Get out of my head (xmas version)

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    Ficcata la giacca che raccolse di tutta fretta dall'appendi abiti all'ingresso, Jude in un nanosecondo si ritrovò catapultato lontano dalla confusione, sorpassando la soglia del portone di casa. Mentre attendeva che Sirius lo raggiungesse, sperando lo facesse per non doverci litigare - e sentiva di essere molto vicino ad un'implosione delle sue -, affondó alcuni passi nella neve, scendendo la scalinata della veranda e lasciandosi avvolgere completamente dal buio illuminato ad intermittenza dalle decorazioni natalizie. Ficcó le mani in tasca per scaldarle, marciando appena sul posto prima di poter alzare gli occhi verso l'ingresso che si aprí di nuovo per poi richiudersi in uno scatto. Ed eccoli lí, Judah e Sirius, nuovamente da soli come era accaduto esattamente un mese fa, per l'ultima volta. Il moro, tutto si sarebbe aspettato fuorchè di ritrovarsi in una situazione simile, ma aveva imparato ormai quanto fosse imprevedibile la vita. « Nemmeno mi hai salutato, quando sono arrivato » Iniziò, senza peli sulla lingua, del tutto schietto e limpido; si sentiva in grado di potergli riferire tutto quello che aveva in testa, e lo avrebbe fatto. Gli aveva dato sui nervi che Sirius non lo avesse minimamente calcolato al suo arrivo? Esageratamente, tanto da doversi nascondere in bagno prima della cena per poter sbollire « Troppo preso dalla nuova fiamma, probabilmente, ma non te ne faccio una colpa. Ci sono uscito anche io con lei, ma a me non l'ha data, differentemente da quanto abbia fatto con te, immagino. Addirittura da meritarsi un posto alla tavolata di famiglia. » Judah la parte del passivo non l'avrebbe mai interpretata, seppur al momento avesse torto marcio e non si potesse semplicemente permettere di trattare Sirius come se fosse stato lui quello sleale. Inoltre la cattiveria velenosa che gli stava riservando non era da lui, almeno non nei confronti del ragazzo che gli aveva cambiato la vita, per cui provava qualcosa di radicato ed estremamente profondo « Sai che c'è, non mi frega chi cazzo ti scopi, piuttosto mi frega a chi cazzo sei andato a raccontare di noi » e a quel punto si avvicinò per fronteggiarlo, tirando ulteriormente su la zip della giacca quasi si sentisse vulnerabile, posto a quella distanza. Da qui puoi leggermi dentro, puoi vedere che le chiavi le porto entrambe ancora al collo, puoi sentire che non ti ho cancellato e che sono totalmente sottomesso a te « Amunet mi ha detto di non fare il coglione...Che sei andato a dirle, che ti ho spezzato il cuore? Le hai pianto addosso? » Un primo inaspettato spintone voló a mezz'aria, mentre il respiro si condensava tra le narici di Judah, che costrinse la schiena del piccolo Potter contro ad un muretto. « E ad Albus, che hai detto? Che ha fatto bene a prendermi a pugni quella volta, lasciandomi mezzo morto a terra? » scosse il capo, indietreggiando in un mezzo giro squilibrato mentre allargava le braccia al nulla. « Come faccio ad amarti ancora? » Sibiló senza pensarci, e si zittí, rendendosi conto che in quella domanda retorica appena posta, dopo averlo ingannato, lasciato, ripreso, dopo avergli salvato la vita e protetto per poi accoltellarlo alle spalle, finalmente si era liberato di un peso enorme. Perchè sí, Judah aveva avuto da sempre paura di quel sentimento fortissimo che provava per Sirius, e solo con l'aiuto di acquaviola e fiumi du spumante era riuscito ad ammetterlo. « Perchè non esci dalla mia testa e basta. » Lo guardò, infine, arrendevole, mostrandosi molto piú vulnerabile e fragile di quanto in realtá avesse fatto credere da sempre.


    Edited by the soul of morthacci yours. - 16/12/2018, 10:08
     
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    Sirius e l'alcol non erano amici di vecchia data, tutt'altro. Per tutta la cena, il grifondoro aveva toccato sì e no un bicchierino di vino, continuando a bere aranciata e di tanto in tanto burrobirra per tenersi al caldo. Dopo lo scambio di battute con James, però, di quel bicchierino di spumante aveva sentito davvero l'esigenza, anche col rischio di sbarellare e iniziare a ballare il limbo sopra il tavolo. Se ne stava là in cucina, solo e con gli occhi fissi sulle bollicine che risalivano la superficie ed esplodevano silenziose, quando Judah arrivò di soppiatto. L'aveva accuratamente evitato. Era il primo ad essere consapevole di aver avuto modi e tempistiche non grandiosi al San Mungo e non voleva ripetere l'esperienza con una litigata con Carrow piazzata a regola d'arte tra il primo e il secondo. Perché litigheremmo, lo so. Cosa potremmo dirci, altrimenti? Farci gli auguri? Sarebbero falsi. Io non ho nessuna voglia di farti gli auguri e tu neanche so cos'hai per la testa. Come sempre. E come al solito, Sirius cadde letteralmente dalle nuvole di fronte alla nuova rimostranza del serpeverde. « L'hai portata qui nonostante sapessi perfettamente ci fossi anche io » Alzò gli occhi verso Judah, confuso. Gli ci volle del tempo per macinare la cosa e capire che sì, anche lui proprio come metà della sua famiglia aveva frainteso la presenza di Alaska a Natale. Una consapevolezza che lo portò a sospirare, esasperato. Non ti ci mettere anche tu, non è proprio serata. Fece per andarsene senza neanche rispondere, non avrebbe raccolto l'ascia di guerra quella sera, se Judah non l'avesse bloccato con le sue parole. « Vieni fuori, dobbiamo parlare. » Il caposcuola, la figura di potere, tra i due era Sirius ma il grifondoro non avrebbe mai potuto ambire, neanche lontanamente, all'autorevolezza che Judah sapeva imprimere alle sue parole: Siri non riusciva ad essere così fermo, così freddo. Anche in quegli istanti, chiuso nel suo mutismo selettivo, si sentiva avvampare e ribollire. Lo lasciò andare, vedendolo armeggiare con l'appendiabiti ed uscire di casa. Che faccio? Non ci voglio parlare... però ci voglio parlare. Non gli voglio dare soddisfazione. Ma voglio affrontarlo. Si meriterebbe che me ne torni a tavola bello tranquillo come se niente fosse, perché non gli devo nulla. Ma lo devo a me stesso, questo sì. Finché si sentirà libero di venirmi a fare le scenate, anche per idiozie, non sarà davvero finita. « ...ok, 'fanculo. » Buttò giù il bicchiere abbondante di spumante, che gli riscaldò la gola e lo spirito battagliero, e qualche minuto dopo venne investito dal gelo scozzese.

