ALL WE NEED FOR CHRISTMAS

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    Natale, famiglia, regali, un cenone con i fiocchi. Tutte cose che Janis non aveva mai avuto modo di sperimentare prima di quell'anno. Seppur le mancassero i nonni, erano stati abbastanza comprensivi da capire che non era riuscita a racimolare soldi a sufficienza per andare a trovarli, e in ogni caso, Janis stava già programmando una cosa un po' più definitiva, ora che viveva in pianta stabile a Inverness. Voleva portarli a vivere con lei, seppur non era certa che sua nonna avrebbe davvero lasciato Venice per andare a vivere nell'ultimo avamposto più freddo sulla faccia della terra. Aveva bisogno di tempo per comprendere come effettivamente affrontare quel discorso con loro. Nel mentre, i non si era fatta scappare l'occasione di passare il Natale con Jay e tutti i suoi parenti. Seduta per tutto il tempo alla sinistra di nonna Molly, si era vista riempire il piatto più e più volte senza mai protestare. Per molti, quel posto doveva suonare come una specie di castigo, ma non per Janis che si era goduta tutte quelle attenzioni come un vero e proprio miracolo di Natale. « E quindi vieni dall'Africa? » « America. » Non le dispiaceva nemmeno passare per una bambina del terzo mondo. Con accanto Fawn e Roxy si era fatta grosse grasse risate circa l'interrogatorio piuttosto pressante della matrona di casa Weasley. « Ma fammi capire, com'è che Jay è venuto fuori bianco? »
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    Aveva riso di gusto Janis, complice il vino che aveva continuato a bere per tutto il tempo del pasto, lasciandosi scivolare di dosso tutti quei luoghi comuni, e decidendo piuttosto di spiegare a nonna Molly che lei e Laura condividevano soltanto la madre. Ciò faceva di lei una meticcia. « Tutto merito di suo nipote, signò.. l'incarnazione della razza pura ariana.. » Aveva commentato ad un certo punto, quando nonna Molly era impegnata a bisticciare con nonno Arthur, strappando una risata piuttosto goliardica sia a Ginny che a Harry. Posando lo sguardo su quel gallo nel pollaio che era il padre di Jay, non aveva potuto fare a meno di scoppiare a ridere insieme alle due amiche, continuando a prenderlo in giro di nascosto, mentre si pavoneggiava a destra e manca sul suo ruolo di padrone di casa. Le cose si erano distese insomma, anche tra lei e Albus, a tal punto che da compagni giuratissimi di non ti conosco, non mi conosci, avevano iniziato persino a parlare, scherzare e coltivare un rapporto più amichevole. « Oh guardalo guardalo.. osservate la possanza di un uomo che a breve minimo si becca la pancetta e le stempiature. » Era un prenderlo in giro bonario, dovuto anche e soprattutto a un affetto che volente o nolente ormai li univa. « Io glielo dico sempre.. » Asserisce in direzione di Roxy. « Non si è persa niente. » Eh si. Ormai erano entrate in quella fase lì. Alla fine passa loro abbastanza vicino da costringerla a soffocare inutilmente una risata. « Tutto appo là sopra? » Asserisce tentando di fargli notare la sua improvvisa postura slanciata, tutta intenta a spadroneggiare con tutti gli invitati. « Nel mondo dei conquistadores, intendo. » Gli getta addosso una mollica di pane prima di farsi riempire nuovamente il piatto da nonna Molly per l'ennesima volta. Insomma, un pozzo senza fondo davvero. A livelli imbarazzanti. « Eddaaaaaaai fammelo un sorriso ogni tanto, Potter, che palle! Proprio oggi che sono felice fai il simpy? » Che maleducazione. « Dopo me lo fai il tour della casa che conosco a memoria, Vostra Altezza Reale? » E poi ancora risate e altro vino in compagnia delle amiche, mentre un Jay rumorosissimo approda tra le braccia di Roxy. Janis a quel bambino permette tutto, persino di urlare come un pazzo scatenato quando è ovvio che non sarebbe il caso. Osserva divertita una Roxy brilla quanto lei, sopportare quelle dimostrazioni canore dandole una gomitata. « Aiuta...mi... » « Eh va beh, è drogato di zuccheri al momento. Non si spegne. Cicci ma che ti hanno fatto mangiare? » « Il tilamisù.. ma shhhhhhh, hanno detto di non dillo a papà e Mun. » Ecco appunto. « E chi è stato? Chi ha avuto la grandiosa idea di far mangiare il tiramisù AL CAFFE' a un bambino? » « Ma io sono glaaaaandee.. wooooo » Prima di ricevere una risposta al suo quesito ecco che James Potter fa letteralmente volare via Jay mettendoselo sulle spalle, alla ricerca di altre avventure. « Toh! L'hanno fatto smettere. » E lì colta da un'improvvisa illuminazione, tira un altra gomitata a Roxy, attirando l'attenzione di Fawn, indicando loro un biondino dall'aria persa lì in mezzo. « Oddio ci sta pure questo. Potter comunque ha la capacità cosmica di radunare sempre sotto lo stesso tetto, amanti, ex ragazze, migliori amici che tra di loro si odiano - fun fact: a Fannie, Randy sta sul cazzo, e non è che a me piace tanto eh - » Anche se.. CERTO. « Boh certo.. magari una bottarella.. Dico io, Roxy.. sto capello ricciolo d'oro, c'ha il suo perché. » Alza le mani in segno di arresa poco dopo scoppiando a ridere. « Non dicevo sul serio, dai. GIUROSOLENNEMENTEDINONAVEREBUONEINTENZIONI cià! » E dicendo ciò scappa via col suo bicchiere andando a sbattere contro Judah Carrow contro la camicia del quale finisce tutto il suo vino. Il volto della disperazione. Si sente estremamente mortificata mentre sgrana gli occhi rendendosi conti di aver fatto un'enormissima cazzata. « Oddio! Oddio. Oddiosantissimo scusa.. » Prende un fazzoletto usato velocemente dal tavolo tentando di arginare il danno facendo solo di peggio. « No guarda, mi dispiace davvero tanto, è che ho alzato un po' il gomito e.. » Si passa le mani tra i capelli facendo un passo indietro rendendosi conto che ha fatto tutto in maniera sbagliata. Sfodera quindi la bacchetta e con un tocco tenta di rimediare alla situazione. E invece, complice il fatto che è completamente andata, non fa altro che fare di peggio. E lì, inizia a sudare freddo. « Buon Natale? »

    Interagito con Roxy, Fawn, Albus e Judah;
    Nominato Randy;


     
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    No, non si stava affatto divertendo, seppur cercava in ogni modo a far sembrare la cosa contraria. Judah, era un asso nel dire bugie, grosse o piccole che fossero, ma stavolta non riusciva a nascondere una sorta di macerato fastidio che si stropicciava oltre le iridi cerulee, increspandogli a tratti il volto pulito. Aveva iniziato ad estraniarsi dai discorsi, puntando insistentemente lo sguardo sospettoso verso Sirius ed Alaska, tentando di pescare con assoluta cura qualsiasi comportamento equivoco potesse esserci fra i due. Anche mentre Betty gli parlava, o la stessa Mun, il giovane Carrow se ne stava con la testa da tutt’altra parte, a riflettere sui propri errori. Per quanto l’alcol l’aveva messo su di giri, poi, nel tentativo di distrarsi, se Betty non fosse stata così poco accondiscendente come invece si era dimostrata ed avesse mostrato un cenno in più di malizia, Jude non avrebbe perso tempo a cogliere la palla al balzo e tirare l’acqua al proprio mulino, nel vano tentativo di distogliere i pensieri dal suo ex quasiqualcosa. Sano sesso consolatorio, come si usava fra i rampolli feriti; difatti Jude non si rivelò particolarmente entusiasta della risposta della bionda, e quello che accadde dopo gli diede ancora più grattacapi di quanti non ne avesse già « E tu smettila di fare il rincoglionito. » Interdetto, sbatacchiò le ciglia verso Amunet, seguendo il suo sguardo fino ad incontrare nuovamente Sirius sullo sfondo, e sentendosi improvvisamente mancare l’aria nei polmoni.
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    « …Di che stai »parlando? Ma Amunet già si era allontanata, lasciandolo nuovamente solo con Betty, intenta a cullare Lily fra le braccia. Che la gemella sapesse di lui e Sirius? Con un’espressione di indescrivibile angoscia, Jude strinse il bicchiere fra le dita, lasciando insinuare il tarlo di un complotto nella sua testa. Le congetture, ormai, andavano a ruota libera: era estremamente sicuro che Sirius, per le ferite che lui gli aveva inflitto, avesse buttato tutto fuori con i suoi familiari per sfogarsi e sentire forse meno dolore. Parlare delle cose che fanno male aiuta , era stato lo stesso Sirius a dirglielo, poco tempo addietro. « Per quanto riguarda la tua gentilissima proposta sappi che i bambini sono molto più del semplice pool genetico. Te lo dico per esperienza, il mio così detto codice genetico è puro quanto il tuo eppure nella mia infanzia tutto questo calore mi è sempre mancato. Non te ne fai niente della genetica se non hai qualcuno con cui condividere questo miracolo...e quando trovi qualcuno con cui condividerlo te lo tieni stretto. » E quando trovi qualcuno con cui condividerlo te lo tieni stretto, invece Judah quel qualcuno era riuscito ad allontanarlo. Guardava la bambina tra le sue cure, adesso, con quella sorta di velata paura che si rivolge ad un intoccabile pensiero futuro, quello che forse non avrebbe più visto Jude come un semplice zio, ma un vero papà: cazzate a parte, io questa cosa con chi la voglio condividere? Perché dopotutto alla cosa più importante non aveva pensato, una famiglia unita poteva dar molto di più di un pool genetico e per aprire gli occhi davanti a questa verità assoluta gli bastava guardare la sua stessa famiglia. I Carrow avevano sempre dato troppa importanza ad altro, e lui stava ricommettendo lo stesso errore, stava piazzando i giusti fondamenti per riconoscersi un giorno in una versione 2.0 di suo padre, Abraxis. Judah, si sarebbe ritrovato al fianco di una donna che avrebbe fatto follemente innamorare, ma per cui non avrebbe provato niente; ci avrebbe anche fatto dei figli, sì, ma a fatica li avrebbe riconosciuti come i propri. Per non aver seguito il profumo invitante della felicità, il moro si sarebbe ritrovato ad uccidere anime innocenti, ad incasinare la vita di altre persone per rendere la propria ancora più schifosa di quanto già si prospettasse. In fondo, doveva dar ragione a Betty, benchè non lo avrebbe mai ammesso esplicitamente. « Spero per te troverai quel qualcuno » Mugugnò in un roco sussurro, decidendo di congedarsi da una convivialità che non sentiva propria: aveva già rovinato il Natale a troppa gente, Lily meritava quell'amore che la circondava.

    Stropicciandosi stancamente gli occhi, si alzò dalla propria sedia, lasciandola vuota, spostandosi in un posto più appartato ed incontrando la figura appena sciupata di Ben, che sapeva essere uscito da poco da una situazione “strana”. Qualcosa a cui Jude era sfuggito, dopo il lockdown. « Immagino di doverti fare delle congratulazioni.» Ancora perso in un loop di schifosi rimorsi, JJ incrociò semplicemente le braccia al petto, lanciando all’amico un’occhiata interrogativa « Per Lily, dici?» scosse il capo « Ammetto che il concepimento è stato piuttosto faticoso, ma il parto è andato liscio come l’olio, le ostetriche mi hanno fatto i complimenti » Scherzò, ironico, quasi a spacciarsi per il protagonista che assolutamente non era mentre afferrava il bicchiere di acquaviola che Weasley gli allungava. Tracannandone un paio di sorsi, Judah non fece menzione del periodo in cui i due non si erano visti, lo trovava squallido esternare una finta compassione che Ben immaginava non avrebbe gradito. Seppur fosse curioso di sapere come se la passasse il suo amico dopo tutti i casini, scelse di non ricoprire la parte della persona viscida. Sotto Natale erano tutti sorprendentemente bravi a recitarla. Gli restò vicino, invece, come se nulla fosse successo, continuando intanto a tenere sotto strettissimo controllo Alaska, pronto a scattare semmai fossero accadute cose che gli avrebbero dato il voltastomaco – e non era poi così improbabile che accadesse, visto l’assurda quantità di cibo mangiato -. Che poi, una volta intervenuto cosa farei? Li divido? Già li vedeva avvinghiati sotto al vischio, con nonna Molly che stappava la miglior bottiglia per l’ennesima coppia formata in casa Potter. « Mmh..vedo che quest'anno abbiamo aggiunte niente male. Tu che a quanto pare stai in famiglia quasi più di me, abbiamo informazioni sull'amichetta di Siri?» Ed era proprio così, la Vesper era proprio una bella ragazza, ed in sua compagnia Judah, all’appuntamento, ne potè addirittura apprezzare la spiccata intelligenza e celata simpatia. Ma non era il suo tipo, ed al momento poteva addirittura ammettere che le stesse un tantino sulle scatole. Ad ogni modo l’argomento Alaska, era un argomento che gli bruciava particolarmente. « L’amichetta di Siri, a quanto pare, ha scelto il Potter meno indicato fra i tanti che ci sono in circolazione…non credi?» Nella constatazione c’era della velata gelosia, che Judah seppe mascherare perfettamente con un sorriso del tutto beffardo « Moooolto meglio un dannato Ben Weasley che un impacciato Sirius Potter. Secondo te tuo cugino è ancora vergine, perché secondo me lo è…durerebbero poco, in ogni caso» Si strinse vagamente nelle spalle, versandosi altra acquaviola nel bicchiere, scollando a fatica la concentrazione dai due che arrossivano ad intermittenza, come le lucine dell’abete addobbato che avevano alle spalle. Nauseante« Buttati, ora che sei tornato, credo sia la notte giusta per rimettersi in pista.» e mi faresti un grande favore, detto fra di noi « Faresti anche un grosso favore a Sirius, lo liberi dell’impaccio prima che possa farlo lei » ...o io.

    Salutata Olympia con un cenno del capo, alla fine della chiacchierata Judah scelse di restarsene solo, ancora una volta, incrociando nuovamente il profilo di Sirius che adesso se ne stava in cucina con James. Era alquanto alticcio, sentiva la testa piuttosto leggera seppur affollata, e quando le parole di Mun fecero a gomitate per riemergere, il moro si lasciò trafiggere per una seconda volta. Adesso, sospettoso, si era ritrovato a guardare tutti i presenti, dal primo all'ultimo, incominciando a sentirsi messo in soggezione. Avrebbe giurato di aver visto Albus guardarlo, cosí come la stessa Alaska, Hugo e Roxanne. E se piú di qualcuno, quí dentro, sapesse? Stavano giocando tutti a tenere il segreto di pulcinella, Jude per primo. Adesso sembrava che anche il discorso di Betty, cosí azzeccato per la situazione, derivasse probabilmente da una prospettiva che abbracciava ancora piú fattori. Si dovette sorreggere al bordo del divano, infatti, per il pugno allo stomaco che incassó alla consapevolezza di un probabile teatrino montato ad arte dallo stesso Sirius, il quale era arrivato cosí in basso non solo da presentarsi con la nuova ragazza, ma addirittura da asfaltare il proprio ex. Una rivincita di cui Judah non l'avrebbe creduto capace, e a cui tutt'ora faticava a dare verosomiglianza: non saresti mai arrivato a tanto. Proprio per questo motivo, ora piú che mai, aveva bisogno di risposte concrete, e nessuno meglio di Sirius era in grado di dargliele. Lo conosceva fin troppo bene, sapeva che il piccolo Potter non gli avrebbe mai mentito, se preso di petto, cosa che non poteva dire di qualunque altro complice avesse preso parte al suo piano malefico. Il tempo sembrò fermarsi per qualche istante quando, finalmente, gli sguardi di entrambi si incontrarono in un solo punto, al centro del soggiorno, tra piatti ancora pieni, corde per il limbo e ragazzini che scorrazavano tra le gambe degli adulti. Il giovane Carrow trattenne il fiato, forse palesando una malinconia senza pari attreverso una sorta di connessione emotiva che includeva solo loro due, tenendo tutti gli altri presenti fuori. « Oddio! Oddio. Oddiosantissimo scusa.. » - « ...Cristo » Sussultó, alzando appena le braccia per poi fare qualche passo indietro e guardarsi la camicia macchiata: Janis con una sola mossa era riuscita a rovinare tutto « Per te è troppo faticoso guardare dove cazzo metti i piedi, ah? Non era compreso nel pacchetto di poteri da veggente? » Ad un'atmosfera rovinata si andò ad aggiungere il malumore, ed un Jay che prese a ridacchiare della disgrazia di Jude, ripetendo quel “cazzo” appena proferito a mò di canzoncina natalizia. « No guarda, mi dispiace davvero tanto, è che ho alzato un po' il gomito e.. » e si piegò, tentando di ripulirlo « Lascia perdere, Janis » ma la strega tiró fuori anche la bacchetta pur di rimediare a tutti costi « Ho detto lascia perdere! » E con questo la sorpassò di fretta, senza rispondere nemmeno al suo “buon natale” di consolazione. Senza pensarci due volte, Carrow raggiunse la cucina ed anche Sirius, che ancora sostava contro la base dei fornelli. Tentó di restare in silenzio, inizialmente, avvertendo uno strano imbarazzo rimbarlzare fra i loro corpi mentre strofinava la stoffa sotto l'acqua. « L'hai portata qui nonostante sapessi perfettamente ci fossi anche io » Constatò, non riuscendo a trattenere il pensiero per sè mentre inarcava le sopracciglia, aggrappandosi successivamente al bordo del lavabo. « Vieni fuori, dobbiamo parlare. » E non era un invito, bensí un imperativo.


    Post inutile/lunghissimo/schifoso
    Come sempre, a meno che qualcuno non vi abbia soprannominato Paperella, potete fare a meno di leggere il post (mi sono sistemata i cazzi miei, lo so, sorry)
    BTW CON QUALCUNO HO INTERAGITO
    Prima parte: interagito con betty e mun
    Seconda parte: Tutta per Ben
    Terza parte: Janis
    Sirius e Alaska sempre nei miei pensieri <3

    n.b. Gli #JURI momentaneamente lasciano la festa, ed il tascinamento di Siri continua qui: ovviamente si tratta di un ambiente a cui tutti possono accedere quindi gngn, se volete infiltrarvi per qualsivoglia motivo, nessuno vi impedisce di farlo.



    Edited by the soul of morthacci yours. - 16/12/2018, 10:14
     
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    Quando si sentì picchiettare sulla spalla, Albus si voltò col sorriso ancora sulle labbra per la storiella esilarante di zio George ai danni della povera moglie Angelina. "Scusa zio, torno subito.." ma la sua espressione andò immediatamente a farsi più seria quando, accanto ad Amunet, si trovò davanti anche il fratello maggior di lei: Deimos. Durante la cena se ne era tenuto a debita distanza, senza trattarlo in modo sgarbato, ma certamente senza neanche andare al di fuori di sé per introdurlo. Deimos gli aveva sempre dato l'impressione di essere il suo principale nemico, quello che anche tra trent'anni avrebbe continuato a tentare di dissuadere la sorella dallo stare con lui. Tuttavia, almeno per il momento, si era comportato in maniera abbastanza impeccabile, senza dargli alcun motivo di rappresaglia nei suoi confronti. "Ok, vi conoscete già, ma non proprio..Albus, lui è Deimos, mio fratello..Deimos, lui è Albus il mio..è.. il padre di mia figlia.. e il mio.." voltò lo sguardo verso Mun, sollevando appena un sopracciglio. Ah davvero? Stiamo ancora all'ambiguità di definizione? "..ragazzo.. eh sì lui è il mio ragazzo. E io credo che ora andrò a bere qualcosa mentre voi parlate un po'." VIGLIACCA! Per un istante la fissò a palpebre strette, seguendola con lo sguardo mentre si dileguava. Tuttavia riportò presto l'attenzione a Deimos, cercando di rivolgergli il sorriso più cordiale che gli veniva e allungando una mano in sua direzione. "Cominciare con il piacere è tutto mio sarebbe troppo scontato?" Sorrise, stringendosi nelle spalle. "Gradito in ogni caso. Piacere." asserì dunque, stringendo la mano dell'uomo. "Grazie dell'invito...vorrei dire altre cose, ma penso che non sia il caso di appesantire troppo l'atmosfera. So di non doverti ringraziare per averla protetta, ma lo farò lo stesso." Sospirò, mordicchiandosi velocemente il labbro prima di ricorrere al suo bicchiere di incendiario per stemperare un po' il nervosismo. "Hai detto bene..non devi ringraziarmi. Era il minimo che potessi fare.." si interruppe un attimo, cercando Mun con lo sguardo in mezzo alla folla, osservandola andare da un punto all'altro senza rendersi conto degli occhi di lui "..e lei ha fatto lo stesso per me." aggiunse quindi, voltandosi nuovamente verso Deimos e stringendosi nelle spalle. "Ci siamo guardati le spalle a vicenda. E spero che tutto questo.." a quelle parole indicò con un movimento circolare dell'indice l'ambiente circostante "..serva anche a fare in modo che in futuro sia lo stesso per tutti quanti, te e Judah compresi." Perché in fin dei conti è questo che fa la famiglia: si protegge a vicenda. E voi, ora, ne fate parte..volenti o nolenti.

