Starbucks

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    23 dicembre 2020.

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    «Altro caffè signorina?» Daffy alzò lo sguardo, ritrovandosi davanti il volto sorridente di una cameriera. Sbatté le palpebre, come se fosse stata appena svegliata da un sogno ad occhi aperti. Le sorrise, afferrando la tazza per il manico ed alzandola un po’ verso la ragazza. «Oh, si perfavore.» Roteò le spalle all’indietro, stiracchiandosi con la schiena, come un gatto appena sveglio. Sorrise alla cameriera, portandosi la tazza alle labbra e bevendone un lungo sorso. Si sentiva incredibilmente stanca. Sembrava che la fine dell’anno si fosse palesato presentandole tutto ciò che si era strascicata dietro in quei dodici mesi. Tra gli studi, il tutoraggio, gli allenamenti e le partite, Daphne Baker era diventata un’entità impalpabile. Si sentiva in colpa per aver dedicato poco tempo alle persone a cui voleva bene e aveva l’impressione di essere un burattino attaccato a troppi fili diversi. Era diventata mattiniera, non per piacere, ma perché la sveglia suonava sempre prima. Spesso rincasava la sera tardi, con le buste piene del fast-food e le spalle ricurve in avanti. Forse, si diceva da un po’, Daphne stava chiedendo troppo a Daphne. Magari doveva solo allentare la presa per un po’, poiché a volte è più doloroso aggrapparsi che lasciarsi andare. Per fortuna tra poco era Natale e neppure il Grinch in persona sarebbe stato in grado di far perdere a Daffy il suo spirito natalizio. Quando vide la porta aprirsi si sporse appena di lato cercando di intravedere se si trattasse di Juniper. Con sua grande delusione si trattava solo di una coppietta che, tenendosi saldi per la mano, si sedettero ad un tavolino uno difronte all’altro. Si rimise composta, bevendo un altro sorso di caffè. Pensò che fosse strano incontrare in un bar la propria coinquilina, ma alla fine non così tanto. A causa dei loro impegni erano riuscite a passare davvero poco tempo insieme e le piaceva l’idea di ritagliare per loro una parentesi che fosse distante dalle solite mura domestiche. Juniper le mancava. Aveva l’impressione che in poco tempo fossero cambiate un sacco di cose. Era solo una sensazione, al momento, qualcosa che percepiva nell’aria, ma senza conferme. Si sentiva in colpa nei suoi confronti, nei confronti di Sam, di suo fratello, di Dean. Aveva bisogno di ritagliarsi del tempo con ognuno di loro, senza preoccupazioni. In quell’ultimo periodo era stata dannatamente egoista pensando solo a sé stessa, ai suoi impegni, a tutte le cose che doveva fare e lasciando indietro quelle più preziose. Si sfilò il cappotto poggiandolo allo schienale della sedia. Il rumore della porta che si apriva le fece sollevare la testa ancora una volta e finalmente la vide. Alzò una mano, sventolandola in aria, per attirare la sua attenzione, cercando di emergere da dietro le spalle dell’energumeno seduto nel tavolo davanti al loro. «Lo so, lo so.. Non ti aspettavi di vedermi già qua, mhm?» l’accolse con un sorriso, facendole cenno di sedersi. La Baker e la puntualità non erano mai state troppo compatibili, ma a quanto pare, avere una tabella di marcia aveva anche i suoi lati positivi. «E’ strano, no? Ritrovarsi in un bar quando viviamo insieme. Fa un po’ ridere, ma abbiamo capito che qui non ci piacciono le cose ordinarie!» Un sorriso si allargò nelle sue labbra guardando gli occhi chiari della coinquilina. «Io ho cominciato con un po’ di caffè, ma appena hai deciso tu so cos’altro ordinare. Ho una fame terribile. Credo che il mio stomaco risenta della vicinanza delle feste.. Ha già annusato l’aria: sa che tra poco si apriranno le porte dell’inferno per quanto mangeremo!» ridacchiò, per poi scattare sull’attenti come se si fosse appena ricordata di qualcosa. «Oh, è..» prima che me ne dimentichi e non me lo riporti via «..Lo so che Natale è tra due giorni, ma visto che stiamo andando così fuori dall’ordinario..» Tirò fuori un pacchetto dalla tasca e lo porse all’amica. Era di forma quadrata e piuttosto schiacciata. Era incartato con della carta azzurra su cui erano disegnati dei piccoli unicorni alati. Il fiocco era dorato. «Lo so, non sono molto brava a fare i pacchetti.. La commessa si era proposta di farlo lei, ma non aveva questa carta...» confessò come se l’involucro dovesse essere più bello del regalo. «Dai, coraggio, scarta!!» All’interno del pacchetto June avrebbe trovato un braccialetto. Somigliava ad un cerchietto argentato dal quale pendevano tre ciondoli: il primo era una “J” che faceva riferimento al nome della Rosier; poi c’era una casetta con del fumo che usciva dal camino ed il terzo era un piccolo boccino d’oro. Daphne scalpitava, facendo scorrere ripetutamente lo sguardo da June al pacchetto e viceversa. Sperava tanto che le piacesse quanto era piaciuto a lei.