    « Nemmeno mi hai salutato, quando sono arrivato. » Sopra il doppio strato di sciarpa, coperto dal cappuccio peruviano, Sirius aggrottò il viso. Ah. volevi pure che ti salutassi? Era vero, sapeva che Judah avrebbe partecipato al cenone e istintivamente, ogni volta che la porta d'entrata si apriva per far entrare gli ospiti, il grifondoro ci buttava un'occhiata; quando infine aveva avvistato la figura snella e altera di Judah Carrow, aveva iniziato ossessivamente ad immergersi in questa o quell'attività per evitare ogni forma di contatto. Apparecchiare la tavola era diventato il compito della vita e mai, neanche per una volta, si sarebbe dovuti rimanere a corto di legna da ardere. Judah non era un estraneo ma avrebbe dovuto combattere contro sé stesso per diventarlo. « Ciao Jude, passato un felice primo mese di libertà dopo che mi hai lasciato in un cesso come uno stronzo? Io sì, cioè, tutt'appò, no prob! Buon natale, vuoi un dolcetto? ...certo che hai proprio la faccia come il culo. » ...ed ecco perché aveva accuratamente evitato gli alcolici. Da quasi totale astemio, gli bastavano pochi bicchieri per partire per la tangente. Il rancore fece il resto del lavoro. « Troppo preso dalla nuova fiamma, probabilmente, ma non te ne faccio una colpa. Ci sono uscito anche io con lei, ma a me non l'ha data, differentemente da quanto abbia fatto con te, immagino. Addirittura da meritarsi un posto alla tavolata di famiglia. » Il fatto poi che scaricasse su di lui colpe inesistenti, come quel velato "ci hai messo davvero poco a dimenticarmi, complimenti!", lo mandava su tutte le furie. Tipico di chi sa di essere innocente ma tutte le prove gli remano contro. « Ah, quindi cercavi questo all'asta? Guarda che solo perché hai pagato, non significa che ti dessero una prostituta! Breaking news: esiste anche gente con una dignità, tipo! » e naturalmente, noi due non facciamo parte del gruppo. Ma non per questo, Sirius avrebbe esitato a tirar fuori le unghie: per troppo tempo e in decisamente troppe situazioni aveva adottato un atteggiamento remissivo, soprattutto con Judah. Ha i suoi tempi, mi dicevo. E' un tipo particolare. E' tutto nuovo per lui. Beh, sai che c'è? Mi sono rotto.Sirius Potter era uno di quei ragazzi che, per quanto scalmanati e ingestibili, potevano essere considerati come i proverbiali pezzi di pane. Buoni, buonissimi in realtà.. finché non ti finiscono in gola. Judah Carrow aveva tirato la corda e questa si era spezzata, lasciando un Potter a briglia sciolta. « Se poi vogliamo dirle le cose, ok, togo, diciamole: io all'asta non ci sono andato né mi sono offerto, anche se stavano mettendo su soldi per una cosa che mi interessava e sai perché? Perché io ero appena uscito da una storia di cui mi interessava un botto e ci stavo male quindi guarda, non toccare quel tasto perché la finisci male a 'sto giro! »
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    Il tutto, condito con un gesticolare forsennato che rendeva bene l'idea della reazione nucleare dentro il cervello del ragazzino. « E poi cos'è che staresti insinuando su me e Alaska? Dai, spara, che il mese scorso ho fatto il vaccino anti-cazzate! » Piantò entrambe le mani sui fianchi, guardando fisso il serpeverde con quella faccia di sfida con cui altre volte - soprattutto le prime - si era rivolto a lui; quella faccia che, paradossalmente, lo faceva sembrare ancora di più un bambino, malgrado l'ombra della barba rasa. « Sai che c'è, non mi frega chi cazzo ti scopi, piuttosto mi frega a chi cazzo sei andato a raccontare di noi » Aprì la bocca, in un'enfatizzata espressione di scandalo. Io avrei fatto cosa? « Weeee we we frena, cos? Io non ho raccontato proprio un bel niente! » Sapeva però com'era fatto Judah: quando si fissava con un'idea - il più delle volte una paranoia totalmente campata per aria, come quella volta in cui aveva tenuto il muso un pomeriggio intero perché credeva che il suo ragazzo stesse facendo il carino con il commesso della caffetteria - non c'era verso di fargli cambiare idea. « Amunet mi ha detto di non fare il coglione...Che sei andato a dirle, che ti ho spezzato il cuore? Le hai pianto addosso? » Fantastico, lo sa James e ora lo sa anche Mun. Con la mente ripercorse a tutte le volte in cui, all'argomento "Jude", aveva sviato in maniera pacchiana. E ora sa anche che le ho mentito. Grandioso. « Boh, forse perché - te la butto lì - sei davvero un coglione?! Tipo? » Il mese di lontananza passato aveva dato modo di riflettere a Sirius, il quale era giunto alla conclusione che non lo so, nel dubbio lo faccio brutto! Per scemo tre volte non ci passo! Due ok, due e mezzo pure, due e tre quarti ci sto anche ma tre no! « E ad Albus, che hai detto? Che ha fatto bene a prendermi a pugni quella volta, lasciandomi mezzo morto a terra? » Tirare di nuovo fuori quella storia è da villani perfino per te. Gli puntò l'indice contro ma non ebbe neanche il tempo di protestare, perché la stessa rabbia che lo stava pervadendo scattò anche in Judah, il quale si avventò sul grifondoro per appiattirlo facilmente contro il muretto a ridosso delle scale d'ingresso. « Mollami subito o ti do questo pugno che ritorni a casa senza bisogno di passaporta. Volando ci torni! Ti becchi pure una multa per eccesso di velocità! » Oh certo, Sirius Potter lo spaccone, il re delle risse, l'imperatore del regno degli occhi neri! In un'azzuffata con Judah non sarebbe arrivato a dargli un solo colpo ben assestato, probabilmente. Carrow avrebbe potuto letteralmente farlo a pezzettini, scomporlo e ricomporlo. Da una rissa con Judah ne uscirei con un piede al contrario e un braccio infilato su per il.. ma perfino questa consapevolezza, se unita alla leggerezza alcolica, non lo frenò dal ruggire come un leone. Un leone molto piccolo e spelacchiato, forse, ma pur sempre un leone. Quando la stretta di Jude si allentò, liberandolo, il grifondoro alzò entrambe le mani proprio come farebbe un pugile ma, al contrario di lui, senza saperne assolutamente di come si fa a botte. Ma posso sempre imparare! « Come faccio ad amarti ancora? » Dovette però abbassare subito le braccia, lentamente, inebetito di fronte a quelle parole. Ho già sbattuto la testa? O l'ha sbattuta lui? Molto forte però.. « Perchè non esci dalla mia testa e basta. » Immobile di fronte a lui, osservò come uno spettatore il tramonto magnifico e terribile della maschera che Judah Carrow metteva su nelle situazioni difficili e lesse, nei suoi occhi gelidi, una sincerità tale da spaventarlo. Non era mai stato così sincero, neppure nei loro momenti insieme. Non mi avevi mai detto di essere innamorato di me. Il cuore prese per la tangente la via che avrebbe preso di solito, quella dell'esplosione incontenibile di gioia, ma a metà strada trovò il passo sbarrato dal ricordo di ciò che avevano passato insieme, due strade intrecciatesi il cui viaggio era terminato in un bagno di Hogwarts. E la rabbia, senza preavviso, tornò. Si chinò di scatto e, afferrata una manciata di neve, gliela lanciò. « SEI UN DEFICIENTE! » esclamò, a voce un po' troppo alta, mentre tornava in basso per prendere ancora più neve e creare così una palla ancora migliore. « SEI.. UN.. BABBEO! » e giù con un'altra cannonata di neve. « Sei un... un... UN MOLLICCIO! » E ti sei appena trasformato nella mia paura più grande: la dichiarazione più bella, arrivata nel momento in cui mi fido meno di te. No, una palla normale non gli bastava. Si chinò sulle ginocchia e, con entrambe le braccia prese a spalare tanta di quella neve da creare una palla di cannone di neve che, continuando a borbottare un'altra decina di insulti sempre più variopinti, infine prese in braccio. Rischiò perfino di perdere l'equilibrio e cadere a peso morto sotto la sua stessa arma di distruzione. « VA-FAN-CU-LO! » urlò, lanciandogli quell'ammasso informe di neve che neppure centrò il bersaglio, ma sortì l'effetto: lasciarlo col fiatone, che fuori dalle labbra diveniva condensa. Si concesse quindi dei minuti, prima di tornare a guardarlo: dove prima c'era rabbia, ora regnava l'insicurezza. « Merito qualcuno che mi metta davanti a tutto, che non abbia paura. Me lo merito, cazzo.. » Credevo che fossi tu, ma mi hai già fatto notare l'errore. « Non ho più intenzione di nascondermi.. o di mentire. Là dentro ci sono persone che contano tutto per me e se sarò triste, voglio che sappiano il perché. Non ho detto nulla, non ho raccontato niente di niente.. ma da questo momento, non mentirò più. » Sono fiero di chi sono. Mi hai fatto vivere nella vergogna, come se fossimo qualcosa di sporco, di sbagliato. Ma ero fiero anche di te. Non mi nasconderò più.

