregolare. A volte si ferma, poi riprende più forte di prima. E lo stesso fa il mio. Hai una qualche spiegazione scientifica, per questo? » Socchiude gli occhi, accogliendo i suoi tocchi delicati, ma al tempo stesso dannatamente caldi. Segue il percorso delle sue labbra sul proprio viso, rabbrividendo quando esse incontrano la parte più delicata del suo collo, così vicina all'orecchio. Non riesce nemmeno a pensare, non riesce nemmeno a mettere in fila due parole, per riuscire a dargli una risposta che soddisfi la sua domanda. Che risponda alla sua dichiarazione. «Credo ti sia già dato una risposta, mentre ponevi la domanda a me.» Gli prende il volto tra le dita, passandole tra la barbetta lasciata crescere distrattamente nell'ultimo periodo. Lo ferma, costringendolo a guardarla in viso. «Impieghiamo dai 90 secondi ai 4 minuti, in media, per capire se una persona ci piace. Il cosiddetto colpo di fulmine Di nuovo in modalità maestrina, mentre gli sorride e lo guarda negli occhi. «Io credo di averci impiegato molto meno, quando sono entrata nella tavola calda.» Una risata leggera spezza la tensione di quel momento, mentre una mano corre a portarsi indietro i capelli bagnati. «Non so ancora dare un nome a ciò che provo» non ancora «Ma è tanto ciò che provo. Tu lo sai, lo senti, probabilmente lo facevi, inconsapevolmente, anche quando non ti eri ancora trasformato.» E' un dato di fatto che lei, quando c'è lui nei paraggi, è sempre estremamente diversa. Nel bene e nel male. Se ne è sempre accorta Malia, così come Tris, così come la stessa Hermione. E' innegabile, non può mentire a se stessa, così come non può farlo con lui. «Ed è da tanto che il battito del mio cuore è irregolare, quando ci sei tu.» Un'ammissione che, a conti fatti, le viene naturale, non vergognandosi nemmeno più di ammettere che lui è una sua debolezza, piuttosto evidente. Ed è per questo motivo che è tanto decisa mentre scivola di lato, issandosi oltre il bordo della piscina, per riuscire a recuperare la bacchetta, lasciata incustodita sul pavimento, poco più in là. La punta contro la porta principale e la chiude a chiave, dall'interno. Non dice nulla, non fa altro, se non accennare una risata, mentre torna verso di Rudy. Si riappropria del proprio posto, slittando sopra le sue gambe, così come le mani prendono a vagare nuovamente sul suo petto, risalendole centimetro dopo centimetro. Inclina la testa, avvicinandosi quel tanto da permetterle di scendere a baciargli il collo, con tocchi misurati, ma al tempo stesso pieni di aspettative, di calore, mentre la lingua guizza fuori, quasi bisogna di incontrare la sua pelle. Imprime il profilo della propria bocca sul suo collo, continuando a risalirne il profilo, fino ad arrivare all'orecchio. Un sorriso si spalanca sulle sue labbra, mentre gli morde il lobo con leggerezza. «Ed è tanto che ti voglio.» Sussurra, riprendendo le fila di un discorso che sembrava essere caduto nell'oblio minuti prima. Strofina il naso contro la pelle della sua guancia, prima di tornare a concentrarsi sulle sue labbra. Un bacio lieve, un altro, prima di alzare gli occhi per incontrare i suoi. Le mani, lentamente, corrono verso le proprie spalle, lì dove prendono a far scendere lentamente le spalline del reggiseno ormai aperto. Esse cadono, scivolando lungo le braccia, fin quando la rossa non se ne libera completamente, con un vago sorriso sulle labbra, quasi a voler camuffare la determinazione, l'imbarazzo e la trepidazione di cui investe quel gesto. Lo lancia oltre le spalle di lui, senza nemmeno guardare dove sta andando a finire. Un profondo sospiro, prima di lanciarsi nel buio. «Fai l'amore con me.» Perché per lei non si può trattare di altro, oltre quello.

    And if I ever see you again, my love
    All I'm ever gonna do
    Is send shivers down that spine of yours





    Edited by wanheda‚ - 17/12/2017, 12:00
     
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    «Addirittura? E questa crescita esponenziale a cosa la dobbiamo?» Un gioco di provocazioni quello al quale Rudy non può fare a meno di ridacchiare. Deve ancora abituarsi a questa nuova Olympia seppur -deve essere sincero- non gli dispiaccia affatto. Ricorda ancora tutte quelle volte in cui ha sorriso diabolicamente nel vedere le sue guance colorarsi di rosso, di fronte a qualcuna delle sue innumerevoli battutine a sfondo sessuale. Perchè, dopotutto, il sesso per Rudy non è mai stato un tabù. « Davvero vuoi saperlo? Vuoi che ti faccio un disegnino? » Ecco, per l'appunto. Per fortuna il discorso sembra infine sfociare in ben altri lidi, ed il Grifondoro accantona l'idea. «Ci ho provato, è vero. Ma capisci, avevo mangiato un muffin al cioccolato. Quelli renderebbero mansueti anche gli animi più irrequieti. Devi ringraziare zia Hermione per aver dato il suo contributo alla causa.» Inarca un sopracciglio, prima di annuire, visibilmente divertito. Hermione. Seppure non ne abbia mai avuto alcuna conferma, è sicuro che più di una volta quella donna ci abbia messo lo zampino, tra loro due. Quando tua madre è la strega più brillante della sua epoca, dopotutto, non puoi certo aspettarti il contrario. Tante, troppe volte Hermione ha tentato in passato di far ragionare il figlio, sulla faccenda, e tante, troppe volte il suddetto ha finito per ignorarla, o rispondendole in maniera non del tutto carina. Ma adesso? Cosa direbbe Hermione adesso? « Hermione prova ad accoppiarci da quando ho messo piede nella vostra..