     
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    Cazzo, sono in ritardo. Cazzo, cazzo, cazzo. Quell'unico pensiero si fossilizzò nella mente di Juniper Rosier mentre, spalancando la porta di casa, trascinava dentro un piccolo Nacho ricoperto di fango dalla punta delle orecchie a quella della coda. « Guarda qui che pasticcio! » Borbottò, dopo aver appellato un asciugamano pulito, tentando inutilmente di pulirlo alla meglio. Non posso certo lasciarlo così, altrimenti stasera questa casa sembrerà la scena di un crimine! Sospirò, notando quanto fosse inutile. « Beh, pare che ci toccherà spostarci nella vasca da bagno. Sei proprio un ometto fortunato, di solito non mi spingo così in là al primo appuntamento. » Scoppiò a ridere e sollevò il cucciolo di peso, diretta al piano superiore. Nell'ultimo periodo la decisione impulsiva di adottare un cane si era rivelata più giusta che mai: il cucciolo si era perfettamente ambientato negli equilibri di casa e, ancor di più, per June aveva rappresentato un'ottima distrazione e una scusa perfetta per restare fuori di casa più tempo possibile e, di conseguenza, ridurre al minimo le eventualità di incrociare Sam, la cui persona era stata improvvisamente investita del titolo di suo personalissimo Indesiderabile numero uno. Mezz'ora e due docce più tardi - una nel tentativo di lavare Nacho e l'altra subito dopo, per darsi una degna ripulita - scese di fretta le scale, rischiando di inciampare nell'ultimo gradino e spaventando la povera Onyx, intenta a sonnecchiare sul divano. « Ci vediamo dopo mes amoures! » S'infilò giacca, sciarpa e guanti e, dopo essere uscita di casa, si smaterializzò davanti a Starbucks. Già dalla strada, l'interno del locale era affollato, per lo più di studenti intenti a ripassare o salutarsi prima dell'inizio delle vacanze invernali. Quando spinse la porta con la mano destra, la sua entrata venne accompagnata da una folata di gelido vento dicembrino, denso e carico di odore di neve. Gli occhi azzurri scivolarono in lungo e in largo per tutto il locale prima che il saluto di Daffy attirasse la sua attenzione. Eccoti! Le sorrise e la raggiunse, facendosi largo tra i tavoli già affollati, sino ad accomodarsi nella sedia al suo fianco. « Ammetto di no, ma è anche vero che stavolta ho rischiato di essere io la ritardataria. » Ridacchiò, sfilandosi la giacca e ficcando guanti e sciarpa in una delle maniche. « Ho portato Nacho al parco ed è saltato dritto dritto dentro tutte le pozzanghere. Ha la mira di un cecchino, non ne ha mancata nemmeno una. » Scosse il capo, divertita. « Ho dovuto lavarlo e quando sono uscita stava ronfando beatamente sul tuo letto. » Giuro che certe volte vorrei essere uno dei miei animali domestici. Coccole, cibo e una casa accogliente. Chi sta meglio di loro? «E’ strano, no? Ritrovarsi in un bar quando viviamo insieme. [...] » Si strinse nelle spalle, rivolgendole un sorriso mentre appoggiava il mento sulla mano destra. « Forse un po', ma onestamente avevo davvero bisogno di una bella colazione da caffetteria. Non ne posso più di correre qua e là senza un attimo per respirare! » Senza contre che più tardi devo essere a Londra per il tradizionale pomeriggio in famiglia alla Somerset House. Mi servono energie! « Credo che prenderò una tazza enorme di caffè bollente, una spremuta d'arancia e un croissant alla crema, tanto per cominciare. » Rivolse a Daffy un'occhiata d'intesa e si sporse per intercettare uno dei camerieri. «Oh, è..» Riportò lo sguardo su Daffy, poi sul piccolo pacchetto che l'amica le stava porgendo. « Un momento. Se scarto io, scarti anche tu. » E così dicendo le porse un pacchetto avvolto in carta rosso scuro, con stelle dorate, morbido al tatto ed accompagnato da una busta chiusa. All'interno, Daffy vi avrebbe trovato un pigiama coordinato a tema pizza che June aveva visto per caso in una vetrina babbana e che, immediatamente, l'aveva fatta pensare alla sua coinquilina. « Al mio tre apriamo insieme i pacchetti. Uno, due, tre! » Si accinse ad aprire la carta da pacchi, cercando di non distruggerla in mille pezzi, dalla quale scivolò fuori un braccialetto argentato con tre piccoli pendenti. Lo avvicinò al viso, scrutando ciascuno dei ciondoli, i grandi occhi azzurri che si illuminavano sempre più, man a mano che scopriva quello successivo. « Daff, è... è stupendo. Lo adoro! » Esclamò, voltandosi verso di lei e stringendola in un abbraccio mozzafiato. « Guarda i dettagli, sono precisissimi! Mi aiuti a metterlo? Ti giuro che non lo toglierò mai - cioè, mai a parte le partite e gli allenamenti, altrimenti rischio di romperlo. » Le porse il polso destro, con una risata divertita. « Per quanto riguarda te, invece... quello è solo una parte del regalo. » Indicò il pacco e le porse la busta, con espressione sorniona. « Questa è la seconda parte e dato che sono una persona magnanima, non mi offenderò se deciderai di condividerlo con qualcun altro. » Istante di silenzio. « A patto che quel qualcuno sia alto, biondo, americano e faccia di nome Dean Moses. » Perché se la mia vita sentimentale è letteralmente andata a rotoli, tu almeno devi essere felice. E se non è la volta buona che Moses mi dedica un drink, giuro che d'ora in poi mi metto di impegno per fare cockblocking. Spinse la busta verso di lei, con un sorrisino soddisfatto intriso di impazienza. All'interno, Daffy vi avrebbe trovato due biglietti open per una spa in Francia, con tanto di camera prenotata per due giorni. Aveva pianificato quel regalo da mesi, convinta che alla sua coinquilina avrebbe fatto bene una mini-fuga lontano dal frenetico tram tram universitario e professionistico. « Sono validi per un anno, l'importante è che ti ricordi di telefonare qualche giorno prima dell'arrivo. Tra l'altro, ci sono andata con mia madre qualche anno fa ed il posto è davvero meraviglioso. Per non parlare della vasca idromassaggio e dei loro magnifici massaggi! » Sospirò, improvvisamente sognante. Sono o non sono l'amica migliore del mondo?