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    "Assolutamente! Da buon amico qual è mi sta trattando con i guanti…però non mi ha ancora svelato qualche retroscena divertente che accade alle vostre feste…devo aspettarmi il momento tombola o canzoni natalizie? Così mi preparo in tempo…" ridacchiò alle parole della ragazza, ma quando fece per aprire bocca e rispondere, la voce di Olympia lo interruppe prima ancora che lui potesse aggiungere una sola parola "Okay gente, è arrivato il momento di smaltire un po' per fare un po' di spazio per le prossime portate. Partiamo con il limbo, che ne dite? Chi vince, ha due cartelle in più a tombola! Hugo, nonna, Rudy e James. Vi voglio in pista ora!" Puntuale come un orologio svizzero, si voltò verso Alaska, indicandole la scena che si stava appena consumando. "Ecco, ad esempio..scommetto che di questo Sirius non ti ha parlato." La gara di ballo, una delle tradizioni a cui Albus aveva gentilmente smesso di partecipare più o meno da quando aveva compiuto otto anni. E non è che James e Sirius fossero tanti diversi, a riguardo. "Sirius, questo è un momento che non possiamo lasciarci sfuggire!!! Dobbiamo per forza partecipare, soprattutto se è una vostra tradizione! Albus vuoi venire anche tu con noi?" Se la rise sotto i baffi, portandosi nuovamente il bicchiere alle labbra mentre alzava una mano come a fargli cenno di andare avanti senza di lui. "No no, tranquilli. Io rimango a guardare, che è più divertente. Tu però vai Siri, che sei il migliore." "Nooo no no, cioè, hai capito male, non è che sia proprio proprio una tradizione ecco.. è più una.. tradizione - ..capisci? cioè una cosa così, molto alla trallallero, cioè tipo come quando vai alla Casa di Merlino e butti uno zellino nel pozzo, no? Cioè se non lo fai non fa niente!" Scosse il capo con aria delusa in direzione del fratello, buttando giù nel frattempo ciò che era rimasto nel proprio bicchiere. "Anche perché mi sa che James si è immolato per la nostra dignità.." disse, indicando la figura del fratello maggiore, tutto intento a impedire alla sorella di realizzare quella gara di limbo per poi battere in ritirata verso la cucina. E fu proprio lì che anche Sirius lo seguì, dileguandosi dal gruppetto e, soprattutto, dalle responsabilità, lasciando Alaska con Mun e Albus. "Beh ragazze.." disse quindi, sbattendo i palmi tra loro "Odio fare sempre il diavolo tentatore della situazione, ma qui direi che è tempo di uno shot." ci pensò un attimo su "O anche due." Si sporse verso una bottiglia di acquaviola rimasta incustodita sul tavolo, cominciando a riempire fino all'orlo un discreto numero di bicchierini. "FAWN! ROXY! JANIS!" urlò, mettendosi la mano a coppa accanto alle labbra per farsi sentire dall'altro capo del tavolo. Una volta attirata la loro attenzione gli fece cenno di avvicinarsi, indicando loro la linea di bicchieri schierati uno accanto all'altro. Quando furono abbastanza vicine, Albus poggiò una mano sulla spalla di Alaska. "La conoscete Alaska? E' amica di Siri. Tu Janis non la conosci di sicuro." si voltò verso Alaska, indicandole la Jones "Lei è Janis, la zia di Jay, una spina nel fianco. Rompicoglioni certificata di prima classe. Mi vuole un sacco bene, tipo che mi manda ogni sera i messaggini della buonanotte, anche se non lo vuole ammettere. Tranquilla JJ, non devi aver paura di provare emozioni: pure E.T. voleva telefonare a casa." Detto ciò prese il proprio bicchierino, intimando le altre a fare lo stesso prima di avvolgere il braccio libero intorno alle spalle di Mun. "Buon Natale ragazze! E soprattutto buon rimorchio - perché casa mia ormai è tipo un mezzo rave, quindi mi aspetto di vedervi tutte accasate entro fine serata." Fece tintinnare il proprio bicchiere contro quello delle altre, mandando giù il liquido in un sorso solo prima di rendersi conto che un rametto di vischio si era posato sopra la sua testa. Sorrise, stringendosi nelle spalle con facilità prima di chinarsi a dare un bacio a Mun. Vabbè, con noi è un po' un vincere facile.

    Scoccate le undici aveva gentilmente chiesto a mamma il piacere di portare Jay e Lily a dormire nelle proprie camerette, ricordandole per almeno cinque volte di incantare le loro stanze affinché i rumori dall'esterno non vi giungessero. Lui, dal suo canto, si era allacciato il baby monitor alla cintura quasi a mo' di pistolero da film western, andando da una parte all'altra della sala per conversare con amici e parenti - offrendo da bere un po' a tutti, ma principalmente a se stesso. Inutile dire che ormai l'ex Serpeverde aveva già imboccato la strada di un'allegria che più che natalizia si potrebbe definire alcolica. Si interruppe dalla propria accesa conversazione con zio Percy solo quando sentì provenire dal grammofono le note di una canzone a lui ben nota. Istintivamente si alzò di scatto, senza nemmeno premurarsi di congedarsi dall'interlocutore, ma raggiungendo subito Mun per cingerle la vita con un braccio e trascinarla verso il pianoforte con sé. "Scusa scusa, te la devo rubare, questioni importanti." borbottò in direzione di nonno Arthur, con il quale la ragazza stava parlando sino a quel momento. "Questa la dobbiamo fare insieme. Come nei sotterranei..ti ricordi?" Quel pomeriggio in cui avevano cantato a squarciagola di tutto e di più, ballando come due stupidi mentre riassettavano quella che sarebbe stata la loro prima dimora condivisa. Altri tempi. Si sporse subito a spegnere il grammofono, prendendo posto al pianoforte e cominciando immediatamente a riprendere le note della canzone. Quando fu il momento le fece cenno con il capo di iniziare la propria parte. [...] The neighbors might think. "Baby it's bad out there." Say what's in this drink? "No cabs to be had out there." I wish I knew how "Your eyes are like starlight now." To break this spell "I'll take your hat, your hair looks swell." I ought to say no, no, no sir "Mind if I move in closer?" Ridacchiò tra sé e sé, spostandosi più vicino a lei sullo sgabello del pianoforte, mentre cantava quella strofa. At least I'm gonna say that I tried. "What's the sense of hurtin' my pride?" I really can't stay "Baby don't hold out." E poi entrambi, all'unisono "Baby it's cold outside".

    Prima parte: interagito con Mun e Deimos
    Seconda parte: interagito con Alaska, Sirius, Fawn, Roxy, Janis e Mun. Nominata Olympia
    Terza parte: tutta per Mun

     
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    « Nessun volo d'angelo mi raccomando, altrimenti Mun ti farà volare fuori dalla finestra...e sorreggile sempre la testa. »
    Alza gli occhi al cielo, quasi scocciata, di fronte all'incertezza della bionda nel decidere se passarle o meno la neonata. Sospira pesantemente, fingendosi affranta. « Uffa, ma perché nessuno ha mai un briciolo di fiducia in me? » Forse perché già in più di un'occasione ti sei dimostrata ampiamente inaffidabile? « Dai, scherzavo, lo giuro: la tengo bene e sto attenta alla testa. » Fortunatamente Betty sa essere comprensiva, e le porge la bambina. Una volta accolta la piccola tra le sue braccia, si accomoda sul divano alle sue spalle, in modo da evitare, per l'appunto, disastri spiacevoli. Sorride alla piccola, mentre cerca di cullarla, anche se un po' goffamente. Deve essere la prima volta che tiene in braccio una bimba così piccola, e si sorprende nell'avvertire un improvviso senso di responsabilità. È così piccola e indifesa. La osserva per un po', quasi rapita anche dagli impercettibili movimenti che la piccola compie, e, inaspettatamente,
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    riesce perfino a intenerirsi. « Comunque crescendo sta diventando quasi carina » commenta ad alta voce, rivolta a nessuno in particolare dei presenti. « Cioè, quando è nata era... okay, diciamo, faceva tenerezza solo perché era proprio minuscola, ma per il resto, insomma, diciamolo, era un piccolo mostriciattolo. » Mentre parla si guarda intorno rapidamente, come per accertarsi che Amunet non sia nelle vicinanze. Non che la preoccupi la sua ira: di certo la Carrow non può essere capace di lanciarla fuori dalla finestra, ma preferirebbe trascorrere questo Natale senza dover necessariamente sorbirsi le sue lamentele isteriche.
    « Guarda come sei portata! E ti sorride pure. Mals, piaci proprio tanto hai bambini, hai visto? »
    Solleva il capo, per guardare Olympia con un'aria alquanto scettica. « Eh? » L'ultima cosa che avrebbe immaginato di sentirsi dire era proprio quella di saperci fare coi bambini.
    « Ma ti avverto, non prenderci troppo gusto perché qua la lista d'iscrizione dei baby sitter è già lunga e chilometrica. »
    Si stringe nelle spalle, mentre coglie lo sguardo della bionda. « Non mi dispiace proprio per niente, credimi. Tanto so già che entro due minuti questa nana comincerà a piangere e mi avrà rotto le palle. Quindi presto sarà di nuovo tutta tua. » Ridacchia, per poi tornare a guardare la rossa, in direzione della quale ammicca eloquentemente. « Certo, poi non si sa mai eh... Se dovrò finire a fare la baby-sitter dei bambini di qualcun altro... » Solleva entrambe le sopracciglia, mentre coglie lo sguardo di Olympia, per poi ridacchiare. Sa bene che i figli non sono contemplati nel futuro prossimo della famiglia Potter-Black, ma le piace provocare, giusto un po'. Mentre culla lentamente il piccolo fagottino di coperte e bambina che tiene tra le braccia, gli occhi nocciola si posano più in là nella sala, dove vede Sam e Rudy chiacchierare allegramente accanto al tavolo. « Proprio bello il maglione di Rudy, eh. Si abbina perfettamente col suo... broncio » commenta, ironicamente, mentre torna a ridere con l'amica. « Immagino sia opera tua. » E di chi altri, se no? Di certo Rudy non è mai stato un amante dell'atmosfera natalizia o di questo genere di cose, al contrario della moglie, sempre particolarmente entusiasta e pronta a invogliare la gente a far festa. Non la stupisce, dunque, la sua idea improvvisa di riportare in auge il limbo natalizio, tradizione più odiata che amata dai membri di sesso maschile di casa Potter, che infatti non perdono molto tempo a sabotare questo suo tentativo. Malia non può far altro che ridacchiare di gusto, con Lily ancora tra le braccia, mentre assiste ad un teatrino fatto di scuse e rifiuti vari.
    Sta chiacchierando con una delle tante pro-zie Weasley, della quale al momento non riesce a ricordare il nome, quando un James dall'espressione beffarda, con in braccio il piccolo Jay, non le si pone davanti. « Eccola qui l'unica donna della mia vita. » Aggrotta la fronte, mentre ride sommessamente guardandolo, senza riflettere più di tanto su quello che ha appena detto. A James piace fare il cazzone, si sa, e, come lei d'altronde, dà spesso fiato alla bocca senza una motivazione precisa. Quando però lo vede accennare al vischio fermo sulle loro teste, la giovane si acciglia un po' di più. « E niente.. ci tocca. »
    « James, smettila di fare il coglione, dai... » La sua voce sembra infastidirsi di una punta, mentre lo vede cominciare ad avvicinarsi nella sua direzione. Sta già meditando su come liberare una mano per allontanarlo (o stampargli una cinquina, se necessario) senza far cadere la testa della bambina, ma fortunatamente l'ex Grifondoro fa in tempo a deviare la traiettoria, per posare un bacio sulla guancia della piccola. Malia scuote piano la testa, per poi allungare una mano - sempre attenta a Lily - per assestargli un piccolo schiaffo sulla nuca. « Che deficiente che sei. »
    In compenso, però, si becca un bacio dolcissimo da parte del piccolo Jay, il quale, dopo una serie di proteste, si piega in avanti, aiutato dallo zio, per lasciarle un bacino leggero sulla guancia, facendo così allontanare il vischio. « Oh mamma, muoio d'amore! » è la reazione della mora, che fa finta di svenire sotto il potente effetto di quel bacio, lasciando cadere la testa di lato, mentre un piccolo sorrisino le spunta sulle labbra.

    « Ti annoi? » Si tuffa sul divano a peso morto, accanto a Sam, con un grosso sospiro. Mentre usciva in terrazzo per rispondere alla chiamata di Tris, l'ha visto di sfuggita venire braccato davanti al tavolo delle bevande da suo padre, il quale probabilmente era alla ricerca di una faccia amica lì dentro con cui chiacchierare. « Sono stata al telefono con Tris, mmh- Vuoi? » dice, distrattamente, mentre infila in bocca un po' di noccioline prese dalla ciotolina che tiene tra le mani, per poi offrirgliele. Con l'altra mano tira fuori la bacchetta, così da attirare verso di loro due bicchieri pieni di Incendiario. Ma, tra la musica forte e altri fattori di distrazione, non riesce pienamente a controllare quell'incantesimo di richiamo, e uno dei due bicchieri, prima di giungere a loro, traballa leggermente, lasciando cadere un po' di Whiskey sul tappeto. « Oh, cavoli... » mormora tra sé e sé, dispiaciuta, mentre porge uno dei bicchieri al ragazzo e studia dalla propria postazione il danno compiuto. Una macchia marroncina di dimensioni abbastanza evidenti occupa la parte centrale del tappeto. Il suo occhio cade poi sul pianoforte, dove Albus e Amunet sono impegnati in un duetto di una qualche melensa canzone natalizia. Allora si stringe le spalle, con una certa noncuranza, per poi tornare a guardare il ragazzo, un'espressione birichina che nasce sulle sue labbra. « Vabbè. L'importante è che la Carrow non ha visto niente. Tu non hai visto niente. Direi che siamo a posto. » Una specie. « Comunque... Tris dice che vuole provare a far fumare Percy. Sai che ridere! Tu ti sei portato dietro qualcosa per caso? » Prende qualche sorso dal proprio bicchiere, mentre lo sguardo si perde su Jay, che sta giocando con delle costruzioni. « Solo che loro vanno alla messa a mezzanotte. Non so, tu hai voglia di andarci? » chiede, mentre prende ad accarezzargli distrattamente i capelli chiari. Mentre parla, il suo sguardo si perde in un punto oltre la figura del ragazzo, dove intercetta Robert Stone, le guance rosse e un bicchiere per le mani, che ride sguaiatamente in compagnia di un gruppetto di adulti, mentre racconta il finale di una delle sue divertentissime barzellette. « Oh, che bello » commenta, con ben poco entusiasmo nella voce. « Mio papà è ubriaco. Adesso sì che è un Natale degno di questo nome. »

    « Gratta e Netta. Gratta e Netta. Accidenti! » Sbotta, la bacchetta ancora puntata in direzione dell'enorme macchia fatta sul tappeto. Okay, deve ammettere che un po' le dispiace per il danno compiuto, e sta tentando in tutti i modi di rimediare. Ma la sua poca dimestichezza anche con gli incantesimi più semplici, unita al fatto che va ancora in giro con una bacchetta presa al mercato nero ai tempi in cui era ricercata dal Ministero, alla quale si aggiunge poi il fattore alcool ingerito, che non è indifferente, rende quasi impossibile la missione. Sbuffa, sconsolata, mentre se ne sta in ginocchio sul tappeto, e lancia un'occhiataccia in direzione di Sam, che sembra ridersela di gusto. « Se non la smetti subito, dirò alla Carrow che sei stato tu. » Borbotta, prima di fare un altro, inutile, tentativo verso la macchia. E siccome inizia a perdere le speranze, decide di rivolgersi alla prima persona che vede, e che immagina possa aiutarla in questo momento di disperazione: Olympia. Sta in piedi proprio lì accanto, e allora si limita a strattonarle una gamba, con ben poca grazia, prima di indicarle la macchia. « Ho bisogno del tuo aiutoooo ADESSO! » esclama, perentoria, ma quando solleva lo sguardo scopre che quella che sta disturbando non è Olympia. « Ehm... » E' convinta di star arrossendo: o per lo meno sente la faccia in fiamme, mentre vede la ragazza che ha invitato Sirius guardarla dall'alto, visibilmente confusa. « Ciao! Sei Alaska vero? » Tanto ormai la figura di merda è fatta. Sventola una mano per salutarla, e poi l'allunga verso l'alto per stringere la sua. « Io sono Malia. Non è che sai come... Cioè, ho fatto un macello qui e la mia bacchetta fa schifo, non riesco proprio a pulire. Ti offro un giro di shot se mi aiuti! » Che poi è tutto offerto dai Potter, ma dettagli.
    Prima parte - Betty, Olympia e James
    Seconda parte - Sam
    Terza parte - Sam e Alaska


     
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    « Stai esagerando. » Un monito, prima che Harry Potter in persona le sfili di mano il bicchiere. Dopo la caduta dall'avamposto di giornalista più brillante che i ribelli potessero desiderare, Teddy Lupin è tornata a Godric's Hollow. Non per proprio volere ma perché i Potter avevano insistito, e perché in fondo si era resa conto che da sola non sarebbe stata in grado di ripulirsi. Lo doveva a Lizzie, e lo doveva a se stessa, e nonostante non sembrasse poi molto in vena né di tornare a risplendere, né tanto meno di fare festa, alla fine sbuffa alzando gli occhi al cielo con la testa pesante, osservando il padrino con occhi restii e rancorosi. « Dovrò pur superare questa roba in qualche maniera. » Non voleva fare altro se non tornare a casa, buttarsi sul letto e dormire sotto l'effetto dei sonniferi che le avevano prescritto gli psichiatri del CIM. Anche quelli erano dosati, e chiaramente a differenza della droga che assumeva regolarmente prima, non erano mai sufficienti affinché l'aiutassero a sfuggire. Seguiva un programma di reinserimento graduale; doveva presentarsi tre volte a settimana a un gruppo per tossici, e svolgere una serie infinita di compitini atti all'equilibrio della sua sfera emotiva. A ben guardarla, era tutto inutile. « Potresti.. socializzare.. per esempio. » Povero Harry Potter. Avere a che fare con soggetti problematici sembrava essere diventata una costante nella sua vita. In tutta risposta, Teddy si lascia cadere su una delle poltrone accanto all'albero iniziando ad armeggiare in maniera distratta con alcuni regali scuotendoli. « Grazie ma.. passo. »
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    Prima che possa sprofondare nei suoi pensieri nuovamente, in compagnia dello scotch che si è preventivamente versata, in aperta ribellione all'ammonimento del padrino, Lizzie le salta tra le braccia, obbligandola a stringerla a sé stampandole un bacio tra i capelli. « Perché non chiedi a zia Limpy di farti una bella treccia anche a te? » Scoppia a ridere mentre ispira affondo il dolce profumo di fragola dei suoi lunghi capelli biondissimi. « Magari più tardi. » « Zia Mun ha detto che devo prendermi cura di Jay, ma lui è sssstupido! Continua a dire che dobbiamo preparare latte e biscotti per Babbo Natale, ma io lo so che non esiste. » La volta verso di lei rimanendo di sasso di fronte a quella scaltrissima osservazione. Lizzie è sempre stata una bambina estremamente sveglia, sin troppo intelligente per la sua età; un'osservatrice impressionante. Probabilmente hai capito tutto, ed io sono ancora qui a fare la disgraziata. Non so nemmeno se sono io a prendermi cura di te, o viceversa. « E tu che ne sai? Certo che Babbo Natale esiste! » « Shhhhh.. terrò il segreto per non far restare male nonno Arthur, eh! » E tu come fai a.. Prima che possa indagare ulteriormente la bambina corre via, lasciandola lì di sasso.