-nostra famiglia. » Rivela, mentre i flashback di tutte le innocenti azioni di sua madre gli scorrono nella mente. E' stata lei a mandarlo quel pomeriggio a casa Potter, ignaro di ciò o meglio chi ci avrebbe trovato, completamente da sola. Forse è stato per lei che tutto ha avuto inizio, o forse no. Rudolph Black, così testardo, così arrogante, eppure così insicuro. Incapace di trovare quella motivazione, pure la più piccola, per riuscire a..Credere. Credere in sè stesso, credere in loro due. Che abbia iniziato a farlo, adesso? Che abbia cominciato a redimersi da quel processo di autodistruzione personale che è stata la sua vita sino a questo momento? Non ne ha idea e al momento, sinceramente, poco gli importa. La verità è che la sua motivazione, Rudy, ce l'ha proprio davanti. La verità è che ce l'ha sempre avuta ma non è mai stato capace di decifrarla. «Sono una maledetta speranzosa. E pure dannatamente testarda. Che posso farci? E tu non hai il marchio dei Black. Potrai portarne il cognome, ma non sei destinato a ciò che pensi. Non sei destinato alla morte.» Questo è un discorso che hanno affrontato spesso, loro due, e al quale nonostante tutto, sembrano sempre ritornare. Ci sarà forse un giorno -più vicino di quanto non creda- in cui Black capirà quanto le parole di Olympia Potter siano sempre corrisposte alla realtà. Ci sarà forse un giorno in cui crederà in sè stesso, ma al momento non ne è ancora capace. Troppe cose sono cambiate nella sua vita da qualche tempo a questa parte, per riuscire a focalizzarsi su un argomento di questo tipo. Ma al momento, che sia lei a credere in lui, gli basta. E' il primo passo in avanti, dopotutto. «C'è una luce in te, ce ne siamo accorti tutti. E fin quando non lo capirai, sarò qui. Non mi libererò mai di te. Dice che è questa la mia missione sulla Terra.» Le sorride appena, lo sguardo che va ad incontrare quello smeraldino di lei. Rudy non ha mai creduto al destino, non fino a qualche mese fa. Non ci ha mai creduto fin quando non è stato il destino stesso, a rivelargli cosa in realtà, egli abbia sempre rappresentato. Che sia poi vera o meno la sua missione, poco gli importa, ma essere lui la missione di qualcuno, lo fa sentire..Importante. Essere la sua missione, lo fa sentire importante. « Mi piace essere la tua missione. Almeno potrò farti impazzire per l'eternità, a quanto pare. » Mi piacerebbe, essere un noi per sempre.

    «Dice che ti faccio lo stesso effetto che tu fai a me.» Si inumidisce le labbra, lo sguardo rivolto verso il basso, come se riuscisse a vedere fisicamente le sue pulsazioni battere sotto le dita di lei. Non riesce a vederle, ma le sente. I loro battiti si mescolano tra loro, quasi come se appartenessero ad un corpo solo. Pulsano vigorosamente, pompando il sangue attraverso ogni loro vaso sanguigno e facendo scorrere una marea di endorfine e chissà quale altre sostanze che non saprebbe neanche nominare lungo tutto il loro corpo. Sono sintomi che condividono, in quel momento, e che sono capaci di avvicinarli ancora di più di quanto non lo siano già. « E' un gran bell'effetto allora, vero? » Mormora a quel punto, sussurrando sulle labbra di lei. Riesce a vedere le sue pupille dilatate attraverso le iridi smeraldine, riesce a percepire il suo respiro irregolare infrangersi sulla propria pelle bollente. Perchè lui, dal canto suo, si sente andare letteralmente a fuoco. Non ha idea se sia per via della sua natura, ma è certo che la sua temperatura corporea al momento abbia raggiunto picchi mai visti. Come se stesse bruciando dall'interno. Ed il fulcro di quell'incendio si trova proprio lì, nel suo petto, in corrispondenza del cuore. Sospira allora sulle sue labbra in quello scontro di lingue intrecciate, non appena sente le sue unghie affondare nella sua carne, come a volergli palesare silenziosamente un bisogno che entrambi, al momento, sembrano avere. Un desiderio. Assopito per tanto, troppo tempo, ed ora risvegliato. Lei si muove su di lui, riattivando ogni sua sensazione, persino quelle più nascoste. Il suo corpo aderisce contro il proprio e mentre gli si sistema meglio addosso la percepisce strofinarsi contro il proprio bacino, rubandogli qualche battito e l'ennesimo sospiro. I loro corpi aderiscono di più, sempre di più mentre approfondiscono quei baci caldi ed umidi, e l'effetto che lei riesce a provocargli aumenta ogni secondo che passa, così come aumenta quella lenta combustione interiore. La vuole, e la vuole con la mente e con il corpo, che lanciano entrambi segnali inconfondibili. «Decisamente. L'ossitocina deve aver cominciato a far effetto.» Lei gli morde il labbro inferiore, facendolo impazzire ancora un altro po'. Il tempo sembra essersi fermato, e perde un minuto in più ad ogni loro azione. E di minuti ne perde ulteriori, mentre gli occhi di pece di lui si piantano in quelli di lei, in attesa di una reazione, una risposta, un qualsiasi cosa alle sue parole. Per un attimo sembra addirittura che i suoi sensi lo abbandonino. Sembra non percepire più il loro battito cardiaco, il loro respiro, nulla. L'unica cosa che vede sono i suoi occhi, mentre tutto attorno a sè perde d'importanza. Il castello, le trappole, le mille voci nella testa, la missione..E' in attesa. Un'attesa durata giorni, mesi, e poi anni, e che adesso, finalmente ed inaspettatamente, sembra esser giunta ad una svolta. Sì, ma quale? La verità è che ha paura, Rudy. Si dice e si ripete mentalmente che se le sue parole avessero causato una qualche reazione negativa in Olympia, lo avrebbe capito subito. Ma al momento non riesce a vedere e sentire nulla, ed è tremendamente nel panico, seppur non lo dia a vedere, mentre si scosta dal collo di lei. Il temibile Rudolph Black, completamente rotto da un ti amo rubato. «Credo ti sia già dato una risposta, mentre ponevi la domanda a me.» Le dita di lei scorrono sul suo viso, soffermandosi sulla barba, prima di costringerlo a guardarla, di nuovo. «Impieghiamo dai 90 secondi ai 4 minuti, in media, per capire se una persona ci piace. Il cosiddetto colpo di fulmine. Io credo di averci impiegato molto meno, quando sono entrata nella tavola calda. » La sua risata spezza la tensione di quel momento, e Rudy si accorge solo allora di non aver respirato per una buona manciata di secondi. Riprende a farlo, e assieme all'ossigeno che gli giunge al cervello, corrono anche le sue parole. Il colpo di fulmine. Che ci sia sempre stato, dal canto suo, l'ha sempre saputo. Seppur non abbia mai fatto caso nè creduto granchè ad un certo tipo di cose, Rudy non è mai stato capace di dare un altro nome a quel fattore. Quell'esplosione di emozioni che l'ha colpito la prima volta che l'ha vista, e che ancora ricorda come fosse