     
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    La prima volta che aveva incontrato Juniper Rosier fu in una calda giornata di inizio settembre, in Forest Dale Street 21. Se ne stava in piedi sul patio e non appena l’aveva vista le aveva subito rivolto un grande sorriso gentile. Nonostante l’avesse vista più volta a scuola, non si erano mai scambiate più di due parole. Di lei sapeva che era una giocatrice di Quidditch assai dotata e che proveniva da una famiglia conosciuta in tutto il Mondo Magico. Non che le fosse mai importato molto, alla Baker. Di sicuro Daphne non aveva mai posto particolare attenzione ai cognomi delle persone. Era una che non conosceva pregiudizi. Per questo, quando aveva letto l’annuncio della Rosier per la ricerca di un coinquilino non ci aveva pensato due volte. Le aveva fatto subito una buona impressione. Daphne ricordò di aver pensato che, si, June sarebbe stata sicuramente un’ottima coinquilina. Ciò che non si aspettava assolutamente era che la Rosier avrebbe occupato velocemente un posto così importante nella sua vita. Non sapeva dire con precisione il momento in cui era successo. Forse dopo il Capodanno dell’anno scorso, quando erano state costrette a misurarsi con le loro paure, insicurezze e vecchie ferite. Perché si sa: spesso è il dolore anzi la felicità ad unire le persone. La osservò sedersi al suo fianco e sfilarsi la giacca e nel frattempo si portò alle labbra la tazza di caffè caldo. « Ho portato Nacho al parco ed è saltato dritto dritto dentro tutte le pozzanghere. Ha la mira di un cecchino, non ne ha mancata nemmeno una. » Per fortuna aveva già ingoiato il caffè perché altrimenti avrebbe totalmente inzuppato il signore del tavolo davanti. Afferrò il tovagliolo portandoselo davanti alle labbra per poi scoppiare in una rumorosa risata. «Sul serio!?» La guardò, l’espressione che si ammorbidiva al pensiero del loro nuovo cucciolo completamente ricoperto di fango. «Merlino, quanto doveva essere carino! Dimmi che gli hai fatto almeno una foto! Dobbiamo renderlo un piccolo influencer del Wizta!» ridacchiò. Si trovava d’accordo con il pensiero di June. Era passato così tanto tempo dall’ultima volta che non si erano dovute preparare la colazione da sole. E mentre l’amica sceglieva cosa ordinare, anche lei diede un’ultima occhiata al menù, come a voler confermare ciò che aveva precedentemente scelto. Quando June intercettò un cameriere, questo arrivò. Accanto a lui c’era un taccuino sospeso a mezz’aria con una piuma imbevuta d’inchiostro che attendeva l’ordinazione. Attese che la giovane Rosier concludesse il suo ordine e poi toccò a lei. «Una cioccolata calda con panna montata, un muffin ai tre cioccolati e...» Ma si! L’aggiunta dell’ultimo secondo ci sta sempre bene! «... E una crostatina alle ciliegie. Grazie.» Gli rivolse un sorriso, come se volesse scusarsi per chissà cosa. Ma la vergogna, quando si parlava di cibo, era qualcosa che Daffy non conosceva. « Un momento. Se scarto io, scarti anche tu. Al mio tre apriamo insieme i pacchetti. Uno, due, tre! » Il pacchetto che June le aveva consegnato aveva delle stelline dorate su cui la Baker passò sopra il dito. Le sorrise, con gli angoli delle labbra che per poco non sfioravano le orecchie. Non appena sentì il “tre” si tuffò nel pacchetto, cercando di non strappare la carta nel togliere il nastro adesivo. Non appena vide il pigiama i suoi si allargarono probabilmente come quelli di Nacho quando aveva sguazzato dentro tutte quelle pozzanghere. «MA NOOOOO!! E’ FANTASTICO!» sbraitò poggiandosi la maglia addosso, come per vedere come le stesse. «Questo entra dritto dritto nel cassetto dei pigiami sexy! Nessuno può resistere alla pizza!» sciabolò le sopracciglia, ammiccando in direzione dell’amica. « Daff, è... è stupendo. Lo adoro! »
    Era felice e si sentì immediatamente sollevata. La aiutò ad indossarlo, come le aveva chiesto, entusiasta del fatto che a Juniper il bracciale fosse piaciuto così tanto. «Sono contenta che ti piaccia.» disse agganciandole il braccialetto. «Non sono brava a scegliere. E ce ne erano così tanti... Non sapevo più dove guardare.. Ad un certo punto credevo che la commessa mi avrebbe buttata fuori a calci!» ridacchiò. Alla fine, però, era soddisfatta della sua scelta. La "J" rappresentava la Rosier, la casetta voleva ricordarle che il concetto di “casa” l’avevano costruito anche oltre le mura domestiche e il boccino voleva essere un augurio per una lunga carriera. « Per quanto riguarda te, invece... quello è solo una parte del regalo. » La Baker alzò un sopracciglio con l’aria improvvisamente confusa. « Questa è la seconda parte e dato che sono una persona magnanima, non mi offenderò se deciderai di condividerlo con qualcun altro. A patto che quel qualcuno sia alto, biondo, americano e faccia di nome Dean Moses. » Prese la busta con la punta delle dita, quasi avesse paura di romperla, aprendola e leggendone il contenuto tutto d’un fiato. «Stai scherzando?» La sua voce fu quasi un sussurro. Alzò