    « Tu sapevi che Lizzie non crede più a Babbo Natale? » Asserisce affiancando Olympia ad un certo punto, mentre si porta il bicchiere alle labbra. L'ennesimo. Guarda nella direzione in cui corre la bambina con uno sguardo piuttosto confuso. « Ma è legale non credere più a Babbo Natale a sette anni? » Solleva le sopracciglia scuotendo la testa. E' ovvio che è leggermente sconvolta. Se Lizzie pensava di mantenere il segreto per non far restare male nonno Arthur, non ha di certo considerato come si sarebbe sentita lei. Ci sono rimasta male. Sta già crescendo così tanto? Dove sono stata di preciso? « Sono una madre di merda.. ottimo. Il mio sponsor dice che devo esternare i miei sentimenti. Sono contenta di averne parlato. Ora credo che andrò a bere.. ancora. » Una pacca sulla spalla della rossa, cosciente di aver fatto tutto da sola, mentre con un atteggiamento stoico e apparentemente impassibile si allontana, tornando al suo posto prediletto accanto all'albero. « Teddy, Teddy...ho salvato questo signore. » Viene letteralmente assaltata da Lizzie che la agguanta alle spalle. E mentre si gira con un leggero sorriso pronta ad accogliere la bambina, i suoi occhi incontrano un paio ben noti; non lo conosce di persona, ma sa bene chi Deimos Carrow sia. E se per molti l'ascia di guerra potrebbe anche essere sotterrata, non altrettanto è per lei. Corruga quindi le sopracciglia mentre attira istintivamente la bambina a sé. « Liz, perché non vai a dare una mano alla nonna con Lily? » La bambina resta leggermente interdetta. Non le piacere essere smontata quando sa di aver fatto qualcosa di positivo, ma quella volta, la mancanza di un contatto visivo con Teddy, la obbliga a scappare via leggermente contrariata, rifugiandosi tra Molly e Ginny. « Stai lontano da me e da Liz, capito? » Parla a voce bassa mentre gli punta il dito contro. Non vuole fare una scenata, ma non ha nemmeno intenzione di far finta che vada tutto bene. Le bastava solo un presto, uno solo per sbottare, e la presenza di tutti quei fottutissimi Carrow le era bastato per ricordarsi tutto l'incubo degli ultimi mesi. « Ted.. finiscila, dai. » In tutta risposta, Teddy scuote la testa sgranando gli occhi mentre incredula fissa prima Harry, intervenuto nella discussione, e poi Deimos. « No senti.. fanculo. Fanculo a tutti e due. Me ne vado. » Asserisce ancora una volta sottovoce per tentare di non attirare alcuna attenzione su di sé. « Dove vai? » « A prendere una cazzo di boccata d'aria. POSSO? » In tutta risposta, alcuni commensali vicini se ne accorgono della leggera tensione creatasi nell'ambiente. Teddy scuote la testa, e si dilegua rossa in volto dalla vergogna, mentre si fa spazio a mo di gomitate verso l'esterno. Ha bisogno di una sigaretta e di un po' di silenzio.

    Interagito con Olympia e Deimos.
    Dato un po' di gomitate per uscire.
    Per ora Teddy s'è data per una pausa sigaretta.


     
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    Ed eccola lì, seduta al tavolo in compagnia di amici e conoscenti, ancora a una volta pronta a lamentarsi. D'altronde era scappata come una ladra nella notte, di fronte a una situazione decisamente delicata, ma da una parte si era detta che con lei nei paraggi, Albus e Deimos non avrebbero potuto fare gli uomini. Certo. « E com'è andata? Ma è vero quel che si dice? ...che sputa fuoco come i draghi e la sua acqua di colonia sa di zolfo? » Getta uno sguardo verso il punto in cui Albus e Deimos stanno ancora parlando in maniera apparentemente civile, per poi scuotere la testa osservando Sirius con uno sguardo accigliato. « No che non sputa fuo-.. » Alza gli occhi al cielo interrompendosi da una frase detta sulla difensiva, sovrappensiero, portandosi infine il bicchiere alle labbra. « Ma perché ti do retta quando le spari così grosse? » Perché ti voglio bene, già. Lo so. Non so perché me lo sto chiedendo ancora. « Una volta vista Lily persino il più gelido dei cuori può scaldarsi!!... Il che mi fa pensare che non l’ho ancora conosciuta! » Le sorride con un moto di pura adorazione, mentre le da una leggera pacca sulla dorso della mano come a volerla tranquillizzare sulla questione. « Stasera nessuno va via di qui senza conoscere la principessa di casa. » Una promessa, un'imposizione? Difficile dirlo. Quando si trattava di Lily, Mun sembrava diventare una di quelle madri folli, che vedeva la sua bambina come l'essere più bello e perfetto che ha visto la luce del giorno. Ci va giù pesante con l'alcol, seduta lì, a osservare di tanto in tanto il gruppetto di Fawn, Roxy, Janis e Jay poco più in là sorridendo loro piuttosto divertita. Jay è il secondo essere preferito, più perfetto sulla faccia della terra, e anche per lui, la piccola Carrow non solo ha iniziato a provare un affetto spropositato, ma ha anche sviluppato un attaccamento impressionante. Per questo lo osserva con tenerezza, prima che i discorsi di Sirius e Alaska la riportino in mezzo a loro. « Perché palloso? » « Mun, mi aiuti? Perché Hugo è palloso? Vediamo.. Vediaaamo.. perché è un secchione, vuole sempre avere ragione e.. no dai, scherzo, non è così male. Basta non discuterci! E poi.. che resti fra noi, io non ti ho detto niente eh? Si vergogna se lo sa.. ma è un fan sfe-ga-ta-to di Taylor Swift! Basta che dici "Taylor" e lui boom, parte peggio di una Nimbus! » Resta contrariata da quest'ultima affermazione. « A Hugo piace Taylor Swift? » Mi sono lasciata bullizzare dagli sguardi contrariati di un fan sfegatato di Taylor Swift? Amunet Haelena Carrow, sei caduta davvero in basso. « Devo assolutamente aggiornarmi sui dettagli imbarazzanti di questa famiglia se voglio sopravviverci. » Asserisce infine ancora piuttosto confusa dalla notizia della giornata. « Però a parte questa notizia sconvolgente, solo non tentare di postulare apertamente di essere migliore di lui. E' un grande giocatore.. devi guadagnarti il suo rispetto. Se ti consideri una persona scaltra, con Hugo Weasley devi spogliarti della tua superiorità e sperare che prima o poi capirà il tuo valore intrinseco. » Si stringe nelle spalle. « Gli lascio ancora credere che il mio E+ in Pozioni ai GUFO rispetto al suo E è dovuto al fatto che la carogna era il nostro Capocasata, e aveva una predilezione per i Serpeverde. » I tempi di Ross "La Carogna" Burgoyne. Che tempi. « Che poi la carogna in realtà mi odiava! Ve lo ricordate la cargona, vero? Mi ha dato E---, fino ai GUFO. E poi se ne è andato e non ho potuto nemmeno gongolare.. » Che frustrazione.

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    « Sirius Cedric Potter. Per quale ragione mio figlio mi è venuto a chiedere cosa significhi la parola puttano? » Alza le mani scuotendo la testa con finta disapprovazione e delusione, lavandosi le mani di un discorso che ha già affrontato con Sirius in separata sede. Sono affari tuoi. Pensavi che il vero problema fossi io, eh? Pensaci ancora. Il buon vecchio Sirius venne però salvato da un'iniziativa che strappò una leggera risata a Mun, già ormai al terzo bicchiere di qualunque cosa ci fosse sul tavolo. « Okay gente, è arrivato il momento di smaltire un po' per fare un po' di spazio per le prossime portate. Partiamo con il limbo, che ne dite? Chi vince, ha due cartelle in più a tombola! Hugo, nonna, Rudy e James. Vi voglio in pista ora! » « Ecco, ad esempio..scommetto che di questo Sirius non ti ha parlato. » Lo sguardo di Mun intercettò quello di Alaksa stringendosi nelle spalle divertita. « Taylor Swift e il limbo.. a quanto pare non sei l'unica che deve aggiornarsi su parecchie cose in questa famiglia. » Asserisce rivolgendosi alla ragazza. Insomma non sentirti sola. « Qualcos'altro che mi sono persa, amore? » Chiede quindi, rivolgendosi direttamente ad Albus, giocherellando distrattamente con le sue dita. Sirius si dilegua per lasciar spazio a una scena spassosa tra James e Olympia poco dopo. « Ma dite che lo picchia? » Scoppia a ridere mentre osserva la scena alquanto divertita. James con sulle spalle un Jay decisamente confuso, mentre fa svolazzare da una parte e dall'altra una corda di fronte a Olympia. « Io lo picchierei, anche solo per tutte le cavolate che spara ogni giorno. » « Beh ragazze.. Odio fare sempre il diavolo tentatore della situazione, ma qui direi che è tempo di uno shot. O anche due. FAWN! ROXY! JANIS! » Gettò uno sguardo d'intesa a Fawn, prima di spostare lo sguardo su Roxanne. Con lei le cose non erano ancora molto chiare, ma in quel momento, con le guance rosse e pronta a buttare giù altro alcol, si sentì di sorriderle con una nota di pura sincerità. Si lasciò infine rubare dalla performance di Albus, scuotendo la testa di tanto in tanto, mentre gli sistemava o il colletto della camicia o i capelli ribelli, realizzando lentamente di non averlo mai visto nel suo elemento naturale con i suoi parenti e amici. Era socievole, e allegro, e decisamente a tratti sopra le righe.. e al momento beato tra le donne, ma non fatevi troppo speranze, lui non va da nessuna parte. E infatti in tutta risposta a quel pensiero che in sordina si fa spazio nella sua testa, gli cinge la vita in un braccio spasmodico, prima che il vischio si posi sopra le loro teste. E lì il bacio è semplicemente d'obbligo. Quando il gruppetto si sciolse, Mun restò leggermente in disparte, afferrando appena in tempo il polso di Roxanne, attirandola un po' più in là rispetto alle amiche. « Beh non so te, ma io sono abbastanza su di giri da potermi permettere di dire un po' tutto quello che mi passa per la testa. » Scoppio in una leggera risata, riprendendo possesso del proprio bicchiere, perché in fondo, alcol chiama alcol, e a quel punto Mun aveva imboccato la giusta strada dell'allegria. « Volevo dirti che.. insomma.. mi dispiace per come sono finite l'ultima volta le cose qui.. » Nel dire ciò le indica istintivamente il bancone dove si è svolto il loro ultimo incontro in solitaria, dove in fondo non si sono rivolte parole poi molto gentili. « E niente.. Buon Natale! » Asserisce prima di slanciarsi in un moto di pura allegria ad abbracciarla. E' chiaro l'alcol stia entrando in circolo e anche in maniera giusta. Le stampa un bacio sulla guancia prima di staccarsi, sistemandole i capelli che le ha scompigliato appena nel suo improvviso slancio. « E sono contenta di vederti qui.. e niente sono contenta puntoebasta. » Si; è piuttosto evidente che Mun è decisamente contenta. « Dopo giochi con noi a Risiko eh! »

    La risata di Arthur Weasley è contagiosa. Mun gli sta raccontando degli ultimi sviluppi con le mamme dell'asilo di Jay, lasciandosi sfuggire commenti decisamente poco carini nei loro confronti. « Uuuuuh Fawn! Eccola eccola, lei le ha conosciute. » Attira la ragazza nella conversazione iniziando a gesticolare in maniera decisamente animata. « Stavo raccontando al signor Weasley delle matrone dell'asilo. Ho avuto il piacere di godere del suo supporto morale uno di questi giorni. Sei stata una salvezza. » E a quel punto vedendo passare Olympia di là le fa cenno di avvicinarsi per continuare quel giro da comari anche in sua compagnia, mentre porge a entrambi due bicchieri del delizioso eggnog che nonna Molly l'ha guidata passo passo a preparare. « Ecco se fa schifo mi dispiace, giuro che ho seguito religiosamente la ricetta che la signora Molly mi ha passato. » E dicendo ciò attende che prima nonno Arthur e poi le ragazze lo assaggino. « A onor del vero è meglio di quello di Molly. Sapete, con l'età si inizia a perdere qualche colpo. » « TI HO SENTITO, FARABUTTO! » « Ma no Molly cara, dicevo così tanto per dire! » Mun scoppia a ridere mentre osserva le due ragazze, prima di vedere nonno Arthur spostarsi appena per consolare la sua dolce metà. « Sono meravigliosi.. » Asserisce con un che di sognate mentre ispira osservandoli appena più in là. « E insomma ragazze.. dicevamo. L'asilo.. » Ma prima che Mun possa continuare quel interessantissimo discorso fatto di giudizi e puntualizzazioni si sente cingere la vita e con un'espressione leggermente sorpresa e costretta ad allontanarsi con uno sguardo colmo di scuse. « Questa la dobbiamo fare insieme. Come nei sotterranei..ti ricordi? » Solo allora si accorge della canzone e sorride. Sbuffa apparentemente contrariata. « Cosa significata ti ricordi? Io ricordo tutto. » Ovviamente. Si gonfia nel petto mentre si posiziona accanto a lui al pianoforte in una posizione apparentemente indifferente. Vai vai, sono nata pronta, sembra dirgli con un gesto plateale del polso. [...] « Say lend me a coat? » It's up to your knees out there! Si alzò per afferrare la giacca di lui rimasta posata su una sedia poco più in là ponendosela sulle spalle, prima di risedersi ancora più vicina. Una Mun, fermamente puntata nella costola di Albus. « You've really been grand » I feel when I touch your hand « But don't you see? » How can you do this thing to me? « There's bound to be talk tomorrow » Think of my life long sorrow! « At least there will be plenty implied » If you caught pneumonia and died! « I really can't stay » Get over that old out E poi ancora all'unisono. « Baby it's cold outside » A quel punto resta solo il vociare di sottofondo e una Mun che si è decisamente alienata a sufficienza da non farci caso. Si morde il labbro inferiore, mentre solletica il suo mignolo col proprio strofinando il naso contro il suo. « E' così brutto buttarli tutti fuori o sei ancora curioso di vedere quanto resistiamo? » L'ultimo esperimento è stato alquanto fallimentare. Ma prima che possa aggiungere altro, sente una strana presenza alle sue spalle che si schiarisce la voce. E strana lo è davvero; Percy Weasley li osserva scuotendo la testa. « Sapete che da quest'anno è stata bandita vero? » EH? Lo sguardo accigliato di Mun oscilla con fare piuttosto interrogativo da Percy ad Albus. Ma che vuole questo adesso! « Baby, It’s Cold Outside ha una melodia amabile, ma è un’ode allo stupro legalizzato. In breve, l’uomo fa bere la donna nonostante lei non voglia, e lo fa per approfittare di lei. » Chissà perché questa cosa non mi sta aiutando per niente. Annuisce tuttavia con uno sguardo apparentemente cordiale mentre in realtà vorrebbe solo far in qualche modo implodere Percy Weasley, il killer del romanticismo. « Credevo fosse solo un chiacchiericcio. » « Oh no no no, quest'anno è stata proprio bandita dalle radio. » « E quindi mi dica di più.. » « Beh, non sono un esperto ecco, però le associazioni femministe si sono scagliate contro l'idea dell'uomo autoritario che si impone sulla figura femminile. Alcuni passaggi della canzone, suggeriscono che lei potrebbe essere in pericolo dicendo di no.. tra l'altro alluderebbe a un gioco spinto, una fantasia di dominazione e sottomissione. » Ah! « Ma tu pensa.. » Da una leggera pacca sul petto di Albus, mentre fissa con eloquenza Percy Weasley. « ..l'avresti mai detto, amore? Che scandalo! E pensare che sembrava una canzoncina così innocente.. » Di scatto si alza in piedi. « Signor Weasley, la prego, perché non ci racconta un po' di più su questa questione scandalosa.. io trovo davvero indicibili questi meccanismi di lavaggio del cervello. » E Percival Weasley lo fece. Un lungo discorso davvero interessante.

    « MALIA CHE PALLE!! QUELLO E' IL MIO TAPPETO PREFERITO! » Si sono appena liberati di zio Percy quando sorprende Malia intenta a ripulire il tappeto in compagnia di Alaska e Sam. La incita ad alzarsi, colpendola leggermente contro il fianco con la propria gamba prima di allungarle una mano per aiutarla ad alzarsi. « Dai su non fa niente, davvero. Puliamo domani, tranquilla. » Oh, Amunet Haelena Carrow sei davvero andata. « Ragazzi, che serata bellissima. Non trovate anche voi? » Pausa mentre con un cenno della bacchetta fa avvicinare a tutti i presenti un vassoio con alcuni bicchieri che vengono riempiti magicamente di un liquido alcolico a quel punto non identificato offrendolo a tutti i presenti. « Siete un po' stanchi vero? Shhhhh, non ditelo a voce alta, ma ho sentito che nonna Molly ha intenzione di andare presto. A casa sua. Mi sa che siamo tutti un po' stanchi.. questo cenone ci ha fatti collassare. Malia tu hai davvero la faccia di una davvero stanchissima. Sam? Ma dormi mai? Tesoro sembri stanchissimo anche tu.. Eeeeeeeh già. » « IL TACCHINO E' PRONTO!!!! » Si sente in risposta una temeraria Molly Weasley che attira tutti al tavolo per l'ennesimo secondo, mentre Mun, disperatissima vede la maggior parte dei commensali avvicinarsi nuovamente al tavolo. « Ma come il tacchino!? » Si lamenta ormai sconsolata, mentre le spalle si abbassano in un moto di pura frustrazione. Mentre resta in solitaria al braccio di Albus tenta di abbassare la voce. « Ma non avevamo già mangiato un tacchino? Qui l'unico tacchino - sfarcito per giunta - sono io! » Asserisce stritolando il braccio del ragazzo con un po' troppa forza ed energia. « Albuuuuuus io non ce la faccio più a mangiareeeee.. »

    Prima parte: interagito con Siri e Alaksa; nominato Hugo;
    Seconda parte: interagito con Fawn, Albus e Roxy; nominata Olympia;
    Terza parte: interagito con Fawn e Olympia + tutto il resto gnegni;
    Quarte parte: interagito con Malia, Sam, Alaska e Albus;
    Nonna Molly ha portato in tavola l'ennesimo tacchino. Si riprende a mangiare.