     
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    La sensibilitá non era una qualitá che gli apparteneva, non era radicata nelle sue corde, incisa nei suoi comportamenti che molto spesso rasentavano l'umanitá. Jude non era mai stato un tipo accogliente, una di quelle persone che venivano apprezzate per la cordialitá e per il modo naturale con cui sapevano far sentire a proprio agio le persone. Freddo come Abraxis, altezzoso come Sagitta, l'ex serpeverde il piú delle volte certe cose non arrivava proprio a capirle, e non per cattiveria, ma perchè per lui era stato sempre enormemente complesso provare empatia per qualcuno; non aveva mai pianto, se non in poche occasioni, sforzandosi di sentire qualcosa che andasse oltre ad una fastidiosa seconda pelle che gli si appiccicava addosso quando le cose non andavano per il verso giusto. Quasi sempre era la stizza a vincere sulla tristezza, e cedeva direttamente il passo all'assoluta, insensata, depressione. Judah o era arrabbiato, o depresso, non c'era mai stata una via di mezzo, niente di piú sano che avesse potuto formargli un'anima meno scura di quella che possedeva. Il dolore di Sirius, infatti, non arrivava a comprenderlo. Seppur quella rottura avesse scombussolato anche lui, dolore non ne aveva mai provato: rabbia sí, gelosia anche, ma mai dolore, mai qualcosa che lo lasciasse privo di forze e voglia di andare avanti. Aveva avuto momenti di netta staticitá in quel mese, ma la sua testa continuava a lavorare ed andare avanti nonostante lui rimanesse fermo nella sua camera, a fissare un muro bianco per tutto il giorno. Alternava momenti di inerzia a momenti di frenesia assoluta, in cui correva da una parte all'altra e tentava di allargare la propria rete sociale, facendo piú conoscenze possibili per riempire essenzialmente un vuoto, che non faceva male, no, ma comunque lo infastidiva. A volte aveva confuso realtá e fantasia, altre volte faceva le cose cosí meccanicamente da svegliarsi la mattina ed arrivare la sera col dubbio su cosa avesse fatto il giorno, dimenticandosi volti visti, interazioni avute e luoghi vissuti. Si addormentava con la sensazione di aver sognato da sveglio, il piú delle volte solamente aiutato da generose dosi di barbiturici, gli stessi che prendeva la madre senza alcuna prescrizione medica. È cosí che la vita appare meno schifosa e Judah, fedele a quel mantra donatogli da Sagitta, si era fidato che la vita fosse questo, una continua lotta a renderla meno deplorevole senza capire che le cose sarebbero potute andare diversamente, bastava volerlo. E chi poteva dirlo con certezza che anche quella non fosse una forma di dolore? Aveva rimpiazzato Sirius con lo studio, aveva rimpiazzato Sirius con l'alcol e la bugia di un futuro migliore, aveva rimpiazzato l'unica cosa bella della sua vita con la semplice voglia di andare all'infinita ricerca di qualcosa che non avrebbe mai trovato, perchè quella fatta apposta per lui aveva deciso di abbandonarla. Adesso Judah guardava il piccolo Potter con una sorta di labile venerazione, la stessa che un cultore dell'arte avrebbe riservato ad una scultura, o che un pittore destinava ad una propria tela, una volta conclusa; e Sirius era proprio come quest'ultima, perchè i suoi comportamenti ritraevano quelli minacciosi dello stesso Carrow, che mai si sarebbe aspettato di vedergli offrire filo da torcere in questo modo. Lo stava facendo, invece, lasciando boccheggiare il moro alla vana ricerca di ossigeno, quasi a specchiarsi nei comportamenti dell'altro. Come una spugna, Sirius aveva assorbito, metabolizzato e, rancore a parte, adesso aveva capito come farsi valere davanti agli occhi di una persona che essenzialmente lo aveva trattato come un giocattolo. Non sembrava aver preso bene la storia dell'asta, il fatto che Jude non avesse avuto sensibilità tale da evitare l'evento per rispetto nei confronti di Sirius, e per i suoi stessi sentimenti prima di tutto. Infatti il caposcuola glielo rinfacciò, facendo presente quanto lui fosse stato coerente con sè stesso, isolandosi come qualunque altra persona, in simili condizioni, avrebbe fatto. Ma era un qualunquismo. « Di certo non dovevo renderti conto su cosa cercassi all'asta, visto che non stavamo giá piú insieme! E breaking news: non tutti affrontiamo allo stesso modo le cose, quindi evita di rinfacciarmi che tu ci sia stato male, come se... » Come se, cosa? Serrò le labbra e scosse il capo, giocherellando nervosamente col bordo della giacca mentre portava lo sguardo altrove: non sarai andato all'asta ma Alaska è comunque qui; e quella consapevolezza non lo lasciava stare un attimo, perchè quel malloppo di fastidio gli tappava i polmoni, soffocava il cuore con un cappio stretto a morte.