lo sguardo verso di lei, sbattendo le palpebre. Stava ancora realizzando. Poi, tutto d’un tratto, si sporse verso di lei, gettandole le braccia intorno al collo e stringendola a sé. «Io.. Sono senza parole..» tornò al suo posto, riprendendo la lettera tra le mani e guardandola ancora. «E’.. E’ davvero incredibile, J. Non sono mai stata in Francia!» aveva le guance arrossate dall’emozione. Era stata così carina ad avere un pensiero del genere. La ascoltò mentre decantava lodi sulla spa, immaginandosi già immersa nell’idromassaggio insieme ad una buona bottiglia di vino. Lei, Dean, la Francia.. Baker, torna tra noi perfavore! Riatterrò dai suoi pensieri, tornando con i piedi per terra. Per quanto il pensiero di una fuga romantica le piacesse da morire, avrebbe dovuto guardare la situazione anche da un altro punto di vista. Juniper era giù di morale. Glielo si leggeva in faccia, nonostante fosse chiaro che lei stesse facendo di tutto per mascherarlo. Aveva bisogno di evadere, forse più di lei. E non c’era altro modo al mondo in cui avrebbe voluto consumare quel coupon. Le sorrise, posando la lettera sul tavolo. «Stavo pensando che per quanto l’idea di Dean immerso in una vasca idromassaggio somigli molto ad un sogno che ho fatto una volta, c’è un’altra persona con cui mi piacerebbe andare alla spa..» La guardò per qualche secondo, stringendosi nelle spalle. «Sai, non so una parola di francese e credo mi serva qualcuno che se la cavi bene anche quando da sbronza vorrò ordinare un altro paio di bottiglie..» fece la vaga per poi sorriderle dolcemente. «E non accetto un no come risposta. Magari potremmo stare un giorno in più e farmi visitare Montmartre. Ho sentito dire che è stupenda.»
     
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    La reazione di Daffy, quando le raccontò delle malefatte di Nacho, fu esattamente quella che si aspettava. June le rispose con un sorriso allegro, prima di arricciare il nasino. « No, davvero, è stato incredibile. Tremendo ma incredibile. » Rise e infilò la mano nella borsa, estraendo il cellulare. « Però sapevo che avresti voluto assistere alle sue prime scoperte, perciò ho documentato tutto quanto. » Escludendo i miei jeans pieni di macchie di fango, ovviamente. Sfogliò le foto nella galleria e le dondolò lo smartphone davanti al naso, in attesa che lo afferrasse. « Ti avverto: tutta questa dolcezza potrebbe creare dipendenza! » La avvertì, tanto per stuzzicare la sua curiosità, sollevando ripetutamente le sopracciglia. Nacho era davvero adorabile e si era adattato sin troppo bene alla vita in Forest Dale Street 21: non solo June e Daffy non riuscivano a resistergli, ma anche il resto dei pelosetti di casa si era ben presto abituato all'esuberante energia del cucciolo. «MA NOOOOO!! E’ FANTASTICO!» Dopo aver scartato il proprio pacchetto, gli occhi azzurri di June corsero al viso della coinquilina, incapace di nascondere una certa soddisfazione quando il pigiama a tema pizza si dimostrò un regalo perfettamente azzeccato per Daffy. « L'ho visto in una vetrina e non sono riuscita a resistere, è stato come se urlasse il tuo nome. » Ridacchiò, accarezzando delicatamente i ciondoli del bracciale che Daffy le aveva regalato, sfiorandoli con la punta delle dita. Porse il polso a Daffy, osservandola allacciare il bracciale, e dondolò appena la mano, facendolo dondolare. Scoppiò a ridere nell'immaginare la scena. Conosceva Daffy abbastanza bene da riuscire quasi a vederla, indecisa e confusa, mentre cambiava idea di continuo. « Oh, andiamo. Non sarai stata così terribile come dici! » Scosse il capo, convinta, prima di sollevare il polso ed osservare il bracciale da vicino. « Ed è perfetto. » Lo pensava davvero. I ciondoli scelti da Daffy rappresentavano perfettamente il loro legame, ma anche ciò che più contava per June. Le porse la busta che conteneva la seconda parte del regalo, nascondendo a stento un sorrisetto divertito. « Assolutamente no. » Replicò, trattenendo a stento una risata che uscì tutta d'un fiato quando, un istante più tardi, Daffy le gettò le braccia al collo. La abbracciò a sua volta, sporgendosi oltre la sedia. « Oh, lo so. Ed è per questo che sentivo il bisogno di rimediare a questa incredibile mancanza! » E poi te la meriti una piccola vacanza! « Tra l'altro, se ti può servire posso stilarti una piccola lista dei posti più belli nei dintorni, cibo buonissimo compreso. » Ebbe l'impressione che Daffy la ascoltasse solo parzialmente, l'espressione sognante e assorta. «Stavo pensando che per quanto l’idea di Dean immerso in una vasca idromassaggio somigli molto ad un sogno che ho fatto una volta, c’è un’altra persona con cui mi piacerebbe andare alla spa..» L'espressione vagamente allusiva che aveva preso posto sul viso di June s'increspò leggermente, confusa. Lasciò che Daffy finisse di parlare ed abbozzò un sorriso, nello stesso momento in cui il cameriere fu di ritorno, accompagnato da un vassoio che aleggiava a mezz'aria, pieno delle loro ordinazioni. « Beh » Iniziò, mettendo finalmente le mani sulla tazza di caffè. « devo ammettere che le tue sono ottime argomentazioni e che la mia compagnia è insuperabile, ma » Inarcò appena un sopracciglio, scoccandole un'occhiata. « se è un modo per assicurarti che io non passi tutte le vacanze di Natale a piangermi addosso e ingozzarmi di gelato, ti assicuro che non ce n'è bisogno. » Le sorrise, stranamente tranquilla. « Dico davvero. La mia agenda straborda di impegni anche durante le feste, non potrei restare ad autocommiserarmi nemmeno volendo. » Ridacchiò, scrollando le spalle. « Sono stata scaricata e fa schifo per tanti motivi, ma succede. » Si strinse nelle spalle, un po' imbarazzata. Non avevano ancora affrontato apertamente l'argomento e forse una caffetteria
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    non era il luogo più consono per farlo. Ma da qualche parte dobbiamo pur iniziare. Non voleva che Daffy si preoccupasse per lei senza motivo. « La situazione è strana e il mio orgoglio ne ha risentito parecchio ma almeno questa volta non sono stata piantata all'altare. E' già un passo avanti, non credi? » Ironizzò, prima di portare la tazza alle labbra e bere un generoso sorso di caffè. Se sono sopravvissuta a quello, posso sopravvivere anche a questo. « Perciò » Si inumidì le labbra. « se vuoi restare ferma sulla tua decisione accetto volentieri, altrimenti non mi offenderò se vorrai trasformare in realtà il tuo sogno erotico. » Staccò la punta del croissant, addentandola con decisione. « Tra l'altro, come sta andando con il BOA? » Gli occhi azzurri si accesero d'interesse. « Probabilmente Theseus preferirebbe che mi facessi gli affari miei, ma... beh, sono curiosa. Dannatamente curiosa. » Sputa il rospo, Baker!
     
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    Prese tra le mani il telefono di June, lasciandosi scappare un gridolino d’eccitazione nel vedere la foto del piccolo Nacho completamente coperto di fango seduto dentro la vasca da bagno. Aveva la lingua penzolante e l’espressione entusiasta legata all’inconsapevolezza del non sapere cosa sarebbe successo da lì a poco. Fece scorrere il dito sullo schermo e la foto successiva mostrò il cagnolino ricoperto di bolle di sapone. «Ma come si fa a resistere a tanta tenerezza?» borbottò a denti stretti, come se si stesse impegnando con tutta sé stessa per non correre di corsa a casa ed infilare ancora una volta il nuovo arrivato dentro la vasca da bagno. «Questa dovremmo stamparla e metterla in una bella cornice. Cioè, guardalo..» mostrò la foto a June, quasi come se lei non avesse visto la sua stessa foto. «La prossima vita voglio rinascere cane. Mangiare, dormire e ricevere coccole. Diciamo che me lo merito!» Diciamo anche che due su tre le fai anche in veste di essere umano, Baker. Restituì il telefono alla coinquilina, continuando a sorridere. Quel cucciolo aveva portato una vera e propria boccata d’aria fresca in casa delle due giovani giocatrici di Quidditch. « Oh, andiamo. Non sarai stata così terribile come dici! » Daffy sorrise, sbuffando aria dalle narici. «Temo che in quel negozio adesso ci sia una mia foto attaccata alla porta con scritto “Io non posso entrare”..» Annuì con una certa consapevolezza, assai sicura delle sue parole. «Mi toccherà preparare una scorta a vita di Pozione Polisucco!» ridacchiò. Un sorriso sincero le spuntò sul viso quando capì quando June apprezzasse il regalo. Era l’effetto che sperava di ottenere mentre se ne stava lì a fissare la vetrinetta per scegliere i ciondoli giusti. Lanciò ancora uno sguardo alla lettera con il coupon per la spa in Francia. Non riusciva ancora a crederci. La Francia, il Paese più romantico del mondo. E non dimentichiamo della loro stupefacente cultura vinicola.. Bhè, caro fegato.. Sarai messo duramente alla prova in quei giorni. Ma io confido in te. So che ne uscirai vincitore. Quando arrivò il cameriere, Daffy si fece indietro, drizzandosi con la schiena, iniziando a muovere velocemente le dita dei piedi, mentre bastava l’odore di cioccolata calda e di prelibatezze appena sfornate per farle venire l’acquolina in bocca. Giusto il tempo di far allontanare il cameriere e le sue mani si strinsero attorno alla tazza bollente di cioccolata. Se la portò sotto il mento, chiudendo gli occhi ed inspirando il profumo, poi ne bevve un sorso. « Beh » sollevò lo sguardo, cercando il viso di June e chiedendosi improvvisamente dove avesse sbagliato. Forse era stata indelicata. L’ultima cosa che voleva fare era far sentire June di cattivo umore. « devo ammettere che le tue sono ottime argomentazioni e che la mia compagnia è insuperabile, ma se è un modo per assicurarti che io non passi tutte le vacanze di Natale a piangermi addosso e ingozzarmi di gelato, ti assicuro che non ce n'è bisogno. » Anche se solo in parte, tana per te Baker. June le sorrise e i suoi denti si strinsero attorno al labbro inferiore. Rimase in silenzio, ascoltando ogni singola parola uscisse dalla bocca della giovane