     
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    « MA COME SEI CRESCIUTOOO.» Molly Weasley era intenta a strizzare le guance di Louis, lasciandogli ondeggiare i ricciolini neri davanti al volto ormai paonazzo: come ogni santo Natale, doveva subire quella tortura. Ormai il corvonero andava preparato, sapeva che accadeva nella pausa tra il primo pasto ed il secondo, quando la nonna girava tra gli ospiti a ritirare i complimenti “non dovuti” per la propria cucina - “ooohhh, sei troppo buono caro, non devi farmi tutti questi complimenti, arrossisco!”, eppure li aspettava, da ognuno di loro; era addirittura capace di seguirli passo passo per tutta casa almeno finchè non le veniva detto: “Molly, davvero ottima la cena!” - . Louis, come ogni bravo ragazzo nelle sue condizioni avrebbe fatto, appena si era visto arrivare incontro una Weasley carica, giá pronta con le mani a pinza, si era affrettato ad elogiare le sue doti da cuoca mancata, paragonandola addirittura ad un famoso giudice di Magichef, sottolineando ripetutamente che lei peró non possedesse lo stesso paio di baffi. Seppur Louis ce l'avesse messa tutta per congedarla prima dell'annuale strapazzamento, neanche stavolta riuscí a salvarsi, tastandosi subito dopo le guance doloranti e rosse. « aaahh, Molly, lascia stare questo futuro direttore dell’ufficio regolazione e controllo creature magiche!» una sfavillante Hermione Granger arrivó a sottrarlo al secondo round, sospingendo Ron ad interagire con Neville e Hannah, in disparte. « Allora? Voglio sapere come va col C.R.E.P.A., hai raccolto piú seguaci dello scorso anno? Che poi hai sentito che il ministero vuole finalmente imporre un limite di elfi a famiglia? » Louis annuí, concentrato, ma poi sospiró con una lieve malinconia nel constatare che ancora una volta, alla vigilia di Natale, si ritrovava a parlare con Hermione di elfi magici piuttosto che ad interagire con i ragazzi della sua etá. Da piccolo tutto era stato piú semplice visto che gli bastava nascondersi dietro alle lunghe gonne di Hannah per sfuggire alle interazioni senza sembrare strano, ma adesso che non poteva piú farlo, si ritrovava a doversi perdere in lunghissimi discorsi barbosi con gli adulti. Dopotutto è Natale, che fai, ti isoli? Lanciò qualche occhiata distratta a Hugo, dall'altra parte della stanza, ed arricció appena le labbra nei vederlo impegnato in altri discorsi, successivamente nel farsi un selfie di gruppo, poi a ridere e scherzare con i cugini. Perchè siamo qui se questa non è la nostra famiglia? Sí, il corvonero si sentiva estremamente fuoriluogo, ma non aveva mai avuto il coraggio di porre quella domanda ai propri genitori, perchè in fondo una risposta giá l'aveva: la sua famiglia era un disastro. Di nonni, Louis, non ne aveva a parte nonno Giffard che le sue feste le passava in giro per il mondo con i suoi viaggi spirituali; le sorelle essendo piú grandi a casa c'erano poco, e un Natale in tre era estremamente triste. Hannah e Neville avevano cercato di ricreare una famiglia prosperosa come quella dei Weasley, o dei Potter, ma avevano capito di non poterci riuscire da soli, anche se in cuor suo Louis aveva sempre sperato nell'arrivo di qualche fratellino piú piccolo per rallegrare casa, meglio ancora una coppia di gemelli a cui avrebbe cambiato pannolini, preparato pappette, fatto compagnia durante notti inson….no, okei, meglio di no « Ho visto, sí, ma credo sará molto difficile che passi il decreto: i potenti popolano le loro case di elfi, ed i potenti decidono. Secondo indiscrezioni solo la metá dei votanti possiede piú di cinquecento elfi» Scoccó un’occhiata ai Carrow, mostrandosi involontariamente eloquente ed arrossì appena nel ricevere lo sguardo colmo d'approvazione di Hermione. Di certo Louis non si riferiva direttamente a loro, ma sapeva che la famiglia ne possedesse parecchi sotto il proprio comando; ricordava che lo stesso Judah Carrow, quando ancora girovagava fra le schiere verde-argento, reclamasse elfi domestici per ogni singolo bisogno ed il più delle volte possedeva una perfidia tale per cui si posizionasse davanti agli stand del C.R.E.P.A. ed ostentasse il proprio potere su quelle povere creaturine. Con gli occhi ormai bassi, il corvonero si rigirava un bicchiere vuoto fra le dita, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore prima di veder arrivare la sua ancora di salvezza: Hugo. Non lo avrebbe mai ringraziato abbastanza semmai lo avesse sottratto ad Hermione, ma aveva dubbi ragionevoli per cui pensare che non fosse arrivato sin lì per questo. Magari doveva solo chiederle qualcosa, oppure chissà, forse era diretto al bagno e doveva passare per forza vicino a loro per raggiungerlo. Da quando il suo Sherlock era passato al college, le cose non andavano esattamente come prima: tra Hugo e Louis non intercorreva più quel morboso rapporto quotidiano che avevano prima che il più grande dei due decidesse semplicemente di crescere. Ecco, il piccolo Paciock ormai vedeva l'amico adulto, catapultato in tutt'altro mondo; un quasi - ma mooooolto quasi - auror che ormai faceva cose da collegiale e non aveva più tempo per stare dietro alle infantilità di un ragazzino del settimo anno. Dopotutto non gliene faceva una colpa, era così che andavano le cose. « Mamma, cosa ti ho detto sul fatto che non devi importunare le persone con le tue storie? » Lou, ebbe un sussulto mentre un sorrisino a mezza luna andava a scavare un paio di profonde fossette ai lati del volto, Weasley si era ricordato di lui e questa fu una consapevolezza in grado di riempirgli il cuore « Non mi stava...» importunando. Hermione in fondo cercava solo di rendere i Paciock più partecipi, e Louis aveva apprezzato il gesto, di certo non poteva biasimarla se l'unico argomento che avesse in comune con un sedicenne fosse quello che riguardava gli elfi. Il C.R.E.P.A. era stato lei a fondarlo, anni prima, e Louis lo aveva fatto quasi rinascere dalle ceneri. In un battito di ciglia, con una rivelazione scottante su Sirius Potter, Hugo riuscì a liberarsi della mamma e rapire il giovane Paciock « Per quanti minuti di fila avete parlato di elfi? » Ancora incredulo dell'accaduto, mollando il bicchiere sul tavolo mentre veniva trascinato via, Louis si strinse nelle spalle, soffiando via una ciocca di capelli dal volto, scostandola rapidamente con una mano « E' straimportante parlarne! Soprattutto in una giornata come questa...Sai quanti elfi staranno sfruttando nelle cucine in questo momento? Magari con delle megagiganteschegrosse palle di piombo appese alle caviglie per non farli scappare » e gli mollò una spintarella scherzosa nel constatare che l'amico tentasse di trattenere le risate. « Semmai un giorno dovessi trasformarti in un elfo domestico non combatterò per i tuoi diritti, antipatico.» Borbottò il corvonero prima di sorridere, continuando ad intruppare addosso a chiunque mentre veniva condotto nonsapevadove.
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    « Dai, vieni di là con noi? Ti faccio conoscere Malia e Albus, sono simpatici! ...ok, Malia è simpatica, Albus è Albus. Stiamo pensando di spodestare nonno dal piano e fare un dj set di Justin Bieber e Ariana Grande! » Che? Io? Dillàconvoi? Abituato a condividere il tavolo in compagnia dei più piccoli, quella proposta lo colse impreparato, tanto che frenò ancora di più i piedi a terra. Cosa posso raccontare io a ragazzi più grandi di me? Non sono interessante. Ed il fatto che si fosse ritrovato a condividere mezza serata con i genitori, Molly, Arthur ed Hermione, ne era la dimostrazione lampante. Almeno su Ariana Grande era pronto, un po' meno su Bieber che come unica colpa aveva di non essere abbastanza aesthetictrash per il corvonero. Poi Albus ha due figli ed una ragazza, Malia una carriera avviata da giocatrice, di cosa mai potrei parlare con loro? Di certo con Malia le argomentazioni non sarebbero mancate, Louis era ferratissimo sul quidditch, ma sicuramente non lo era sugli interessi di Albus...insomma, probabilmente, benchè avesse una brillante parlantina, Paciock non si sarebbe accattivato la benevolenza di entrambi. « DAI Sì, FIGO. Ci sto, fammi conoscere tutti, TOP» Ovviamente Louis non si sarebbe mai tirato indietro, un po' perchè non amava dire di no alla gente, un po' perchè Hugo era Hugo e nemmeno sotto imperius avrebbe rifiutato di passare del tempo con lui. « Però prima posso chiederti di darmi un altro goccio? Qualcosa di forte, ecco. Sai che non mi sono mai ubriacato? Oddio, sì, sicuramente lo sai. Mamma mi ha tolto anche il bicchiere di spumante, mi ha dato il sidro di mele allungato con l'acqua...avrei preferito il latte nel biberon di Lily» Senza farsi vedere da nessuno, Louis afferrò l'amico per il braccio, strattonandoselo davanti per non farsi vedere e sfilando, così, una bottiglia d'incendiario fatto in casa da tavola, nascondendola rapidamente sotto alla maglietta. « OOOOKEEEIII, possiamo andare, continua a camminare» Tentò goffamente di stargli dietro, inciampando ad una Malia accovacciata a terra che si stava rialzando, aiutata da Amunet. Ci mancò poco che Louis non facesse un'altra macchia a terra, sul tappeto, perchè la bottiglia quasi non gli sfuggì di mano « Scusamiscusamiscusami» mugugnò verso la ragazza, alzando entrambe le braccia a mezz'aria « LOUIS PATRICK PACIOCK!» Gorgogliò una Hannah Abbott sorpresa, dall'altra parte della sala, sbarrando lo sguardo mentre guardava il figlio alzare la bottiglia d'alcolico che stringeva fra le dita. « ...Vedi, Neville? Io lo avevo detto che ultimamente Louis si comporta in modo strano! Non mi ascolti mai.» - « ma la bottiglia non è mia, è...è...» si guardò rapidamente attorno, mollandola nella braccia di Alaska Vesper, ferma al suo fianco, sorridendole affabilmente « Ho salvato il tuo incendiario, noooon ringraziarmi!» Alzò un pollice in direzione della madre che, senza alcun tentennamento si tranquillizzò, portando la propria attenzione su altro mentre a Louis fischiavano le orecchie per quanto era diventato paonazzo. Oddio, l'ho fatta sembrare un'alcolizzata, HUGOAIUTAMIPARLA. Lasciò ciondolare lo sguardo dall'uno all'altro, deciso a sistemare l'equivoco da lui stesso creato « Non volevo tirarti in mezzo, però l'ho fatto comunque...quindi perchè devo scusarmi dicendo che non l'avrei fatto seppur l'ho fatto? » scosse il capo, mettendo entrambe le mani avanti quasi a dire: "no, rifacciamo", umettandosi le labbra piene e schiarendosi la voce. « Giuro che non penso che tu sia un'alcolizzata, cioè, non ti ho dato la bottiglia per questo, nonhailafacciad'alcolizzata» e poi guardò Hugo « Io credo proprio che UAO che fame ragazzi! Vado a mangiare il tacchino » risata nervosa «...sono anni che non mangio tacchino, e proprio oggi...e proprio oggi ho scelto di rimangialo! Come si dice, è la magia del Natale questa, no? Non ci si crede, che figata» Frase detta da un vegetariano convinto che, adesso, trotterellava di nuovo verso il proprio posto....a mangiare tacchino. Ed in tutto questo, nemmeno erano riusciti a cantare Ariana Grande.

    interagito con Hugo, Malia ed Alaska




    Edited by Killer smile. - 23/12/2018, 14:46
     
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  8. the great Weasley
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    « IL TACCHINO E' PRONTO!!!! » E così la regola dei cinque minuti, che in verità si era trasformata piuttosto in più di un'ora, si era conclusa, e tutti i commensali erano tornati ai propri posti pronti a divorare altre pietanze. Giunto il momento del dolce, Molly Weasley, aiutata da Andromeda Tonks e alcuni dei suoi nipoti, aveva sgomberato con l'ausilio della magia la tavolata, sfoggiando i più deliziosi dolci che quella famiglia avesse visto. Si era superata, non solo perché quello era un anno decisamente importante per tutti loro, ma anche e soprattutto perché, quel Natale si era dimostrato più numeroso di quanto chiunque si sarebbe aspettato. Tra un muffin e un pezzo di cheese cake, il christmas pudding, biscotti di pan di zenzero, la tradizionale christmas cake, decine di panettoni e pandori assortiti e centinaia di pasticcioni che nessuno avrebbe saputo come avesse fatto a realizzare in soli pochi giorni, infine, Arthur Weasley si sente talmente pieno da non riuscire nemmeno a respirare. Ma nonostante ciò continua a parlottare e ridere di gusto in compagnia dei più grandi, mentre di tanto in tanto, trovata una vittima dalla mente squisitamente più giovane, si sofferma in una serie infinita di racconti che li riguarda in prima persona, o che riguarda qualcuno dei suoi nipoti. Mi ricordo quella volta che "nipote numero x" ha fatto.. E via così, mentre li osserva muoversi nell'ambiente con un moto di orgoglio. Di certo non si sarebbe aspettato che ciascuno di loro arrivasse a fare così tanta strada, eppure, in un modo o nell'altro ognuno ha trovato la propria dimensione, si sta destreggiando nella vita, e lui, da saggio uomo che ormai sta vedendo nascere persino una terza generazione in famiglia, deve ammettere che non vede l'ora di assistere a quanto i suoi teneri folletti continueranno a raggiungere. Ad un certo punto si alza in piedi e colpisce il bicchiere col proprio coltello, tentando di attirare l'attenzione di tutti i presenti. « Va bene, va bene, va bene.. è quasi mezzanotte. Tra un po' io e la mia signora ci ritiriamo - anche perché diciamocelo, non la vedo a casa da un paio di giorni! Scommetto che avrai un sacco di cose da rinfacciarmi su come ho gestito la casa.. » Scoppia a ridere mentre Molly alla sua destra gli colpisce amorevolmente il braccio ridendo a sua volta. « Qualcuno chiami chi sta ancora fuori, per piacere. Ah questo viziaccio delle sigarette! » « Gliele farei mangiare a quel piccolo delinquente.. e gli ci laverei pure la bocca col sapone. Questa è tutta colpa tua, Ginny! » Si sente commentare Molly di sottofondo. « Dai mamma, non ora. » Asserisce mentre si alza per uscire e richiamare tutti dentro. « ALBUSSSS!! SIRIUS!! CHIAMATE TUTTI DENTRO DAI. FATE I SERI! » Si volta infine verso Olympia carezzandole la spalla. « Tesoro ti dispiace vedere chi è rimasto fuori? » A quel punto sono tutti decisamente troppo alticci per tentare di bisticciare ulteriormente. Attende in silenzio per qualche istante che tutti rientrino, mentre nonna Molly inizia a occuparsi delle stoviglie, allontanando tutti dal tavolo, affinché venga fino alle sue origini dimensioni. Lo adibisce a mo di buffet dei dolci, lasciando tuttavia sul bancone della cucina a vista un corposo ammontare di cibo da cui chiunque abbia necessità di mangiare ancora, possa servirsene liberamente. « Nessuna preoccupazione. Ho una figlia e delle nuore straordinarie che si sono premurate di non farmi morire di fame, mentre mia moglie pensava a come sfamare tutto questo esercito di gente. » Un'altro giro di risate, mentre Ginny lo coglie alle spalle, abbracciandolo teneramente. In tutta risposta lui da una leggera pacca sul dorso delle sue mani, baciandole i vividi capelli rossi. « Beh cosa dire. Molly cara, grazie ancora per questa cena deliziosa e per averci letteralmente messi all'ingrasso. Tranquilli, ho sentito che in realtà questo è solo un quarto dell'ammontare del cibo, il che significa che siete invitati tutti anche domani e dopodomani. » Scoppia a ridere mentre alza leggermente il bicchiere, forse anche un po' a mo di rassegnazione. « Grazie ai nostri giovani ospiti; siamo molto orgogliosi della vostra nuova famiglia, e grazie a tutti voi che vi siete impegnati a rendere questo giorno speciale, aiutando in qualche modo alla sua riuscita. Credo di parlare per tutti quando dico che sono davvero commosso nel vederci nuovamente tutti riuniti attorno allo stesso tavolo. » Mentre parla, i vischi continuano a girare per la stanza, strappando a questo e quell'altro invitato un altro bacio. « Detto ciò, prima di ritirarci e lasciarvi alla vostra festicciola, mi sembra ovvio che non possiamo mancare all'apertura dei regali. » E proprio in quel momento ecco suonare le campane della cattedrale, annunciando la mezzanotte e la messa. L'atmosfera è magica; fuori ha cominciato a nevicare di nuovo già da una mezz'oretta, il fuoco nel caminetto, alimentato di tanto in tanto da qualcuno scoppietta dolcemente, le canzoni tipicamente natalizie continuano a deliziare i commensali, mentre Arthur, li osserva con estremo affetto. Dalle finestre che danno sulla strada principale, è possibile osservare una processione di bambini che cantano portando per le vie di Inverness una stella infuocata, atta ad annunciare la nascita del bambino mentre sulle strade, iniziano a riversarsi già centinaia di persone, pronte a raggiungere il centro della stessa. Le luci multicolori di tutta Inverness si spengono per un istante, prima della mezzanotte, per poi riaccendersi tutte all'unisono, dipingendo l'intera città di nuovo di migliaia di luci e colori. Un unico fuoco nel cielo, attraversa la città da parte a parte, prima di esplodere in una grande cupola di artificio al centro della stessa, rendendosi uno spettacolo unico da qualunque parte la si osservi. « Buon Natale a tutti! » Asserisce infine, spostando la sua attenzione nuovamente sugli ospiti, bevendo un altro sorso di vino.

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    E mentre li osserva sedersi chi a terra, chi sul divano, attorno all'albero, Arthur Weasley sospira felice, mettendo un braccio attorno alle spalle della moglie. « Abbiamo fatto un buon lavoro.. » Abbiamo una famiglia meravigliosa; un momento di nostalgia, mentre li osserva tutti rumorosi e festanti, ormai grandi, ma non poi così diversi di come erano quando erano decisamente più bassi e ingenui, tutti intenti a scambiarsi baci. abbracci, scappellotti e risate colme di gioia. « IO ho fatto un buon lavoro. » Ma in tutta risposta, Arthur è talmente felice che non fa altro che posare un bacio sulla testa della minuta donna che lo accompagna nella vita da quando aveva l'età di quei piccoli folletti, e la conduce verso la porta. « Ok andiamo a casa.. mi racconterai ancora una volta di come avresti fatto senza di me.. » « Tu non hai fatto niente Arthur, non fare il gradasso.. eri sempre al lavoro e.. » E non importa. Perché indipendentemente da tutto, perché la nostra famiglia resta la cosa più preziosa che abbiamo..

    VELOCE RECAP:
    - E' mezzanotte e si scartano i regali;
    - Nonno Arthur e Ginny hanno richiamato tutti dentro;
    - Nonna Molly ha ridotto la tavola in salotto facendo sgomberare il campo per l'apertura dei regali; ora ha dimensioni più contenute ed è adibita a mo di buffet dei dolci; il bancone della cucina è comunque pieno di cibo avanzato, per chi ne volesse ancora;
    - Fuori ha cominciato a nevicare e la gente inizia a dirigersi verso il centro e/o la messa;
    - I più grandi iniziano lentamente a ritirarsi quindi party time;

    E siamo giunti al momento scarta la carta. Per renderlo fruibile e facile da gestire, ciascuno di noi, quando posta con i propri pg dovrà mettere sotto spoiler la lista dei regali che ha fatto agli altri pg. Chiaramente non è necessario averli fatti a tutti, ma solo a chi effettivamente il pg li farebbe. Quando rispondiamo, chiaramente possiamo decidere a quali regali reagire per esteso e a quali invece no. In generale chiaramente non deve essere né una lista della spesa, né lunghissimi post reaction.. si continuano nell'atmosfera di prima solo con l'aggiunta dell'elemento dell'unboxing.
    Se vi serve, chiaramente nonna Molly ha rifilato a ciascuno dei nipoti e amichetti stretti, un maglione dei suoi. Nonno Arthur invece, ha regalato loro piccoli oggetti babbani random. Portachiavi turistici che si illuminano, orologi che si illuminano, calcolatrici - insomma tutte cianfrusaglie di poco conto che si trovano in un qualunque negozio dei cinesi.. e chiaramente li ha fatti in maniera del tutto casuale, senza pensarli sulla specifica persona, quindi potete dire di aver ricevuto la qualunque, purché sia una cosa davvero stupida e inutile.
    BUON NATALE!