ieri. Il cuore che ha preso a battergli di colpo, lo sguardo perso, la testa leggera ed una strana sensazione alla pancia. Farfalle nello stomaco. Non è stato facile -a distanza di anni- per lui riconoscere quel tutt'uno d'emozioni come il famoso colpo di fulmine, eppure l'aveva fatto. L'aveva fatto nonostante facesse male che fosse così, viste le circostanze. Ma adesso, riscoprirsi ricambiato...E' qualcosa che in un primo momento non è nemmeno capace di metabolizzare. «Non so ancora dare un nome a ciò che provo. Ma è tanto ciò che provo. Tu lo sai, lo senti, probabilmente lo facevi, inconsapevolmente, anche quando non ti eri ancora trasformato. » Si morde il labbro inferiore, ripercorrendo automaticamente tutto il loro passato. Dopo la trasformazione, molti segnali nascosti della sua vita hanno di colpo acquisito un proprio significato. E allo stesso modo, dopo quel ti amo, molti altri segnali stanno acquisendo altrettanti significati. Quei sorrisi, quei silenzi imbarazzati, quegli sguardi. Tu lo sai, lo senti, probabilmente lo facevi, inconsapevolmente, anche quando non ti eri ancora trasformato. E' vero, probabilmente lo è sempre stato. Probabilmente Rudy ha amato Olympia sin dal primo momento in cui l'ha vista. «Ed è da tanto che il battito del mio cuore è irregolare, quando ci sei tu.» Un'ammissione quella che non si aspettava. Le ha detto di amarla senza aspettarsi nulla in cambio, ma ciò nonostante, ha ricevuto qualcosa comunque. Ed ha ricevuto tanto. E con quel tanto deve ancora imparare a conviverci perchè lui, dal basso delle sue insicurezze e le sue convinzioni errate, non è mai neanche riuscito ad immaginarselo un mondo dove Olympia Potter avrebbe mai potuto ricambiarlo. E seppur non gli abbia detto anche lei ti amo, seppur quelle fatidiche parole non siano ancora trapelate dalle sue labbra carnose che brama di poter tornare ad assaporare, è come se lo avesse fatto. Non sa cosa lei provi per lui, ed è sicuro che presto una marea di domande lo investirà, ma al momento non ci pensa. Non vuole pensarci. L'unico suo pensiero è quell'ammissione. E' da tanto che il battito del mio cuore è irregolare, quando ci sei tu. « Hai ragione, l'ho sempre fatto. Sentirlo ancor prima di trasformarmi. Non ci ho mai voluto credere, ma ora lo so... So che abbiamo sprecato tanto, troppo tempo. » Ed io non ho voglia di sprecarne ulteriore. Vorrebbe scusarsi. Vorrebbe cominciare ad elencarle tutte quelle stronzate che ha sempre fatto, fino a non molto tempo fa. Vorrebbe annullare quei litigi, quelle dichiarazioni non dette, quei giorni passati ad ignorarsi senza un motivo ben preciso. Le vede allora muoversi in quel momento, sgusciando oltre il bordo della piscina per richiudere la porta del bagno con un colpo di bacchetta, in uno scatto. Un sorriso si palesa sul suo volto bagnato, e per qualche momento accenna la stessa risata di lei, lo sguardo che si sofferma per qualche istante ancora sulla porta del bagno dei prefetti. « Solitamente quello scatto è sinonimo di morte. Ma adesso, mh?- Mormora, sgusciandole nuovamente le mani sui fianchi non appena lei si risistema su di lui. -Perchè no, adesso non sono proprio spaventato. » Sussurra, piegando appena il collo di lato e socchiudendo gli occhi per lasciarle spazio. Ogni bacio di lei sulla propria pelle lascia un'impronta infuocata. Sente le sue labbra percorrergli il collo in una lunga scia, mentre le mani vagano sul suo petto, con movimenti delicati, ma carichi di tensione, aspettativa, desiderio. Lo stesso che prova lui e che, sotto la bocca e la lingua di lei che si muovono attraverso il suo collo, sembra innalzarsi sempre di più. Sospira non appena lei gli mordicchia l'orecchio, e vorrebbe dire dell'altro, ma al momento proprio non riesce. E' irrimediabilmente distratto. E così il suo respiro si infrange sulla pelle di lei, mentre si morde il labbro inferiore, immerso in quell'esplosione di sensazioni che ormai accompagna ogni istante di quel piccolo scorcio di paradiso. Sono movenze lente e delicate quelle della rossa, ma al tempo stesso avvolgenti, capaci di fargli perdere la testa, un passo alla volta. «Ed è tanto che ti voglio.» Quelle parole, unite a quei baci di fuoco ed alla lingua umida di lei su ogni centimetro del suo collo, son capaci di scuoterlo sin dall'interno, con violenti brividi d'eccitazione che gli percorrono la schiena. Lei si riconcentra sulle sue labbra, a quel punto, permettendogli di tornare a riassaporarle. E' un gusto quello del quale non si stancherà mai, Rudy. In passato l'ha potuto gustare svariate volte, ed adesso ha già perso il conto di tutti i baci che si sono scambiati. Ma ciò nonostante, non ne biasima nemmeno uno. Anzi continua a desiderare di più, sempre di più, mentre si spinge in avanti e la lingua sguscia fuori per incontrare quella di lei, le mani che salgono per andarsi a posizionare sulle sue guance. Ed è quando Olympia si scosta, che quel di più arriva. Un altro passo verso ciò che -ormai è evidente- sono pronti a fare. Lascia che il reggiseno sbottonato scivoli via, e Rudy non si cura neanche per un istante di dove possa esser finito, mentre cala lo sguardo, istintivamente. Si morde il labbro inferiore, osservando quello spettacolo che per tanto tempo gli è risultato possibile soltanto immaginarsi, e sorride appena, tornando a guardarla negli occhi. Il corpo di Olympia è perfetto, così come ha sempre potuto appurare, persino prima di vederlo..così. Pelle diafana, curve generose e sinuose, nei punti giusti. Averlo così vicino, nudo, contro il proprio aumenta qualsiasi tipo d'eccitazione e desiderio. «Fai l'amore con me.» E quando quelle parole, proprio quelle, arrivano, Rudy si blocca per qualche istante. Si passa una mano sul viso, scrollandosi alcune fastidiose goccioline d'acqua dagli occhi. « E' la prima volta, per me. » Si ritrova a confessare, come mai avrebbe creduto di fare. « Cioè, è la prima volta che faccio l'amore, e non solo sesso. » Ed è vero. Rudy vergine non lo è ormai da tanti, troppi anni. Ma se si tratta di quello, se è di amore che parliamo, non gli è mai capitato.