Rosier. Era successo quel qualcosa che aveva temuto, che quella vocina nella sua testa le aveva sussurrato quando tutta quella storia era cominciata, ma alla quale lei aveva infilato un calzino in bocca senza calcolarla minimamente: l’allontanamento dei suoi migliori amici. Era difficile essere imparziale, ma aveva deciso così. Non voleva dare giudizi, non voleva schierarsi ed era lieta ad entrambi per non averla costretta a farlo. Aveva ancora tante domande su tutta quella faccenda, ma non era ancora il momento, e forse non lo sarebbe mai stato. Voleva solo stargli vicina, ascoltandoli o distraendoli a seconda delle loro necessità. Avrebbe voluto prendere quel dolore e gettarlo via. « Perciò se vuoi restare ferma sulla tua decisione accetto volentieri, altrimenti non mi offenderò se vorrai trasformare in realtà il tuo sogno erotico. » June era una ragazza estremamente forte. Gliene aveva dato prova in più occasioni ed era una delle cose che tanto ammirava di lei. Addentò il muffin, pulendo le briciole sulla sua bocca con il tovagliolo. «Sai..» inghiottì il boccone. «Non guadagno tanto male, ora. Potrei mettere una vasca idromassaggio nel suo giardino e fingere che sia un regalo. Un regalo spassionato, senza secondi fini, naturalmente..» e mentre lo diceva aveva spalancato gli occhi e scuoteva piano la testa come a voler negare il suo stesso discorso. Senza secondi fini? Ovviamente no. «Perciò si. Sono ferma sulla mia decisione. Tra l’altro hai detto tu stessa di avere un sacco di impegni. Bhè, è arrivato il momento di prendersi una pausa! Insomma, chi lo avrebbe mai detto che la vita di un atleta potesse essere tanto movimentata? Dove sono le piscine olimpioniche, i concerti privati di Jay Z e i festini ogni dannata sera? Specchietti per le allodole, te lo dico io. Ti fanno credere che farai tutte ‘ste cose e poi, ZAC!, ti fregano alla grande!» Annuì con decisione, per poi sorridere e bersi un altro sorso di cioccolata. «Quindi, Juniper Rosier? Ci stai di tua spontanea volontà o devo minacciarti in qualche maniera?» Le fece un occhiolino. « Tra l'altro, come sta andando con il BOA? Probabilmente Theseus preferirebbe che mi facessi gli affari miei, ma... beh, sono curiosa. Dannatamente curiosa. » Posò i gomiti sul tavolo, sporgendosi leggermente in avanti. Assottigliò lo sguardo, come un poliziotto cattivo durante l’interrogatorio. «Stai cercando di scavare nella vita di tuo fratello, mhm? Vuoi sapere se mi ha fatto delle confidenze cuore a cuore su qualche signorina interessante?» Sciabolò le sopracciglia per poi allargare un sorriso sul volto ed addentare un pezzo di crostatina. «Theo è in gamba. Ha un sacco di iniziativa e non ha paura a buttarsi nelle situazioni. Vorrei portarlo ad uno degli allenamenti delle Harpies per mostrargli come si allena una squadra professionale. In questi giorni sentirò JD.» Si strinse nelle spalle per poi guardare la Rosier con gli occhi leggermente più sgranati. «Che poi, oh, ma che vi danno a voi Rosier? Quando è successo che tuo fratello, il tuo piccolo e adorabile fratellino, è cresciuto così bene, mhm??» Le fece una faccia delusa. «Vedere questi nanetti crescere mi fa sentire tremendamente anziana..»

     
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    25 Luglio 2022

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    Esistevano davvero poche cose al mondo, capaci di far perdere a Luxanna il suo proverbiale atteggiamento positivo e gioviale; qualsiasi fosse il contesto o la situazione difficoltosa che la vedeva coinvolta in prima persona, la giovane Scamander tendeva comunque a guardare al lato positivo, evitando di scervellarsi troppo ed inasprirsi la vita. Era sempre stata incline a cogliere il lato migliore di un fatto, anche se questo voleva dire sopprimere il proprio spirito libero. Da quando era stata quasi costretta a scegliere da che parte schierarsi, fra Inverness ed il Ministero, la bionda aveva tuttavia iniziato a sentirsi sempre più stretta nella propria posizione. Condivideva, pienamente, gli scopi e le motivazioni dei Ribelli... ciò non voleva dire che giustificava il modo in cui il tutto era avvenuto, soprattutto considerando quante persone a lei vicine erano state coinvolte nel piano d'attacco. Dopo svariate settimane dall'occupazione di Hogsmeade, anche se una parvenza di status quo era stata ristabilita, la bionda continuava a sentirsi irrequieta - soprattutto con alcuni particolari affetti. Ciò si ripercuoteva non solo sul suo umore, ma anche sul lavoretto extra che aveva continuato a svolgere per mantenersi. Di fianco a Benji, anche quel pomeriggio nella postazione di lavoro con lei, si ritrovò a gonfiare le guance non appena un particolare avventore mise piede nella caffetteria. « Io non capisco. Abbiamo perso una marea di clienti durante la scissione, ma non... lui. » Sussurrò, con un tono giocoso, in direzione dell'amico mentre osservava l'uomo che avevano rinominato Mr. Fungo, per i lineamenti molli del viso esangue. Puntuale come ogni