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    « E poi cos'è che staresti insinuando su me e Alaska? Dai, spara, che il mese scorso ho fatto il vaccino anti-cazzate! » - « Non mi riguarda, e non voglio nemmeno perdere tempo con questi giochetti del cazzo. L'ho sentito da tua nonna, come l’ho sentito da tutti gli altri, non sono stato io ad insinuare, ti ho riportato i fatti! » I toni erano esageratamente alti, forse troppo per far sí che quella discussione accesa rimanesse privata, difatti Jude portó piú volte lo sguardo verso le finestre dell'abitazione per accertarsi che nè Amunet, nè nessun altro, si fosse messo ad origliare da dietro le tende ricamate. Oltre l'ingresso sembrava regnasse ancora il baccano, tra canzoni natalizie ed urli entusiasti di bambini, ed il che tranquillizzó cosí tanto il serpeverde che, alla fine, nemmeno ci badó piú. Eppure il fatto che qualcuno sapesse di loro continuava ad essere un tarlo affamato nel suo cervello, ma quando gli occhi sinceri di Sirius incrociarono i suoi, non ebbe piú dubbi a riguardo. Paperella le bugie non sapeva dirle, ed il suo cadere dalle nuvole, apprese le parole di Amunet, sicuramente era sincero. JJ ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Quindi deglutí, vacilló appena sul posto, e solo per puro miracolo riuscí a mantenere un vago equilibrio che non lo fece affondare col sedere nella neve: ció significava che tutti sapevano perchè tutti avevano visto. Nessuno dei due aveva detto nulla a parole, ma la rimostranza dei fatti sembrava essere bastata. Ora, a faccia a faccia con Sirius, metabolizzata la minaccia di tornarsene a casa con un pugno, lo vedeva. Vedeva quanto quella situazione fosse piú grande di lui, e che non potesse far assolutamente niente per cambiarla: Judah Carrow era innamorato di Sirius Potter e si percepiva cosí bene che anche un cieco sarebbe stato in grado di descriverlo nei minimi particolari. Era puro, evidente, e talmente tanto concreto che comunque fossero andate le cose, comunque Judah avesse provato ad allontanarsi dal grifondoro, si sarebbero sempre ritornati allo stesso punto di partenza. Due calamite, il giorno e la notte, l'estate e l'inverno, nessuno dei due poteva sopravvivere senza l'altro, ormai erano diventati la metá della stessa cosa, cosí com'era stato per Mun ed Albus. Ed ecco infatti perchè, successivamente, Jude il suo sentimento lo espresse a parole, benchè Sirius sembrò non accettare. « SEI UN DEFICIENTE! » Aggressivo come mai lo aveva visto, il caposcuola prese a lanciargli addosso palle di neve, e la prima andò a colpirlo in pieno stomaco. Non fece male, ma il moro, preso alla sprovvista, sussultò comunque. « SEI.. UN.. BABBEO! Sei un... un... UN MOLLICCIO! VA-FAN-CU-LO! » » Anche se ormai Sirius fosse permeato di un cambiamento caratteriale sostanziale, forse influenzato dallo stesso Judah, non riusciva comunque a nascondere quella piccola parte d'infantilitá che gli apparteneva. E lo stava dimostrando proprio adesso, mentre alzava un malloppo di neve piú pesante di lui e lo lanciava al nulla « Merito qualcuno che mi metta davanti a tutto, che non abbia paura. Me lo merito, cazzo.. Non ho più intenzione di nascondermi.. o di mentire. Là dentro ci sono persone che contano tutto per me e se sarò triste, voglio che sappiano il perché. Non ho detto nulla, non ho raccontato niente di niente.. ma da questo momento, non mentirò più. » Gesticolava, ancora, anche se adesso regnava una sorta di muta arrendevolezza nel suo sguardo, qualcosa che nella testa di Jude creava un muro, metteva un punto. Questo significa che io non sono in grado di starti vicino? Non glielo avrebbe chiesto, avendo giá la risposta in tasca: la sua precedente reazione, poi, era stata abbastanza chiara « Sono stato io il primo a dirti che meriti una persona che ti metta al primo posto » Allargò le braccia lungo ai fianchi, dando fiato alla bocca che per troppo tempo era rimasta chiusa, senza replicare « Vedi che lo sai? Lo sai dentro di te che non posso darti questo! Altrimenti perchè specificarlo adesso, dopo che... » portò le dita a massaggiarsi le tempie, a riflettere «...dopo averti detto quello che provo. » E lo guardó, avvolto da insicurezze che nemmeno sapeva di possedere: il senso d'impotenza, il rischio di un rifiuto. « Tu non hai mai mentito a nessuno: hai omesso, ma non hai mentito. Sirius, io e te non siamo mai stati insieme, non davvero, la tua famiglia non l'ha saputo per questo. Tutto quello che abbiamo fatto, per la leggerezza con cui l'abbiamo fatto... si è trattata piú di un'amicizia con benefici. Una strana alleanza che adesso mi piacerebbe diventasse davvero qualcosa.» Ma era ovvio che Sirius non si fidasse, non dopo che Judah l'aveva riempito di promesse e poi accoltellato fra le scapole. « Io sono incazzato con te perchè….perchè non so che cazzo mi hai fatto. Non so cosa sia cambiato rispetto ad un anno fa quando avrei giurato che i ragazzi non mi piacessero. Poi sei arrivato tu, ed è cambiato tutto con una cocacola ed un pacchetto di patatine. » Avanzó di qualche passo, ignorando la neve che ancora gli macchia il giaccone, lasciandosi andare seduto sulla scalinata d'ingresso per tirare fuori dalle tasche un pacchetto di sigarette, estraendone una « Saró un deficiente, ma avevo dei piani che non ti prevedevano. Avevo l'idea di trovare la donna perfetta, sai, stile anni cinquanta, di quelle che ti aspettano a casa con i bambini… si sarebbe lasciata usare e succhiare la linfa vitale pur di compiacermi, finendo deperita sul divano come mia madre, un giorno. Fra bottiglie di vodka e deliri, ma senza lamentarsi per il timore di perdere un impero in un soffio. Io volevo un impero, desideravo non cambiasse nulla delle mie abitudini, perchè essenzialmente i cambiamenti...mi mettono paura La punta della sigaretta si accese di rosso quando incrociò la fiamma dell'accendino, acceso sotto il naso di Jude, il quale inspirò profondamente. Stava deponendo l'ascia di guerra « Sono sempre stato manipolato dalla mia famiglia, anche inconsciamente, ad esempio a me magisprudenza nemmeno piace. Sai quante cose faccio credendo siano giuste, ma senza lontanamente accertarmi se siano giuste per me? » Gli lanciò un'occhiata fugace, opprimendo finalmente il tic nervoso che gli faceva battere compulsivamente il tallone a terra. « Nessuno ha detto che sarebbe stato semplice, e tantomeno tenere così tanto ad una persona, così come io tengo a te, significa necessariamente farlo nel modo giusto.» E così dicendo, scostò la giacca dal collo, alzando il mento per tirare fuori entrambe le chiavi, a mostrargliele; successivamente indicò la casa alle sue spalle « Nonostante non sia il mio genere di cose, pensa al fatto che un giorno potremmo finire così, ad invitare mezza Londra dentro casa nostra per la Vigilia: la famiglia Potter-Weasley ribatezzata Potter-Weasley-Carrow, tipo quando le società falliscono e vengono assorbite da imprese più grandi, hai presente?» Ridacchiò, giusto a smorzare la tensione, umettandosi le labbra pregne di nicotina, ripulendosi finalmente dalla neve con qualche bottarella ben assestata sul giaccone, distratto « è bello immaginarselo nonostante questo possa essere un futuro che non ci apparterrà mai, e credo adesso sia meglio tornare dentro, o ti daranno per disperso.» Hai abbastanza amore da donare a chiunque tu voglia, probabilmente per te le cose non cambieranno, ma io non ho avrò la stessa fortuna: probabile rimarrò ad aspettarti per sempre.