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    « Io..» Non so che fare. Non lo ammette, ma lo pensa, ed è sicuro che Olympia sarà capace di leggerglielo negli occhi, suo malgrado. Ha sperato per tanto tempo quel momento, ed ora che vi ci ritrova immerso, letteralmente, ha paura di sbagliare e farlo evaporare, come fumo. Fare sesso è facile, è naturale, quasi automatico. Ma fare l'amore? Com'è che si agisce? Com'è che si procede? « El chico es mucho en difficoltà, amor de mi vida che facciamo? » Rabbrividisce appena, tentando di non darlo a vedere. Eccoli, Pervinca e Joaquìn, a qualche metro da loro. Lo guardano, la testa piegata di lato, l'espressione di chi sta giudicando.« E che facciamo, quello che facciamo sempre a quanto pare, senza nemmeno venire pagati. Rudy ascoltami, e no, non c'è bisogno che rispondi, o penserà che sei pazzo e tanti cari saluti. » « L'hombre pazzo es eccitante, mi amor-eeeeeeeeee okay, stoy zitto. » « La ami, sappiamo tutti che è così. -Cristo non guardare da questa parte! Okay meglio.- Non devi avere paura di questo, amare è naturale tanto quanto lo è il sesso. Segui l'istinto » « Non quello de la bestia, ma l'istinto del corazon. » « E rendi questo momento indimenticabile, per entrambi. Amala con tutto te stesso come hai sempre fatto, ti tocca solo dimostrarlo, adesso. » « Se vuoi qualche consiglio stoy aquì » « No, niente consigli da porno, non per ora, sii delicato Black o ti uccido. Non rovinarmi la ship. » « Fuerza e coraggio amor, ricorda: el corazon. » Prende un lungo respiro, ritornando alla realtà. Amala con tutto te stesso come hai sempre fatto. « ...Io so che questo non è solo sesso. » Mormora, quasi come a volersi ribadire da solo quel concetto. Non è e non sarà mai solo sesso, con Olympia. La ama, l'ha sempre amata, e niente e nessuno potrà mai cambiarlo. Ed è allora che sembra non poter aspettare oltre. Ha esitato fin troppo, seppur sia passato non più che una manciata di secondi. Si protrae in avanti a quel punto, le labbra che inglobano per l'ennesima volta le sue, e le mani che percorrono la sua schiena, accarezzandola. « E' amore. » Ti tocca solo dimostrarlo, adesso. Continua a baciarla, scostandosi di tanto in tanto per riprendere fiato, prima di abbandonare le sue labbra ed iniziare a percorrere il suo viso. La guancia, la mascella, fino a scendere al collo. Baci caldi ed avvolgenti, carichi di desiderio ed aspettative. La lingua che guizza fuori tra uno e l'altro, assaporando la pelle morbida di lei, fin quando continua a scendere, fino al petto. Si cala quel tanto che basta per poterla baciare lì, in mezzo ai seni, prima di soffermarsi su di uno, in un gioco di baci, lingua e denti. Ogni sua azione è delicata, a tratti quasi incerta, ma al tempo stesso carica d'eccitazione e calore. Così le dita della mano sinistra accompagnano la sua bocca, stringendosi contro la pelle candida di lei, imprimendovi le proprie impronte. La mano destra invece è immersa sott'acqua, intenta ad accarezzarle la schiena, prima di cambiare direzione. Sguscia sulle sue cosce, e si insinua in mezzo alle sue gambe. Si sofferma per qualche istante sull'elastico degli slip, ed è allora che Rudy si rialza, per cercare lo sguardo di lei, come a volerle chiedere un tacito permesso. « Insegnami ad amarti, ancora un altro po', ancora di più. Dimmi dove sbaglio, dimmi dove migliorare. » Segui l'istinto. E allora lo fa, segue l'istinto, mentre la mano si insinua attraverso la stoffa, soffermandosi , proprio dove forse non dovrebbe, oltrepassando ogni barriera. Le dita che si fanno spazio, coscienti e ben preparate. Si spinge ancora un po' oltre quel limite, osando con quelle carezze e quei movimenti, mentre sente l'effetto che gli fa. L'effetto che entrambi si fanno l'un l'altro. « Ti voglio, ti voglio da sempre. Aiutami a renderlo speciale, per te. » Mettere il piacere dell'altro prima del tuo, un'altra definizione d'amore che Pervinca gli ha dato, qualche tempo fa. Torna dunque a giocare con il suo seno, senza però fermarsi di fare altro. « Per noi. »
     
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    « Solitamente quello scatto è sinonimo di morte. Ma adesso, mh? Perchè no, adesso non sono proprio spaventato. » E' una risata densa di significati diversi quella che fuoriesce dalle sue labbra. Perché sanno entrambi dove li sta portando quel gioco pericoloso che hanno cominciato a fare. Sono mezzi nudi, sono in un luogo chiuso a chiave dall'interno, sono in una vasca di acqua calda e i baci, volta dopo volta, si fanno più intensi, più profondi, più ricercati e desiderosi di andare oltre. C'è un momento, nella testa di Olympia, che il fatto che si trovino proprio in quella vasca, la vasca per la quale ha preso in giro Malia per giorni e giorni, sia quella dove sta per accadere tutto. E per un attimo si irrigidisce, a quel pensiero. Perché è la sua prima volta. O meglio, non è la sua prima effettiva prima volta, quella l'ha già avuta. Ma è dato che non lo fa e una parte del suo cervello, nel tempo, si è convinta di essere tornata ad uno stato primordiale. Per questo si interroga su quanto voglia effettivamente che la sua prima volta, con Rudy, avvenga proprio lì, lì dove, se ce l'hanno fatto Malia e Fred, è possibile che metà della popolazione di Hogwarts ce l'abbia fatto. Compreso il corpo insegnanti. Rabbrividisce a quell'idea, mentre continua imperterrita a baciarlo, tentando di non dare a vedere quegli stupidi viaggi mentali e tutto sembra svanire, quando ricorda le parole di Malia, che dopo averlo fatto per la prima volta, le aveva dato in risposta alla domanda "Ma davvero? Su dei divanetti sporchi e malconci? E gli acari? Ci hai pensato a tutti i germi che avresti potuto prendere?" E lei aveva sorriso, rispondendo semplicemente "Non è importante il dove e il quando, ma con chi." Saggia di una Stone. Riesce quasi a percepirle quelle parole, come se gliele stesse sussurrando all'orecchio proprio in quell'istante. Così capisce che a quel quesito che