pomeriggio, lo sconosciuto faceva delle richieste strampalate: dai pancake, che anziché cospargere con un filo di sciroppo d'acero o marmellata di fragole, chiedeva con confettura di avocado; al frappuccino all'avocado, probabilmente di cui era l'unico consumatore dell'intera Hogsmeade. Anche quel giorno, l'uomo si sedette al bancone, ruotando lo sgabello come un bambino irrequieto, fissando il distributore dei frullati con un'espressione perplessa. « Oh, no! Non guardarmi così, Benji. L'ultima volta ho servito io, Mr. Fungo. Stavolta tocca a te, io mi occupo dei tavoli. Tutti, ma non lui. » Ridacchiando, spinse il blocchetto delle ordinazioni contro il petto del moro, scorgendo ad un tavolino infondo al locale una chioma bionda familiare - e tremendamente simile alla sua. Da settimane, Luxanna aveva assunto nei riguardi dei cugini un atteggiamento di pura acquiescenza. Non era da lei, creare drammi o discussioni; eppure, era anche palese quanto più distante fosse soprattutto nei confronti di Lilac, verso la quale si diresse col blocco alla mano, non prima di aver tirato un sospiro d'incoraggiamento per se stessa. « Ehi, Lils. Cosa ti porto? » le si avvicinò con l'ombra di un sorriso sulle labbra, mentre la osservava chiedendosi se anche la cugina avesse percepito quel leggero divario - e disagio - fra di loro. Non voleva in ogni caso rendere teso il loro rapporto, per cui Lux cercò di rivolgerle un sorriso più caldo, non appena i loro sguardi si incrociarono. Probabilmente la verità era che, in qualche modo, Luxanna stava cercando di rimandare l'inevitabile. « Abbiamo aggiunto al menù lo Strawberry Acai, ma se ti senti ancora più intraprendente come il nostro amico laggiù, puoi sbizzarrirti con ordinazioni esotiche a base di avocado. » senza voltarsi, la bionda indicò con un lieve movimento del viso l'uomo pallido al bancone, intento a discutere con Benjamin. Ma sì, continuiamo a parlare del più e del meno, come se fossimo due conoscenti. « E quindi... novità? Come va? »
     
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    « Ehi, Lils. Cosa ti porto? », il suono della voce di Luxanna ha quasi l'effetto di un balsamo per la cugina Lilac. Le mancava così tanto sentirlo - benché ciò non accada nel contesto più felice del mondo. Ma in ogni caso, la Serpeverde non può biasimarla. Se le cose tra di loro stanno così, la colpa - se di questo si può parlare - ricade maggiormente sulle spalle della figlia di Luna. «Solo.. Un po' del tuo tempo.», potrebbe sembrare un'accusa, per la scelta di parole, ma in realtà è l'opposto. L'unica necessità della giovane Scamander adesso, non è né un frullato né tanto meno una fetta delle torte più buone preparate nelle cucine di Starbucks. E' solo parlare con Luxanna - sua cugina, sua complice. « Abbiamo aggiunto al menù lo Strawberry Acai, ma se ti senti ancora più intraprendente come il nostro amico laggiù, puoi sbizzarrirti con ordinazioni esotiche a base di avocado. E quindi... novità? Come va? », inarca le sopracciglia, chiedendosi a cosa si riferisca la bionda. «Lo prendo se lo prendi anche tu e lo beviamo nella panchinetta del cortile là fuori.», si guarda alle spalle, al di là della vetrina che sa esser stata... distrutta nel corso della battaglia snodatasi in più punti focali, tra cui chiaramente Hogsmeade. Proprio lì, all'ingresso, c'è una panchina che a quell'ora del mattino dubita sia già occupata da altri clienti. «Hai dieci minuti?», non che siano abbastanza, non che servano a riparare, ma è comunque un inizio. Lilac la osserva speranzosa, in attesa. Non ha scuse da porle, non è tanto questo il punto: forse avrebbe dovuto fidarsi di più, ma se c'è una cosa che Beatrice Morgenstern le ha insegnato è che agire da testa calda sia un lasciapassare verso irrisolvibili problemi. E l'impetuosità è sempre stata una delle caratteristiche proprie della Scamander. Di petto, avrebbe senza dubbio preso la decisione di coinvolgere l'intera famiglia Scamander nella Ribellione - ma all'atto pratico, sarebbe mai riuscita a convivere con la consapevolezza che avrebbe potuto indirizzarli verso il peggiore dei destini? E' a questa possibilità che l'alfa lycan l'ha preparata, invitandola a ridimensionare le proprie scelte, così come tempo addietro aveva probabilmente fatto col più grande degli Scamander, Sam. Per cui non è di scuse che si fa portatrice, Lilac Scamander: è consapevole delle proprie azioni e delle motivazioni dietro. E sa che, possibilmente, Luxanna al suo posto avrebbe fatto lo stesso. L'avrebbe protetta. Così come ha fatto Arthur con Karma - ed è vero, Lilac l'ha criticato per questo: lei per esempio aveva provato a coinvolgere proprio la Grifondoro nel ristretto gruppo dei Ribelli. Ma è anche vero che Karma e Luxanna abbiano due caratteri e due modalità di ragionamento completamente diverse. Non si è trattato dell'essere legata più all'una che all'altra, ma solo di una scelta da... Soldato. Perché è un soldato che ha imparato ad essere a Inverness, Lilac Scamander.