     
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    Il fiato grosso, vittima dello sfogo, stava lentamente cedendo il passo ad un ritmo più regolare: la scarica di adrenalina che aveva invaso il corpo del ragazzo era stata un'esplosione, come se nel mese passato avesse accumulato una riserva di materiale altamente infiammabile che le parole di Judah avevano semplicemente innescato. Probabilmente, se il serpeverde gli avesse riservato altre sferzate dure come aveva fatto in passato, Sirius neppure sarebbe scattato; era pronto al peggio, ma non al meglio. L'eventualità che Judah potesse tornare sui propri passi gli era passata per la mente, certo, perché lo conosceva. Conosceva il suo essere scostante e imprevedibile, in una certa maniera era uno degli aspetti che gli piacevano di lui, per quanto pericolosi: con Judah Carrow, malgrado tutto, non ci si annoia mai. Ma quando si era immaginato l'eventuale ritorno del serpeverde, lo aveva visto nell'ottica di un ritorno nelle sue grazie solo per fini puramente fisici. Perché è inutile negarlo, avevamo chimica da vendere. Non era certo pronto, Siri, ad una confessione talmente tanto profonda e pesante da spiazzarlo, così poco da Jude. Judah è uno che, quando vuole, ci sa davvero fare con le parole. Mi ha usato in modi che nemmeno credevo possibili. Ma mai e poi mai butterebbe in ballo l'amore, neanche per scherzo. L'amore fa paura perfino a lui. Non poté quindi che credergli, e questo sarebbe stato certo un aspetto positivo, se scevro dal contesto. Posso anche credere che tu mi ami, ma resta il fatto che io sono io e tu sei tu. Io sono ancora un maschio e tu sei ancora Judah Carrow. Io ho la mia famiglia e tu le tue convinzioni. Sembravano posizioni inconciliabili. Ma, fin dall'inizio, Sirius e Judah erano sembrate due anime inconciliabili, due universi che non potevano coesistere. « Sono stato io il primo a dirti che meriti una persona che ti metta al primo posto » Mi hai anche detto che non provavi niente per me, che ero stato solo un passatempo. E' difficile stare dietro a tutto quello che dici e capire cosa è vero e cosa no. « Vedi che lo sai? Lo sai dentro di te che non posso darti questo! Altrimenti perchè specificarlo adesso, dopo che... dopo averti detto quello che provo. » Sospirò, il grifondoro, gettando fuori dalla bocca una piccola nube calda. Era chiara sul volto di Siri la delusione data da quelle parole e, prima ancora, dal peso delle circostanze. Perché sarà pure vero e forse non sei tu quello che riuscirà a mettermi al primo posto.. ma vorrei che lo fossi e questo non posso cambiarlo dal giorno alla notte. Non posso cancellare ciò che provo. Argomento su cui il giovane non si era mai soffermato a pensare troppo ma che, con la rivelazione di Judah, aveva preso velocemente a valutare. A sé stesso, non aveva mai chiesto se amasse o no Judah Carrow perché l'Amore con la A maiuscola è qualcosa di così articolato e complesso da sfuggire alle dinamiche mentali di un ragazzino così giovane e immaturo. Ma pur nella sua immaturità, Sirius sapeva di provare qualcosa di grosso per l'altro, qualcosa che andava oltre la semplice infatuazione o la mera attrazione fisica. Non sapevo se amassi o no Judah, ma sapevo di aver accettato anche i suoi difetti. I suoi bronci, le sue rispostacce, perfino i suoi cambi di umore non mi davano più pensieri perché, dall'altra parte, c'era tanto di positivo. Mi prendevo la mia brutta risposta, che spesso pure mi meritavo, ma mi prendevo anche la sua presenza, il suo ascolto, quelle piccole attenzioni che non mi ha mai negato anche se cercasse di farle passare come cosette di poco conto. « Tu non hai mai mentito a nessuno: hai omesso, ma non hai mentito. Sirius, io e te non siamo mai stati insieme, non davvero, la tua famiglia non l'ha saputo per questo. Tutto quello che abbiamo fatto, per la leggerezza con cui l'abbiamo fatto... si è trattata piú di un'amicizia con benefici. Una strana alleanza che adesso mi piacerebbe diventasse davvero qualcosa. » Scosse la testa, in disaccordo. Forse non sarò un genio e neanche un pozzo di profondità ma so riconoscere quando qualcosa è reale. Volo con la fantasia pressoché continuamente e tu eri accanto a me, in carne ed ossa. Solo perché non la chiamavamo relazione, non significa che non lo fosse. Su questo, continuo a crederci nonostante tutto. « Io sono incazzato con te perchè….perchè non so che cazzo mi hai fatto. Non so cosa sia cambiato rispetto ad un anno fa quando avrei giurato che i ragazzi non mi piacessero. Poi sei arrivato tu, ed è cambiato tutto con una cocacola ed un pacchetto di patatine. » Come avrebbe potuto dimenticare un giorno qualunque di Marzo, quando un ragazzino stufo di essere messo da parte dai fratelli più grandi aveva affrontato la pioggia scozzese per recuperare un paio di vecchie orecchie oblunghe. E il resto è storia. Non avrebbe capito fino in fondo il tormento interiore di Judah, forse, ma di certo poteva capirne la confusione: erano passati entrambi per lo stesso sentiero. Credi che anch'io non mi sia fatto mille domande? Ho avuto anch'io ragazze prima di te, anch'io avevo pensato che la mia vita sarebbe andata in una direzione. Ma, arrivati ad un bivio, i due ragazzi avevano intrapreso strade diverse, tracciate dal retaggio delle loro famiglie e dall'educazione ricevuta. Sirius Potter l'amore lo aveva conosciuto, sebbene non sapesse delinearne alla perfezione le forme, e quando l'aveva scorto nella figura di Judah Carrow non si era fatto poi così tanti problemi ad accettarlo. L'amore è sempre una benedizione, è un privilegio e non un diritto. Se gli chiudiamo le porte in faccia, siamo dei pazzi: potrebbe non tornare mai più.
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    Si ficcò le mani nella giacca, decisamente più caldo e pensieroso di prima, voltandosi per rimanere di fronte ad un Carrow sedutosi sui gradini d'ingresso della casa. Inaspettatamente, Judah si aprì, si aprì per davvero, come non aveva mai fatto neppure nei loro momenti di intimità. Per quanto fossero stati affini, c'era sempre stato un velo a separarli e ora quel velo era stato scostato, mettendo a nudo l'animo fragile di un ragazzo comune. « Saró un deficiente, ma avevo dei piani che non ti prevedevano. Avevo l'idea di trovare la donna perfetta, sai, stile anni cinquanta, di quelle che ti aspettano a casa con i bambini… si sarebbe lasciata usare e succhiare la linfa vitale pur di compiacermi, finendo deperita sul divano come mia madre, un giorno. Fra bottiglie di vodka e deliri, ma senza lamentarsi per il timore di perdere un impero in un soffio. Io volevo un impero, desideravo non cambiasse nulla delle mie abitudini, perchè essenzialmente i cambiamenti...mi mettono paura. » Un senso di amarezza gli risalì fin dalla gola. Il quadro delineato da Judah era di una tristezza e al tempo stesso un realismo disarmante. Era quanto di più comune si potesse trovare nelle famiglie della comunità magica, molte delle quali tenevano così tanto al mantenimento del retaggio di sangue da sposarsi con un mago o una strega qualsiasi, purché degni del titolo. Ma non voglio sentirmi in colpa per aver rovinato tutto questo, per averti impedito di far soffrire una poveretta.. e far soffrire te. Quella vita ti avrebbe tolto tutto. « Sono sempre stato manipolato dalla mia famiglia, anche inconsciamente, ad esempio a me magisprudenza nemmeno piace. Sai quante cose faccio credendo siano giuste, ma senza lontanamente accertarmi se siano giuste per me? Nessuno ha detto che sarebbe stato semplice, e tantomeno tenere così tanto ad una persona, così come io tengo a te, significa necessariamente farlo nel modo giusto. » Corrucciò la fronte, confuso e insicuro, finché non le vide. Due chiavi identiche, appese al collo di Judah, e il cuore si strinse bruscamente. Una delle due l'aveva tenuta al collo per mesi, prima di disfarsene lanciandola con una ferocia che non gli apparteneva. E tu l'hai raccolta e conservata, nonostante tutto? Sei pazzo, Jude. Fu proprio quella scoperta, tuttavia, a dargli la spinta finale necessaria per sederglisi accanto sul gradino e, così, annullare le distante. Sentì fisiologica l'esigenza di metterglisi accanto e stargli vicino, mentre apriva sé stesso