You ask me the same I ask to you

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    25 Luglio - continua da qui

    « Per te, offro io. Facci sapere se ti piace, il manager sta tentando di ampliare il mercato per rimediare alle perdite degli ultimi tempi. », Lilac sorseggia il nuovo Strawberry Acai della Caffetteria Starbucks. Lo trova delizioso. Inarca le sopracciglia e assume un'espressione di puro godimento, in attesa di suscitare la risata di Lux. «Se non si fosse ancora capito, massima approvazione, ridacchia a sua volta, cercando di prolungare il più a lungo possibile quel momento. Sa bene che non durerà tanto - non quando ci sono troppe faccende irrisolte tra loro. Troppe cose non dette, taciute, lasciate nel dimenticatoio nella convinzione che proprio il tempo avrebbe risolto tutto, quando invece non ha fatto altro che accentuare ulteriormente il divario, la... separazione. Quando abbiamo smesso di dirci tutto, Lily? - quella frase le rimbomba nella testa. Non lo sa, la giovane Scamander. Non sa il quando, ma ha piena consapevolezza del perché. E che Lux riesca ad accettarlo o meno, Lilac ha comunque ben chiara una cosa: se ha mentito ogni volta in cui ha giurato di star bene, se ha nascosto delle importanti verità, l'ha fatto perché l'ha ritenuto, volente o nolente, necessario.
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    « Sai cosa mi ha turbata di più? Non essere stata lasciata all'oscuro dell'intera operazione e manovra di occupazione, perché immagino che per quello ci fosse un piano ben stabilito dietro, una preparazione specifica sulla quale non eravate voi a dettare le regole. Servivano delle persone completamente affidabili e di fiducia per la causa, questo lo comprendo. Ciò che più mi ha rammaricata però, è aver capito di non avere la tua di fiducia, né tantomeno quella di Sam. [...] Mentre voi eravate lì a lottare per un qualcosa in cui spero crediate fermamente, io me la dormivo alla grande. E se vi fosse accaduto qualcosa? Se vi avessero arrestati, se fosse andata... peggio? » «No, Lux.. Non si tratta di fiducia.», le conferma. «Questo.. Non c'entra proprio niente.», poggia i gomiti sulle ginocchia, intreccia le mani tra di loro e lascia oscillare la testa verso il basso, socchiudendo gli occhi leggermente. Prende qualche profondo respiro. Non è facile quello che si accinge a dire. Ma non ha alcuna intenzione di mentire alla cugina. Sarebbe inutile, allo stato attuale delle cose. E il momento del confronto è infine arrivato. «Tu mi chiedi cosa sarebbe successo se ci avessero arrestati, o se ci avessero.. Fatto qualcosa. E' la stessa cosa che io chiedo a te. Cosa sarebbe successo se ti avessimo coinvolta sin dall'inizio? Saresti stata pronta a lasciarti indietro tutto? A rischiare che ti arrestassero. A rischiare che ti facessero qualcosa... E noi? Noi saremmo stati pronti a rischiare che accadesse questo a te, abbiamo dovuto ragionare a mente fredda. Non abbiamo potuto scegliere col cuore. Se l'avessimo fatto, le cose sarebbero andate diversamente. Se l'avessimo fatto, avremmo rischiato di commettere cazzate... Ragionare col cuore, in guerra, è estremamente pericoloso. «Non voglio mentirti. Forse.. Sì, forse è andata com'è andata anche perché... Questa storia non è iniziata adesso, è iniziata troppo tempo fa per non accorgersi che qualcosa non andasse. Però non c'è stato nulla da parte tua che potesse farmi credere che tu avessi intenzione di agire a riguardo. Che tu fossi pronta a correre i rischi che ho appena esposto. E non ti giudico per non averlo fatto, non è quello che voglio dire. Voglio soltanto spiegarti che non si è trattato di confidare un semplice segreto a cuor leggero, come sempre accaduto mille altre volte tra me e te.. Tra noi due.», siamo sempre state inseparabili. E non è questo che ho messo in discussione quando mi è stato chiesto di individuare delle persone fidate da coinvolgere nella rete. Quando mi è stato chiesto di individuare dei possibili soldati. «Si è trattato di portare a termine un'operazione estremamente delicata, complicata, pericolosa. Si è trattato di esserci dentro fino al collo oppure non esserci proprio, perché al minimo segnale di cedimento avremmo potuto combinare un casino, farci scoprire, farci arrestare. Non si è trattato di scegliere tra i nostri cari e i nostri affetti chi sarebbe stato adatto alla causa, se è questo che intendi quando parli di me e di Sam da un lato e di te dall'altro.», sospira, Lilac. Ammettere questo le costa molto. Ma le costerebbe di più non farlo, arrivata a questo punto. Vuole salvare il salvabile. Vuole farle capire perché. Il perché che conta più del quando. Il fatto che adesso loro sono lì, sono dalla stessa parte - conta solo questo, non quando ci si è arrivate. «Conosco perfettamente i rischi annessi alla manovra che è stata portata a termine. E credimi quando ti dico che abbiamo fatto di tutto per non causare quelli che supponi io chiami danni collaterali, da questo punto di vista, non ho paura a dirti che ho la coscienza pulita. Che, per quanto mi riguarda, sia stato tutto necessario. Che senza questo intervento, in futuro, al posto dei feriti ci sarebbero direttamente state vite perse. Vite spezzate dalla Loggia che ancora in molti si ostinano a negare. «Ma non potevo - non potevamo più lasciare che il corso degli eventi dettasse il nostro stesso destino. Non potevamo semplicemente aspettare.»
     
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