     
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    La reazione di sua cugina, non stupì né colse impreparata Lux che, conoscendo fin troppo bene la controparte, sapeva fin dal principio quanto quella conversazione fosse inevitabile da intraprendere. Luxanna in prima persona, era stata fin troppo tollerante nel rimandarla, per non far prevalere la sua impulsività di fronte ad una situazione che necessitava di riflessione e meditazione - atteggiamento ponderato così poco da lei, che aveva alimentato la sua frustrazione latente. « Okay, dammi cinque minuti e ti raggiungo. Chiedo a Benji di sostituirmi. » Le risultò quindi quasi liberatorio, avere finalmente anche da Lilac, il segnale che potessero chiarirsi e confrontarsi sulla radice del problema nato fra di loro. Acconsentì subito alla proposta dell'altra bionda, annuendo con un piccolo cenno del viso e rivolgendole un mezzo sorriso, nel tentativo di smorzare la tensione calata nell'intera caffetteria. Non aveva intenzione di litigare né creare alcuna sceneggiata eccessiva, voleva soltanto discuterne ed affrontare quell'ostacolo insieme.
    Pochi minuti dopo, costretto Benji ad occuparsi del locale da solo - in compagnia del loro insolito consumatore di avocado - la giornalista in erba uscì dalla porta in vetro principale, con due grossi bicchieri del nuovo famigerato Strawberry Acai fra le mani. Si soffermò sul marciapiede, per individuare Lily, dopodiché la raggiunse presso la panchina dove si era già accomodata. « Per te, offro io. Facci sapere se ti piace, il manager sta tentando di ampliare il mercato per rimediare alle perdite degli ultimi tempi. » dopo aver passato uno dei bicchieri alla cugina, Lux si sedette al suo fianco e prese un piccolo sorso dal suo drink alla fragola. Lo sguardo puntato davanti a sé, ad osservare qualcosa di indefinito, prima di voltare il viso verso Lilac e ricercarne l'attenzione. Forse avrebbe dovuto concedere alla Scamander del tempo per poter prendere l'iniziativa, ma non sarebbe stato da lei restarsene lì inerme, ad ascoltare prima di aver fatto valere il proprio punto di vista. « Sai cosa mi ha turbata di più? Non essere stata lasciata all'oscuro dell'intera operazione e manovra di occupazione, perché immagino che per quello ci fosse un piano ben stabilito dietro, una preparazione specifica sulla quale non eravate voi a dettare le regole. Servivano delle persone completamente affidabili e di fiducia per la causa, questo lo comprendo. » Iniziò senza grandi premesse od introduzioni. Si diede soltanto un paio di rapide occhiate attorno, non premunendosi nemmeno di abbassare troppo il tono di voce: non aveva nulla da nascondere, stava esponendo soltanto le proprie sensazioni, con l'assoluta limpidezza che la caratterizzava sin da bambina. Tenendo lo sguardo fisso sulla cugina mentre si voltava col corpo in sua direzione, poi proseguì. « Ciò che più mi ha rammaricata però, è aver capito di non avere la tua di fiducia, né tantomeno quella di Sam. Non ho idea di ciò che abbiate passato, non conosco i vari retroscena e non so se sia dipeso dalla mia scarsa attenzione ai vostri atteggiamenti degli ultimi mesi, o perché abbiate nascosto bene la cosa... so solo che ero del tutto estranea a ciò che stava accadendo. E tutti a casa in quei giorni, erano lì a chiedermi cosa diamine stesse succedendo e come fosse possibile che voi ne foste rimasti coinvolti, mentre io non ne sapevo assolutamente nulla. Non sospettavo nulla. » Luxanna scosse la testa, lasciando ondeggiare i lunghi capelli biondi oltre la spalla, spostando soltanto per pochi attimi le iridi azzurre verso il marciapiede. « Mentre voi eravate lì a lottare per un qualcosa in cui spero crediate fermamente, io me la dormivo alla grande. E se vi fosse accaduto qualcosa? Se vi avessero arrestati, se fosse andata... peggio? Cosa avrei dovuto dire alla nonna? Come avrei potuto giustificare la mia assenza nel coprirvi le spalle? A Sam? A te? » Strinse più forte il bicchiere di plastica fra le mani, gli occhi velati da un'insieme di emozioni e la voce leggermente incrinata che non tentò mai di mascherare. « Non si tratta neanche soltanto del fattore fiducia. Inconsapevolmente io avrei potuto essere qui, a lavorare o far lezione, ed avrei potuto essere coinvolta in uno degli attacchi come è accaduto a molti dei miei amici. Perché all'infuori di me, c'erano comunque delle persone a cui voglio bene. Se fosse accaduto a loro, o ai miei fratelli, qualcosa di irreparabile? Come sono stati calcolati, danni collaterali? Non so nemmeno come tu ti senta, dopo tutto ciò che è accaduto ed avete dovuto fare. Non mi hai resa partecipe neanche di questo, eppure sai benissimo che non ti giudicherei mai, per nulla. Non sono nessuno, per poterlo fare. » La sua postura, dacché rigida per il nervosismo iniziale, si fece sempre più marcata da un'agitazione percettibile che Luxanna stessa trovava inspiegabile. Lei e Lily erano famiglia, erano cresciute insieme, sotto la guida e l'amore degli Scamander che avrebbe prevalso su tutto. « Quando abbiamo smesso di dirci tutto, Lily? » Parlò al plurale, perché se c'era qualcosa che nonna Lucille insegnava, era che le colpe andassero sempre e comunque condivise. E che bisognava preoccuparsi più della propria coscienza, che della propria reputazione. Perché la tua coscienza è quello che tu sei, la tua reputazione è ciò che gli altri pensano di te. E tu, Lily, chi sei diventata? Sei ancora la persona che conoscevo?
     
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