     
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    « DAI Sì, FIGO. Ci sto, fammi conoscere tutti, TOP» Perfino Hugo si stupì di quella risposta così secca, immediata e stranamente positiva. « E non ho dovuto nemmeno sfoderare le ventitrè motivazioni che mi ero già preparato per controbattere ad ogni tua scusa! Ottimo, ottimo! » cinguettò quindi il corvonero, visibilmente più euforico di quanto in realtà non fosse solitamente. Il gufetto cinico che sogna di volare alto come i falchi blu, quella sera, sembrava più una civetta delle nevi della Lapponia appena sbucata dal villaggio di Babbo Natale. Forse merito anche dello spumante che aveva iniziato a bere insieme ai cugini o, più semplicemente, per l'aria festosa che non avrebbe potuto che prendere anche lui. Avvolse quindi le spalle di Louis con un braccio, ben deciso a trascinarlo nel mezzo della bolgia Weasley, ma l'amico lo fermò per una richiesta tanto importante quando urgente. « Però prima posso chiederti di darmi un altro goccio? Qualcosa di forte, ecco. Sai che non mi sono mai ubriacato? Oddio, sì, sicuramente lo sai. Mamma mi ha tolto anche il bicchiere di spumante, mi ha dato il sidro di mele allungato con l'acqua...avrei preferito il latte nel biberon di Lily » Si riavviò gli occhiali, Hugo, con quel sorrisetto sornione che urlava al mondo certo che lo so, sciocchino. Io so tutto! Conosceva molto bene Louis, per via del tempo passato insieme e per il non detto che Hugo aveva carpito da lui. Aguzzò velocemente la vista, per captare i signori Paciock in un angolo intenti a parlare con lo zio George, e avrebbe potuto perfino pianificare un piano d'azione se il prode Louis non avesse preso la palla al balzo, trafugando nientemeno che un Incendiario dalla scorta di amari e alcolici disseminati qua e là per la tavola. Per digerire meglio. « OOOOKEEEIII, possiamo andare, continua a camminare » Come contraddire un Paciock tanto determinato? Di certo Hugo non l'avrebbe fatto: pur ligio al dovere e al giusto comportamento, anni di Natali in famiglia gli avevano insegnato che al cenone l'unica regola è divertirsi. Realtà a cui, evidentemente Hannah Abbott-Paciock non era avvezza, decisissima a proteggere il suo cucciolo. Necessità fa virtù, di questo Louis e Hugo erano sempre stati d'accordo, ma forse rifilare un'intera bottiglia di whiskey ad una terza ignara persona, che per pura coincidenza era anch'essa ospite, non era stato il più geniale dei piani. Ahi Watson, ti stai facendo dei nemici! « Io credo proprio che UAO che fame ragazzi! Vado a mangiare il tacchino... sono anni che non mangio tacchino, e proprio oggi...e proprio oggi ho scelto di rimangialo! Come si dice, è la magia del Natale questa, no? Non ci si crede, che figata » Noooo no no no no, tu resti qui! disse il linguaggio del corpo di Hugo che afferrò l'amico per le spalle. « Il menu di Hogwarts prevede tacchino almeno tre volte a settimana, per via della convezione della scuola con la macelleria dei Fratelli Parkin, quelli dei Wigtown Wanderers. » Ovvero la squadra di quidditch più perdente di sempre. Non vincono il campionato da quanto.. sempre? Credo tifi per loro solo Greg Olivander. Come al solito, le puntualizzazioni di Hugo però non aiutavano la situazione. Gli sembrò di sentire Louis urlare internamente. « Quel che il mio amico cercava di dirti è che si chiama Louis e io Hugo ed è scientificamente provato che iniziare una conoscenza con qualcosa di forte aiuta a stabilire un legame duraturo che non un semplice "ciao come stai"! Sai, perché il nostro cervello viene colpito molto dalle immagini forti. » Il peggior salvataggio d'amico nella storia dei salvataggi d'amico, probabilmente. « Tu bevi? Noi sì.. non abitualmente, chiaro. Ma ci troviamo in un particolare momento della nostra vita in cui abbiamo bisogno di fortuna liquida ma no abbiamo scorte di Felix Felicis a portata di mano. » Ecco perché indicò ad Alaska la bottiglia di Incendiario. Con la coda dell'occhio, però, non faceva altro che tenere sotto controllo la signora Paciock, che nel frattempo si era avvicinata alla piccola Lily. « Watson. E' pressoché certo che i bambini sotto i sei mesi abbiano un potere attrattivo stupefacente, gli adulti non riescono a staccare gli occhi per almeno due minuti buoni. Ormoni? Un richiamo all'innato istinto di genitorialità? Non lo so, ma abbiamo un minuto e quarantasette secondi per bere il nostro bicchierino prima che tua madre torni a sorvegliarti. Ora! » Soffiò la bottiglia dalle mani di Alaska e la stappò veloce, proprio mentre Louis aveva raccattato i primi tre bicchierini utili. Uno, due, tre shot: uno per sé, uno per l'amico, uno per l'Alaska. « In cinquanta secondi dobbiamo bere e far finta che nessuno abbia toccato un superalcolico, Giù! » I calcoli, approssimati per eccesso, erano stati suppergiù corretti perché Hannah Abbott tornò a fare un giro di ricognizione della sala quando l'Incendiario si trovava già abbandonato sul tavolo. Hugo, di punto e in bianco, si rivolse nuovamente ad Alaska. « Sai cantare? »

    tenor
    Già, era arrivato quel momento. Arpionò Louis per un braccio per non farlo scappare - era quasi certo che avrebbe tentato, ma era anche certo di non averlo mai visto sotto alcolici - e arrivarono da Malia, in compagnia del suo fidanzato. « Ciaao, scusa, te la rubo. Questioni di sicurezza pubblica. » cinguettò euforico, lanciando all'amica un'occhiatina complice. Quando la Stone gli fu accanto, lui le indicò l'orologio. « Manca un'oretta a mezzanotte, ora o mai più! » e neppure ci fu bisogno di esplicitarle il piano. Che le classiche canzoni di natale avessero bisogno di una svecchiata, era ormai cosa risaputa da entrambi. Che Taylor Swift dovesse darsi agli album natalizi, pure. Marciarono verso il pianoforte, dove nonno Arthur stava ancora dando il meglio di sé. « Nooonno, ci fai spazio? Vorremo suonare un po' anche noi! » richiesta a cui Arthur Weasley fu più che felice di acconsentire. Le sue dita stanche avevano bisogno di riposo e, oltretutto, era sempre stato incuriosito da quella musica babbana che suo nipote e Malia Stone portavano in casa. Quando il mago lasciò il campo ai giovani, Hugo concesse il posto alla tastiera a Louis, che sapeva già suonare molto bene lo strumento. « Vai Lou, parti con quello che vuoi! Solo classici mi raccomando! » che, per Hugo e Malia, aveva una concezione molto diversa da quella dei padroni di casa. Con la bacchetta trasfigurò due forchette in microfoni e ne lanciò uno a Malia, che da abile cacciatrice lo prese senza problemi nonostante la mira stortissima dell'amico. Partì così il karaoke più trash e antiestetico della storia del natale, che la Stone condivise anche con Beatrice Morgenstern impegnata chissà dove da qualche parte in città. « I should be playing in the winter snooow, but I'ma be under the mistletoeeee VAI HUGO! » Traballante di risate accanto al pianoforte, a sentire il richiamo dell'amica si voltò e la vide armeggiare col cellulare. Non poté quindi che accontentarla con un bell'ululato che ben poco aveva di intonato. « With youuuuuu, shawty with youuuuu » - « With youuuuuuu, shawty with youuuu SALUTATE TRIS GENTE! » - «...Shawty with YOUUUUUU » - « Under the MIS-TLE-TOEEEEEEE! » A nulla valse l'incredulità di Amunet e la sua sempre più pressante voglia di spegnere tutte le luci e cacciarli fuori di casa, né le urla della nonna che intimava loro di tornare a tavola per continuare a mangiare. Con gli occhi brillanti di gioia, Hugo e Malia continuavano a cantare e ballare intorno a Louis. Fu catartico, liberatorio. Un anno fa eravate chiusi nella torre di Corvonero e io neanche ricordo dove fossi, dato in basto ad una bestia della Loggia. Dovessi stracciarmi le corde vocali e rimanere muto a vita, continuerò a cantare finché avrò fiato e finché avrò amici intorno. « Al, Mun, tenetevi pronti che fra poco passiamo a "All I want for Christmas is you"! Carichi per gli acuti! » intimò ai padroni di casa, indicandoli col microfono.

    Gli occhiali li aveva dimenticati chissà dove, le guance gli ardevano rosse per il caldo e l'euforia. Era arrivata mezzanotte e ritornò a sedere, con un sorriso beato stampato sulle labbra, la gola leggermente arsa e tanta felicità in corpo. Ascoltare il nonno e i suoi auguri lo riportò indietro nel tempo a quando tutto quello era una prassi talmente frequente, talmente assodata da rischiare di darla per scontata. C'erano momenti in cui mi annoiavo, perfino! In cui avrei voluto tornarmene a casa presto perché mangiavo troppo, perché c'era troppo baccano, perché non capivo quanto fortunato fossi. Avevo dato per scontata la mia famiglia perché sapevo ci sarebbe stata sempre. E' un errore che non ricommetterò mai più. « Buon Natale a tutti! » Alzò il proprio bicchiere e brindò insieme a tutta la famiglia. Avvenne quindi il canonico scambiò dei regali: tagliò subito la testa al toro e passò dritto per i nonni, dai quali ricevette un bel maglione color blu elettrico con tanto di sciarpa e guanti e un innaffiatoio rosa. « Il commerciante, brav'uomo!, mi ha assicurato che è un vero gioiello! Un vero signore non può non averne uno per sé! » Hugo si rigirò l'innaffiatoio tra le mani e, dato il visibile entusiasmo di suo nonno, per una volta nella vita non ebbe neppure il cuore di contraddirlo e parlargli dei moderni sistemi di irrigazione da giardino collegati in remoto ad un sistema centralizzato. Credo non se ne vedano più da cinquant'anni, di queste robe. Li ringraziò abbracciandoli forte e andò a recuperare la propria busta dei regali che aveva scelto con cura. Si fermò prima da Albus, consegnandogli un pacchetto incartato di carta verde con un fiocchetto rosso; fu poi la volta di Malia, quindi di Louis. Erano forse le persone che più gli stavano a cuore, fatta naturalmente eccezione per il vero e proprio esercito di cugini che aveva là intorno. Gli rimase infine un ultimo pacchetto oblungo. Il più difficile. Con un sospiro e una presa di coraggio, si fece avanti e si sedette accanto a suo fratello Ben. « Anche quest'anno sei riuscito a sfilarti dal karaoke. » commentò, con un sorriso incerto. Benjamin aveva sempre apprezzato poco i gusti musicali di suo fratello, figurarsi il volerli esternare a squarciagola dopo un po' di bicchieri! Aveva pensato a lungo se fargli o no un regalo: la situazione tra di loro, così come col resto della famiglia, era tesa ma già da quando si erano rivisti alla festa dei Corvonero, Hugo aveva promesso di impegnarsi con lui. Ho sempre creduto che mi odiassi.. o quantomeno, che non ti piacesse avermi intorno. Forse ero io a non volerti. Di certo non ci siamo mai intesi troppo. Non siamo come i Potter noi, probabilmente non saremo mai padrini reciproci dei nostri figli. Magari non ne avremo neppure, figli. E magari, tra un anno, neppure ci parleremo. Ho questa paura folle che diventerò auror e, un giorno, mi troverò costretto a portarti ad Azkaban. Non facciamoci questo, Ben. Ficcò la mano nella bustina che teneva a penzoloni tra le dita e ne estrasse un pacchetto allungato, che forse a suo fratello. « E' proprio una sciocchezza, ma quando l'ho visto.. beh, buon natale Ben. »



    Alè, si ricomincia!

    Prima parte: interagito con Louis e Alaska
    Seconda parte: con Louis, Malia, Mun e Albus (e salutata Tris al telefono, ciaoooo!)
    Terza parte, finalmente i regali! Hugo ha regalato:
    - ad Albus: un sottobicchere che tiene in caldo la tazza della colazione per non farla freddare, e un bigliettino: "Tanto lo so che il caffè freddo non ti piace.. e temo ci saranno molte occasioni che te lo faranno freddare! L'inverno sta arrivando.";
    - a Malia: un piccolo aspirapolvere automatico che va in giro da solo, con un bigliettino: "Ne ho preso uno anche per me ed è micidiale! Ora siamo grandi, mi sa che le pulizie dovremo farcele da soli!"
    - a Louis: un paio di occhiali incantati perché, a piacimento, fungano anche da binocolo. "Anche quest'anno sei finito agli ultimi banchi perché hai fatto tardi, vero? Con questi non ti ucciderai più gli occhi!"
    - a Ben: una piuma d'oca con un calamaio il cui inchiostro cambia colore a piacimento. "Il nero sta bene con tutto ma a volte un po' di colore non guasta. Agita la boccetta e l'inchiostro cambierà colore. Magari usalo per scrivermi come andrà quest'ultimo anno. Tanti auguri!"


     
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    Fine primo round. Sam ha ovviamente ancora fame, come se ciò che ha mangiato fino a quel momento fosse stato per lui solo un buonissimo apericena. Ma tutti sono in piedi, chi intenti a conversare tra di loro, chi a fare qualche strampalato gioco, chi a cantare e ballare. « Quindi anche tu giochi al gioco a cui gioca Malia, giusto? » Sam si ritrova a sorridere, guardando prima James Scamander, per poi tornare a Robert Stone. La vita è strana. Lui, così lontano dalle politiche e dal mondo magico in generale, si è ritrovato catapultato in quel nuovo universo, per colpa del morbo che aveva colpito tutti i babbani. Ed ora eccolo lì, che tenta di amalgamarsi, di immergersi, di entrare lentamente nelle dinamiche che ormai interessano anche lui. E nel processo battesimale, Malia l'ha detto ad entrambi, non poteva mancare la tappa a casa Potter per Natale. Lei aveva invitato loro, Sam aveva portato anche suo padre, per non lasciarlo in balia del resto della famiglia, con nonna Lucy che sicuramente avrebbe provato nuovamente a mettere dell'erba qua e là nelle varie pietanze, "perché ragazzi, vi dovete rilassare tutti, è Natale, per la barba di Merlino!" « Esattamente, l'ha...- sì, giusto, niente terza persona - l'hai mai vista una partita, Robert? » L'uomo ridacchia, con il gomito ancorato sopra il davanzale del camino. « Secondo te, con una figlia come Malia, che parla costantemente di questo, posso non averla mai vista giocare? » E' scherzoso, ma è palese l'orgoglio di cui impregna la sua voce. Sam annuisce, lasciando roteare il vino nel suo bicchiere, prima di buttarlo giù tutto d'un sorso. « Alla prossima partita che organizzano ad Hogwarts, dovresti venire a vederla. E' davvero brava! » Si ritrova a commentare, lanciando un'occhiata al padre. « Mi farebbe piacere. » Risponde James, prima di voltarsi verso l'uomo barbuto al suo fianco. « Potremmo andarci insieme, magari. Che dici? » Okay, imbarazzante. Ed è anche un po' tenero quel tentativo da parte dei due uomini che ha ai lati. Fanno comunella, cercano di trovarsi un loro spazio in quel mondo dove le fortune in fatto amoroso non sono mai state tante e allora diventano amici. Si conoscono in un modo strano, con Robert che va a firmare il registro delle Creature Magiche proprio nel dipartimento a cui è a capo James e da lì, il loro avvicinarsi è inevitabile, grazie ai figli, grazie alle tante disgrazie comuni, fino ad arrivare all'andare a vedere insieme una partita di Malia. Chi mai l'avrebbe detto? La cerca allora tra le miriadi di teste che gravitano intorno a lui e la vede, poco distante, vicino ad Olympia e Betty..con in braccio la figlia di Albus e Mun. La osserva da lontano e deglutisce, affogandosi bellamente con il vino. Comincia a tossire, interrompendo l'idillio tra i due uomini. « No..voi.. » continua per qualche secondo, con le lacrime che gli risalgono lentamente gli occhi. « Continuate pure! » Alla fine, la scarica di tosse scema e lui si allontana, proprio quando la rossa di casa Potter decide di metter su una specie di limbo nel poco spazio che c'è tra il camino, l'albero e il pianoforte. James si avvicina alla sorella e Sam gli indirizza un occhiolino, per poi dargli una spallata maschia delle sue. Intercetta alla fine l'anima della festa. « Rudicchio ma che fai? Non partecipi alle idilliache trovate della neo sposina? Attenzione che certe trovate assai poco intelligenti potrebbero valerti un " niente grazie " per qualche buona settimana. Io ci penserei, se fossi in te! »

    Trascorre il tempo. Passa dal parlare con questo e quell'altro zio Weasley, incappando qua e là con qualche zia, per poi finire tra le braccia della signora Weasley che gli chiede di tenere suo nipote sotto controllo quando sono a Falmouth. Tira fuori il cellulare alla fine, mentre affonda nel divano, con l'altra mano intenta a tenere stretta l'ennesima coppa di vino. Vuole scrivere a Dean, sentire che fa, e poi magari anche a Tris, per chiedergli se può fare un salto a casa sua ed è quando sta per farlo, che una voce famigliare ed una indiscussa leggiadria lo strappa dai suoi pensieri. « Ti annoi? » La guarda con un mezzo sorriso, prima di tuffare le labbra tra il liquido rossastro
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    che ha nel bicchiere, con il telefono che scivola velocemente nella tasca dei pantaloni. « E' di certo un Natale più convenzionale da quello che mi aspetta di solito. » Si ritrova a commentare, guardando la sala gremita di persone. Forse è per questo che non ha mai davvero apprezzato il Natale. Certo, la sua famiglia non la scambierebbe per quella di nessun altro, ma ha sempre sentito un vuoto con l'avvicinarsi di quella festa, un vuoto che sua nonna ha sempre cercato di colmare, come meglio aveva potuto, ma che era sempre rimasto un po' così, mai pieno davvero. Ma lì è tutto pieno d'amore, di gioia, di quel calore materno da cui è sempre scappato, pur avendone un disperato bisogno. E' un qualcosa di bellissimo da osservare dal di fuori. « Sono stata al telefono con Tris, mmh- Vuoi? » Annuisce, raccogliendo l'invito lasciando che le dita si tuffino vicino a quelle di lei per rubarle le noccioline da sotto i polpastrelli, in uno scherzoso gioco che dura appena qualche secondo, prima che i salatini finiscano dritti dritti nella sua bocca. « Stavo per scriverle proprio in questo momento. Come se la passano a Grande Inverno? Ha conservato un po' di tacchino anche per me, vero? » Le domanda, prima che venga fatto il misfatto. Si sporge dal divano, per osservare la macchietta scura che ora impregna il tessuto a terra. « Oooh, qui le cose sono due: o ti ci metti d'impegno per ripulirla, o decidi di impegnarti la scopa per ripagare il tappeto. » Ridacchia, prima di beccarsi la sua occhiata birichina. « Vabbè. L'importante è che la Carrow non ha visto niente. Tu non hai visto niente. Direi che siamo a posto. » Alza le sopracciglia, prima di portarsi gli indici davanti alle labbra. « Parola di lupetto..ma ehy, c'è un prezzo da pagare in cambio del mio silenzio! » Sciabola entrambe le sopracciglia. « Comunque... Tris dice che vuole provare a far fumare Percy. Sai che ridere! Tu ti sei portato dietro qualcosa per caso? Solo che loro vanno alla messa a mezzanotte. Non so, tu hai voglia di andarci? » Si tasta le tasca con disinvoltura, lanciando un'occhiata furtiva verso entrambi i loro padri. Non stanno guardando, per una volta, nella loro direzione. Fa sporgere dal tessuto dei jeans un angolo della bustina trasparente, affinché possa vederla anche la mora. « E tu credi davvero che ci riuscirà? » Le domanda, ricordando quanto siano stati assidui ed accorati i tentativi di Tris nel tempo. « Se ci riesce, giuro che posso anche pensare di venire a messa, ma deve promettere di fumare prima. Solo per il piacere di vederlo scapocciare nel bel mezzo della veglia. Ma ti immagini? Percypedia rovina il suo primo veglione ad Inverness, già li sento i primi titoli di domani. » Ridacchiano insieme, mentre il vino si mescola al whisky e tutto diventa leggermente più euforico. « Mio papà è ubriaco. Adesso sì che è un Natale degno di questo nome. » E via di risate, risate che si prolungano nel vedere il papà di Malia provare a scappare dalle grinfie di Arthur Weasley e i suoi discorsi sugli oggetti babbani, nell'osservare, a braccia conserte, per tenersi la pancia dal troppo ridere, Malia cercare di ripulire il disastro che ha combinato con il tappeto di Mun e nel continuare a mangiare poi, giungendo a quello stato di pienezza e sazietà tanto desiderata.