con una sincerità che non gli aveva mai visto, raccontando verità che dovevano far male. Per un attimo, o più di uno, tutto il contorno parve perfino svanire: di nuovo noi, per un secondo, soli nel nostro mondo dove tu puoi essere tu e io posso essere io. Era il contorno però a far la differenza. « Nonostante non sia il mio genere di cose, pensa al fatto che un giorno potremmo finire così, ad invitare mezza Londra dentro casa nostra per la Vigilia: la famiglia Potter-Weasley ribatezzata Potter-Weasley-Carrow, tipo quando le società falliscono e vengono assorbite da imprese più grandi, hai presente? » Sorrise a quel pensiero, come se il fallimento di una società non lo impensierisse affatto. Con l'assorbimento continuerà a vivere, anzi sarà circondata da ancora più gente! E' questo l'importante, no? « è bello immaginarselo nonostante questo possa essere un futuro che non ci apparterrà mai, e credo adesso sia meglio tornare dentro, o ti daranno per disperso. » Ma né Judah né Sirius si mossero. Rimasero dov'erano, per un tempo interminabile, nel silenzio che veniva coperto dai cori dei ragazzi di Inverness lontani nelle strade della città e, dietro di loro, qualcuno che cantava "Baby it's cold outside". Sopra le loro teste il cielo era illuminato a giorno dalle luminarie che lui stesso aveva contribuito ad allestire. Arrivava alle narici il profumo inconfondibile della legna arsa dei camini. Perché non può essere così per sempre? Solo calma, pace e stupide cene in famiglia. E te, seduto insieme a me, col culo gelato dalla neve. Esiste qualcosa di meglio? In silenzio, allungò la mano per prendergli la sigaretta dalle labbra e rubargli un tiro: non era un fumatore abitudinario, Sirius, ma di tanto in tanto si concedeva il lusso di questo o quel vizio, al pari di un ragazzino che ha bisogno di osare. Tirò una seconda volta, prima di restituire il maltolto. « Sai quando ho capito di essere innamorato di te? » disse infine, senza preavviso. Lo sguardo era puntato all'orizzonte, nelle case che si diramavano. « Urca, è stato proprio qui a Inverness. Quando mi sono risvegliato dal coma e tu eri là. Eri addormentato sul ciglio del letto. I guaritori non avevano idea del perché un ragazzino in perfetta salute fosse piombato nel sonno, pensavano ad una maledizione.. e tu eri là. » Nessuno capiva perché un Carrow avesse così tanto a cuore la salute di un Potter, a tal punto da diventare il suo cane da guardia. E' stato allora che hanno capito, credo. Prima ancora del San Mungo. « Non te ne ho mai parlato perché ho deciso di.. di voltare pagina, di dimenticare. Ma quando mi sono risvegliato, mi sentivo strano, svuotato, come se avessi l'esatta percezione di non essere più lo stesso. » Ancora oggi ho quella sensazione. « Quando poi Hugo mi ha convinto a ritentare.. quando ho risvegliato Greagoir e mi sono riaddormentato di nuovo, stavo anche peggio. Era una merda. Ma tu eri là e.. non importava come mi sentissi, cosa ci fosse in me e cosa invece mancasse. Mi sentivo protetto. » Mi sentivo amato, in un modo che la mia famiglia non potrà mai fare. « Non importa quello che dici o che abbiamo detto.. importa solo quello che abbiamo fatto. Noi stavamo insieme, anche se avevamo paura ad ammetterlo. Degli amici non avrebbero fatto quel che tu hai fatto per me. Non c'era Tommy, non c'era Fawn o Alaska, non c'era neppure Fred o Malia. C'eri tu. » Dobbiamo solo avere il coraggio di chiamare le cose col loro nome. Sbuffò, per buttare fuori una certa dose di agitazione che sentiva dentro. Per quanto fosse uno spirito leggero e tranquillo, Sirius Potter rimaneva un ragazzino come tanti altri, incapace di parlare dei propri sentimenti con maturità. Esternare ciò che realmente il suo cuore sentiva lo metteva in imbarazzo. Abbassò gli occhi, giocherellando con un cumulo di neve che segnò con la punta dell'indice coperta dal guanto scuro. « Mi hai fatto un male cane.. ci sono stato davvero male. Ma.. credo di aver esagerato anch'io. Ti ho spinto troppo.. ho davvero tirato la corda. E' che volevo.. ecco, pensavo che almeno per una volta, solo per un giorno, tutto potesse prendersi una pausa e tornare alla normalità, anche a costo di dirti una bugia. E poi ho fatto un casino.. ma io quella là vicino a Lily proprio non ce la volevo. Volevo che conoscesse solo amore, il giorno della sua nascita. » Per questo ho fatto di tutto perché ci fossi. Perché so che hai così tanto amore da dare che neppure te ne rendi conto. La strada per l'inferno però è lastricata di buone intenzioni e Sirius continuava a pensare che, nonostante tutto, a quel punto fossero arrivati anche - e soprattutto - per colpa sua. Ho proprio fatto un casino dei miei. Come al solito. « ...e comunque, se significasse essere felice con te, io a casa nostra ci inviterei anche tutta Londra. Al massimo mettiamo dei tavoli anche in bagno e in cantina. Perché avremo una casa con la cantina, vero? » e insieme a Jude rise, scaricando un poco della tensione che sentiva. E ne aveva da vendere, talmente tanta che avrebbe potuto alimentare la loro casa dei sogni. Quando però le risate svanirono, rimasero due corpi vicini, sotto le luci del porticato, a fissarsi impacciati. « Quindi, che si fa? Mi sa che abbiamo due strade.. rientriamo dentro e facciamo come se non ci fossimo mai detti nulla.. » La soluzione più semplice, un taglio netto e radicale, definitivo come se l'era immaginato Sirius nel momento in cui era uscito battagliero dalla festa. « ...oppure... » Oppure decidiamo di cambiare e tracciamo da soli il sentiero che vorremo percorrere. Saremo solo noi ma non più soli. E ci preoccuperemo solo di essere felici. Si avvicinò lentamente a Judah. Sirius aveva già scelto.
     
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    Non era piú forte dei suoi sentimenti e quella sera Judah Carrow ebbe una conferma di quanto fosse umano, di quanto Sirius Potter lo facesse sentire fottutamente mortale. L'ex serpeverde non sarebbe mai stato in grado di ammetterlo per il troppo orgoglio, ma trovava estremamente bello riuscire a sentirsi vulnerabile: avere paura, essere elettrizzato fino ad avvertire la pelle vibrare sotto ai vestiti, percepire lo stomaco leggero e la mente disorientata. Ogni boccata d'aria era l'assaggio di una nuova consapevolezza che no, non tentava di cambiare il passato o mettere un punto su ciò che c'era stato tra lui e Sirius, semplicemente ne alterava la percezione che ne aveva avuto fino a quel momento. Non piú qualcosa di velenoso per la sua esistenza, ma un'occasione d'oro che sarebbe morta lí semmai Jude l'avesse respinta o trattata male, perchè era l'ultima che Sirius gli avrebbe offerto. I loro occhi giá avevano capito e si erano detti ciò che i cuori non avevano avuto il coraggio di dirsi: il moro aveva solo una possibilitá e stava a lui decidere se sprecarla o meno. La scelta spettava solo a lui, a nessun altro. Lontano con la testa da ogni preoccupazione, da ogni possibile influenza, forse per la prima volta in tutta la sua vita, il serpeverde si trovava a dover far fronte solo ai suoi bisogni e non alle aspettative degli altri. A volte tutto ció che serve sono solo venti stupidi secondi di coraggio, quindi trova il coraggio per fare ciò che senti. « Sai quando ho capito di essere innamorato di te? » Due semplici adolescenti, seduti su una semplice scalinata durante una semplice Vigilia che, semplicemente, esternavano i loro sentimenti senza alcuna maschera. Perchè loro due non avevano bisogno di nascondersi, non piú: se volevano fare una cosa la facevano senza dover chiedere il permesso a nessuno, perchè era pazzesco sentirsi liberi di essere sè stessi. E Sirius ne fu la dimostrazione, in quel momento, quando afferró la sigaretta di Jude fra le dita e prese ad aspirarne il fumo nonostante l’immensa sorpresa dell'altro: e tu da quando in qua fumi? Glielo avrebbe chiesto, ma l'immagine del piccolo Potter che portava il filtro alle labbra, con lo sguardo assorto e quel volto scavato in un'attenta espressione adulta, lo eccitava da morire, tanto che non avrebbe puntualizzato, non in quel momento. Adesso l'importante era sapere che, qualunque cosa lui provasse, fosse ricambiata da Sirius. « Urca, è stato proprio qui a Inverness. Quando mi sono