si stava ponendo, dall'inizio, ha solo una possibile e unica risposta: "sì, sono pronta." Perciò glielo dice, gli chiede di fare l'amore con lei, gli chiede di mettere da parte tutto, per qualche ora soltanto e rimanere lì, con lei, per amarsi, come meglio possono. Con un sorriso ad illuminarle il volto, si stacca appena da lui e si accorge della sua palese rigidità. E allora si ferma pure lei, confusa e leggermente spaventata nel capire, forse, di aver incasinato tutto. Perché forse è troppo quello che gli ho chiesto. Forse è troppa l'importanza che io attribuisco alla cosa. La testa le se riempie di tutte quelle insicurezze che ha sempre avuto a riguardo. Perché per Olympia ci sono sempre state due concezioni differenti di amore. Quello prima l'incidente, quello perfetto, quello idilliaco, quasi da fiaba o film romantico babbano, quello che aveva per sé. ma a cui stentava sempre un po' a credere, palesandosi sempre come un sogno ad occhi aperti. E poi c'è l'amore concepito con gli occhi di un'Olympia cambiata, destrutturata prima, per poi essere ricomposta, pezzo dopo pezzo, con fatica. L'amore, ora, per lei è strano. Anche il semplice contatto fisico la imbarazza, tanto da arrivare quasi a disturbarla, come mai aveva fatto prima. Con Rudy certe barriere l'ha già abbattute e le sta ancora abbattendo, ma ora si ritrova in bilico, nuovamente con la paura di sbagliare o di averlo già fatto. « E' la prima volta, per me. Cioè, è la prima volta che faccio l'amore, e non solo sesso. » E questa confessione fa crollare ogni dubbio, dietro il sorriso divertito che si palesa sulle sue labbra. E non lo sta prendendo in giro, non è assolutamente sua intenzione farlo, ma è felice di quelle parole. Silenziosamente e segretamente felice di essere anche la sua prima volta. « Io..» Olympia completa quella frase per sé, nella propria testa. ..non so che fare. Non ne ho la più pallida idea, cavolo. Ma lo voglio fare, con te. « ...Io so che questo non è solo sesso. » Scuote la testa, con i capelli bagnati che strisciano lungo le sue spalle nude. «No, non lo è.» Gli fa eco, prima di lasciarsi andare a quell'ennesimo bacio che sembra essere carico di tutta la consapevolezza. Sta succedendo, succedendo davvero e Olympia è un misto di felicità, eccitazione, trepidazione, adrenalina e un pizzico di timore. « E' amore. » Il battito cardiaco accelera, tra un bacio e l'altro e le sembra quasi di non saper più respirare, quando si staccano, giusto quei pochi secondi che si concedono.
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    La testa è completamente nel pallone, vuota, una tabula rasa, quando Rudy azzarda la mossa successiva, scendendo a baciarle il collo. Lei si aggrappa a lui, come se non potesse fare altrimenti, affondando le unghie nella carne viva della sua schiena, risalendo poi fino ai capelli, prendendo a stringerli, di tanto in tanto. Un fremito le scuote il corpo quando prende a baciarle i seni e porta la testa all'indietro rapita da tutte le sensazioni che fluiscono in lei. Bentornate vecchie amiche! Le riconosce, una ad una, mentre le scuotono le membra, costringendola a torturarsi il labbro inferiore con i denti. Non riesce a pensare ad altro che a Rudy, non riesce a pensare ad altro che al seguire mentalmente i suoi gesti, così come non riesce a pensare ad altro che alle scariche elettriche che ogni sua cellula si passa, in risposta al tocco della lingua di lui. Non esiste altro, al di fuori di loro. La sua mente non sembra nemmeno registrare il fatto che si trovano in una stanza dove potrebbe scattare la trappola al suo interno, da un momento all'altro. Non pensa a niente, se non a quelle emozioni che Rudy riesce a far riaffiorare, una ad una, andandole a svegliare dal loro torpore indotto per anni. « Insegnami ad amarti, ancora un altro po', ancora di più. Dimmi dove sbaglio, dimmi dove migliorare. » I loro occhi tornano a scontrarsi per qualche secondo e Olympia apprezza quell'accortezza che il ragazzo sembra mettere anche in quel piccolo gesto, in quella richiesta silenziosa per continuare. E' spaventata, è vero, ma anche terribilmente esaltata all'idea di andare oltre. Così gli sorride, come a rassicurarlo. Non dice niente, ma la sua mano scivola via dai capelli per andare ad incorniciare nuovamente il suo volto. Gli pizzica la barba con delicatezza, mentre continua a guardarlo negli occhi, anche quando la mano valica quella barriera che per anni Olympia aveva ritenuto insuperabile. Continua a guardarlo, mentre il corpo ha un leggero spasmo e le dita dell'altra mano si serrano intorno al suo braccio, come a volergli dare la prova tangibile dell'effetto che tutto ciò ha su di lei. Trattiene il fiato, per qualche secondo, tentanto di abituarsi nuovamente a quel dolore che fa male per quanto è piacevole e coinvolgente. « Ti voglio, ti voglio da sempre. Aiutami a renderlo speciale, per te. Per noi. » La rossa non crede di aver sentito bene nemmeno una di quelle parole, mentre continua ad essere pervasa da scosse silenti. La mano, ancora stretta al suo braccio, scivola verso il basso, fermandosi sopra quella di lui. Abbassa velocemente lo sguardo, come a volersi sincerare di non star facendo una cazzata, prima di tornare a guardalo. Perché l'amore, come prima via, passa dagli occhi. Non c'è niente di più intimo e travolgente degli sguardi che si sorreggono, diventano complici nel provare le medesime sensazioni, nello stesso momento. E così la mano prende a guidarlo, per qualche secondo, seguendo il suggerimento di Rudy. Non che ne abbia veramente bisogno, ma vuole rendersi partecipe, mentre i respiri diventano sospiri e si fanno sempre più pesanti e profondi. Cerca di smorzarli, riprendendo a baciargli l'incavo del collo, salendo e scendendo, in uno schema assolutamente non preparato. Il bacino si sposta in avanti e indietro, seguendo il ritmo deciso dai movimento di lui, mentre l'acqua lambisce i loro corpi caldi e vivi. Come d'incanto, tutta la paura scivola via dal suo corpo, tutta