    E alla fine, con gli auguri del signor Weasley, arriva anche il momento dei regali. Sam è già un po' brillo, deve ammetterlo, per questo si sbraccia a destra e sinistra per arrivare ai propri pacchettini sistemati sotto l'albero insieme a quelli degli altri, non appena ha varcato la porta di casa. Senza alcuna vergogna, lungo il tragitto, abbraccia Mun. « Grazie per averci ospitato, Mun! Avete davvero una bella casa, tra parentesi e una bellissima famiglia. E niente, Buon Natale! » E' decisamente su di giri e continua quel balletto, andando a sorridere prima a Fawn, poi al ragazzo che ha fatto il karaoke con Malia, per finire con la ragazza che la mora ha scambiato per Olympia. Ha un sorriso per tutti, mentre torna verso dove ha lasciato Malia. « Okay, prima il dovere. » Infila la mano dentro uno dei sacchetti che ha tra le mani e ne tira fuori due pacchettini identici. Uno per Robert e uno per suo padre. Poi torna da lei, con gli occhi che gli brillano, non si sa bene se per l'alcol in circolo o per l'eccitazione del momento. Ha pensato tanto a cosa farle, decidendo di rimanere su qualcosa di semplice, che potesse rispecchiare appieno la sua vera essenza, senza spericolarsi in voli pindarici. « E ora il piacere. » Le porge una busta variopinta, che richiamano i colori tipici del periodo, indicandole prontamente il bigliettino che ha appeso sul davanti, incastrandolo sotto il fiocchetto rosso. « Fatto con queste deliziose manine. » Gliele sventola sotto il naso, per poi scoppiare a ridere di fronte al fatto che il suo biglietto sarebbe riuscito a farlo meglio anche un bambino di cinque anni. Ma ci si è impegnato tanto, usando anche qualche pastello qua e là, per rendere la grafica decisamente più accattivante. « Buon Natale, Stone! » Si sporge a lasciarle un caldo e veloce bacio sulle labbra, per poi abbracciarla, affondando il naso tra i suoi capelli scuri. « Siamo riusciti a sopportarci per un intero anno, per arrivare ad un altro Natale insieme. Davvero impressionante! » E' sarcastico nel fare quella constatazione, scherzoso come suo solito, ma mentre parla, è una sensazione felice quella che affiora dentro di lui. Che sembra colmarlo. E' importante, fa strano considerato come sono sempre stato fatto, ma è davvero bello. Con la coda dell'occhio, vede la figura di Albus poco più distante ed è allora che scioglie l'abbraccio con un sorriso. « Torno subito, non scappare che dobbiamo andare a giocare a briscola sulle ultime panche dell'abbazia di Inverness. » Le fa l'occhiolino, prima di scivolare verso il ragazzo. Hanno condiviso più di quanto ci si aspetterebbe dai due. Uno schiaffone preso in piena faccia sbattuto dallo Shame sulla bocca di tutti, il vomito infestante che li ha resi febbricitanti e spaventati per mesi e, in ultimo, la condivisione di quello che era infine diventato un dono, ai loro occhi. « Vecchio mio » lo apostrofa con una generosa pacca che va ad infrangersi sulla sua spalla. « Questo è giusto un pensierino, una roba per ringraziarti dell'ospitalità, per Natale, per tutto quest'anno e anche per congratularmi, in ritardo sì lo so, per la piccolina. » Gli porge la bustina, prima di volgere lo sguardo verso la finestra, dalla quale è possibile vedere la neve che ha ricominciato a scendere. « Vai a messa pure te? E' una cosa che dovremmo fare, sai, per l'ex datore di lavoro e tutto il resto? » Gli domanda poi, sciabolando le sopracciglia allusivo, guardando verso l'alto. « No perché altrimenti mi avrebbe fatto davvero piacere farti un po' il sedere a biliardo. »

    1) Interagito con papà Stone e papà Scamander + Rudy, salutato James e nominata Malia
    2) Interagito con Mals, nominati Dean e Tris
    3) Interagito con Mun, Mals ed Albus. Salutati nel tragitto Fawn, Hugo e Alaska.

    Regali:
    - Albus, una bottiglia di scotch invecchiato a forma di mappamondo. Ogni qualvolta si gira, il liquido al suo interno cambia tonalità e sapore a seconda del gusto dello scotch della parte del mondo in cui si è bloccata. Il bigliettino d'accompagnamento dice "Può sempre diventare una fedele compagna nelle notti insonni. Meglio se condivisa con la tua signora!"
    - Malia, nella busta sono presenti due pacchetti. Nella prima vi è una macchina per i pop corn messa sotto reducio, nell'altro una felpa natalizia. Il bigliettino recita "Cibo e felpe improbabili: ormai una tradizione natalizia che va rispettata! Ma quest'anno devi anche prepararti per il primo esperimento di paintball su scopa. Mi dispiace Stone, non puoi tirarti indietro." In accompagnamento, c'è una canna già bella che pronta all'uso.

     
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    Aveva perso la cognizione di quanti bicchieri aveva effettivamente bevuto. Era allegro e decisamente disteso, a tal punto che a un certo punto persino le conversazioni con zio Percy e nonna Molly erano diventate più distese. E dopo i tradizionali auguri di nonno Weasley, durante i quali, James era rimasto in un angolo a osservare tacitamente i commensali, aveva a sua volta alzato il proprio bicchiere bevendo per l'ennesima volta mentre dava una pacca sulla spalla di Albus e di Sirius. « Scommetto che il mio maglione quest'anno è color mostarda. » Asserisce scoppiando a ridere, mentre si dirige verso l'albero, sedendosi a terra, assieme a tutti gli altri mentre osserva i primi scambi di regali. James dal canto suo non si è impegnato più di tanto. Per la maggior parte dei regali si è accodato ai suoi genitori, contribuendo ai pacchetti più grandi e corposi per gli zii e i cugini. Da sé ne aveva fatti ben pochi, e decisamente poco ispirati. Ma d'altronde ciò che conta è il pensiero, e lui, dopo aver passato Natali con ragazze decisamente discutibili ricevendo oggetti decisamente inutili e a volte persino poco graditi, aveva raccolto un ammontare di cose, di cui non vedeva l'ora di sbarazzarsene. I suoi regali erano famosi e avevano più e più volte ricevuto il premio di regali più brutti o più scontati sulla faccia della terra, ma in fondo, a James Sirius Potter andava bene così, perché farsi una risata valeva a volte più di mille attenzioni. E a lui stava bene; si era rassegnato al fatto che si sentiva meglio così. Per lo meno, nessuno si sentiva in dovere di perdere tempo prezioso alla ricerca di un regalo perfetto, che lui dal canto suo non avrebbe saputo come ricambiare, in mancanza di idee sfavillanti. E quindi, cominciò, avvicinandosi all'area in cui aveva lasciato i propri pacchi. Pochi; per lo più riservati ai suoi fratelli. « Va bene, va bene. E' il mio turno. » E dicendo ciò afferrò il primo pacchetto, confezionato alla bella e meglio, riservato a Sirius. « Il primo per il più piccolo e viziato della famiglia. E anche il più povero. » Consegnò il pacco avvolto con una carta marroncina, sprovvista ovviamente di fiocco al minore dei fratelli, scompigliandogli i capelli, prima di gettare uno sguardo amichevole a Judah dandogli una pacca sulla spalla.
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    « Sorry bello, per te non ho niente, ma provvederò per il tuo compleanno.. o il giorno più prossimo possibile. » Scoppia a ridere prima di ritornare alla riscossa con il prossimo pacco, che offre gentilmente a Olympia facendo l'occhiolino a Rudy. Nemmeno a lui ha fatto un regalo, ma confida nel fatto che sua madre, possa aver speso bene i soldi destinati alla nuova famiglia Black. « Anche se ti ostini a tenere in vita le tradizioni con la stessa grinta con cui tieni in vita tutte le piantine - tranne quelle che ti ho chiesto gentilmente di far crescere per me - buon Natale, sorellina. » Le stampa un bacio sui capelli abbracciandola dolcemente prima di portarsi il bicchiere alle labbra attendendo già divertito di vederla spacchettare il proprio regalo. E alla fine conserva l'ultimo per il maggiore, quello con cui ha passato più tempo, e che nel corso degli anni ha avuto il più vasto e completo abbonamento in fatto di prese in giro e scherzoni di prima categoria. Ah, mi mancheranno gli anni in cui eravamo bambini e tu facevi il depresso del cazzo. Anche per Albus, James ha preparato un pacchetto altrettanto rudimentale, avvolto in quella orribile carta marroncina destinata ai pacchetti degli altri due fratelli. « Un pensierino pure per te, drama boy.. giuro che ci ho riflettuto prima di sceglierlo. Era nascosto sul fondo di uno degli scatoloni nel vecchio appartamento e appena l'ho visto, ho pensato subito al tuo culo secco. » Per certi versi, letteralmente. Scoppia a ridere prima consegnare anche al maggiore tra i suoi fratelli il proprio pacchetto, abbandonandosi a un grosso abbraccio con tanto di pacche sulla schiena. « Buon Natale, bello! Grazie per questa bella riunione. » E non appena si stacca gli indica non molto lontano Sirius e Jude. « Mi sa che hai finalmente ripagato il tuo debito con l'universo.. » Si stringe nelle spalle. « Oppure no. Basterà vedere qual è la prossima macumba che ci attiri addosso. » L'ultimo pacco orrendo lo riservò a Malia. Nonostante si fosse detto di fare regali solo ed esclusivamente ai fratelli, non aveva resistito all'idea di prenderla in giro ancora una volta. Afferra l'ultimo pacchetto dirigendosi verso Malia, e consegnandoglielo come per i precedenti. « Tanto per essere chiari, mi è costato davvero un sacco, quindi ti prego Stone, non spezzarmi il cuore anche questa volta. » Manina sul cuore con fare drammatico prima di intimarla ad aprire il regalo. « Quello che hai per le mani è un pezzo di storia.. tutto vintage e originale. » Al solo pensiero non riesce a trattenere una risata fragorosa.

    Ore 00:45
    E' certo di essersi addormentato almeno un paio di volte durante la messa. Restare serio era stato piuttosto complicato, soprattutto perché per tutto il tempo, aveva visto un Holden Morgenstern girarsi con fare piuttosto contrariato nella direzione dello strampalato gruppo rintanato in fondo alla chiesa. Aveva acconsentito più per solidarietà verso Albus e Mun che per un vero e proprio piacere della questione. Ma in fondo, era stato persino divertente, soprattutto quando, un non identificato vecchio membro del branco, aveva tirato uno scappellotto a Judah, seduto all'estremità della lunga panca su cui si erano seduti in fila indiana. Lì era scoppiato a ridere, e aveva tentato in tutti i modi di soffocare quella risata mordendosi il labbro e affondando il volto nella sciarpa Grifondoro che si era annodato attorno al collo per il solito spirito di appartenenza che non riusciva a scrollarsi di dosso nemmeno ora che ormai da Hogwarts si era distaccato. E alla fine eccoli lì, di nuovo fuori, dopo esser scappati letteralmente a messa conclusa. Nella piazza principale di Inverness stavano allestendo un grande fuoco; la bancarelle ancora accese di migliaia di luci multicolore, mentre in un angolo, diversi ragazzi che potevano avere si e no sui quindici, massimo sedici anni, si destreggiavano già nel tiro con l'arco in quella che sembrava prendere diventare una vera e propria festa in piazza. Mentre i più anziani si stavano già dirigendo verso le proprie case, un individuo sulla trentina, piazzò vicino alla grande fontana in mezzo alla piazza, diverse casse di alcoli. James diede una leggera gomitata a Malia, prima di voltarsi con aria interrogativa in direzione di Albus. « Ma fatemi capire, questa roba, fa parte della messa, perché se è così.. » Si stringe nelle spalle mentre si guarda attorno, cosciente di iniziare a individuare sempre più gente conosciuta. Gente che è stata letteralmente invitata dal nulla - un po' come era successo con la maggior parte della sua famiglia - a partecipare a quella manifestazione. « Oh, io voglio del vin brulè. Hugo? Betty? Louis? Vi va? » La butta lì con parecchia ingenuità mentre precorre in discesa a due a due le scale della chiesa, lasciandosi inebriare dall'aria fredda, e dal neve che continua a scendere sopra le loro teste. Ma prima di farlo, non appena becca un posto con neve a portata di mano, confeziona un paio di palle ghiacciate, e ne getta una contro l'orecchio di Albus, l'altra contro la spalla della Stone e una terza in direzione Judah, che invece non becca per pochi centimetri. « Prima di stracciarvi a biliardo, mi sembra giusto stracciarvi anche in una battaglia a palle di neve. » Afferra una bottiglia che gli viene offerta da uno dei giovani di Inverness e allarga le braccia a mo di sfida. Dopo la messa è come minimo d'obbligo tentare di smorzare l'atmosfera con una battaglia a palle di neve in piena regola.



    Prima parte: Interagito con Siri, Judah, Olympia, Albus e Malia;
    Seconda parte: dopo la messa intentata una battaglia a palle di neve; interagito con Albus, Malia, Judah, Hugo, Betty e Louis.

    Sirius: grattaschiena a forma di gatto + occhiali per guardare la Tv da sdraiati + giochino per una nintendo farlocca coreana;
    Olympia: servizio da te di Frozen, accompagnato da un bigliettino "Così non dovrai più preoccuparti per le tazzine di procellana";
    Albus: discutibilissimo antistress + ancora più discutibile grembiule + rotolo di carta igienica con stampate le migliori dichiarazioni dei politici durante il periodo del regime;
    Malia: Il dvd di "Cuore Selvaggio" - seconda parte + cerotti a forma di bacon + orecchini;
    Tutti i pacchetti sono rusticamente avvolti in carta di colore marrone, e i vari pezzi sono di seconda mano, già aperti e/o utilizzati.



     
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    « Malia tu hai davvero la faccia di una davvero stanchissima. Sam? Ma dormi mai? Tesoro sembri stanchissimo anche tu.. Eeeeeeeh già. » La mora inarca un sopracciglio, confusa, prima di scambiare una rapida occhiata d'intesa con il ragazzo al proprio fianco, seguita da una mezza risata.
    « Pssstt! » dice poi, in un mezzo sussurro, allungandosi oltre la spalliera del divano, per farsi udire da Olympia e James, lì vicino. « La Carrow sta per partire per la tangenziale. Dobbiamo pensare a qualcosa di stupido da farle dire quando sarà lercia. » Un sorriso birichino si allarga sul volto della mora, mentre sposta lo sguardo tra i due fratelli Potter. Sempre che non ci arrivi prima io, è chiaro. Ben nota a tutti, d'altronde, è la sua attitudine a non capire più nulla una volta alzato troppo il gomito: ma quest'anno è fiduciosa che non sarà la prima a perdere contezza di ciò che le succede intorno, tra i presenti. Per lo meno non quando Amunet sembra già aver abbandonato un po' della propria lucidità, probabilmente per via di qualche bicchiere di whiskey di troppo. Sta già cominciando a macchinare un piano per rubare il cellulare all'ex Serpeverde, così da deliziare le sue migliaia di followers di Instagram con qualche video imbarazzante, quando viene interrotta da Hugo, che la trascina dall'altra parte della stanza, per mettere in atto il loro solito karaoke pop natalizio.
    Malia lo segue di buon grado, sfregandosi le mani tra di loro, e nota con piacere che quest'anno sono accompagnati da un'aggiunta: Louis Paciock sta al pianoforte, e li segue in quella loro piccolo ma stravagante rituale improvvisato, fatto di piroette, espressioni fintamente drammatiche e dita puntate eloquentemente uno contro l'altro, come nel pieno di un concerto seguito da migliaia di persone. Probabilmente nessuno nella stanza sta seguendo quel loro balletto, e quei pochi che lo fanno ridono di loro, ma la parte migliore è che a loro va bene così. Ridono, scherzano e ballano ritrovando una naturalezza che sembravano aver perso, nel corso dei mesi precedenti. « Kiss me underneath the mistletoeee » « Show me baby that you love me so oh oh! » risponde Hugo, mentre si avvicinano l'uno all'altra, i finti microfoni attaccati ancora alle labbra come dopo un vero concerto, mentre le note della canzone vanno pian piano scemando nell'aria. E, ironia della sorte, proprio in quell'istante il piccolo vischio che è andato in giro per la stanza durante la serata si posa proprio sopra le loro teste. Malia sorride, estatica, prima di avvicinarsi al ragazzo e stampargli un lungo e schioccante bacio sulla guancia, per poi assestargli un'amichevole pacca sulla spalla. « E anche quest'anno abbiamo salvato il Natale dal solito vecchiume! »

    « Oddio, ma sono... dei guanti per lavare i piatti! Stupendi, signor Weasley. Grazie mille! » Deve allontanarsi di fretta dall'uomo barbuto che le sorride con fare gentile, semplicemente perché il tono acuto della sua voce, misto a quell'espressione un po' sconcertata tradisce la vera inadeguatezza di quel regalo. Ridacchia, però, prima di inserirlo in un sacchetto che ha recuperato in giro, che già contiene il maglione color blu elettrico confezionato da nonna Molly con una M gigantesca al centro, l'aspirapolvere automatico ricevuto da Hugo e altri regalini vari collezionati in giro negli ultimi istanti. Anche lei recupera i propri pacchetti da sotto l'albero, per poi cominciare a distribuirli in giro. Dopo averne consegnati un paio, viene braccata da James, che le porge tra le mani il proprio pacchetto.
    « Tanto per essere chiari, mi è costato davvero un sacco, quindi ti prego Stone, non spezzarmi il cuore anche questa volta. Quello che hai per le mani è un pezzo di storia.. tutto vintage e originale. » Inarca un sopracciglio, mentre sposta lo sguardo, con fare scettico, dalla scatola impacchettata alla bell'e meglio che ha tra le mani al volto del giovane Potter.
    « Sì, sì, certo, come no » commenta con aria quasi distratta, mentre comincia a scartare un po' svogliatamente il regalo. Non che non si aspetti granché, ma, beh... sì. Tutti sanno quanta poca attenzione ci metta James Potter nei propri presenti, e, se ai primi tempi qualcuno poteva rimanerci anche male, ormai è diventato tutto una grande barzelletta. Ridacchia già tra sé e sé, mentre il primo dei tre regali che scopre è una scatola di cerotti a forma di bacon. Inarca un sopracciglio, mostrandoglieli. « Se questi sono vintage vuoi dirmi che... sono usati? » Mima una faccia disgustata, per poi continuare a scartare, e scoprire l'improponibile dvd. « Cuore Selvaggio... Mhm... Vediamo. » Se lo rigira tra le mani, fingendo serietà, prima di cominciare a leggere fra sé e sé la descrizione di quella che le sembra una telenovela messicana di bassa lega. « No vabbè, sei davvero incredibile. Un giorno mi racconterai dove recuperi tutte queste cianfrusaglie assurde. » Commenta, ridendo e scuotendo la testa, mentre si infila quegli orecchini simpatici nei buchi delle orecchie. « Questi mi piacciono quasi, devo dire. Per il resto, sei una delusione come al solito, Potter. Tiè qua, piuttosto. E io che ti ho pure fatto un bel regalo quest'anno. » E mentre parla, gli rifila senza troppi convenevoli il proprio pacchetto, anch'esso confezionato alla bell'e meglio. Lo guarda scartarlo, mentre, di tanto in tanto, studia la copertina di quell'assurdo dvd e ridacchia fra sé e sé. « Vabbè, ti salva il fatto che a Natale dobbiamo essere tutti più buoni. Auguri, eh. » E così dicendo, si allunga sulle punte, per scoccare al ragazzo un rapido bacio sulla guancia, per poi allontanarsi, alla ricerca di Sam, il quale nel frattempo era impegnato con i regali per suo padre e James. Li osserva parlottare da lontano, e deve ammettere di provare un minimo di imbarazzo nel vedere quel quadretto riunito. È qualcosa che mai avrebbe immaginato accadesse: lei, Sam, e i loro padri nello stesso posto, che dialogano come se nulla fosse, del più e del meno. La situazione l'ha stranita talmente tanto che si è volutamente tenuta lontana da loro, durante la serata, giusto per evitare figuracce o altro imbarazzo.
    « E ora il piacere. » Prende il regalo dalle mani di Sam, rivolgendogli un sorriso grato. Poi lancia un'occhiata rapida verso i loro padri, che chiacchierano tranquillamente insieme ad Harry, vicino al camino.
    « Grazie... Quanto sono stati imbarazzanti, da uno a dieci? » chiede, divertita, mentre comincia a scartare il primo pacchetto. « Lascia stare, non me lo dire, penso che preferisco non saperl-AHHH ma è una macchina per fare i pop corn!!! ODDIO è bellissima. » Comincia a saltellare sul posto, mentre studia quella piccola macchinetta evidentemente rimpicciolita per entrare in quel pacchetto. Gli sorride, grata, prima di spostare l'attenzione sul successivo pacco. « Addirittura due? Oh mamma. »
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    È visibilmente emozionata, come una bambina di cinque anni, mentre scarta il secondo pacchetto, per poi scoprire un maglione natalizio tanto ridicolo quanto meraviglioso ai suoi occhi. La dispiega per bene, mentre studia il disegno divertente, e poi, senza attendere oltre, la infila sopra la maglietta sottile. « Come mi sta? Mi piace un sacco. Grazie! » Si allunga per dargli un bacio sulla guancia, per poi leggere il contenuto del bigliettino. Infine lo guarda, gli occhi spalancati. « Oddio quindi andiamo a giocare a paintball? Cavoli Sam tu sei pazzo io ti ho preso giusto una stupidaggine mamma mia... Ma quando ci andiamo? Tipo domani? O prossima settimana? Okay magari poi ci pensiamo. Apri il mio regalo! Voglio dire è giusto una stronzata eh non ti aspettare grandi cose anche perché non sapevo scegliere me l'ha consigliato il tipo del negozio e dice che sono buone ma boh... Puoi sempre cambiartele se non vanno bene. » Borbotta, un po' nervosamente, mentre lo osserva scartare il suo regalo.
    Si stringe poi a lui, appoggiando la testa al suo petto accogliente, e si lascia cullare da quell'abbraccio per qualche istante. « Siamo riusciti a sopportarci per un intero anno, per arrivare ad un altro Natale insieme. Davvero impressionante! »
    Sorride, il viso sepolto tra le braccia di lui. « E che anno che è stato. » commenta, un filo d'ironia palpabile nella sua voce. « Credo che sarà impossibile che qualcuno dei prossimi eguagli questo in quanto ad assurdità. Quindi oh, se siamo riusciti a sopportarci durante tutti questi casini, non abbiano scuse per il futuro. » Quell'ultima parola sembra farla rabbrividire, per un istante. Una cosa di cui non hanno mai osato parlare, ma che di tanto in tanto s'intromette con prepotenza nel loro quieto vivere. Ma per adesso quella parola non le sembra eccessivamente minacciosa, nonostante tutto. « Buon Natale » ripete a sua volta, un senso di tranquillità e pace che la pervade in quell'istante.