risvegliato dal coma e tu eri là. Eri addormentato sul ciglio del letto. I guaritori non avevano idea del perché un ragazzino in perfetta salute fosse piombato nel sonno, pensavano ad una maledizione.. e tu eri là. » Ed invece Jude la consapevolezza la ebbe molto prima, quando si ritrovó ad alzare un corpo praticamente morto fra le braccia. Perchè non sai mai quanto davvero tieni ad una persona finchè non hai l'impressione di perderla per sempre, e Jude l'aveva continuato a temere per giorni interi, tanto che il pensiero radicato di aver perso l'unica cosa bella in mezzo a tanto marcio lo stava lentamente uccidendo di ora in ora, minuto in minuto. Aver perso Sirius senza avergli detto ciò che importava davvero, averlo perso senza prima aver passato un Natale assieme, senza aver prima litigato, essersi lasciati e ripresi, essersi picchiati a sangue o baciati fino a sentire il bisogno impellente di riprendere fiato; c'erano ancora cosí tante cose da dirsi, da fare, che Judah era rimasto su quel letto d'ospedale con la fiamma della cieca speranza accesa in petto. Perchè non saprei con chi altro farle queste cose, se non con te, e glielo aveva sussurrato ad un orecchio, fantasticando mete mentre intrecciava le dita alle sue, con un fastidioso groppo alla gola e le lacrime agli occhi che tentava di ricacciare indietro. Io non piango, eppure piú volte si era ritrovato ad asciugarsi nervosamente gli zigomi arrossati, scappando via quando qualche parente di Sirius scavalcava la soglia della stanza numero 236 per fargli visita. « Non te ne ho mai parlato perché ho deciso di.. di voltare pagina, di dimenticare. Ma quando mi sono risvegliato, mi sentivo strano, svuotato, come se avessi l'esatta percezione di non essere più lo stesso. Quando poi Hugo mi ha convinto a ritentare.. quando ho risvegliato Greagoir e mi sono riaddormentato di nuovo, stavo anche peggio. Era una merda. Ma tu eri là e.. non importava come mi sentissi, cosa ci fosse in me e cosa invece mancasse. Mi sentivo protetto. » E proteggerlo era proprio quello che non aveva fatto nell'ultimo mese, e forse non lo aveva mai protetto davvero. Magari Jude non era semplicemente capace di proteggere qualcuno, dopotutto con Mun ci era riuscito? Ogni volta che Judah affermava di voler proteggere qualcuno, puntualmente, finiva col distruggere qualcuno. Seppur avesse buone intenzioni, non era tagliato per il ruolo che tanto smaniava di avere nella vita dei propri cari. Lo guardò, lasciò scivolare gli occhi assorti sul profilo parzialmente illuminato di Paperella, reprimendo l'impulso di alzare le dita di una mano per andargli a carezzare una guancia mentre parlava. Il contatto fisico che per adesso gli era consentito era quello che vedeva le loro ginocchia strusciarsi l'una contro l'altra, lontane da sguardi che non avrebbero colto la profondità di quel semplice gesto. Accolse nuovamente la sigaretta fra le dita, scaricando con un paio di schicchere la cenere a terra, tra la neve pallida. « Non importa quello che dici o che abbiamo detto.. importa solo quello che abbiamo fatto. Noi stavamo insieme, anche se avevamo paura ad ammetterlo. Degli amici non avrebbero fatto quel che tu hai fatto per me. Non c'era Tommy, non c'era Fawn o Alaska, non c'era neppure Fred o Malia. C'eri tu. Mi hai fatto un male cane.. ci sono stato davvero male. Ma.. credo di aver esagerato anch'io. Ti ho spinto troppo.. ho davvero tirato la corda. E' che volevo.. ecco, pensavo che almeno per una volta, solo per un giorno, tutto potesse prendersi una pausa e tornare alla normalità, anche a costo di dirti una bugia. E poi ho fatto un casino.. ma io quella là vicino a Lily proprio non ce la volevo. Volevo che conoscesse solo amore, il giorno della sua nascita.» Quello che Jude non era riuscito a fare, nonostante desiderasse fosse così, era prendersi ogni responsabilità per ciò che era accaduto. Nonostante tutto, nonostante i suoi comportamenti di merda, Sirius si sentiva ancora profondamente responsabile per ciò che era accaduto. Perchè secondo lui aveva forzato il giovane Carrow a fare cose contro il suo volere, quando invece non era così. Judah aveva bisogno sempre di una spinta, qualunque cosa facesse, e Sirius gli aveva offerto semplicemente questo: una spinta. Peccato che JJ fosse fin troppo burbero per poi riuscire a ringraziare, o apparire semplicemente riconoscente per il gesto, dopotutto si sarebbe perso la nascita di Lily se non fosse stato per lui, e chissà quante altre cose. Sirius muoveva il mondo di Judah, nel bene o nel male che fosse, ed anche se lui stesso, come Siri, avesse cercato di dimenticare e lasciare da parte quella stramba relazione iniziata per caso ai Tre Manici di Scopa, si rendeva conto che ci fosse immerso fino al collo. Nessuno dei due sarebbe mai riuscito a dimenticare realmente, come si può ignorare una parte di sè stessi? Un mi dispiace venne strozzato fra le labbra e due polpastrelli andarono ad imprimersi lungo la fronte, a massaggiarla silenziosamente.
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    « ...e comunque, se significasse essere felice con te, io a casa nostra ci inviterei anche tutta Londra. Al massimo mettiamo dei tavoli anche in bagno e in cantina. Perché avremo una casa con la cantina, vero? » Inarcò le sopracciglia, Jude, rimanendo col busto parzialmente chinato sulle ginocchia prima di scoppiare in una leggera risata, divertita, capendo che probabilmente ciò che tentava di fare Sirius era la stessa identica cosa che stava tentando di fare lui: trovare un punto d'incontro. « ...Almeno tre cantine, una per il vino, una per i tuoi videogiochi, ed una in cui rinchiudere mia madre quando verrà a trovarci » E si morse le labbra, incrociando le braccia al petto, impacciato per la prima volta. Era tutto così strano e surreale che nemmeno lui sapeva bene come muoversi in quel silenzio, non sapeva dirsi se la pace fosse fatta, se tutto ciò che si erano detti significasse qualcosa o si trattava semplicemente di una tregua momentanea che entrambi avevano raggiunto per effetto del Natale e dell'alcol ingerito. Magari domani le cose tornano a due giorni fa, a quando non potevamo vederci. « Quindi, che si fa? Mi sa che abbiamo due strade.. rientriamo dentro e facciamo come se non ci fossimo mai detti nulla.. » avevano passato troppo tempo a fissarsi, quasi si sentì sollevato nel vedere Siri smorzare la tensione, ancora una volta. Perchè erano arrivati findamentalmente ad un bivio, ed adesso, insieme, dovevano decidere che direzione seguire. Una strada, con ogni probabilità, prevedeva più felicità dell'altra...ed adesso Jude era pronto per essere felice. Aspettò che fosse Sirius ad avvicinarsi quanto bastasse per capire che sì, volevano entrambi la stessa cosa. Quindi sbatacchiò entrambe le ciglia, il moro, sbilanciandosi a sua volta verso il ragazzo a cui alzò il mento sotto la dolce impronta delle dita. Lo bloccò ad un palmo di distanza da sè, sfiorando la punta del naso alla sua, condividendo il suo stesso ossigeno per poi poggiare la fronte sulla sua per interminabili istanti. « Grazie. » Sussurrò a fior di labbra, prima di lambire dolcemente le sue e stringersi maggiormente a lui, ridacchiando successivamente quando una mano congelata andò a ficcarsi sotto la sua giacca, solleticandogli un fianco a tradimento. « Uno a zero per me, sei uno sprovveduto. » Scherzò, girandosi verso l'entrata nel sentir chiamare i loro nomi in lontananza « Bene Paperella, credo sia arrivato il momento e... » si alzò da terra, pulendosi la neve dai vestiti « ...basta nascondersi » allungò una mano verso di lui per aiutarlo a rialzarsi « Sì, però considera che non ti ho fatto il regalo di Natale, cioè, il tuo regalo ero io fin dall'inizio, quindi non avere aspettative di alcun genere » Ponendogli entrambe le mani sulle spalle, a mo' di trenino, lo condusse verso l'ingresso, torturandogli la nuca sotto morsi e baci lungo il tragitto. « Ma non credere che io non abbia un piano B con cui farmi perdonare » e lo aveva, forse. Ma adesso aveva decisamente altro a cui pensare, tipo al fatto di dover affrontare quella nuova situazione una volta rientrato in casa. Come avrebbe dovuto comportarsi? Confidava nella guida di Sirius, sicuramente lui sapeva cosa fare.