l'incertezza nel non sapere bene cosa fare l'abbandona, quando la mano si sposta, lentamente, verso di lui. Scende anche l'altra mano e prende ad accarezzargli il petto, fino ad arrivare all'altezza dei boxer. Le dita si intrufolano sotto l'elastico, per stuzzicare la sua resistenza e si scosta appena da lui, per guardarlo con un sorriso sbarazzino. «Mhh» si ritrova a mormorare, mordendosi il labbro inferiore, quando i polpastrelli prendono a muoversi, con una certa dose di delicatezza. «Non credo di aver più bisogno di un disegnino, no.» E' in quel momento che capisce di star usando non più il cervello ma l'istinto. Non più la testa ma il cuore. Passa oltre, con una certa ostentata sicurezza, prendendo a ricambiare la sua gentilezza. Si lascia andare ai ricordi di un'esperienza che pensava di non avere più, si lascia guidare da quell'istinto animale che aveva deciso di abbandonare, negli anni, e lo fa perché è con lui. Perché è lui. Perché, ogni giorno, Rudy è rimasto un pensiero fisso nella sua testa. Lo fa perché ne ha bisogno e lo fa con la consapevolezza di averlo scelto. Di aver aspettato fin troppo, ha ragione Rudy, ma di essere arrivata a quella scelta, giorno dopo giorno. Di averlo scelto ogni giorno. Una decisione che viene suggellata da baci caldi e bramosi, da labbra voraci e dai denti che, di tanto in tanto, gli mordono il collo, quando non riesce a trattenere la spontanea risposta a quella sensazione calda che le fa prendere letteralmente fuoco il corpo. Ride, di tanto in tanto, presa da quell'euforia che non riesce a tenere sotto controllo. Come sotto l'effetto dell'erballegra, Olympia sorride e per una volta smette di pensare agli altri e pensa a se stessa. E a Rudy. A noi. Lo bacia di nuovo, perché in quel momento è suo, suo come non lo è mai stato veramente, suo come ha sempre voluto che lui fosse. «Sia ringraziata la gravità Sospira sulle labbra di lui appena dischiuse. Quella connessione che c'è tra due oggetti e nessuno sa spiegarsi. Ma c'è e ci sarà sempre. E più loro si allontanano, più si avvicinano e si incontrano nuovamente. E' inevitabile. E' scienza. Quella gravità che li tiene legati, da sempre.

    And then I looked up at the sun
    And I could see
    Oh the way that gravity pulls on you and me



     
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    La prima volta non si scorda mai, ne aveva parlato coi suoi cugini, una volta. Quelli dopotutto erano discorsi che, volente e nolente, trapelavano sempre durante le notti trascorse tutti assieme, nel salone di nonna Molly, intenti a sgraffignare gli avanzi della cena -sempre fin troppo abbondante- dal frigo ed il prezioso vinello di nonno Arthur dalla cantina. Le ragazze li abbandonavano quasi sempre, dopo qualche tempo, e capitava spesso che rimanessero soltanto loro, i maschi alfa della situazione. Dei soggettoni, diciamocelo, tra Rudy, Albus, Hugo, Fred, Leo..forse il più normale restava Lucas. Forse. Ad ogni modo, in quei momenti di ribellione pura, lontani da occhi ed orecchie indiscrete, i discorsi soliti dei maschi, quei discorsi uscivano fuori. E allora si parlava di ragazze, di baci, di terze basi e..di prime volte. Già, la prima volta non si scorda mai, ripeteva puntualmente quel coglione di Fred Weasley, da sempre così innamorato della sua ex ragazza, da sempre così pronto a negarlo. Gli ricordava qualcosa. Gli ricordava la sua prima volta, che lui, a differenza del rosso, non aveva potuto avere con quella ragazza. La sua ragazza. Colei che aveva sempre voluto ma che, per un motivo o per un altro, alla fine finiva per sfuggirgli sempre. E gli era sfuggita, in quei tempi. Olympia Potter era evaporata, dissoltasi tra le braccia di un ragazzo che non era lui, invischiata in una storiella d'amore adolescenziale che, man mano che il tempo passava, sembrava diventare sempre più forte. Sempre più consistente. Sempre più impossibile da contrastare. Quindi quel Rudy, quel ragazzetto di tanto tempo fa, la sua prima volta l'aveva avuta, ma non se ne ricordava praticamente quasi nulla. Non ricordava il nome della ragazza, nè dove l'avevano fatto. Era stato probabilmente a qualche festa, di questo ne era certo, ma non aveva nient'altro in mente. Nient'altro se non quel senso di vuoto che aveva provato dopo. Non era più vergine, avrebbe potuto vantarsene l'indomani a scuola con quegli idioti dei suoi amici. In fondo, per un ragazzino di quella età, era un grande passo quello, forse il più importante. Era importante, e non l'aveva compiuto con lei. Per i giorni, le settimane, i mesi e gli anni a venire, Rudy non ci aveva più ripensato, a una tale faccenda. Dopo la prima volta, in fondo, è una strada in discesa, specie quando sei un ragazzo che di esperienze ne vuole far tante, e di vincoli ne vuole avere pochi. Tante ragazze erano passate dal suo letto, con tante amiche si era rotolato sotto le lenzuola, e di quella sensazione di inadeguatezza che aveva provato alle prime volte, sembrava non esserci più l'ombra, man mano che cresceva. Lui era Rudy, lei era Olympia. Avevano preso strade differenti, avevano scelto persone differenti. Lei probabilmente lo odiava pure, e lui non faceva niente per evitarglielo. Quindi perchè mai avrebbe dovuto sentirsi in colpa tutte le volte che sotto le coperte del suo letto vi si trovasse chissà quale sconosciuta. L'amore non gli apparteneva, dopotutto. Insomma, troppo giovane, troppo presto, troppo tutto! Quindi aveva continuato in quella vita cieca, in quell'esistenza che nulla aveva di reale, ma molto possedeva di fittizio. Ed aveva continuato fino a qualche tempo fa, e fino ad oggi. Oggi, infatti, eccolo lì. Eccolo lì con quella ragazza, quella prima volta che non avrebbe mai scordato, se fosse successa con lei. Eccolo assieme ad Olympia, in una vasca riscaldata, stretto contro il suo corpo umido e bollente quasi quanto il proprio. Sono lì, lo sono assieme, e tutto quello che è stato, tutto quel marasma generale di caos che è sempre stata la loro esistenza sino ad