    « Mmmm... Tra quanto finisce? » Alla fine, dopo un paio di partite a carte in fondo alla chiesa, non ha potuto fare altro che addormentarsi. Accoccolata sulla spalla di Sam, si sveglia di tanto in tanto per udire qualche canto intonato dal coro della chiesa, e pronunciare cose un po' sconnesse, per poi ritornare tra le braccia di Morfeo. Alla fine, a messa conclusa, viene destata quasi di soprassalto dalle prime note dell'organo che introducono l'energico canto conclusivo del servizio. Sussulta, completamente presa alla sprovvista. Si guarda intorno spaesata, mentre i presenti cominciano ad alzarsi, e si asciuga un angolo delle labbra, non appena si accorge di aver dormito a bocca aperta, finendo per sbavare sul maglione di Sam. « Ehhhh scusa. » Cerca di asciugare quella macchia di saliva sulla sua spalla alla bell'e meglio, prima di rivolgergli un sorriso di scuse. « Mamma mia, non finiva davvero più. » Commenta, mentre si avviano verso l'esterno della chiesa insieme agli altri, avvolti nei loro cappotti pesanti. « Sei riuscito a vedere Tris o Dean? O Percy? Chissà se è fatto davvero, alla fine. » chiede al ragazzo, allungando una mano per stringere quella di lui, mentre comincia a guardarsi intorno, alla ricerca dei due amici. Pian piano il freddo di Inverness la sveglia dall'intorpidimento generale: adocchia un paio di bancarelle che sembrano vendere alcolici e le indica con una certa enfasi, mentre strattona il braccio di Sam. Proprio in quell'istante, però, viene colpita sulla spalla da un oggetto non identificato che pare arrivare dal nulla, ma che identifica ben presto nel notare i residui di neve sul suo giubbotto. Individua subito il colpevole, che incenerisce con lo sguardo.
    « Prima di stracciarvi a biliardo, mi sembra giusto stracciarvi anche in una battaglia a palle di neve. » Scuote la testa, prima di staccarsi dal braccio del Serpeverde e raggiungere, poco più in là, un piccolo cumulo di neve.
    « Ne sei proprio sicuro, Potter? » Gli urla, da lontano, prima di cominciare a scagliare la prima, la seconda e infine la terza palla di neve nella sua direzione. Riesce a colpirlo due volte su tre, e una sui capelli, che sicuramente è una vittoria. Fa cenno ad Hugo e ad Albus di avvicinarsi a lei mentre, sempre attenta a tenere sott'occhio le mosse di James, è intenta ad arrotolare un paio di palle di neve. « Noi tre contro di lui. Mi sembra più che giusto » dice, rivolta ai due ragazzi, prima di lanciare un'occhiata di sfida in direzione del più grande dei Potter. Insomma, se l'è anche cercata. Recupera un paio di palle appena create e si avvicina di più verso l'ex Grifondoro, attenta a posizionarsi dietro Sam - « Stai fermo così e non ti muovere » - per utilizzarlo come scudo umano. Quando è abbastanza sicura, si sporge oltre di lui e prende la mira, per poi lanciare con forza: solo che James, da abilissimo giocatore di Quidditch, riesce a spostarsi all'ultimo secondo e scansare la sua palla di neve, che tuttavia completa la propria traiettoria e finisce per infrangersi proprio sulla faccia di Amunet Carrow. Tu vuoi proprio morire questa notte Stone, non è vero?


    Prima parte - Olympia e James + Hugo
    Seconda parte - James e Sam
    Terza parte - Sam, James, Albus e Hugo + colpita per sbaglio Amunet

    Regali:
    A Sam - un paio di cuffie magiche, utilizzabili per fare il deejay alle feste o per semplice piacere personale. Tra le varie opzioni magiche di cui dispongono, quella chiamata Mood fa sì che le cuffie siano in grado di scegliere la canzone perfetta per un determinato momento, considerando l'umore, lo stato d'animo e i gusti di chi le indossa. In allegato, un piccolo biglietto scritto a mano, riempito di cuoricini rossi e dorati disegnati in modo un po' sgorbio. "Nella speranza che tutte le canzoni che sentirai una volta indossate siano felici. E su di me. E di Taylor Swift."
    A Hugo - una tazza e una tracolla da uomo, accompagnata da un bigliettino: "Adesso che sei un uomo in carriera non può mancarti una di queste borse professionali. E sappiamo tutti che sei già un detective avviato."
    Ad Albus - una piccola ampolla contenente una pozione in grado di intensificare (e raddoppiare) il riposo durante il sonno: una volta ingerita qualche goccia, se si dorme solo due ore, ad esempio, il riposo avvertito al risveglio sarà equivalente a quello di una dormita durata quattro. Il biglietto in allegato recita: "Le nottate da neo-papà (per la seconda volta) non devono essere facili. E visto e considerato che, tra il college e questa nuova internship al Ministero sarai pieno di stress e levatacce al mattino, ho pensato che ogni tanto potessi aver bisogno di un piccolo aiutino."
    Ad Olympia - Un completino intimo. "Un uccellino mi ha detto che non avevi della biancheria rossa per questo capodanno, quindi ecco rimediato. Di quelli scomodissimi come piacciono a te!"
    A James - una fedele replica della motocicletta del ragazzo, in miniatura, intagliata in legno di noce. "Tanto lo sanno tutti che il tuo unico vero amore è e rimarrà per sempre lei. Nella speranza che prima o poi mi ci farai fare quel giro che mi avevi promesso"
    Ad Amunet e Sirius - una tavoletta di cioccolata ciascuno, per lui a forma di joystick e per lei a forma di borsetta.


     
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    Quella cena è un continuo susseguirsi di emozioni. Dal prendere a ballare insieme a suo fratello, al cercare di convincere Lizzie che Babbo Natale esiste davvero, attraversando i discorsi pungenti riguardo le altre mamme dell'asilo di Jay, per poi passare alla piccola tensione che si va creando tra Teddy e il fratello maggiore di Mun e di nuovo l'uscita del tacchino che la fa partire alla ricerca di qualcosa di commestibile per i vegetariani (« Louis, dimmi che non mi lasci sola nell'impresa di trovare qualcosa al tofu in mezzo a tutta questa carne ») per poi trovare la sua culminazione massima nell'apertura dei regali. E' tutto perfetto, in ogni suo minimo dettaglio. I nonni che distribuiscono i loro regali, come da tradizione, così che la rossa riesce a portarsi a casa niente di meno che un pullover blu con una bella O rossa al centro, con tanto di fiocchi di neve qua e là e una borsa dell'acqua calda, che suo nonno le descrive come perfetta per le fredde serate invernali. Olympia non obietta che suo marito è l'esempio perfetto di una stufa perpetua vivente. « E' anche ottima come arma da dare in testa a Rudy quando litigate. » Si intromette Molly, con un occhiolino che strappa una risata cristallina alla ragazza. « Davvero azzeccatissima. Saremo felici di testarla alla prossima occasione, vero Rudy? » Se lo tira a sé, stringendolo per un braccio, prima di passargli i vari pacchettini che ha preparato per lui. Conclude con un bacio, per poi andare a recuperare tutte le altre buste che, alla fine dei giochi, le ha fatto capire di aver bisogno di minimo 20 ore di straordinari alla serra per riuscire a rientrare nelle spese e non essere completamente in rosso.
    « Anche se ti ostini a tenere in vita le tradizioni con la stessa grinta con cui tieni in vita tutte le piantine - tranne quelle che ti ho chiesto gentilmente di far crescere per me - buon Natale, sorellina. » Ridacchia, porgendo a sua volta il proprio regalo al fratello, incartato in una splendente carta regalo verde lucido. « Se passi da casa ad Hogsmeade, sarò felice di ricompensarti a piene mani per questo servizio indimenticabile. » Gli fa un occhiolino, per poi lasciargli un bacio affettuoso sulla guancia. « Buon Natale fratellone! » Si avvicina a Malia, con il braccio teso, porgendole la sua bustina. « La prima è una cosa che ho faticato a non darti non appena tornata dall'America. L'altra, beh, l'ho vista e ho pensato subito a te. Non potevo non prendertela! » La osserva, mordicchiandosi il labbro, aspettando che lei apra il suo prima di passare al proprio. Scuote leggermente la scatola, portandosela vicino all'orecchio per cercare di capire cosa c'è all'interno. « Okay, poco rumore, interessante. » Alla fine, senza indugi, lo scarta e vi trova dentro uno splendido completino rosso. « Un uccellino te l'ha detto che ero sprovvista per questo Capodanno, mh? » Scoppia a ridere, rigirandoselo tra le dita per poter notare ogni particolare di quel pizzo assolutamente perfetto. « Ginny, a cosa le serve quel coso? Cosa ci deve fare? Non è che avrà intenzione di metterselo con Rudy,
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    vero? »
    Sente suo padre inalberarsi alle sue spalle e allora guarda Malia, scoppiando a ridere insieme a lei. « Direi che regalo migliore non potevi farmi se sei riuscita a mandare in pappa il cervello di papà! » L'abbraccia, scoccandole un bacio sulla guancia, per poi continuare il giro. Prima Albus. « Perdonami, quest'anno sono stata proprio monotematica nei regali per te e per Mun. Ma se vuoi, posso farmi perdonare, aiutandoti a buttare giù un po' della pancetta accumulata stasera. Il treno di domani delle 10? » Ridacchia, prima di abbracciarlo. Poi Sirius. « Ci sono cose che cambiano, ma non la nerdaggine nei confronti dei tuoi regali. Buon natale, fratellino! » Si avvicina per poi scoccarle un bacio, per poi notare muoversi sullo sfondo un decisamente più sorridente Judah. « Sappi che voglio sapere tutto, uno di questi giorni! »

    Dopo essersi beccata fin troppe ore di messa per i suoi gusti, il canto finale la risveglia dal torpore nel quale è scesa, lentamente, grazie anche al caldo cappotto nel quale si è avvolta. « Per Diana, sembrava non finire mai! » Si ritrova a commentare, accodandosi alla fila centrale che si è andata formando nella navata, verso l'uscita. Intercetta Malia e Sam poco più avanti e si mette sulle punte per cercare altri volti noti. Volti che non riesce a vedere, fin quando non è libera di poter respirare aria pulita e fresca, in cima alle scalette della cattedrale. « Finalmente! » Commenta con un sorriso, mentre sotto i suoi occhi James decide di mettere in moto gli ingranaggi di quella che si prospetta essere una meravigliosa guerra a palle di neve. Lascia Rudy nel pieno dell'azione, mentre lei si sposta lateralmente, verso le casse di alcolici che qualche angelo dal cielo deve aver posizionato lì per loro. Ed è mentre si muove verso il vin brulè, che intercetta una folta criniera castana. « Rudy è riuscito a non dormire per tutta la messa. Ha borbottato per tutto il tempo che ora vuole una medaglia al valore. Esiste una cosa del genere nel Credo? » Ridacchia, prima di versarsi un bicchiere e farle cenno se ne vuole uno anche lei. « Innanzitutto buon Natale. Poi.. » infila una mano nella borsetta dal fondo decisamente allargato, per poi estrarne una scatolina impacchettata di tutto punto, con tanto di fetta di arancia essiccata e una bacchetta di liquirizia a decorazione. « Sarei passata a portartelo dopo pranzo, ma già che ci sono, ecco qua! » Le sorride, andandosi a sedere sul bordo della fontana. Infila nuovamente la mano nella borsa, tirando fuori una bustina rossa, decorata con motivi orientali. La sua fidata bustina delle meraviglie. Si guarda intorno, circospetta, per poi prendere un po' della sua erbetta fresca, cominciandola a tritare con l'ausilio dei polpastrelli. « Per aiutare a digerire la cena di stasera! » Lancia un'occhiata allusiva alla mora, passandole cartine e filtro, per farsi aiutare. « A tal proposito, com'è che andato il cenone da voi? Qualche aneddoto che non può cadere nel dimenticatoio? » Continua a chiedere, rialzando lo sguardo solo per incontrare quello di un volto che le è rimasto impresso, da casa di Albus. « Ehy ciao, tu sei Alaska Vesper, dico bene? » La intercetta, con un sorriso ampio sulle labbra. Ha captato il suo nome, che è passato di bocca in bocca quella sera, al loro tavolo, ma non ha trovato ancora occasione di parlarci veramente. « Ma per caso sei quell'Alaska Vesper della Stamberga degli Artisti? » Le domanda ancora, continuando imperterrita nel suo lavorare l'erba tra le dita. « No perché se sei tu, dovrei inginocchiarmi e cominciare ad adorarti in questo istante. Ho visto alcuni tuoi lavori, strabilianti! » Si volta allora verso Tris, con un sorriso. « Tris, Alaska Vesper. Questa sera ha avuto la fortuna di immergersi con tutti i piedi nella "per nulla" asfissiante famiglia Potter - Weasley - Carrow! » Scoppia a ridere, presentandola all'amica. « Alaska, lei è Beatrice Morgenstern. Credo tu l'abbia già vista alla festa d'inizio anno. Ha davvero bisogno di presentazioni? » Alza le sopracciglia, allusiva, per poi alzare il palmo della sua mano nella sua direzione. « Ti va di unirti a noi? »

    1) Interagito con Louis, James, Malia, Albus, Sirius.
    Nominati Mun, Judah e Teddy
    2) Interagito con Tris e Alaska

    E niente, invece che fare Babbo Natale, qua faccio la Befana #motividitrama

    A James: il gioco di fear pong con tanto di biglietto "Non mi prendo alcuna responsabilità per la cirrosi che potrebbe venirti poi."
    A Malia: un candy grabber con all'interno tutti dolciumi americani + un utilissimo non so come chiamarlo con il bigliettino che dice "Per passare al massimo queste feste, senza scomodarti troppo. E sì, lo so perfettamente che non sei un alcolizzata. Buon Natale, Mals!"
    Ad Albus: un regalo letterario d'obbligo + un massaggiatore per la testa. Il bigliettino dice "Unire l'utile al dilettevole. Fallo usare anche a Mun che è lei che ne avrà davvero bisogno."
    A Sirius: la cover per il portatile + la sveglia di Batman. Insieme ai regali, c'è il bigliettino "Perché un vero supereroe non dorme mai. E ha sempre dei minions a portata di mano!"
    A Mun: il diario del neonato, dove poter raccogliere le foto e le informazioni sui vari mesi di crescita di Lily + un libro con all'interno la dedica "Per tenerti compagnia quando Lily deciderà che proprio non puoi dormire. Tanti auguri!"
    A Tris: uno sketchbook + un set di matite incantate per fare dei disegni "pop up". Il bigliettino dice "Non vedo l'ora di vedere i tuoi fumetti prendere vita. Buon Natale!"

     
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    Mano nella mano di fronte alla porta d'entrata, ancora fuori dall'occhio del ciclone della famiglia che si stava preparando al momento più atteso della serata, Judah e Sirius si guardarono negli occhi per una manciata di secondi. Un equilibrio tanto atteso sembrava essere stato raggiunto ma rischiava di essere minato dal primo momento delicato. Io e te, in pubblico, non ci siamo mai saputi stare. Come ci comportiamo? « Ho un'idea. » mormorò a bassa voce il grifondoro, abbozzando un sorriso dolce. No, non era una di quelle Siridee bislacche e vagamente sciocche che di tanto in tanto partoriva e che nascevano con già con un'insita parvenza di fallimento. Quell'idea pareva essere matura, perché coltivata nel tempo: tante di quelle volte aveva pensato a cosa fare se il miracolo fosse giunto e Jude fosse riuscito a superare le proprie paure. Il primo passo è non correre in cerchio in preda al panico. « Facciamo che ce la prendiamo con calma, che ne dici? Niente annunci megabomba, niente terapia d'urto. » Era sicuro che fosse ciò che Judah aveva temuto a lungo, non era quello il genere di attenzioni che più gli piacevano. Sirius poteva essere un tipo assai fantasioso, ma non illuso a tal punto da pensare che Jude fosse cambiato dal giorno alla notte: nessuno può. Il cammino che avrebbero dovuto percorrere era lungo e presentava non poche salite, ma la vista da lassù immaginava dovesse essere davvero bella. « Facciamo un gioco: ci scegliamo una persona a testa, di cui ci fidiamo moltissimo, e lo diciamo a quella persona. Fatto quello, quando avremo scoperto che il mondo non è tipo esploso su sé stesso, magari lo diciamo ad una seconda persona. E poi ad una terza, finché non finiamo le persone e saremo costretti a dirlo ai nostri genitori. Che nel mio caso, tra parentesi, credo abbiamo mezzo capito ma dettagli. » Per quanto Siri si sentisse molto più pronto di Jude ad un coming out, perfino lui poteva sentire in fondo allo stomaco una certa sensazione di disagio e tensione. Immotivata, questo lo so. La mia famiglia conosce il peso reale dell'amore, di qualunque colore esso sia. Ciò nonostante, ora che abbiamo qualcosa di concreto da confessare, ora che quel "quasi" è scomparso dalla nostra relazione, non mi sento la terra sotto i piedi. « Per stasera, comportiamoci con naturalezza, cioè, scialli. » Gli tolse con la punta delle dita un fiocco di neve rimasto impigliato sui suoi capelli, indugiandovi per accarezzarli lentamente. Così Sirius Potter dimostrava la propria naturalezza, prendendosi cura di lui come avrebbe fatto con qualunque altro avente un posto nel suo cuore, con piccoli gesti. Con semplicità.