    Si sentiva in imbarazzo, ma non importava.




     
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    Sarebbe stato più sensato dubitare. Andarci coi piedi di piombo, aspettare che gli venissero offerte prove concrete e non semplici parole, perché di parole era stato riempito per mesi. Sarebbe stato più saggio essere scettici di fronte alle parole di Judah Carrow perché chissà, forse è l'ennesimo colpo di testa, l'entusiasmo della festa, il botto di fine anno. Perché di Judah Carrow non ci si può fidare, questo avrebbe pensato qualunque persona sana di mente nel fare il resoconto degli ultimi mesi di vita di Sirius Potter. Ma la logica, gli algoritmi, la fredda matematica non tengono conto dell'alchimia: Sirius la poteva sentire, fortissima, l'elettricità che raramente aveva provato nella propria vita. Quella di due corpi affini che entrano nella reciproca area di influenza. Era vero, Sirius non poteva avere certezza che tutto ciò che Judah gli avesse detto fosse verità ma era certo delle intense scariche di adrenalina che sentiva ogni volta che gli occhi gelidi dell'altro si posavano sui suoi. Non li ho mai visti bruciare così tanto. Sembrano due stelle che bruciano solo per me, in tutto l'universo. Era certo della chimica tra di loro, l'aveva sentita più e più volte nel corso di quella loro effimera relazione vissuta all'ombra di tutti e di nessuno, ma mai aveva avvertito Judah così vicino, neppure nei loro momenti di intimità. Il vero Judah, quello che ha gettato la maschera e, finalmente, è riuscito a strapparsi dai polsi le catene. L'aroma familiare della colonia mista al profumo della sua pelle gli travolse le narici facendolo sorridere, prima ancora che il naso sfiorasse il suo, così la fronte, così gli occhi. « Grazie. » Con quella sola, unica, semplice parola, Judah Carrow segnò l'ultimo punto a proprio favore e, al tempo stesso, dimostrò al grifondoro la purezza dei suoi intenti. Non mi hai mai ringraziato, mai, neppure una volta. Anche quando realmente volevi farlo, hai sempre trovato un complicato giro di parole perché Judah Carrow è un tipo tutto d'un pezzo, uno di quelli che non ringrazia mai, figurarsi un Potter! Ora so di potermi fidare di nuovo. Sigillò istintivamente gli occhi nel momento in cui le loro labbra si toccarono, di nuovo dopo più di un mese, e al contempo per la prima volta: breve ma intenso, un bacio pregno di dolcezza più che di passione. Quella l'avevano sviscerata a lungo, in fondo, senza mai venire a capo dei propri sentimenti. Ma l'amore è roba nuova per noi. E' tutta un'altra cosa. E sembra proprio una cosa fica. Si sporse un poco di più, per assaporare più a lungo un contatto così a lungo desiderato, e fu di quel momento di debolezza che Jude si approfittò per regalargli un solletico congelato che fece contorcere il grifondoro in una risata che parve un ruggito. Perché sarà anche pronto al passo successivo, ma un Jude rimane un Jude nonostante tutto. « Aaaaaaaaaaaaahhhh maledetto!! » uggiolò con un finto broncio; molto finto, perché anche questo gli era mancato, il continuo cadere vittima dei bonari tranelli di Budino. Anche così gli dimostrata affetto e complicità, in una maniera tutta sua. E poi sono metà Weasley, vuoi che non mi piacciano gli scherzi? « Uno a zero per me, sei uno sprovveduto. » a cui Sirius rispose, molto sportivamente, con un dito medio puntato dritto in faccia al serpeverde. La verità è che, quando sto con te, non mi interessa vincere. Possiamo arrivare a mille a zero e sarò comunque contento. E' così brutto, per una volta, accontentarsi di partecipare? Non chiedo altro. Dall'interno della casa un vociare concitato richiamò la loro attenzione, al sentire i loro nomi. « Bene Paperella, credo sia arrivato il momento e... basta nascondersi. » Gli strinse la mano e, con un salto, fu in piedi di fronte a lui, con un'espressione tutta nuova che JJ non aveva ancora visto sul viso di Sirius. « Basta nascondersi. » ripeté, fissandolo in un'espressione indecifrabile, prima di scuotere il capo. « Te lo posso dire? Non sono mai stato così tanto fiero in vita mia.. di te. Sono un botto orgoglioso, un casino davvero. » Il momento era solenne, pregno di un'importanza che Sirius aveva riconosciuto da sempre: era il motivo per cui aveva taciuto. Per un ragazzo del retaggio e dell'educazione di Judah Carrow, scendere a patti con un sentimento simile non è roba da poco. So che sei ancora all'inizio, che lo siamo entrambi. Ma il solo fatto che tu sia pronto ad iniziare ad accettarti mi rende fiero di te. Ora so di avere accanto una persona coraggiosa. In tutta risposta, Jude gli fece fare dietrofront e, con le mani sulle spalle e il viso a ben poca distanza dalla sua nuca, lo scortò alla porta d'ingresso. « Sì, però considera che non ti ho fatto il regalo di Natale, cioè, il tuo regalo ero io fin dall'inizio, quindi non avere aspettative di alcun genere » Signore e signori, Judah Jeremiah "Modestia" Carrow! Sbuffò con un sorrisetto sornione. « Ma figuuuurati, pure io non ti ho preso niente! Cioè, boh, mi molli e ti devo pure fare un regalo? ...ok, in realtà avevo visto una cosa davvero carinissima a Hogsmeade ma avevo mezzo finito tutti i miei risparmi. La colpa ovviamente l'ho data a te: siccome mi hai fatto soffrire, ho speso tutti i soldi in caramelle gommose e pepsi. » Signore e signori, Sirius Cedric "Maturità" Potter! Almeno si era risparmiato il dramma di scegliere i regali per l'esercito di famiglia. « Ma non credere che io non abbia un piano B con cui farmi perdonare » Si sporse col musetto sopra la spalla, per incontrare lo sguardo dell'altro. Uno sguardo di sfida. « Ah-ha, lo voglio proprio vedere questo potentissimo piano B, Budino che non sei altro! Dovrà essere il più perfetto dei piani, sono offesissimo! » e confuso e felice ed elettrizzato e un po' impaurito da ciò che ci aspetta. Perché ora è vero, ora siamo reali. Jude dovrà fare i conti con Albus e io con Deimos. Lui con nonna Molly, io con Sagitta Carrow. Cazzo, che avventura. Aprì la porta e una ventata di aria calda e familiare li investì piacevolmente. Finalmente, tutto è come dovrebbe essere. Abbandonò il cappotto sull'appendiabiti e strinse la mano di Jude. « Non ti mollo. » Non avremo paura, finché ci terremo per mano. Finalmente sono felice.
     
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