ora, sembra non avere più un senso ormai. Sembra non avercelo perchè sì, adesso Rudy capisce. Capisce quanto abbia sbagliato ad illudersi. Comprende quanto dietro quel senso d'insoddisfazione generale tutte le volte che finiva con una ragazza a fissare il soffitto della sua camera da letto, si nascondeva ben altro. Qualcosa di ben più profondo di un semplice quanto insulso voler provare di più ed essersi già stancato di ciò che si ha. Perchè si era sempre stancato, di ciò che aveva, per il semplice fatto che ciò che aveva non rispettava ciò che voleva. E lui voleva lei. L'ha sempre voluta. E glielo dimostra in questo momento, Rudy. Glielo sta dimostrando in ogni modo. Nel modo in cui la bacia, bramando sempre di più, come le sue mani le vagano lungo il corpo, percorrendo quelle curve sinuose lentamente, sino a giungere alla parte più intima di lei. La guarda allora, e nota quel leggero spasmo che le percuote il corpo. Per qualche attimo l'istinto di ritrarsi è forte, ma evita di farlo, mentre si morde il labbro inferiore nel sentire le dita di lei stringersi sull'altro braccio, le unghie che penetrano nella carne. Un dolore appena accennato, ma piacevole. Le fa effetto, Rudy, le fa lo stesso effetto che lei fa a lui. E lo sente, quel desiderio, lo percepisce. Scorre nelle vene di lei tanto quanto scorre in quello di lui, e si mescola assieme. Si mescola in quegli sguardi che si ricambiano ed in quei sospiri che si amalgamano, soffiando l'uno sulla pelle dell'altra. E' un momento estremamente passionale e coinvolgente, ma al tempo stesso delicato. Intendiamoci: Rudy non lo è mai stato così tanto. Di ragazze vergini, nel suo letto non ne sono quasi mai passate. La prima volta di una ragazza, per un maschio, è sempre un taboo, specie se la faccenda non è reciproca. Gli è capitato poche volte di appropriarsi di un simile fardello, e non gli è mai andato parecchio a genio farlo. Quindi ha sempre optato per persone con..diciamocelo, una certa esperienza. Giovani donne con le quali non doversi sforzare a trattenersi, nè tanto meno aver paura di andare troppo oltre, troppo presto. Ma con Olympia, così come è sempre stato, tutto cambia. A dirla tutta, Rudy non sa nemmeno se lei l'abbia mai fatto. Vorrebbe chiederglielo, e per un attimo sta pure quasi per farlo, ma una voce fuoricampo lo blocca. Probabilmente Pervinca o Joaquìn. Spera non Beatrice. Che lo sia o meno, ad ogni modo, per quanto il desiderio di andare oltre, spingersi al di là di qualsiasi barriera e, finalmente, poter proclamare Olympia Potter, quella ragazza come propria sia forte, non riesce ad esser avventato comunque. Non vuole rovinare tutto. Ormai è così bravo a rovinare le cose, che parte dal presupposto che lo farà, prima o poi, in un modo o nell'altro. Come le ha detto, vuole renderlo speciale, per lei, e vuole farlo perchè la ama. Non vuole che Olympia sia una di tante. Non vuole che Olympia conosca quel Rudy adolescente del quale, purtroppo, ha ancora memoria. Quel ragazzino nel pieno della sua età, audace e fisicamente prestante, pronto a far sognare le ragazzine e far parlare di sè tra i corridoi proprio per la sua sfrontatezza sotto le lenzuola. E' cambiato, Black. E' maturato nel corpo e nella mente. E' maturato nel cuore e nelle emozioni. Sa cosa prova, l'ha sempre provato, e seppur l'abbia riconosciuto da ben poco tempo, ormai quel sentimento fa parte di lui. E proprio per questo dunque, non appena la mano di lei sguscia sotto l'acqua, per posarsi sulla sua ed accompagnarlo in quelle attenzioni, un sospiro si infrange sulla sua pelle. C'è qualcosa di altamente enfatico ed erotico in una donna che aiuta il proprio partner a darle piacere. Una donna che accetta quei gesti, li fa propri, lasciando da parte qualsiasi ripensamento. Quindi, come rassicurato da quella partecipazione, continua. Continua a muoversi attraverso di lei, con il solo intento di darle piacere. Il respiro della ragazza che pian piano si fa sempre più pesante, mentre le sue dita gelide si stringono sulla sua mano e lui non si ferma dall'invaderla con quei movimenti lenti ma ben assestati. Lo accompagna col bacino, Olympia, amalgamandosi al ritmo delle sue azioni, e vederla muoversi sotto di sè, vederla reagire a quel momento tanto intimo che le sta donando, non fa altro se non aumentare quel desiderio di spingersi oltre che prova al momento. Perciò si lascia andare ad un sospiro languido, senza mai fermarsi nemmeno quando lei prende a baciargli il collo. E' piacere ciò che prova, sotto quei baci, sotto quei movimenti di lei che si proiettano automaticamente sul bacino di lui. Piacere che aumenta quando percepisce le sue mani accarezzargli il petto, fino a poi scendere, scendere e scendere ancora di più. Quando la sente temporeggiare sull'elastico dei suoi boxer, ha come un singulto, e si blocca per qualche istante, gli occhi scuri come la pece che la guardano. Le sue dita si insinuano poi lì, nel fulcro del suo desiderio, ed a quei movimenti appena accennati, Rudy si sente bruciare dall'interno. E' una sensazione che ha del paradisiaco, come la miglior overdose dettata dalla miglior droga sul mercato. Quindi riprende quel respiro che per un attimo è mancato, e si stringe contro di lei, il bacino che si protrae appena in avanti. «Mhh, Non credo di aver più bisogno di un disegnino, no.» Quelle parole lo portano a riaprire gli occhi, socchiusi per qualche istante, e, corrugata la fronte ed inarcato un sopracciglio, una risata leggera gli scuote il petto. Non è abituato ad un certo tipo di affermazioni, non da lei per lo meno. Ed è tutto così nuovo, tutto così strano. Tutto così bello. Quindi sorride infine, sorride come farebbe qualsiasi uomo di fronte ad un complimento del genere, capace di innalzargli l'ego a livelli impressionanti. E non solo. Si accende ulteriormente a quelle parole, Rudy, si accende e si spinge verso di lei, ricercando le sue labbra in un bacio che ha del bisognoso. Atto a sigillare un'attesa che si fa sempre più insostenibile.