    « Eeeeeccoci, eccoci! » cinguettò all'ennesimo urlo di sua nonna, che iniziava ad essere un po' stanca e, per quello, molto più combattiva del solito. Recuperò la prima sedia utile, sedendovisi accanto a Judah, e istintivamente cercò gli occhi di suo fratello James. Era lui, la prima persona a cui aveva pensato quando aveva esternato il proprio piano, lui quello che gli aveva dato la spinta finale. Quando si voltò verso di lui, Siri gli sorrise con un'espressione di tenera e infantile felicità, molto diversa dal broncio contratto con cui l'aveva lasciato, e annuì in silenzio. Ci ho parlato proprio come mi hai detto e abbiamo chiarito. Anzi, abbiamo iniziato a capire. Ne avremo per un bel po'. Ma sto bene, grazia a te. La famiglia si era infine riunita, pronta allo scambio dei regali. Il grifondoro si sporse di lato verso Judah. « Ora attacca a fare un pippone su quanto sia bello stare in famiglia e su quanto abbiamo mangiato bene.. altrimenti nonna lo lascia a dieta fino a Pasqua. » gli sussurrò all'orecchio, con una risata divertita mentre il nonno prendeva la parola per decantare la bontà della cena. Era importante, per Sirius, iniziare ad introdurre il moro in quel mondo bislacco che aveva sempre visto dall'esterno e di cui esterno era ancora. La nostra famiglia è fatta di tante piccole tradizioni sciocche, come nonno Arthur che fa i complimenti a nonna Molly, ma non per questo meno importanti. Noi ci teniamo. Ci da sicurezza. Ci rende forti, insieme. Quando la mezzanotte scoccò, il cielo di Inverness s'illuminò a giorno per i fiochi d'artificio e i botti che ispiravano sorrisi di festa. « BUON NATALE!! » urlò, saltando sulla sedia per unirsi al coro dei cugini. Si voltò dunque verso il serpeverde, con gli occhi brillanti di felicità. « Buon Natale, Budino. » e lo abbracciò, un singolo caldo abbraccio che aveva molto di più della passione che si erano limitati a scambiarsi nel corso dei mesi passati. Un abbraccio che sapeva di libertà. La libertà di poterti abbracciare senza paura di essere scoperti, come se facessimo qualcosa di male. La verità è che anche il male che abbiamo fatto ci ha portati qui. Venne quindi il momento preferito del più piccolo della ciurma - posto che si era ostinato a non voler cedere a Jay e di cui Lily prepotentemente si era già impossessata - e si unì al parentame per ricevere ciò che gli spettava di diritto. « Il primo per il più piccolo e viziato della famiglia. E anche il più povero. » Fu James il primo Potter ad aprire le danze e lo fece consegnandogli un pacco oblungo e incartato davvero male, in una carta davvero brutta. Il che, neanche a dirlo, destò maggiormente la curiosità di Siri. Al suo interno trovò un assortimento davvero bislacco di oggetti, che avrebbero fatto storcere il naso a chiunque. Ma non a Sirius Potter. « No vabbèèèè! Guarda mà cosa mi ha regalato James!! E' a forma di gatto! E questo? Che ficoooo! Un sofisticato sistema di specchi! E... no ok, questo fa davvero schifo. » Si rigirò tra le dita il giochino proveniente da chissà quale remoto angolo del continente asiatico. I videogiochi erano uno dei pochi argomenti che davvero Sirius masticava e neanche la sua spiccata indole di bambino riuscì a fargli apprezzare il regalo. Fissò James per qualche istante, prima di voltarsi di scatto. « JAAAAYYYYY! Vieni da zio Siri, guarda, ho un regalo super fico per te! Un gioco bellissimo, in.. boh, thailandese! Se non parli thailandese oggi, non sei nessuno! » Ghignando divertito, si allontanò frettoloso per evitare un sonoro ceffone di suo fratello e usò come scudo umano sua sorella Olympia, già pronta con un pacchetto per lui. Decisamente più carino. « Ci sono cose che cambiano, ma non la nerdaggine nei confronti dei tuoi regali. Buon natale, fratellino! » Scartò il regalo e la prima cosa che vide fu una cover dove i minions la facevano da padroni e subito prese a ridere come un bambino felice. La sveglia fu la ciliegina sulla torta. « Guarda come si fanno i regali James, GUARDA! Guarda come si fa felice un povero fratello! » e abbracciò la senior, ringraziandola di cuore. Solo quando Albus fu loro vicino e sarebbe dovuto essere il suo turno, Sirius prese a ridacchiare con una mano tra i capelli e un paio di occhioni innocenti. « Ioooo... ehm... avevo finito la paghetta di Dicembre e quindi mi sono accodato ai beeeeellissimi regali di mamma! » Chissà perché, gli altri non sembravano stupiti. Sono solo diciassette anni che succede. « Oh, ehi, ciao Malia! Cosa? Per me??? Wooooo fico!! E' a forma di joystick!! Guarda James come si f.. » La mano di James, infine, riuscì a raggiungere il bersaglio.

    [...] Erano rimasti nelle panche in fondo, Sirius e Judah. Come se fosse un gioco a cui nessun altro poteva giocare, si guardavano e di tanto in tanto si scambiavano sussurri, per ridere insieme di chissà cosa o chissà chi. Questo non faceva altro che attirare verso di loro occhiatacce contrariate, provenienti per la maggior parte dalla fetta di popolazione di Inverness che a quella cerimonia continuava a dare un valore solenne. Ma a Sirius non sembrava importare, così a Jude: con le dita intrecciate sotto la panca e i polpastrelli che sfioravano leggeri una pelle conosciuta, non esisteva potere - in cielo o in terra - che distogliesse la loro attenzione. Nessun potere.. tranne il pesante scappellotto che un cacciatore attempato assestò a Sirius nel momento della questua, passandogli accanto e allontanandosi così com'era venuto. « Ahiooo » brontolò il grifondoro, massaggiandosi la nuca per poi rivolgere il dito medio al cacciatore.. di spalle. Era quasi sicuro che, nonostante l'età avanzata, avesse in corpo abbastanza forza ed esperienza per appenderlo a testa in giù da una delle imponenti guglie della cattedrale di Inverness. La messa, per quanto interminabile fosse stata, infine era giunta al termine e il fiume di fedeli aveva ordinatamente preso a scorrere verso gli enormi portoni d'ingresso; così fece Judah, al quale Siri si rivolse. « Ma l'hai vista che fica quella statua?? Ha una spada enorme tra le mani! Ma sarà vera? Ma gli angeli hanno le spade? Forse hanno anche delle katane! No vabbè, io devo troppo farci un selfie! Ti raggiungo al volissimo, promesso. » Come suo solito, senza neanche attendere risposta, al pari di un leprotto nella foresta il piccolo Potter saltellò via facendo lo slalom a destra e a sinistra, per schivare le persone che camminavano nella direzione opposta. E di Sirius, per un quarto d'ora buono, non si seppe più nulla. Questo finché non riapparve, mentre tutti erano nel piazzale antistante la cattedrale, poco lontani dalle feste ancora in corso, e una battaglia di neve rischiava di essere combattuta. Riapparve.. e non era solo. L'ospitalità delle genti di Inverness, oramai assodata nelle coscienze di tutti, era tale che il grifondoro era stato scortato fuori dalla grande chiesa. D
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    a Holden Morgenstern in persona, torvo in viso, una grande mano stretta intorno all'orecchio del povero Potter che doveva aver provato a divincolarsi, ma senza successo. L'imponente cacciatore arrestò momentaneamente la sua marcia solo quando fu vicino a Tris, senza la benché minima intenzione di mollare l'orecchio di Sirius - che silenziosamente implorava pietà alla matriarca. « L'ho trovato che profanava la statua dell'Arcangelo con il suo.. smartqualcosa. » fu l'unico, lapidario commento del capitano della guardia, che riprese la propria marcia fino a che non si fu fermato di fronte ad Albus Potter. Era in fondo l'unico membro della famiglia che aveva avuto modo di "conoscere" e, dal momento che era plurimo padre di famiglia, era diventato agli occhi di Holden anche il più assennato. Solo di fronte a lui mollò la presa dell'orecchio ormai rosso del grifondoro. « Siamo ben tolleranti sul lasciare liberi i nostri cuccioli per le strade ma perfino noi abbiamo imparato che, di tanto in tanto, il guinzaglio è necessario. Ne suggerirei uno per lui. Ve lo farò recapitare domani stesso, come regalo. Buon Natale. » Non sembrava compiaciuto dal fatto che una banda di immigrati alticci e festosi avesse disturbato la quiete e la solennità spirituale di una delle cerimonie che più gli piacevano. Col senno del poi, però, avrebbe potuto prendere quell'occasione come un dono: i Potter gli avevano regalato la possibilità di poter ripetere almeno fino a Pasqua, ininterrottamente: "Visto? Lo dicevo io che non dovevamo accoglierli. Avevo ragione."

    Prima parte tutta per Judie
    Seconda interagito con la famiglia e fatta la reaction dei regali! Sirius non ha regalato niente a nessuno perché è povero, quindi sul biglietto dei regali di Harry e Ginny troverete anche il suo nome aggiunto dopo molto frettolosamente
    Terza parte special guest Holden che ha interagito con Tris e Albus <3


     
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    Durante gli ultimi sgoccioli di un anno complesso, Beatrice Morgenstern aveva visto Inverness ancora una volta sotto una luce diversa. Non ha mai compreso fino in fondo il valore intrinseco del posto in cui è nata, non si è mai fermata a tendere l'orecchio e ascoltare le corde più soavi che ne componevano l'arzigogolata melodia. Forse in fondo, lo ha sempre visto come il luogo in cui tutte le sue responsabilità si concentrano, dimenticandosi troppo spesso che Inverness, come tanti altri posti è una casa, un nido in cui molti prima di lei e dopo di lei sono nati e cresciuti, e nasceranno e cresceranno ancora. Doveva solo occuparsene, si diceva, compiere il proprio destino, fare ciò che tutti si aspettavano che facesse - guidare. In nessun momento ha battuto ciglio di fronte a quel compito, come se portarlo in porto, per quanto difficile e poco compatibile con le sue aspirazioni, fosse questione di vita e di morte. Niente più che l'ennesimo compito, una responsabilità in più. E fino ad un certo punto lo è stato. Non sa quanto in fondo sia cambiata la sua condizione rispetto al Lockdown, perché in fin dei conti, quella che uno scherzoso Dean Moses chiama la Santissima Trinità, Inverness, la governa con lo stesso pugno di ferro adoperato durante i mesi più bui. E non perché sentano il bisogno di farlo, ma perché forse, nel profondo, non conoscono davvero un altro modo di agire. Particolare cura e attenzione è stata prestata tanto da Tris, quanto da Holden e Percy, coordinati da un temerario Sebastian Matthews, nell'organizzare quel grande evento, seppur, la minore di casa Morgenstern, non aveva immaginato fino in fondo quanto sentite fossero quelle feste per la Città Santa. Solo ora, mentre cammina sopra il soffice manto di neve, con una candela tra le mani, vedendosi affiancare da persone che in fondo conosce da sin troppo poco tempo, si accorge di quanto, i più anziani abitanti di Inverness, prendano quelle festività con estrema religiosità. Seppur il vino stia già pesando sulla sua testa, e si appoggia leggermente a Percy per non mostrare la sua leggera precarietà, osserva con una consapevolezza rinnovata quei volti festanti, leggermente arrossiti per il troppo vino e alcol. « Quindi lo stiamo davvero facendo.. » Un sussurro sotto voce all'orecchio del giovane Watson, che ha del suscettibile, mentre si ritrovano di fronte alla Cattedrale di San Michele. Non è certo una novità che Tris non è mai stata una credente alla lettera. Men che meno è una novità che il ragazzo al suo fianco lo è ancora di meno. Seppur provengano da ambienti diversi, ci sono cose che inevitabilmente li hanno accomunati sin dal principio. Nessuno dei due era il tipico membro auspicabile della società di Inverness, eppure vi si erano ritrovati e volenti o nolenti l'avevano fatta propria. Mentre gruppi di ragazzini e giovani corrono loro accanto, dirigendosi energicamente oltre le porte della cattedrale, Tris resta per un istante a fissarla dalla piazza. Decisamente sproporzionata rispetto al numero di abitanti, tanto da chiedervisi se in fondo, le sue mire di aprire il più possibile la città a chiunque volesse aderirne, non fosse l'intuizione migliore che potesse aver avuto. Incrocia istintivamente le braccia al petto, affondando il volto nella pesante sciarpa adagiata sulle spalle, mentre inclina la testa appena di lato. « Sai.. sto realizzando di non essere mai stata a messa da quando viviamo qui. » Ed è strano; ha percorso quelle imponenti navate centinaia di volte per raggiungere la città sotterranea, ha disquisito con il parroco e anche con i vari monaci che durante la sua permanenza avevano frequentato i quartieri della Città, ma di assistere effettivamente a una messa, non ci aveva nemmeno mai pensato. Certe volte si era recata da sola, a pregare, o come lei lo definiva mentalmente, parlare con se stessa, riflettere. Aveva scoperto che stare lì a capo chino di fronte all'altare avesse un certo tipo di fascino unico. Non aveva mai ricevuto alcuna risposta; per quanto si fosse sforzata a cercare un segno di fronte a tutte le sue domande, tutto era rimasto immutato attorno a lei, ma in un certo qual modo, lì, inginocchiata in mezzo alla chiesa, sola di fronte a un'entità giudicante indifferente e probabilmente ostile, Tris aveva trovato più e più volte risposte. Dentro di lei. E forse era questo ciò che ci si aspettava da loro; non l'essere tramiti di una qualche forza superiore, ma essere tramiti di se stessi. Il libero arbitrio. L'autodeterminazione. Purtroppo né il libero arbitrio, né l'autodeterminazione erano state sufficienti a non far perdere la pazienza a Tris durante le lunghe orazioni di Padre Thomas. Si era persino ritrovata a messaggiare con Malia, che contrariamente alle sue promesse precedenti, si era fatta vedere. L'aveva salutata, così come aveva salutato gli altri in fondo alla Chiesa. Stretta tra Holden e Percy, con un fastidiosissimo Dean alle spalle che continuava a tirarle qualche ciocca di capelli nel chiaro intento di deconcentrarla dal suo sforzo di mantenere una faccia di bronco, aveva tentato di ascoltare tutti i sermoni, alzandosi ogni qual volta lo facessero tutti gli altri, strascicando le preghiere che conosceva, e facendo finta di dire tutte quelle che invece non conosceva perfettamente. Era comprensibile in fondo, seppur avesse assistito a centinaia di messa in tutta la sua vita, quelle che si ricordava anche con un certo affetto, erano per lo più in armeno o in latino. Queste invece, in accordo con l'idea di aprire le porte a chiunque volesse parteciparvi, si stava svolgendo per lo più in inglese. Giunto infine il tempo della fila per la Comunione Tris tirò un lungo sospiro di sollievo, iniziando ad alzarsi, pronta a scappare. Con uno sguardo di intesa, fece un cenno a Watson, dando una leggera gomitata a Dean, gettandogli un'occhiataccia. Con te parliamo dopo. Con una certa fretta riuscì infine a farsi spazio tra la folla verso l'esterno, non senza ricevere qualche pacca sulla spalla e qualche sorriso decisamente troppo gentile per i suoi gusti. Incontrò lo sguardo della migliore amica e sorrise. « Avresti mai pensato di vederli qui? » Chiede con un tono divertito a Percy mentre gli indica Sam e Malia. « Anche loro.. » Indica poi Potter e la Carrow che ancor meno dei precedenti due avrebbe pensato di vederli all'interno di una chiesa - senza che quest'ultima crollasse, ecco. « Solo una persona poteva essere sufficientemente convincente affinché.. » E infatti parli del diavolo e spuntano le corna. « L'ho trovato che profanava la statua dell'Arcangelo con il suo.. smartqualcosa. » Compare alle loro spalle, tormentando l'orecchio del minore dei Potter. In tutta risposta, Tris solleva un sopracciglio osservando la scena con un che di divertito. Non altrettanto divertente deve essere per Sirius Potter, invece.
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    « Holden.. » Inizia di conseguenza Beatrice, pronta a salvare il Grifondoro dalle grinfie di un lupo affamato. Ma prima che possa farlo, il piccolo Potter viene trascinato oltre, e la frase di Tris, rimasta a metà, può anche cessare di esistere. « ..immagino che non può bastare così.. » E infatti, lo osserva mentre il suo passo deciso si ferma solo una volta giunto di fronte ad Albus. « Ecco adesso gli fa un culo grosso quanto una casa. » Scoppia a ridere scuotendo la testa.

    Salutati infine un po' tutti e scambiati un po' di regali qua e là, infine, decide finalmente di sedersi da una parte in piazza con un bicchiere di vino caldo tra le mani. « A tal proposito, com'è che andato il cenone da voi? Qualche aneddoto che non può cadere nel dimenticatoio? » Si stringe nelle spalle, cercando di individuare nella folla tutte le persone che questa sera erano a casa sua. « Affollato e decisamente troppo elegante.. » Alza gli occhi al cielo, mentre si apre appena il mantello per lasciarle scorgere il vestito nero decisamente troppo formale per i suoi gusti. « E' stato estremamente multiculturale - a un certo punto ho perso un po' il conto dei cambi di registro. » Quell'anno Inverness si era tinta di un aura diversa. Aveva accolto tutti i suoi figli, persino i più lontani e disparati, hanno desiderato recarsi in massa oppure tramite strette delegazioni nella Città Santa, per trascorrere il Natale assieme alla famiglia allargata del branco. Aveva scoperto ancora una volta, Tris - seppur ne avesse avuto una piuttosto chiara dimostrazione in merito - che il loro mondo era molto più ramificato di quanto avesse immaginato. « Io vi lascio! Olympia, spero che il mio regalo ti piacerà. » Asserisce facendole l'occhiolino. Tris aveva provveduto a spedirli tutti quanti prima di uscire per la messa, affinché comparissero sotto i rispettivi alberi solo dopo la mezzanotte. « Mi resta solo un regalo da fare.. » [...] Raggiunge Percy, offrendogli il proprio bicchiere di vino giusto in tempo per alzare le mani vuote. « Lo sai che alla fine i regali li ho fatti.. » Improvvisamente l'aria si appesantisce. Chissà perché nonostante siano perfettamente in grado di capirsi, quando si tratta di parlare chiaramente Percy e Tris proprio non ci riescono. Non quando si tratta di cose personali. In fondo con il tempo hanno superato tantissimi scogli, hanno imparato ad accettarsi, a volersi bene nonostante quelle difficoltà caratteriali di cui entrambi, chi per un verso chi per un altro, si facevano portatori. « E lo so che avevamo detto niente regali. Anche perché a dirla tutta, mi sono scervellata su cosa potessi farti e tutto mi appariva davvero scontato. » Compie una leggera pausa, mentre si passa le mani tra i capelli. « Però alla fine qualcosa ho trovato. Non è propriamente un regalo, né qualcosa che non hai già però.. - ok sta arrivando. » Sospira affondo come a volersi scrollare la tensione dalle spalle, mentre con un certo nervosismo lo afferra con delicatezza per le spalle come a volerlo sistemare, prima più a destra, poi più a sinistra. Come se cercasse il posto e il momento perfetto per tirar fuori il metaforico dono. « Mamma mia quanta suspense - va bene, faccio una premessa, così giusto per far passare il tempo. » Saltella sul posto come a volersi riscaldare, alzando lo sguardo verso il cielo. « Io a questa cosa ci sto pensando da un sacco di tempo. Tipo da più o meno la prima cena a base di petto di pollo che mi hai preparato. Non che me ne rendessi conto ai tempi, però ecco, era già così. E volevo fartelo quando eravamo insieme alla rimessa, e poi ogni sera prima di andare a dormire a Hogwarts. E poi ci ho pensato almeno un centinaio di volte da quando stiamo qui. L'ultima volta che ero sul punto di farlo, c'era il matrimonio di Olympia e Rudy in corso ed io ero in piena crisi di nervi sul come non percorrere la navata al fianco di Donovan. » Scuote la testa sorridendo con un che di ingenuo di fronte al ricordo di tutta la rabbia e il panico che si era sentita addosso all'idea di farsi vedere col suo ex, mentre il suo ragazzo si trovava seduto tra gli invitati a pochi passi. Non gliene sarebbe importato niente, probabilmente sarebbe stato il primo a fare commenti sarcastici atti a prenderla in giro una volta conclusasi la cerimonia. Ma lei con Donovan non ci voleva stare, perché in fondo, ai tempi, non aveva nemmeno idea di come stessero le cose tra loro. Una chiusura, Tris e Derek non l'avevano mai avuta e lei aveva temuto che ciò potesse creare un'ulteriore distanza tra lei e Percy. « Però ecco.. » Si stringe nelle spalle e alza gli occhi al cielo. « ..io ti amo. Ecco, l'ho detto. » Si schiarisce la voce, incrociando le braccia al petto. « Io.. amo un po' tutto di te. Non sempre - a volte odio un sacco di cose che ti riguardano, però immagino che ti amo soprattutto per questo. Mantieni alto il mio senso del compromesso - e anche di sopportazione e tolleranza.» Scoppia a ridere. « No, dai scherzo. E.. lo so che è solo una semplicemente formalità, però, io ti amo lo stesso. Ti amo davvero tanto. Anche se sono davvero terribile a dimostrarlo. » Dirlo, rende quasi più semplice ridirlo. « Ma soprattutto.. ecco, non sarà tanto però, se la cosa può interessarti, sei il mio supereroe. » Forse non è come essere il supereroe di un bambino di quattro anni, ma tu, Percy Watson, sei stato la mia salvezza, e scommetto che non sarà nemmeno l'ultima volta. « E niente.. basta. Ho parlato anche troppo. » Alza gli occhi al cielo e scuote la testa. « Cosa non si fa per evitarsi lo sforzo di cercare regali pretenziosissimi in posti in cui ti servono lo champagne a colazione. » Gli stampa un leggero bacio sulle labbra e strofina il naso contro sul suo mento. « Buon Natale! »

    Boh scusate, avevo già mandato quasi tutti i regali. Me ne mancava penso giusto il più importante, e infatti #ciaone.
    Interagito con Holden, Olympia e ultimo pezzo tutto per Percy;
    Nominati Sam, Malia, Albus e bast credo.
    Buon Nat- vabbé non ha più senZo.


     
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