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    « Finalmente l'hai capito? Alla buon'ora. » Sussurra sulle sue labbra, un sospiro che vi si infrange sopra, mentre lui riprende in quei movimenti, ormai ricambiati. Si scambiano baci, carezze e sospiri, l'uno sempre più bisognoso dell'altra. E' una sensazione etera, che li trasferisci dritti in quel perfetto nirvana che da soli si sono creati, in pochi minuti. Perchè al di là di quella vasca, oltrepassate le loro bocche intrecciate ed i loro corpi avvinghiati, non c'è nulla. Non c'è un castello in assedio. Non ci sono delle trappole mortali. Non c'è guerra, non c'è morte. Sembra essersi eclissato tutto, ogni cosa, persino la più pregnante. Ci sono soltanto loro ed il piacere che stanno provando nell'esserci. Esserci finalmente l'uno per l'altra. Quindi lei si riappropria delle sue labbra e lui ricambia quel bacio impetuoso, scavando dentro di lei con la lingua, spingendosi oltre la castità ormai smarrita del primo bacio. Il bacino che si protrae in avanti, nell'accompagnare i suoi movimenti, il respiro ormai accelerato, e qualche gemito soffocato contro la pelle del suo collo, di tanto in tanto. Pelle che riempie di baci, piccoli morsi, o percorre con la lingua di tanto in tanto, mentre la mano impegnata continua a muoversi, man mano sempre più decisa, sempre più spinta. «Sia ringraziata la gravità E' euforica Olympia, la stessa euforia che gli contagia, volente o nolente. Stanno facendo qualcosa che aspettavano da tanto, troppo tempo, e Rudy non può fare a meno di ridacchiare, seppur il suo respiro risulti spezzato. Spezzato da quel piacere che cresce sempre di più in lui, e quel calore che irrora ogni tessuto del suo corpo, percorrendo le aree periferiche e confluendo tutto lì, nel fulcro principale del suo desiderio. E sente che aumenta, sempre di più, così come il desiderio di averla. Il suo corpo viene percorso da numerose scariche elettriche ad ogni movimento di lei, e quella resistenza già messa a dura prova vacilla sempre di più. Per quanto possa esser cresciuto e maturato, Rudy, rimane pur sempre un ragazzo che ha sempre desiderato una ragazza, e quella ragazza adesso si trova su di lui, e le sue mani vagano sul suo corpo, a stretto contatto con la sua eccitazione. Quindi infine, per quanto la prospettiva di continuare in quel rituale che ha sicuramente dell'estatico lo alletti parecchio, si morde il labbro inferiore con una certa foga, sgusciando la mano libera sotto l'acqua per poggiarla su quella di lei. Ne accompagna i movimenti per qualche istante, respirando ancora più a fondo e ancora più pesantemente, il cuore che ormai gli martella il petto ed il corpo completamente invaso da quel fuoco che gli divampa internamente. Chiude gli occhi per qualche istante, e per un attimo l'istinto di lasciarsi andare è forte, quando li riapre, e le dita stavolta si stringono appena contro il polso di lei, come a volerla fermare. La guarda, mordendosi il labbro inferiore. « Olympia.. » La voce è roca, graffiante, prima che una risata leggermente imbarazzata la sovrasti. « Il fatto che ti voglio da sempre, unito a...tutto questo, potrebbe leggermente complicare la situazione e..affrettare le cose. » Distoglie lo sguardo, e per qualche momento sembra quasi un quattordicenne alle prese con la sua prima volta. « Potrebbe affrettare le cose anche solo il guardarti nuda, per me. Quindi insomma...hai capito cosa intendo. Ti prego non farmelo spiegare accuratamente.. » E' già piuttosto imbarazzante così. Ridacchia nervosamente, e sente quasi la risata di Savannah riecheggiare da qualche parte. Oh fanculo, stronza, io e te poi ne riparliamo. A quel punto si guarda attorno, ed individua i pantaloni a vicino al bordo della vasca. Si scosta quel tanto che gli basta da lei, senza mai interrompere completamente il contatto, e sguscia fuori dalla vasca in un tripudio di muscoli guizzanti, per avvicinare i pantaloni. Fruga tra le tasche con una certa impazienza. Se la memoria non lo inganna...Eccolo. Estrae la bustina argentata e si rimette a sedere, aiutandola a sistemarsi di nuovo tra le sue gambe. « Sì okay ce l'avevo nei pantaloni, mi hai beccato. » Sorride, con la solita faccia da schiaffi di quel Rudy di un tempo, e allora riprende a baciarla, con più insistenza e foga di prima. La mano libera che si posiziona sul suo di dietro, attraverso l'intimo nero, per stringerla ulteriormente contro di sè. Abbassa l'orlo di quell'impedimento, quei pochi centimetri di stoffa che li separano, mentre continua a baciarla, stringendo la presa delle sue dita sulla sua carne viva. Si distacca giusto il tempo di aprire la bustina coi denti, liberando il suo salvavita, e gettandola chissà dove. Le lancia un'occhiata a quel punto, in quella che sembra una silenziosa richiesta implicita, poi, sistemata la situazione, riprende il ritmo di quei baci. Ma stavolta, animato da quel desiderio sempre più incessante, tanto da far quasi male e riempire il suo corpo di un cumulo di scariche elettriche, si protrae in avanti verso di lei, con movimenti sinuosi, mai troppo spinti, ma decisamente intimi. Pressa contro il desiderio di lei col proprio, ormai entrambi liberati dagli ultimi impedimenti rimasti. Si spinge quel tanto che basta a farsi desiderare e a desiderarla, muovendosi avanti ed indietro in maniera quasi impercettibile, ma sicuramente efficace a farle comprendere fisicamente quanto la sua resistenza sia ormai agli sgoccioli. Lo senti l'effetto che mi fai? Lo senti quanto ti voglio? « Parlavi di una connessione tra due oggetti che si attraggono. » Sussurra allora, le labbra dischiuse su quelle di lei, la voce roca. « Ci affidiamo alla gravità? »

    And if you and I can make it through the night
    And if you and I can keep our love alive, we'll fight.

    We can meet in the middle, bodies and souls collide,
    dance in the moonlight when all the stars align
    For you and I

     
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